I padri Somaschi non possono far passare sotto silenzio l’evento che
interessò Girolamo Emiliani, loro fondatore, nella notte tra il 27 e il 28
settembre 1511. In quella notte, infatti, essi vedono attuarsi quell’agire
sommesso di Dio che «pian piano costruisce nella grande storia dell’umanità la
sua storia (cf. Benedetto XVI, Gesù di Nazaret II, 306). Per la mediazione di
Maria, Madre delle Grazie, Dio ricco di misericordia bussa al cuore di Girolamo,
giovane soldato della Serenissima Repubblica di Venezia preparandolo a entrare
nel numero dei grandi santi del secolo XVI «che portano con sé nuove irruzioni
del Signore nella storia confusa del loro secolo che andava alla deriva
allontanandosi da lui».
L’esperienza della liberazione
L’evento provvidenziale è, in realtà, un piccolo avvenimento da inquadrare nella
lunga e spietata guerra che la Repubblica di Venezia, all’apice della sua
potenza, sostenne contro tutte le potenze d’Europa dal 1508 (Lega di Cambrai) al
1516 (pace di Noyon). Girolamo Miani, giovane patrizio veneziano, all’età di 25
anni ottenne dal Maggior Consiglio la castellania di un forte posto
all’imboccatura della valle del Piave: Castelnuovo presso Quero. Vi si recò
nella primavera del 1511, e provvide alla sua fortificazione. Ma i sogni di
gloria svanirono all’alba del 28 agosto 1511 quando la guarnigione del castello
dovette arrendersi di fronte alle forze preponderanti dei coalizzati. Il
castellano fu gettato in prigione e vi rimase, incatenato, per un mese. Ma,
nella notte tra il 27 e il 28 settembre la speranza rifiorì nel cuore del
prigioniero per un fatto insperato.
L’evento è narrato con la freschezza e la semplicità disarmante di un ex voto:
«Girolamo Miani facendo la sua vita in pan ed acqua, essendo tutto afflitto e
mesto per la mala compagnia li venia fatta et tormenti dati, avendo sentito
nominar questa Madonna di Treviso, con humil core a lei se aricomanda,
promettendo visitar questo suo loco miraculoso, venendo di scalzo, in camisa, et
far dir messe. Statim (subito) li apparve una donna vestita di bianco, avendo in
man certe chiave et li dixi: tolle queste chiave, apri li ceppi et torre, et
fuge via. Et bisognando pasar per mezo lo exercito de soi inimici et non sapendo
la via di Treviso, si ritrovava molto di mala voglia. Iterum (di nuovo) si
ricomandò alla Madonna, et la pregò che gli desse aiuto a insire (uscire) dello
esercito con la vita, et gli insegnasse la via di venir qui; et statim (subito)
la Madonna lo pigliò per man et lo menò per mezzo gli inimici, che niuno vide
niente. Et lo menò alla via di Treviso et come puote veder le mura della terra
(città) disparve. Et lui proprio contò questo stupendo miraculo».
Il racconto si snoda dalla prospettiva interiore di Girolamo: il ricordo della
Madonna miracolosa, l’apertura del cuore nell’umiltà, la preghiera, il voto per
sfuggire alla prigionia fisica e morale. Improvviso si manifesta l’evento
salvifico: Maria gli appare una prima volta nella luce, gli porge le chiavi e
Girolamo si ritrova libero nella notte. Segue una seconda apparizione di Maria,
con la sensazione di essere preso per mano, guidato da lei in mezzo alle schiere
nemiche fino alla vista delle mura della città. Uno stupendo miracolo, carico di
simboli religiosi per il passaggio dalle catene alla libertà, dalla disperazione
alla fiducia, dal peccato alla grazia, dall’incertezza della via al
raggiungimento della meta.
Al servizio della riforma della Chiesa
In questo evento, fin dai primi anni della sua storia, la congregazione somasca
ha sempre visto la sua origine, la “dolce occasione che la Provvidenza” ha
preparato per suscitarla nella Chiesa di Dio a servizio dei poveri. Un carisma
nato in carcere e cresciuto per strada: un carisma a vantaggio chi il carcere lo
vive ogni giorno dentro di sé e senza speranza, e che trova solo nella strada la
“casa” che lo “ospita”.
Per questo motivo l’attenzione non è rivolta esclusivamente alla liberazione
miracolosa. Nel silenzio di quella notte l’intervento di Maria ruppe le catene
della prigionia e, soprattutto, quelle del cuore dell’Emiliani, disponendolo a
diventare soldato di Cristo. Nella stessa notte furono scandite le prime battute
di un dialogo d’amore tra il Liberatore e il liberato che gradatamente aiuterà
Girolamo «a interpretare i segni dei tempi e a rispondere in modo illuminato
alle esigenze via via emergenti».
