Questa fraternità è il risultato e la concretizzazione di un seminario, voluto nel 2006 dalla curia generale, sulle “Nuove forme di evangelizzazione in Europa”. Già diverse fraternità sono nate, in tal senso, in diversi paesi europei, alla ricerca di un dialogo più profondo e significativo con gli uomini e le donne delle nostre culture. Nell’incontro del 2006 ci si era chiesti se non era il caso di iniziare una nuova fraternità missionaria internazionale, dipendente direttamente dal ministro generale. Come segno profetico di comunione, una fraternità più libera nei movimenti e meno strutturata, avrebbe forse più facilmente assicurato una nuova forma di presenza e di dialogo con le popolazioni del nostro continente.
Grazie all’incoraggiamento della curia generale, sei frati minori di diverse province e nazioni, si sono ritrovati insieme per stilare un progetto di vita e iniziare questo cammino in un convento tradizionale, offerto dalla provincia romana ofm a Palestrina. Non si aveva altra pretesa se non quella di tentare di vivere la regola e le costituzioni generali, in fraternità, come forma di evangelizzazione. Ci si è orientati per una vita francescana semplice, più trasparente che efficiente, più significativa per l’uomo e la donna di oggi.

Una vita fraterna evangelica

Nel consiglio plenario del 2001, l’ordine dei frati minori si è auto-definito come: ”Fraternità contemplativa in missione”. Riprendendo questa formulazione, si è voluto sottolineare la vita fraterna, interna ed esterna, fondata sul Vangelo. Nel nostro progetto di vita abbiamo voluto evidenziare questo valore, e quindi impegnarci nella condivisione, nel dialogo e nella collaborazione a tutto campo: pregare insieme, lavorare insieme, fare catechesi insieme, fare missione insieme, verificare insieme... In poche parole, ci si è impegnati a passare dalla vita in comune alla comunione di vita, secondo il Vangelo e come testimonianza missionaria. Una comunione di vita con strutture semplici, comprensibili e accessibili a tutti.
Il punto di partenza è diventato l’accoglienza del fratello, con i suoi doni, qualità, possibilità, e anche come sorpresa di Dio... La costruzione della fraternità, di una fraternità, aperta, accogliente e missionaria, è una priorità irrinunciabile e fondamentale. Questa priorità data alle persone più che alle strutture, alla convivenza più che alla efficienza, va riconciliata costantemente con le esigenze del cammino fraterno e delle aspirazioni spirituali del nostro mondo, come la sete di spiritualità e la crisi delle relazioni. Tutto ciò è radicato in una vita di preghiera personale e comunitaria ben curata, con frequenti capitoli spirituali, “lectio divina” settimanale,sia tra noi che con la gente.
Si tratta di una fraternità libera in quanto espropriata di ogni possesso, per essere più evangelicamente posseduta dallo Spirito. Si tratta di una fraternità chiaramente teocentrica e quindi libera! Non è legata né al “sempre fatto”, perché lo Spirito è creatore e attende sempre una risposta nuova, né a una struttura pesante che può diventare la sola ragione di vita. Non è legata neppure a una terra determinata, perché si sente vincolata più all’uomo che a una terra limitata.
Una fraternità libera, dove le strutture sono a servizio dei valori, e diventano progressivamente segni di vita, trasparenza più che efficienza, e soprattutto significative per il nostro mondo. La diversità di provenienza, di formazione, di età, di cammino spirituale dei frati che la compongono, tutti questi elementi, riconciliati e valorizzati, annunciano a tutti coloro che ci frequentano che non bisogna aver paura del “diverso”. Anzi dovrà diventare fonte di ricchezza, di vita e di grazia. Una fraternità libera perché si prefigge uno stile di vita semplice, sempre più essenziale, spogliata del superfluo e con tanta fiducia nella Provvidenza che non fa mancare mai nulla.
Non è una fraternità fortemente ascetica, radicale o altamente mistica! Ma una fraternità “ordinaria”. Per difendere la sua libertà e fortificare i tempi della relazione fraterna, ha sentito il bisogno di disciplinare i mezzi di comunicazione, ha rinunziato al televisore, alle auto, a persone di servizio, per vivere la propria vocazione senza troppe “distrazioni”, per vivere del proprio lavoro e della Provvidenza. Solo quando una fraternità è serenamente libera, perché radicata nella fiducia in Dio e negli altri, diventa liberante e pacificante anche per coloro che l’avvicinano. Libera facilmente tutte le capacità e i doni di cui è ricco ogni fratello e ogni persona, per metterli a servizio degli altri. Tutto ciò facilita un clima di famiglia, di collaborazione, più che di concorrenza, contrapposizione o gelosia.

