A volte ci prende il sonno del Getsemani, a volte siamo intontiti, storditi e paurosi come gli Apostoli nel cenacolo dopo la Risurrezione. Restiamo rintanati nei nostri problemi, anche se Gesù, entrato a porte chiuse, più volte ci ha detto: "Pace a voi, ricevete lo Spirito Santo!" Siamo tenuti schiavi dalla tristezza e dalla mancanza di entusiasmo, incapaci di sorridere, a causa delle preoccupazioni materiali, della stanchezza, del grigiore quotidiano, e allora cerchiamo qualcosa di speciale per sentirci vivi umanamente, ma non cessano le distrazioni, le acidità, le pigrizie, le invidie, i rancori, tutte cose che invecchiano a tutti i livelli, le stesse attività lavorative che logorano oltre misura, gli scoraggiamenti a causa della salute, gli affanni che ci tolgono la pace...
Tutte queste cose a Pentecoste devono essere sfracellate sulla Roccia, che è Cristo. È la festa del grande dono dello Spirito, che ci libera e ci fa conoscere la Verità tutta intera, rivelandoci il Padre e il Figlio.
Per capire se siamo aperti allo Spirito Santo, guardiamo quanto desideriamo conoscere Gesù e quanto lo amiamo.
Ora le porte del Cenacolo si spalancano e i discepoli sono pronti a parlare davanti a tutti, addirittura felici di essere torturati per Gesù. Ma cos'è avvenuto? Il cambiamento radicale di una persona è il segno più forte della presenza del Risorto nella storia umana.
A questo punto LA FESTA del CUORE, ci fa entrare nella categoria biblica dell'innamoramento del nostro Dio.
La situazione "cardiaca" del nostro Dio ci è stata rivelata dal Figlio, dal cui petto squarciato è sgorgata la Chiesa-Sposa. È una festa legata a quel venerdì che ha cambiato la storia.
Il simbolo del cuore non ha bisogno di spiegazioni.
La grandezza di una persona dipende dal suo "cuore": o è una persona di cuore o una persona di pietra.
Allora questa è la festa della tenerezza, della pazzia d'amore, della delicatezza, delle profondità.
"O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" (Rm 11,33).
La Chiesa, approvando le rivelazioni mistiche a S. Margherita Maria Alacoque, che hanno dato origine alla festa del S. Cuore, ci vuole suggerire l'atteggiamento interiore giusto che deve scaturire dopo aver celebrato i misteri della Pasqua e della Pentecoste. Come se ci volesse dire: Ora metti in azione il cuore, il tuo, come ha fatto Lui, il Dio Amore.
È la Trinità il centro di tutto: Dio uno e trino si è rivelato così. Dio ti ha mostrato il suo cuore, te lo ha donato e ti dice: “Figlio, consegna a me ora il tuo cuore!”
Meditando sul racconto della morte di Gesù secondo Giovanni, con tutti i fenomeni che l'accompagnano, si è travolti da una cascata di risonanze bibliche: le gambe che non vengono spezzate fanno ricordare l'agnello pasquale, a cui non si spezzano le ossa; la lancia del soldato che colpisce il costato, da cui sgorgano sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa, ricorda la pietra colpita da Mosè nel deserto, ma fa pensare anche al fiume che esce dal tempio, previsto da Ezechiele, e alla sorgente zampillante di Zaccaria.
È l'atto di nascita della Chiesa, nuova Eva che scaturisce dal costato del nuovo Adamo. Nasce la Chiesa ed è presente Maria, la Madre, la prima attirata dal Trafitto. "Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me".
Soprattutto il modo di descrivere il momento della morte, in particolare il verbo greco usato (parédóken tò pneuma), suggerisce l'idea dell'effusione dello Spirito Santo: "Chinato il capo, effuse lo Spirito". Tutti là siamo nati. Là ci trattiene Maria. Là ci attende lo Sposo, secondo le parole di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque.


Domenico Machetta
da Ai bordi del silenzio
ELLEDICI, Torino 2009