L'amore inteso da Paolo è l'agàpe, è l'amore che Dio ha verso di noi, quello
che Gesù ci ha dimostrato con la sua donazione totale. La gioia è fondata sulla
consapevolezza che Dio ci ama e che non ci lascia soli. La pace in un certo
senso è l'ordine: il nostro rapporto con Dio deve avere, cioè, il giusto peso e
deve stare al giusto posto. La magnanimità è la capacità di credere a qualcosa
senza perdere la speranza, sapere aspettare Dio e i suoi tempi. La benevolenza è
la capacità di vedere i bisogni degli altri, di anticiparne le richieste. La
parola bontà deriva dal greco e si può tradurre anche con generosità. È la
capacità di dare nella libertà. La fedeltà è l'attendibilità e la lealtà.
La mitezza è la forza messa sotto controllo, è usare ogni energia sotto il
controllo dello Spirito Santo. Il dominio di sé è la capacità di essere madri e
padri di se stessi, per governare e gestire ogni desiderio umano, ogni disordine
emotivo.
Per far crescere in noi questi buoni frutti è necessario decidersi per Gesù,
desiderare e cercare di avere i suoi stessi sentimenti. Il risultato di una
buona docilità allo Spirito è una vita trasformata a immagine di Cristo, fino ad
averne i suoi stessi tratti.
Lo Spirito Santo non si può percepire con i sensi: non si vede, non si sente,
non si tocca.
"Mite e lieve il suo avvento, fragrante e soave la sua presenza, leggerissimo il
suo giogo. Il suo arrivo è preceduto dai raggi splendenti della luce e della
scienza. Giunge come fratello e protettore. Viene infatti a salvare, a sanare, a
insegnare, a esortare, a rafforzare e a consolare. Anzitutto illumina la mente
di colui che lo riceve e poi, per mezzo di questi, anche degli altri. E come
colui che prima si trovava nelle tenebre, all'apparire improvviso del sole
riceve la luce nell'occhio del corpo e ciò che prima non vedeva, vede ora
chiaramente, così anche colui che è stato ritenuto degno del dono dello Spirito
Santo, viene illuminato nell'anima e, elevato al di sopra dell'uomo, vede cose
che prima non conosceva".(Cirillo di Gerusalemme)
La sapienza è esperienza, è gusto di Dio attraverso la Parola. Giudica ogni cosa
alla luce dell'amore e ad esso tutto riconduce. Grazie al dono della sapienza
l'anima ama spontaneamente, si sente amata, e l'amore, come la preghiera,
diventa una forza che fluisce libera e zampillante dalla sorgente dello Spirito
Santo. L'anima diventa più docile all'azione dello Spirito. Tale docilità muove
alla contemplazione delle cose divine.
La contemplazione non è un momento, ma uno stato, un modo di vivere: è stare
chinati sul cuore di Gesù e far diventare nostra la sua volontà. È immersione
nella realtà del cuore di Dio, immersione che non ci fa sfuggire alla
quotidianità ma la trasfigura. La contemplazione è fonte di movimento interiore
verso le cose e verso gli uomini, quindi anche fonte di autentico apostolato. Il
cuore del contemplativo è un universo in espansione verso il cuore di Dio a cui
ascende e verso il cuore dei fratelli a cui discende.
La sapienza, inoltre, riconduce l'uomo al centro della sua unità interiore:
intelligenza, volontà, memoria e cuore trovano pace e unità. La Scrittura
identifica il cuore come il luogo della ragione, dove ciascuno prende le
decisioni; ed è proprio il cuore che ricerca la sapienza della vita. Nel cuore
si compie la conoscenza e il discernimento, è il luogo dell'apertura cosciente e
libera alla parola di Dio.
C'è compenetrazione tra l'amare e il conoscere. Chi ama capisce meglio, capisce
prima, capisce di più. Comprendi Dio solo se ti innamori di lui.
Laura Bonomi
da O Spirito consolatore
Paoline Editoriale Libri, Milano 2010