Agli occhi di Girolamo, illuminati dallo Spirito, apparve la grande emergenza
del momento: la riforma della Chiesa. Egli si accinse ad affrontare questa
impresa entrando nella logica di Dio che sceglie ciò che è debole nel mondo per
confondere i forti. Alla scuola di Gesù Crocifisso entrò in un itinerario
spirituale che, in diciassette anni di ricerca della volontà di Dio lo portò
gradualmente a spogliarsi di ogni sicurezza umana per conformarsi sempre meglio
a Cristo nudo in croce. Il beato Giovanni Paolo II ci ha ricordato, però, che lo
Spirito Santo «lungi dal sottrarre alla storia degli uomini le persone che il
Padre ha chiamato, le pone a servizio dei fratelli e le orienta a svolgere
particolari compiti in rapporto alle necessità della Chiesa e del mondo».
Ardendo di amore per Dio e la Chiesa, Girolamo impegnò tutto se stesso nella
contemplazione e nell’azione caritativa, accompagnato sempre dalla sua amica
povertà. Privilegiò l’azione a vantaggio degli orfani con i quali volle creare
delle piccole oasi di cristiani riformati che sarebbero state fermento vivo
nella generale riforma della Chiesa. Il suo esempio attrasse altri che, come
lui, rinunciarono a tutto per seguire Cristo Crocifisso e servire i poveri.
Sorge la Compagnia dei servi dei poveri riconosciuta poi dalla Chiesa come
Ordine dei Chierici Regolari Somaschi. Anch’essi, come il fondatore, mostrano la
loro offerta a Cristo servendo i poveri.
Liberi per servire
Il 137° Capitolo generale della congregazione, appena concluso, si è posto nella
prospettiva di tale avvenimento, e vi ha tratto ispirazione per guardare al
proprio futuro: Liberi per servire, hai spezzato le mie catene. La frase che
richiama il Salmo 116, costituisce il motivo ispiratore per il Giubileo e gli
anni a venire. La Famiglia carismatica somasca è chiamata a guardare al proprio
fondatore, a tornare con lui al carcere di Quero rivivendo l’esperienza della
liberazione.
Calarsi nella situazione di Girolamo nel mese della prigionia, anche se solo
nella modalità del memoriale, richiede alcuni passaggi fondamentali capaci di
ridare vita e slancio a un carisma che sta per varcare la data dei 500 anni.
Primo passaggio: si tratta di prendere coscienza della situazione esistenziale e
creaturale (segnata dal limite e dal peccato che sempre incatenano) e di non
temere di dare un nome alle catene che impediscono la libertà da figli di Dio.
Secondo passaggio: si tratta di rialzare lo sguardo facendo memoria del dono di
grazia concesso a san Girolamo e trasmesso sotto l’azione dello Spirito Santo
alla Compagnia, e attraverso di lei, nostra madre, a ognuno di noi. Terzo
passaggio: si tratta di riconoscere che tutto questo è dono immeritato e che
l’intercessione di Maria, che ha accompagnato per mano Girolamo attraverso il
campo nemico, continua a lavorare anche oggi perché la Compagnia resti libera e
salda senza lasciarsi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. Quarto
passaggio: si tratta di ribadire il motivo della nostra nascita, della nostra
uscita dal carcere di Quero, che corrisponde alla glorificazione di Dio, al bene
della Chiesa, alla partecipazione alla sua missione apostolica attraverso il
servizio a Cristo nei poveri. Nel progetto di Dio la Congregazione non nasce e
resta libera per sé, ma per la Chiesa e per i poveri di Cristo.
A questi passaggi ci stiamo preparando da tre anni interiorizzando e cercando di
attualizzare il testamento del fondatore. Sono solo tre frasi, ma dense di
contenuto e sintesi di un’autentica esperienza carismatica: a) seguite la via
del Crocifisso disprezzando il mondo, per dire la spiritualità come sequela di
Cristo, perché la spiritualità somasca è portare col dolcissimo Gesù il peso
della Croce; b) amatevi gli uni gli altri, per dire la comunione di vita, perché
la Compagnia somasca è testimonianza di Chiesa riformata come quella del “tempo
degli Apostoli”; c) servite i poveri, per dire la missione per il regno di Dio
nel mondo come applicazione dei brani evangelici di Matteo 25 e Luca 10, perché
la missione somasca è missione “samaritana”.
Il Giubileo dei cinquecento anni vuole quindi rinnovare la forza e l’energia
contenuta nel miracolo di quel 27 settembre 1511 e ribadire che se poniamo tutta
la nostra fede e speranza nel Signore egli continuerà a fare in noi cose grandi
esaltando gli umili. Lo spirito che guida la congregazione e la Famiglia somasca
è quello di Quero, l’evento che ci radica nella storia di oggi in fedeltà al
carisma che siamo chiamati a custodire e sviluppare per confermare noi stessi ed
i fratelli nelle opere di Cristo per non tornare indietro né lasciare tornare
altri.