Di fronte alle numerose nuove forme e nuove comunità di vita consacrata che,
sempre più spesso, se non in alternativa o addirittura in contrapposizione,
nascono comunque “al di fuori” delle forme ordinarie esistenti, meritano una
particolare attenzione quelle che, dopo attento discernimento, nascono
“all’interno” delle forme ordinarie. Come altri istituti religiosi, anche i
frati minori, da tempo, con convinzione, hanno scelto questa strada nella
prospettiva di rivitalizzare la propria presenza a partire dal continente
europeo.
Il loro primo seminario in tal senso si era svolto ancora nel 2006 ad Assisi. La
fedeltà creativa e profetica dei frati minori si è trovata di fronte ad un banco
di prova sicuramente non meno problematico e complesso di quanti non ne avesse
già incontrati e superati nel corso della lunga storia francescana. Ad Assisi i
partecipanti si erano lasciati sensibilizzandosi sempre di più al nuovo che
stava nascendo all’interno dell’ordine e demandando a p. Giacomo Bini, ex
ministro generale, il compito di elaborare un progetto concreto (la futura
fraternità di Palestrina) che fungesse, in qualche modo, da guida anche per
altre fraternità .
Nel 2009 a Frascati, per iniziativa del segretariato generale per
l’evangelizzazione , una cinquantina di frati minori in rappresentanza di una
ventina di fraternità europee, si sono ritrovati per un secondo analogo
seminario . Anche in vista dell’imminente capitolo generale, si era allora
voluto fare il punto della situazione del cammino percorso e delle prospettive
che, fra tante attese, andavano aprendosi sul futuro. Nel breve documento finale
si era voluto sintetizzare con chiarezza le caratteristiche della “forma vitae”
di queste nuove realtà:il primato della vita di preghiera e di ascolto della
Parola, la cura di autentiche e profonde relazioni fraterne, uno stile di vita
semplice e sobrio, l’itineranza, l’accoglienze e la condivisione di vita con i
poveri e i lontani, il servizio alla Chiesa locale, l’apertura alla dimensione
interprovinciale e internazionale, la ricerca di un collegamento tra le varie
esperienze fraterne con particolare riferimento alla fraternità missionaria di
Palestrina.
Il decalogo delle “nuove forme”
Una concreta verifica di tutti questi aspetti ha costituito il punto di partenza
del terzo seminario europeo svoltosi a Sassone (Ciampino) dal 2 al 6 maggio u.s.
I lavori, coordinati dal nuovo segretario generale per l’evangelizzazione, fra
Massimo Tedoldi, si sono snodati su un percorso metodologico e contenutistico
ormai collaudato: relazioni, lavori di gruppo, discernimento e confronto
assembleare. Anche se ormai sembra ci sia poco da aggiungere sulla crisi della
vita consacrata in Europa, le relazioni del ministro generale, p. José Rodríguez
Carballo, del presidente del nuovo dicastero vaticano per la nuova
evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, del rettore dell’Antonianum, p.
Johannes Freyer e dell’ex segretario generale dell’ordine per la formazione, p.
Massimo Fusarelli, hanno ulteriormente evidenziato l’urgenza di nuove fraternità
capaci di raccogliere la sfida lanciata dal contesto europeo.
La “situazione di deserto” in cui si dibatte oggi la vita consacrata in Europa è
stata molto efficacemente tratteggiata dal ministro generale: poche vocazioni,
rapido invecchiamento, stanchezza e routine in molti consacrati, problemi
generazionali, un certo imborghesimento, personalità light o liquide. Una volta
ancora p. Carballo ha ribadito la sua (e non solo sua!) ben nota convinzione che
la crisi della vita consacrata europea non è solo europea. Giunto al suo secondo
mandato, avendo letteralmente, come tanti altri superiori generali, girato il
mondo, lo può dire con piena cognizione di causa. L’urgenza di pensare a nuove
presenze di vita evangelica e francescana, prima ancora che a nuove forme, è
comune a tutto l’ordine. Senza nuove presenze, infatti, non ci saranno nuove
forme.
