Da sabato 4 giugno prossimo alla domenica 5, Benedetto XVI compirà il suo primo viaggio apostolico in Croazia, nella terra del beato Stepinac, in occasione della Giornata nazianale delle famiglia cattoliche. Il tema scelto dal papa stesso per questa circostanza è Insieme in Cristo, come egli stesso aveva dichiarato l'11 aprile scorso durante l'udienza al nuovo ambasciatore croato presso la Santa Sede: « È questo insieme – aveva detto – che desidero celebrare con il vostro popolo. Insieme malgrado le innumerevoli differenze umane, insieme con queste differenze! E ciò in quel Cristo che ha accompagnato il popolo croato da secoli con bontà e misericordia".
Non è la prima volta che, negli anni recenti, un papa visita questo paese. Tre infatti sono stati i pellegrinaggi di Giovanni. Benedetto XVI vi giunge per la prima volta, come Pontefice, ma aveva visitato più volte questo paese quand'era ancora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.

Il volto attuale della Croazia

Come si presenta oggi la Croazia che si accinge ad accogliere il papa? La Croazia è un piccolo paese “di mille isole”, con una superficie di 56.542 kmq e 31.067 kmq di mare territoriale, e circa 4,5 milioni di abitanti, di cui 89, 6% croati. La lingua ufficiale è quella croata. Il paese è diviso in 20 regioni amministrative, con capitale è Zagreb, centro culturale, politico e economico, con oltre 800.000 abitanti. La Croazia è un paese essenzialmente turistico con diversi monumenti antichi e medievali, e 7 parchi nazionali. Il più conosciuto è il parco nazionale Laghi di Plitvice.
Ha dietro di sé una storia travagliata che comincia nel settimo secolo con l’arrivo dei primi abitanti. Essendo un popolo poco numeroso, i croati, per lunghissimi anni – ad eccezione del periodo tra il 925 e il 1102 quando esisteva un regno croato indipendente – furono vassalli dei grandi regni (Franchi, Austroungarici, Turchi, Regno di Jugoslavia) conservando , tuttavia, un minimo di indipendenza con il “Sabor” (parlamento). Essi hanno avuto un grande merito nella difesa dell’Europa cristiana durante quattro secoli. Per questa ragione il papa Leone X onorò la Croazia con ili titolo di antemurale christianitatis.
Nell’epoca recente la Croazia proclamò la sua indipendenza, dopo quasi 50 anni di dominio comunista, con il referendum popolare del 25 giugno 1991. Il processo, purtroppo, non avvenne in modo pacifico, perché i serbi, sostenuti dall’esercito jugoslavo, allo scopo di costituire la Grande Serbia, sottrassero una buona parte del territorio croato. Durante la querra per la libertà e l´indipendenza, nel 1992, il paese fu riconosciuto come stato indipendente dalla maggior parte degli stati, cominciando dalla Citta` di Vaticano. Nel medesimo anno divenne membro delle Nazione unite. Attualmente, la Croazia è un paese a democrazia parlamentare, è membro del Consiglio europeo e della NATO, ed è è in cammino per diventare membro dell’Unione Europea.

La chiesa cattolica in Croazia

Per quanto riguarda la chiesa cattolica, si può dire che essa, nel corso della storia, è stata l’unica isituzione che ha saputo resistere ai vari regimi e a salvaguardare l’identità religiosa, culturale e nazionale del popolo croato. I primi contatti con il cristianesimo cominciarono subito dopo l’arrivo dei primi croati nei territori della odierna Croazia. Determinante fu l’influsso della Chiesa di Roma, a differenza degli altri popoli slavi del sud che ricevettero invece il cristianesimo soprattutto dalla Chiesa bizantina. Quale anno di inizio del cristianesimo tra i croati si ritiene il 641, quando una gran parte del popolo ricevette il battesimo. Un grande ruolo in questo processo di cristianizzazione lo ebbero i monaci benedettini i quali furono anche i maestri e i consiglieri dei principi e re croati.
Si puo dire che, nonostante le grandi difficoltà e le varie forme di pressione, il popolo croato è rimasto sempre fedele alla Chiesa cattolica e ai successori di Pietro fino ai nostri giorni, pagando questa fedeltà con migliaia di martiri soprattuto durante il periodo dell’occupazione turca, durata quattro secoli, e i 50 anni del regime comunista.
La Chiesa cattolica oggi conta circa 3, 9 milioni di fedeli, ossia l’ 87,83 % della popolazione. Durante quasi 14 secoli di cristianesimo, la Chiesa ha mutato i confini e le sedi delle diocesi in base alle situazioni sociali, politiche e alle esigenze pastorali. Oggi essa è suddivisa in 17 arcidiocesi/diocesi guidate da 21 arcivescovi/vescovi, compresi l’eparchia greco-cattolica e l’Ordinariato militare. Tutte queste sedi fanno parte della Conferenza episcopale croata (HBK).
Le diocesi sono riunite in quattro gradi regioni ecclesiastiche: Zagreb che include le diocesi di Varaždin, Sisak, Bjelovar, e l’eparchia greco-cattolica di Križevci; Split che comprende le diocesi dalmate di Dubrovnik, Hvar e Šibenik; Rijeka a cui fanno capo le diocesi di Krk, Poreč – Pula e Gospić; e Đakovo che comprende la diocesi di Požega. L’arcidiocesi di Zadar e l’Ordinariato militare godono invece di uno statuto speciale.
Molti croati, come anche altri popoli, sono stati costretti a emigrare, soprattutto durante il regime comunista. La Chiesa cattolica croata però ha saputo fin dall’inizio organizzare molto bene la cura pastorale di questi emigrati, in 18 diversi paesi dei vari continenti. Nelle 184 missioni o parrocchie di questi paesi operano circa 200 sacerdoti, in gran parte religiosi, soprattutto francescani, e molte suore. Inoltre, attualmente, vi sono più di 100 i missionari croati ad gentes in vari territori missionari.
Dall’indipendenza della Repubblica della Croazia nel 1991, la Chiesa – come anche le altre religione – gode della piena libertà di professare la propria fede. Essa può contare su tre facoltà teologiche, incorporate nelle università statali. Inoltre gestisce anche una Università cattolica, 11 licei classici e 3 scuole primarie. Più di mille sono gli insegnanti di religione attivi nelle scuole primarie e medie.

