Cristina Siccardi, (Torino 1966), laureata in lettere con indirizzo storico,
è specializzata in biografie. In questo libro propone una coinvolgente lettura
della figura di Giovanni Paolo II come uomo e come Papa.
Era simpatico Karol Wojtyla: il viso, la gestualità, la parlata dall'accento
polacco. Carattere espansivo, estroverso, spigliato e disinvolto... seppure
Papa. Sempre a proprio agio, sicuro di sé, mai dubbioso, neppure nei momenti di
debolezza fisica. Così convinto delle proprie idee da osare piani e progetti mai
proposti prima dai suoi predecessori. In lui la gente ha visto la gioia di
vivere, il godimento nella salute e, contemporaneamente, la lotta contro la
malattia e contro la rassegnazione ai limiti fisici. Il suo pontificato è stato
certamente carismatico: la sua persona ha dominato la scena mondiale, senza però
poter operare riforme importanti all'interno della Chiesa.
La sua umanità
Che cosa le folle hanno maggiormente percepito di Giovanni Paolo II? L'umanità.
In lui, la gente ha rivisto l'umanità del cristianesimo e non la forza
trascendente e soprannaturale della Sposa di Cristo ed è giunta a leggere il
Vangelo e la Chiesa attraverso gli occhi di Wojtyla. « Questa è la faccia del
pontificato che meglio è stata intesa. L'umanità ha amato subito — in lui —
l'uomo che prevaleva sul papa ed egli ha saputo restare tale fino alla fine:
davvero Giovanni Paolo non ha mai fatto violenza a Karol Wojtyla! » Essere papa
per Giovanni Paolo II significò essere comunque se stesso, rimanendo uomo nelle
dichiarazioni, nelle udienze, nelle encicliche, nei tanti libri che scrisse,
nello sport, che continuò a praticare, nella poesia, che continuò a scrivere, e
nella sofferenza, vissuta con eroicità. Si sapeva misurare con grande maestria:
paterno e amabile, gioviale e fiero, energico quando occorreva.
Dal suo Dna polacco e dalle prove vissute nella sua terra, portò, oltre che il
credo cristiano e la pietà della patria di san Stanislao (1030-1079) , anche un
notevole bagaglio storico-culturale-filosofico maturato lungo gli anni
dell'oppressione tedesca prima e sovietica dopo, poggiante principalmente sul
reclamo e l'appello dei diritti umani, della dignità della persona e della pace
fra i popoli.
Una nuova evangelizzazione
Giovanni Paolo II diffuse una nuova evangelizzazione, una nuova missione ad
gentes, abbandonando i metodi tradizionali della Chiesa. Peculiari il suo
slancio e il suo amore per i giovani, personalissimo il suo andare incontro ai
lavoratori parlando la loro lingua. Sua propria l'attenzione al mondo femminile.
Particolare l’importanza che diede al dinamismo dei movimenti, quali Focolarini,
Comunione e liberazione, Neocatecumenali, Comunità di Sant'Egidio, Sermig e
altri.
Le priorità che diede per la Chiesa di fine secondo e inizio terzo millennio
furono: la pace nel mondo, l'ecumenismo in vista della pace, la fratellanza fra
i popoli della terra.
Sosteneva con forza che «la figura di Cristo appartenesse a tutta l'umanità e si
lasciava condurre ovunque da tale convinzione» ed era certo che quella umanità
fosse unita in un unico vincolo di fratellanza universale. Perciò chiamava gli
ebrei «fratelli maggiori» e «fratelli» i musulmani.
Una forte spiritualità
Nella malattia e nella sofferenza si può leggere, forse, la più alta espressione
della spiritualità di Giovanni Paolo II. Egli ha sempre visto in sé l'uomo
chiamato da Dio ad assolvere i suoi doveri. Non ha nascosto alcuna sua
debolezza. Si è sottoposto a ogni tipo di cura medica; è apparso fortemente
attaccato alla vita terrena, ma non per paura della morte, ma come adempimento,
fino in fondo, del proprio dovere. La speciale devozione che Giovanni Paolo II
ebbe per la Madre del Signore, trova una conferma e uno slancio ulteriore dopo
l’attentato del 13 maggio 1981, giorno della Madonna di Fatima. AMG
Cristina Siccardi
Giovanni Paolo II. L’uomo e il Papa
Paoline Editoriale Libri, 2011 pp.220, € 22,00