Sono trascorsi ormai quasi 50 anni dal concilio. Con la velocità con cui
cambia oggi il mondo, si potrebbe pensare che le analisi e gli orientamenti
maturati allora abbiano bisogno di una profonda revisione. Il concilio invece
conserva tutta la sua attualità e la Chiesa è pienamente in grado di rispondere
ai nuovi problemi e alle nuove sfide che si pongono, attingendo alla ricchezza
di quella grande assise e dai documenti allora elaborati. Ciò vale anche per la
vita consacrata.
Ne è ben convinto p. Sorge, come risulta rileggendo la conversazione che ha
tenuto recentemente a un gruppo di religiose lombarde e pubblicata sul
Notiziario Vita consacrata in Lombardia (Mettere la data) .
Le nuove sfide in atto portano il nome di globalizzazione, secolarizzazione,
dell’assunzione da parte delle donne e dei laici di nuove responsabilità in una
Chiesa impegnata a costruirsi sempre più come un’unica famiglia.
P. Sorge, essendo stato per tanti per tanti anni a guida della rivista Civiltà
Cattolica, ha potuto essere più attento alle dinamiche che si sono sviluppate a
partire dal concilio: del suo accoglimento o rifiuto del Vaticano II sia dentro
che fuori dalla compagine ecclesiale. «Per me – ha detto – il concilio è stato
una delle prove della verità del Vangelo e della presenza di Dio nella Chiesa».
Il Vaticano II ha rappresentato un portale d’ingresso al nuovo millennio,
segnato dalla marginalizzazione della fede e della Chiesa stessa: «è incredibile
come abbia preparato il mondo e la Chiesa all'esilio del ventunesimo secolo». È
stato un soffio dello Spirito verso il futuro.
Il Vaticano II davanti alle sfide
Il cammino della Chiesa conciliare, ha sottolineato p. Sorge, è simile alla
pagina di Emmaus. La Chiesa ha bisogno di uomini e donne che si mettono sulla
strada in ascolto delle questioni critiche che le comunità nazionali ed
internazionali pongono (e impongono). L’anziano gesuita analizza alcune di
queste sfide a cui la chiesa non può sottrarsi.
La prima sfida è il processo di globalizzazione: «Cinquant’anni fa –spiega p.
Sorge - cominciavano alcuni momenti di unificazione mondiale ma nessuno poteva
immaginare che la famiglia umana sarebbe diventata una dopo la caduta del muro
di Berlino. Mi ricordo che pensavamo che il comunismo sarebbe rimasto per
secoli, e facevamo lo sforzo di cristianizzare le concezioni, le teorie, i
concetti della cultura marxista, invece il comunismo è caduto e crollato su se
stesso. Quel mondo che c’era durante il Concilio oggi non c’è più. La meraviglia
è questa: le indicazioni del Concilio sono nate in un mondo tutto diverso
rispetto a quello in cui viviamo noi, e nel mondo in cui viviamo sono valide le
cose del Concilio».
La seconda è legata alla secolarizzazione, che consiste nel rendere irrilevante
la presenza e il ruolo di Dio nella storia e nel cammino della famiglia umana.
Scrive il padre: «ora abbiamo le nuove tecnologie, possiamo fare tutto, perché
voi preti insistete nel dire che l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio,
non è vero, perché sono capace di fare l'uomo a immagine e somiglianza mia in
laboratorio, io posso clonare la persona umana».
Si tratta di una nuova forma di paganesimo e ateismo pratico. Il concilio non
nega la visibilità della Chiesa, ma afferma che essa è popolo di Dio in cammino
nella storia del mondo: «Questo cambia tutta l'ottica, – continua p. Sorge –
perché popolo di Dio vuoi dire fine della Chiesa clericale. Fino al Vaticano II
troviamo questa definizione dei laici: sono gli ausiliari del Concilio, quindi
cristiani di serie B. Il Vaticano Secondo dice i laici sono membra vive della
Chiesa, e senza laici maturi non c’è Chiesa matura. Oggi, l’unica realtà è la
Chiesa popolo di Dio in cammino nella storia, cattolica per definizione nel
senso che è in tutte le parti del mondo, unica madre di tanti figli diversi,
anticipando il regno di Dio.
I segni di una chiesa conciliare
Non basta certo elencare le questioni critiche che emergono dal nostro contesto
sociale. È necessario anche esprimere l’impegno e i segni di compagnia che la
chiesa conciliare intende porre. P. Sorge individua tre snodi:
Il primo impegno di una chiesa che si vuole definire conciliare è la costruzione
di un’unica famiglia, secondo un’ecclesiologia di comunione: «Il primo grande
segno del Concilio è stato quello di camminare tra gli uomini e i popoli
rendendoli tra di loro un’unica famiglia. Questo è il fondamento del vero
processo di globalizzazione, che non è solo un cammino economico politico
finanziario, ma spirituale e culturale. La Chiesa, a seguito dell'avventura del
concilio, è stata messa in grado di essere la madre dell'umanità, è finito il
clericalismo, ha rivisto il concetto di potere della gerarchia, il papa non è un
semidio che può fare quello che gli pare e piace, ma è il servo dei servi, il
potere della Chiesa è servizio, non tanto la sua organizzazione giuridica, ma
questa è a servizio della comunione. Essere Chiesa vuol dire essere in comunione
profonda con tutta l'umanità e con Dio.