Le nuove sfide della Chiesa

La Chiesa oggi è chiamata a rispondere a diverse nuove sfide che richiedono chiarezza e coraggio. In questi ultimi anni, l’Istituto per la dottrina sociale della Chiesa ha effettuato varie ricerche e indagini circa l’autenticità della vita cristiana nel paese. Il risultato è stato che c’è tanto da fare.
Una delle sfide più importanti è l’urgenza di formare i laici mettendoli in grado di assumere e svolgere il loro ruolo nella società. Inoltre, è sempre più sentito il problema della stabilità della vita familiare. La pastorale delle famiglie e dei giovani deve trovare nuove forme e nuovi metodi per essere loro di sostegno. Bisognerà anche trovare le risposte a una secolarizzazione galoppante e a una mentalità consumista e di corruzione in fase di crescita.
Un’altra grande sfida è di riuscire a plasmare una mentalità che educhi alla responsabilità e a una spiritualità del lavoro perche durante il lungo periodo comunista il valore spirituale del lavoro è andato completamente perduto. Da notare che Il prossimo autunno si terrà la Settimana sociale proprio sul tema del lavoro.
Assieme ai cattolici in Croazia convivono anche aderenti ad altre denominazioni cristiane e religioni: i greco-cattolici (6.219 – 0, 14%), gli ortodossi (195.969 –4,42 %), i musulmani (56.777 – 1,28%), diverse deominazioni protestanti (10.393 – 0,28%), la comunità ebrea (495 – 0, 01%), agnostici e altri, 230.908 (in tutto il 5,21 %). È importante anche rilevare che lo stato ha concluso degli accordi con tutti questi gruppi e che la Chiesa cattolica intrattiene con essi buoni rapporti ecumenici e interreligiosi.