Una vita evangelizzatrice

Si è coscienti che non basta una vita fraterna e contemplativa. Non basta una vita evangelica. Occorre una vita evangelizzatrice. Il Signore chiama per una missione, per essere mandati. La vita religiosa deve diventare un costante esodo, un andare incontro all’altro. La vita missionaria va intesa come una spiritualità dell’incontro più che dell’attesa.
Nel nostro progetto di vita l’evangelizzazione è aperta ad ogni forma d’incontro, purché sia fatta in fraternità e minorità, evidenziando sempre i doni di ognuno. Anche se in piccolo, in questi quattro anni abbiamo cercato di realizzare forme di evangelizzazione in Italia e altre nazioni d’Europa come la Spagna, la Francia, la Polonia, la Lituania. Si tratta di missioni diversificate, fatte gratuitamente, nella semplicità, e con la collaborazione di piccoli gruppi di religiosi, religiose e laici. Gli stessi laici, da oggetto della missione ne sono diventati soggetti entusiasti. Missioni itineranti, due a due, senza denaro e chiedendo cibo e ospitalità, come richiede il Vangelo, coinvolgendo gli stessi laici. Oppure vita sulla strada in comunione con i senza fissa dimora. Vicinanza e incontro con i rom sempre più emarginati e disprezzati. Missioni attraverso l’arte con corsi di iconografia. Alcune missioni sono organizzate da noi stessi, mentre altre sono il frutto di una collaborazione e condivisione con altre province o istituti religiosi. Abbiamo perseguito la missione evangelizzatrice come ministero della presenza, dell’ascolto, dell’incontro e dell’annuncio, secondo le occasioni. Viviamo la dimensione missionaria anche attraverso il lavoro manuale in casa e presso altri, senza pretese o ricompense, ma solo come scambio di servizi.
Altre forme di evangelizzazione le esprimiamo nella Chiesa locale, secondo i carismi dei frati che compongono la fraternità, nei vari servizi ministeriali, senza distinzioni tra frati sacerdoti o frati laici. Il dialogo con il vescovo è molto buono, le richieste sono tante senza poterle soddisfare tutte. E’ importante che, dopo ogni missione o assenza dalla casa, si senta il bisogno di un ritorno alla fraternità per riposarsi, ritemprarsi spiritualmente, raccontarsi e verificarsi insieme e davanti al Signore.
In questi pochi anni di esperienza abbiamo accolto tanta gente. Abbiamo accolto religiosi e religiose di diversi Istituti, laici, soprattutto giovani, desiderosi di fare un’esperienza religiosa con noi, per dei periodi che vanno da una settimana a un anno. Abbiamo accolto professi temporanei e professi solenni, senza distinzione tra le diverse obbedienze francescane. Abbiamo sempre ospitato gratuitamente, poche persone nello stesso tempo, per poter vivere meglio questi incontri in uno stile familiare e inter-personale.
Tutti gli ospiti seguono fedelmente il nostro ritmo di vita: preghiera e lavoro, silenzio e dialogo di condivisione, missioni e gestione della vita quotidiana. Offriamo più la fraternità che una casa. Sono stati anche accolti laici o religiosi in difficoltà, per un periodo di riflessione, di preghiera, di accompagnamento e di pacificazione interiore. Tutto diventa missione!

La novità di questa esperienza

Dov’è la novità di questa esperienza? Forse nessuna, almeno per quanto riguardano i contenuti. Si tenta di vivere con semplicità il Vangelo, la regola e le costituzioni generali. O forse la novità consiste proprio nel ritenere possibili, oggi, certe esigenze fondamentali della vita religiosa di cui tanto si è parlato negli ultimi 50 anni, ma poco si è praticato! La dicotomia tra parola e vita è diventata così abituale, da non sorprendere più nessuno. Anzi, si tenta di giustificarla, di scusarla.
Il “nuovo” oggi può verificarsi nel ri-appropriarsi con semplicità dell’intuizione evangelica iniziale del carisma, crederci in verità, cercare di viverla con passione, nel quotidiano, come singoli e come fraternità.
Altra “novità” in questa esperienza, che può diventare una “piccola rivoluzione copernicana”, potrebbe essere il tentativo, che stiamo facendo, di mettere al primo posto l’attenzione alla singola persona, al singolo frate, e non alle strutture, siano esse pastorali, di sopravvivenza o altro. Ma anche in questo ci si ritrova in sintonia con quanto si dice nei nostri documenti: ”La struttura base dell’ordine è il singolo frate, mosso dallo Spirito”. E’ a partire da questa prospettiva che si adattano e si cambiano le strutture personali-spirituali, relazionali, ambientali, istituzionali. Non viceversa!
«Siamo convinti - come si legge ancora nelle nostre costituzioni - che questo Spirito, che è il vincolo della perfezione e la sorgente del progetto evangelico, spinge il frate a divenire frate-in-relazione, persona capace di mettere in gioco la propria vocazione con altri, anche in situazione di tensione». Vincendo ogni tentazione di autonomia protagonistica, autosufficienza e isolamento, le relazioni fraterne, che nel nostro mondo diventano parola profetica, chiedono di essere rimesse al posto centrale della nostra spiritualità, per diventare segno della nostra identità e trasparenza evangelica. Altra rivoluzione dunque, altra novità in sintonia con le esigenze fondamentali della vita religiosa!
Nella sua leggerezza di strutture come nella composizione di persone di diverse province e culture, questa fraternità potrebbe aprire cammini nuovi che non sono più condizionati da provincialismi o strutture paralizzanti, preoccupati più per la conservazione che per la conversione, più per la sopravvivenza che per la vita evangelica. Anche qui la priorità è data alle persone e alle esigenze dell’uomo-donna di oggi e non a vincoli territoriali, istituzionali e strutturali troppo limitanti.
Come è accolta questa esperienza all’interno dell’ordine? Mentre alcuni provinciali sono un po’ preoccupati e timorosi di vedersi rubare delle vocazioni e dei frati…, altri, invece, sono più disponibili e offrono una buona collaborazione. Dopo tutto di tratta solo di un nuovo cammino che non possiamo non affidare interamente all’azione dello Spirito.