Proclamata Serva di Dio da Giovanni Paolo II nel 2000, suor Irmã Dulce Lopes
Pontes è stata beatificata il 22 maggio scorso nella sua città natale, Saõ
Salvador da Bahia, nel nord-est del Brasile.
La cerimonia, nella parrocchia di Nostra Signora della Speranza, è stata
presieduta dal cardinale Geraldo Majella Agnelo, in rappresentanza di Benedetto
XVI. Alla beatificazione erano presenti, oltre a 70.000 persone e 500 religiosi,
l'arcivescovo di São Salvador da Bahia, Murilo Sebastião Ramos Krieger e Dilma
Rousseff, presidente della Repubblica federale del Brasile.
La madre degli ultimi
Già al primo annuncio della beatificazione, papa Benedetto XVI aveva detto:
«Suor Irmã Dulce ha lasciato una prodigiosa scia di carità al servizio degli
ultimi, portando il Brasile intero a vedere in lei la madre degli ultimi».
Nell’omelia della beatificazione, il card. Geraldo Majella Agnelo ha messo in
evidenza le virtù di suor Dulce, chiamata dalla gente "l'angelo buono di Bahia".
«Suor Dulce è nota in Brasile per la sua sconfinata carità verso i più poveri e
i diseredati. È la “Madre Teresa” brasiliana. Consacratasi al Signore, ottenne
di potersi dedicare all’apostolato sociale nei quartieri poveri di Bahia.
Promosse, a partire dal 1935, varie iniziative per la formazione dei poveri e
per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Altrettanto fece con gli ammalati,
dando vita a diverse fondazioni umanitarie, tra cui un ospedale per i più poveri
della città. Fu una vera madre dei sofferenti. Per questo la beata suor Dulce in
tutta la sua vita è stata e ancora è messaggera e missionaria dell'amore. Vivere
la santità - ha continuato il cardinale - non è privilegio di alcune persone, ma
dovere di ogni cristiano battezzato. Desideriamo – ha aggiunto – che questa
beatificazione sia, nella nostra arcidiocesi in modo particolare, un momento
forte di fede, di nuova presa di coscienza del nostro impegno battesimale, del
nostro divenire missionari della carità fraterna verso tutte le persone”.
Una grande gioia per il Brasile
Dichiarata come la donna più ammirevole del Brasile dal giornale Estado de São
Paulo e la personalità religiosa più influente del paese durante il XX secolo
dalla rivista IstoÉ, suor Irmã Dulce ha fatto esultare di gioia il popolo
cristiano e la Chiesa brasiliana.
La Conferenza Nazionale dei Vescovi Brasiliani (CNBB) ha dichiarato di essere
esultante di gioia per il riconoscimento da parte della Chiesa Cattolica delle
virtù eroiche di suor Dulce, "l'Angelo buono della Bahia". Secondo i vescovi
questa beatificazione esorta tutti a «tradurre la nostra fede in gesti concreti
“affinché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza” (cf Gv 10, 10).
Il messaggio della CNBB mette in rilievo la vita di suor Dulce, «chiamata da Dio
per aiutare il suo popolo, i baianos, in particolare i poveri, gli infermi e le
persone emarginate. La sua spiritualità, nutrita dall'Eucaristia, dalla
preghiera, dalla parola di Dio e dalla devozione a Nostra Signora, ci è di
esempio.
La fiducia nella Provvidenza divina che le si manifestava in diverse occasioni e
molte volte in maniera sorprendente, non le portava mai disagio nello stendere
le mani per chiedere aiuto, per saziare la fame di pane e di salute in quelli
che avvicinava. La beatificazione di suor Dulce ci fa immergere nella profondità
del mistero della nostra fede per chiedere la grazia di vivere il cammino di
santità, perché questa è la nostra vocazione; ci interpella anche sul nostro
modo di vedere la persona umana e la sua dignità».
In onore di questa Sorella Dolce, il 27 maggio segna un altro importante evento
per la chiesa brasiliana: la dedicazione della Chiesa Immacolata Concezione
della Madre di Dio e l'insediamento del Santuario della Beata Dulce dei Poveri a
Saõ Salvador da Bahia.
Maria Rita “Dulce”
Beata Dulce Lopes Pontes de Souza Brito, era stata battezzata col nome di Maria
Rita. Nacque il 26 maggio 1914 a Saõ Salvador de Bahia. Aveva sei anni quando
sua madre morì e fu affidata alle zie che curarono la sua educazione. A 13 anni
una di loro la portò a conoscere le zone più povere della sua città:
quell’esperienza particolare maturò in lei una grande sensibilità, uno spirito
di carità e di condivisione che segnò poi tutta la sua vita. Dopo un breve
periodo nel Terz’ordine Francescano, a 18 anni Maria Rita entrò nella
Congregazione delle Suore Missionarie dell'Immacolata Concezione della Madre di
Dio. Fece i primi voti nel 1934 a vent’anni. Lasciando il nome di battesimo, le
fu dato il nuovo nome di Irmã e scelse anche di chiamarsi Dulce come la sua
mamma. Da allora dunque diventò suor Irmã Dulce.