I religiosi in Croazia

La storia e l’oggi della Chiesa e del popolo croato non sono pensabili senza i numerosi religiosi e religiose, presenti e molto attivi fin dall’inizio del cristianesimo in mezzo al popolo croato. La chiesa cattolica può fare oggi affidamento su oltre 1.000 religiosi e oltre 3.000 religiose. Ciò costituisce una grande ricchezza spirituale e evangelizzatrice per la Chiesa e per il popolo croato sia Croazia e sia nelle diverse parti del mondo dove vivono dei croati.
I primi ad arrivare da queste parti furono i benedettini – monaci e monache – i quali svolsero un ruolo decisivo nella formazione e nell’organizzazione della giovane Chiesa e nell’accompagnamento del giovane principato e regno croato. A loro si deve anche il merito dell’incremento della vita spirituale e culturale in Croazia. Un grande servizio hanno svolto anche i seguaci di S. Paolo eremita, paolini, ai quali si deve la fondazione delle prime scuole nei loro conventi. Purtroppo, gli ordini monastici antichi, benedettini e paolini, oggi sono poco numerosi nel paese.
Il numero più consistente, al presente, ossia oltre i due terzi di tutti i religiosi, è costituito dai francescani di tutti e quattro i rami: OFM, OFMConv, OFMCapp e TOR. Ciò non meraviglia sapendo che lo stesso san Francesco nel 1212 (l’anno prossimo festeggeremo l’ottavo centenario del suo arrivo e di quello dei suoi compagni in Croazia) visitò la costa dalmata (cfr. 1 Cel 55). I francescani, infatti, stabilirono la loro presenza nel paese già durante la vita di san Francesco e molto presto si insediarono in tutte le parti dove viveva il popolo croato. Vedendo la loro vita semplice, il popolo li accolse con grande fiducia e gioia così che veramente poterono inserirsi in mezzo alla gente. Per oltre quattro secoli, soprattutto nei territori occupati dai turchi, essi furono gli unici pastori, medici, maestri, guide e difensori dei cristiani di fronte ai musulmani e alle loro prevaricazioni verso i cattolici. Moltissimi furono martirizzati: più di 150 infatti furono francescani uccisi durante l’occupazione musulmana e quasi 100 coloro che furono incarcerati, martirizzati o uccisi dai comunisti nella seconda guerra mondiale e più ancora nel dopoguerra, per la loro fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al loro popolo.
Oltre ai francescani giunsero in Croazia anche i domenicani i quali si dedicarono soprattutto al settore scolastico e universitario. I gesuiti arrivarono a Dubrovnik nel 1559 e contribuirono alla fondazione delle scuole e delle diverse fraternità di devozione popolare. Più recentemente, nel 1922, sono giunti anche i salesiani e dal 1972 sono presenti con una loro Provincia, con sede a Zagreb: si dedicano soprattutto alla pastorale govanile.
Oltre a questi ci sono nel paese anche altri ordini e congrezioni maschili che solo negli ultimi anni hanno cominciato a crescere di numero.

Le attività dei religiosi

L’attività principale di quasi tutti i religiosi è il lavoro pastorale, in prevalenza nelle parrocchie. Quasi tutte le case dei religiosi sono centri caritas, di celebrazione del sacramento della riconciliazione e di pastorale giovanile. In questo campo sono molto impegnati soprattutto i francescani con la GIFRA. Negli ultimi anni sono state avviate anche nuove forme di evangelizzazione attraverso gruppi biblici, carismatici, seminari di iniziazione cristiana, cura dei dipendenti di diversi tipi.
Quanto alle religiose, le prime a giungere in Croazia sono state le benedettine, seguite dalle clarisse e, molto più tardi. da altre congregazioni di vita apostolica. Attualmente in Croazia ci sono 4 ordini di suore di clausura (benedettine, clarisse, carmelitane scalze e le suore dell’Ordine della visitazione di Maria) e 23 congregazioni di vita apostolica: complessivamente circa 3000 religiose.
Più della metà operano nella formazione religiosa, nelle scuole o nelle parrocchie come insegnanti di religione, animatrici liturgiche e come collaboratrici dei sacerdoti nel lavoro pastorale. Ma un gran numero attualmente è occupato negli ospedali e nelle scuole materne delle diverse congregazioni. Due congregazioni hanno scuole medie proprie. Ci sono inoltre anche suore docenti nelle Facolta’ teologiche.
Seguendo le richieste del concilio Vaticano II, nel 1968 è stato fondato il Consiglio dei Superiori Maggiori che dal 1977 ha assunto il nome di Conferenza dei Superiori maggiori. Le suore fanno capo invece all’Unione delle Superiore Maggiori. Recentemente è stata creata una Segreteria unica per tutti e due gli organismi.
Un gran lavoro riguardante la giustizia e la pace, il perdono e la riconciliazione, l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e interculturale e l’ecologia, sta svolgendo l’Istituto Francescano per la cultura della pace. Ad esso si deve l’organizzazione di diverse Settimane di studio su molti temi importanti, e soprattutto la promozione di diverse iniziative pratiche e concrete per coscientizzare la gente e far conoscere ad essa lo stile di vita evangelico e la dottrina della Chiesa.
Seguendo gli orientamenti dei documenti della Chiesa sulla vita consacrata, i religiosi e le religiose sono sempre più consapevoli di dover mettere mano a molte cose nuove se vogliono rispondere alle sfide dell’uomo d’oggi che ha sete di Dio. Si pensa già di creare delle case che siano delle vere scuole di preghiera, di intensa spiritualità dove si impara anche a comunicare e vivere insieme. I carmelitani hanno fondato l’Istituto di spiritualità cristiana che è stato bene accolto dai laici e altri pensano a iniziative simili. Accanto alle attività ordinarie si sente sempre piu la necessità di inventare forme nuove di evangelizazzione. Allo stesso modo si cerca di promuovere sempre di più lo spirito missionario nella formazione iniziale.
Bisogna dire che il Signore ci bendice con nuove vocazioni, soprattutto negli ordini e nelle congregazioni maschili, e questo fatto obbliga a prestare la dovuta attenzione alla formazione iniziale e permanente.