La riqualificazione della propria presenza, percepita oggi come urgente in
Europa, prima o poi diventerà uno snodo obbligato per tutte le fraternità
dell’ordine. Anche in occasione di questo seminario europeo, p. Carballo è
ricorso al suo ormai collaudato “genere letterario” del decalogo per consolidare
il cammino delle nuove forme già esistenti e per sollecitare un più urgente
rinnovamento anche di tutte le altre fraternità: primato di Dio, vita fraterna
profetica e significativa, vita in minorità, abitata dalla forza e dal dono
dello Spirito, vissuta nella gratuità e nella logica del dono, riconciliata,
bella e gioiosa, aperta a tutti (lontani e vicini), saggia, itinerante.
Vita consacrata e nuova evangelizzazione
Un ulteriore e stimolante contributo a chiarire l’urgenza di una nuova
evangelizzazione del mondo attuale, lo ha offerto mons. Fisichella. Ha cercato
sostanzialmente di rispondere a due domande: fino a che punto un europeo, oggi,
è disposto a credere in Gesù Cristo? L’uomo di oggi sente ancora il bisogno
della salvezza? La nuova evangelizzazione, in fondo, è tutta qui: annunciare
Gesù Cristo all’uomo di oggi, pronti, come dice l’apostolo Pietro, a «rendere
ragione della speranza che è in noi». Un compito tutt’altro che semplice, dal
momento che la crisi fondamentale del “nostro povero piccolo continente”, come
lo ha chiamato il relatore, non è di ordine economico e finanziario, ma
culturale e antropologico. In Europa oggi è l’uomo ad essere in crisi, anche se,
paradossalmente, mai come oggi si è alla ricerca di sempre nuove esperienze
religiose.
Mons. Fisichella stava parlando a dei religiosi direttamente impegnati nella
rivitalizzazione della propria presenza e del proprio carisma francescano
nell’Europa di oggi. Solo nel dibattito al termine del suo intervento,
rispondendo ad una specifica domanda, ha provato a dire che cosa, come
responsabile del nuovo dicastero vaticano per la nuova evangelizzazione, si
aspetta dai religiosi. “Molto”, ha risposto. Prima ancora che dai religiosi, si
aspetta molto soprattutto dalle religiose che «hanno le porte spalancate nel
cuore del nostro popolo, possono andare ovunque, hanno una capacità di
evangelizzazione straordinaria».
Non è un mistero per nessuno, comunque, il fatto che «nel tessuto culturale
italiano, i frati siano più accolti dei diocesani». Anche in ordine alla nuova
evangelizzazione, non si può, quindi, non nutrire una grande attesa nei loro
confronti, ad una condizione, e cioè che non si sentano spinti da una specie di
“ansia vocazionale”, esclusivamente concentrati «sull’orizzonte vocazionale di
casa propria». Da qui l’invito ad una nuova mentalità e ad una visione sempre
più ecclesiale dei problemi, disposti ad «affrontare insieme, nella
complementarità, la situazione di crisi che sta attraversando il continente
europeo». Purtroppo, ha aggiunto, «il mondo non capisce la peculiarità della
vita religiosa, non capisce la vostra scelta di povertà». Di fronte ad un
contesto egoista e individualista, il mondo «non capisce la bellezza della vita
comunitaria, non capisce il valore del perché si è poveri».
Dai religiosi è legittimo attendersi molto anche per il fatto che la nuova
evangelizzazione ha una specifica caratterizzazione culturale. I valori propri
della vita religiosa «sono valori fondamentali per la stessa nostra cultura, per
la trasformazione di questo nostro mondo in crisi». Dire nuova evangelizzazione,
oggi, significa dire “missione”, anche se non nel senso esclusivo delle pur
sempre benemerite “missioni popolari” di un tempo.