Una delle ispirazioni per il discernimento della sua vocazione fu la vita di
Santa Teresina del Bambin Gesù: «Per quanto amore abbia nel mio piccolo cuore, è
poco per un Dio così grande», scriveva suor Dulce quando entrò in convento. «Su
esempio di Santa Teresina, penso che devono essere graditi al Bambino Gesù tutti
i piccoli atti d'amore, per quanto piccoli possano essere».
Amore e opere sociali
I suoi piccoli atti d'amore si tradussero in grandi opere sociali. Appena
consacrata, partecipò all’apertura dell’ospedale spagnolo a Salvador, dove offrì
la sua opera come infermiera, sacrestana, portiera e responsabile del reparto
radiologico. Poi si impegnò per un progetto realizzato con padre Hildebrando
Kruthaup dell’Ordine francescano dei Frati Minori, sua guida spirituale. A 22
anni suor Dulce fondò l'unione dei lavoratori di San Francesco, un movimento
cristiano di operai a Bahia, la cui finalità era la diffusione delle
cooperative, la promozione culturale e sociale degli operai e la difesa dei loro
diritti. Incominciò poi ad accogliere persone malate in case abbandonate in
un'isola di Salvador da Bahia. In seguito furono sfrattate, e suor Dulce
trasferì la struttura di accoglienza in un ex-mercato del pesce, ma il Comune la
costrinse ad abbandonare anche quel luogo. L'unico posto che le rimaneva per
poter accogliere più di 70 persone che avevano bisogno di assistenza medica, era
il pollaio del convento in cui viveva, che si trasformò rapidamente in un
ospedale improvvisato. Incominciò così, con tanto coraggio e determinazione, la
storia di un'altra delle sue fondazioni: l'ospedale Sant'Antonio, che venne
inaugurato ufficialmente nel maggio 1959 con 150 posti letto e diventò negli
anni il centro di un polo sanitario, educativo e sociale tra i più importanti
del Paese. Attualmente riceve 3.000 pazienti al giorno.
Oggi le fondazioni di suor Irmã Dulce sono note con il nome di Opere Sociali di
suor Dulce (Obras Sociais Irmã Dulce, OSID). Contano attualmente oltre 2300
collaboratori e 600 volontari in Brasile e all’estero. Funzionano come un ente
privato di carità sotto le leggi brasiliane, sono accreditate dallo Stato
federale e registrate dal Consiglio Nazionale del Benessere e dal Ministero
dell'Educazione. La OSID fornisce servizi di cura della salute, assicurativi,
pensionistici, dell'istruzione e altri, con un forte impegno nell'educazione
sanitaria e nella ricerca. Tra queste opere c'è anche il Centro di Istruzione di
Sant'Antonio, (CESA) inaugurato nel 1939, nella regione di Simões Filho, uno dei
sobborghi più poveri dell'area metropolitana di Salvador de Bahia: vi si
organizzano corsi di giorno per i figli dei lavoratori e corsi serali per
adulti.
Preghiera e carità
Negli ultimi 30 anni di vita, la salute di suor Dulce andò sempre più
indebolendosi. Dal 1962 la sua capacità respiratoria si ridusse gradualmente
fino a lasciarle il 30% di funzionalità. Nel 1990 il peggioramento fu
irreversibile; per 16 mesi restò ricoverata in ospedale, dove ricevette la
seconda visita di Papa Giovanni Paolo II. Data la sua fama di santa e
benefattrice dei poveri, il Beato Giovanni Paolo II volle farle visita già nel
1980, durante il suo primo viaggio in Brasile.
Nel 1992 suor Dulce fu trasferita al convento di Sant'Antonio, dove morì il 13
marzo dello stesso anno. Migliaia di persone in condizioni di estrema povertà si
riunirono per darle l'ultimo saluto. Alla sua morte, il cardinale di Bahia disse
che «con la scomparsa di suor Dulce la città era più povera e provava una specie
di abbandono, perché era la migliore, la più santa, la più rappresentativa di
tutti noi».
Lo scorso anno il suo corpo, rimasto incorrotto, è stato trasferito nella chiesa
dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio. Il miracolo che ha portato alla
sua beatificazione, è avvenuto nel 2001: Cláudia Cristiane Santos, che oggi ha
42 anni, è sopravvissuta a una grave emorragia dopo il parto. Mentre i medici
avevano perso ogni speranza, i suoi familiari chiesero l'intercessione di suor
Dulce, in una catena di preghiera guidata da padre José Almí de Menezes: e
Cláudia guarì, come a confermare quanto suor Dulce spesso diceva: «L'amore
supera tutti gli ostacoli e tutti i sacrifici».
Dopo il Regina Cæli di domenica 22 maggio, Benedetto XVI ha detto: «Mi unisco
alla gioia della Chiesa in Portogallo, per la beatificazione di Madre Maria
Chiara di Gesù Bambino, avvenuta ieri a Lisbona; e a quella in Brasile, dove
oggi, a Salvador Bahia, viene proclamata beata Suor Dulce Lopes Pontes. Due
donne consacrate, in Istituti posti entrambi sotto la protezione di Maria
Immacolata. Siano lodati il Signore e la sua santa Madre!»