Per rispondere al secolarismo, la chiesa conciliare ha bisogno di uomini e donne
aperte al dialogo e confronto con tutte le tradizioni religiose e culturali:
«sapete come lo immaginavo il depositum fidei? Lo immaginavo come uno scrigno
dove dentro ci sono le perle preziose, uno scrigno ben chiuso in cui c’erano
tutte le verità rivelate e ogni generazione doveva dargli fedeltà, guai ad
aprirlo. Questo modo di intendere aveva una ragione nel contesto del concilio di
Trento, avevamo l'idea che le verità del Vangelo fossero una specie di lista, si
imparano a memoria quelle verità e siamo credenti. No! Dice il Vaticano Il,
certamente le verità rivelate ci sono, Trento non ha sbagliato, ma approfondendo
dice che la storia della salvezza non è chiusa in uno scrigno, è storia che si
fa, è cultura dei popoli. Il vangelo è vivo, Gesù è risorto e continua a parlare
alla sua Chiesa, attraverso il Magistero, con la teologia delle realtà terrestri
e con tutte le altre acquisizioni teologiche».
Queste prospettive hanno cambiato anche la formazione della vita consacrata. Un
tempo si accedeva alla vita religiosa per “essere santi”, con il rischio di
disprezzare tutte le opere di Dio. Ora, nella chiesa conciliare, c’è bisogno
certamente di uomini e donne di Dio, ma umanamente formati: «la formazione è
diventata essenziale come la santità, per dare gloria al Padre che è nei cieli.
Se tu sorella sei professoressa devi essere cosi brava che ti diranno “come mai
sei diventata cosi brava?” e la risposta sarà “per dare gloria al Padre”».
Parola di Dio e dignità della donna
Se osserviamo la chiesa di oggi, non possiamo nascondere gli scandali che la
stanno attraversando. Secondo p. Sorge si tratta di una fase di purificazione
perché la hiesa è un piccolo gregge, sale, fermento, una minoranza che però fa
fermentare e da sapore a tutto il cibo. E continua: «Come dobbiamo vivere questo
momento di purificazione? Vi dobbiamo collaborare attivamente, e la storia
dimostra che tutte le volte che c'è una crisi di purificazione viene poi una
stagione di luce, perché Dio interviene e interviene con i santi, e questo è un
periodo di grandi santi. Quindi, anche le crisi delle vocazioni ha un suo valore
di fondo». Ma la vera purificazione passa attraverso la lettura credente della
Parola di Dio, lasciandosi plasmare da essa: « uno dei frutti più grandi del
Concilio, forse il più grande, è aver messo in mano la Parola a tutti i fedeli.
Prima del Concilio non si dava mai la bibbia intera in mano ai fedeli, c’era la
bibbia dello studente, la bibbia del lavoratore ecc, il oncilio ha detto no a
tutto questo. Il Concilio ci ha messo in mano la preghiera, la lectio divina e
la liturgia, che è diventata ormai la forma più efficace di lettura della parola
di Dio. L’aver valorizzato la liturgia, averla messa in mano a tutti, anche
grazie alle lingue locali, è stato un modo per far fronte alla crisi che sarebbe
arrivata».
Infine, la presenza delle donne nella vita e missione della Chiesa. Il Vaticano
II ha dedicato uno dei suoi due messaggi finali: «Viene l'ora, l’ora è venuta,
in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza. È venuta l’ora in cui la
donna acquista nella società una influenza e un potere che non ha mai
raggiunto». P. Sorge è convinto che nel nuovo millennio, è la missione e la
vocazione della donna ad avere un peso rilevante, perché sebbene a piccoli
passi, esse diventano sempre più attive ed emancipate ed è giusto che sia così.
A che punto siamo dopo cinquant’anni? Conclude p. Sorge: «A me fa paura quando
una realtà è ferma, perché non c'è nulla di più fermo di un morto. Devo dire che
la Chiesa non è rimasta ferma, ha camminato, oggi la donna è riconosciuta anche
nella Chiesa; nell'enciclica Mulieris dignitatem, che è stupenda, c'è la
grandezza della missione della donna. Non esiste nessuna discriminazione, “non
c'è più giudeo né greco, non c'è uomo né donna perché siamo uno in Cristo”. Il
papa nega che la donna sia discriminata nella via della santità e nella
partecipazione alla vita della Chiesa, ha un ruolo specifico insostituibile,
quella specie di profetismo particolare della donna nella sua femminilità e che
trova l'espressione più alta nella Vergine Madre di Dio».Detto questo, il
Concilio apre tanti orizzonti stupendi nella Chiesa e nella società, e per
Giovanni Paolo II persino il futuro della nuova evangelizzazione è impossibile
senza un rinnovato contributo della donna. È urgente dunque riconoscere non solo
a parole ma nei fatti il ruolo proprio e insostituibile della donna, aprendo
quindi anche spazi di partecipazione e responsabilità a tutti i livelli. La
presenza della donna nella Chiesa deve anche augurarsi nei processi di
elaborazione delle decisioni.
In definitiva si tratta di un cammino che realizza la preghiera del Padre
nostro, dove ciascuno ogni prossimo è un fratello e sorella, e tutti siamo
ugualmente figli dello stesso Padre.