Proprio in apertura del suo intervento, mons. Fisichella aveva ricordato la
straordinaria novità con cui la diocesi di Roma aveva vissuto la “grande
missione” in preparazione al giubileo del nuovo millennio, coinvolgendo
direttamente e trasformando in “missionari” gli stessi membri dei consigli
pastorali parrocchiali. Quando si parla di missione, oggi, «non può esserci
delega alcuna». La nuova evangelizzazione «è un compito che tocca ad ogni
credente», compresi quindi anche i religiosi chiamati - come del resto è stato
chiesto dal concilio anche ai laici - «ad essere presenti, ad arrivare là dove
solo voi potete arrivare, là dove solo voi, a nome della Chiesa, siete in grado
di portare l’annuncio di Cristo».
In attesa del nuovo sinodo
Per essere sempre più credibili in questo annuncio, come ha sottolineato p.
Fusarelli a conclusione del suo intervento su “La nuova Europa che interpella il
carisma francescano a rinnovarsi”, è «necessario e improcrastinabile ripensare
radicalmente le nostre presenze, i nostri luoghi e modi di vivere, gli itinerari
che preparano alla vita dei frati minori nella formazione iniziale e gli
itinerari di formazione continua». Mentre alcuni confratelli percepiscono con
forza l'insufficienza delle modalità, dei linguaggi e dei simboli con cui si
cerca di dire oggi in questa nuova Europa il carisma francescano, altri, invece,
vorrebbero restare più tranquillamente nei terreni già conosciuti ed esplorati.
Oggi, invece, in un continente attraversato da tanta paura dell'altro, dello
straniero e del diverso, «abbiamo bisogno di avviare fraternità nuove, inserite
in contesti dove il cambiamento in atto ci possa raggiungere e provocare ad un
esodo che ci rigeneri in umanità, fede e vocazione». Non solo. É pressante il
bisogno di «osare fraternità nuove interprovinciali anche tra paesi europei
diversi, per una pagina nuova del francescanesimo in queste terre. Non basta
conservare ciò che il passato ci ha consegnato, ammesso che ci riusciamo!
Occorre pensare e anticipare con segni piccoli ma concreti il futuro».
La comprensione del passato, però, è un’operazione tutt’altro che semplice. Lo
si è chiaramente percepito dalla relazione di p. Freyer sulla capacità di
rinnovamento del carisma francescano nella storia dell’Europa. Dopo aver
elencato le cause e gli elementi comuni ad ogni tentativo di rinnovamento, ha
accennato anche ai pericoli forse non del tutto assenti anche oggi. Come non ha
senso un ritorno nostalgico e un’imitazione sic et simpliciter del passato, così
non ci si può accontentare oggi dello status quo, o, peggio ancora, non si può
percorrere le vie di un “fanatismo escatologico” completamente fuori dalla
realtà. Assestandosi rigidamente sulle posizioni acquisite, è fin troppo facile
incorrere nel rischio di una vita depressiva e priva di qualsiasi slancio.
Ed è proprio quello che i frati minori, anche solo guardando allo “spirito
nuovo” che ha caratterizzato questo terzo seminario europeo, non intendono fare.
L’appuntamento più immediato in questo senso, come è stato illustrato nel corso
dei lavori, è quello dell’incontro autunnale a Fatima sul loro “Progetto
Europa”. Con la presenza di tutti i provinciali europei, forse troppo
scarsamente rappresentati a Sassone, sarà possibile interrogarsi a fondo sulla
reale intenzione di rivitalizzare la propria presenza in Europa, non solo in
alcune nuove forme, ma in tutte le fraternità europee. É uno sforzo concreto
che, come quello di altri istituti religiosi, non potrà che rivelarsi prezioso
anche in vista del prossimo sinodo episcopale sulla nuova evangelizzazione.
Anche molti istituti religiosi la stanno attuando da tempo. Sarebbe un peccato
non valorizzare, nel prossimo sinodo, la loro esperienza.