La prossima domenica delle Palme, 17 di aprile 2011, avrà inizio l’ottavo centenario della consacrazione di santa Chiara nella Porziuncola, e in un certo modo, dell’ VIII Centenario della fondazione del secondo Ordine francescano, delle sorelle povere di santa Chiara. Per questa circostanza i i Ministri generali del primo Ordine e del Tor – Fr. José Rodríguez Carballo ofm, Fr. Marco Tasca, ofmconv, Fr. Mauro Jöhri, ofmcap, Fr. Michael Higgins, TOR – hanno scritto congiuntamente una lettera alle Sorelle povere di Santa Chiara di una straordinaria intensità spirituale per condividere con loro il significato e la gioia di questo evento, destinato a protrarsi fino alla festa di Santa Chiara l’11 agosto del 2012 .
Lo “Speciale” che qui pubblichiamo comprende il testo di questa lettera ed è completato da un estratto della lettera che Fra Carballo ha pubblicato in vista della prossima Pasqua, in cui si ricollega non solo con l’VIII centenario di Santa Chiara, ma anche con il V centenario dell’approvazione della Regola dell’Ordine dell’Immacolata Concezione che è già iniziato e avrà il suo momento culminante nel II Congresso internazionale delle Presidenti delle Concezioniste Francescane e nelle giornate celebrative che si terranno nella Casa Madre di Toledo (Spagna) dal 23 maggio al 3 giugno 2011. Due «date, un Kairos, un’opportunità», scrive Fra Carballo. Nella lettera mette in risalto tre aspetti essenziali della vita consacrata oggi: la ricerca e l’affermazione del “primato di Dio e di Gesù”, il significato e l’importanza della “vita fraterna in comunità”, e la “missione”, senza la quale, sottolinea, “non c’è vocazione”.
Già lo scorso anno, Fra Carballo aveva scritto una lettera alle sorelle di Santa Chiara, in vista del loro VIII Centenario, tutta impostata sul tema della contemplazione, alla luce degli esempi e degli insegnamenti della grande santa (cf. Testimoni, n. 15/2010 p. 11). Anche quella lettera, se riletta, potrebbe completare i contenuti del presente “Speciale”.
Qui di seguito la lettera dei quattro ministri generali, con il fuoritesto della lettera di Pasqua di Fra Carballo.


Il Signore dia pace a tutte voi, Sorelle Povere di Santa Chiara

È ancora viva l’eco della celebrazione della fondazione del 1° ordine francescano e ora siamo ormai tutti protesi verso il 2012, per rendere grazie al Signore per gli 800 anni della consacrazione di Chiara nella Porziuncola. La ricorrenza non è una commemorazione di un passato glorioso, ma un evento che si fa memoria, al fine di “attingere an¬che dalla propria storia ulteriore slancio per rinnovare la volontà di servire la chiesa”1.
Chiamate dallo Spirito a seguire Cristo povero, crocifisso e risorto, vivendo il santo Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, siete custodi del carisma clariano, donne consacrate che interagiscono con il mondo, contemplando i segni che lo Spirito semina e diffonde nella storia. In ascolto di Dio, parlate ancora oggi al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo con il linguaggio dell’amore, le cui parole affondano nella radice dell’esistenza abitata da Dio.

Il significato della celebrazione

Fare memoria della propria vocazione è un’occasione per rivisitare le motivazioni del proprio sì a Dio. Rileggendo la vostra storia vocazionale, ritornate all’incontro con il Signore avvenuto attraverso la Parola, una persona, un avvenimento, o un’esperienza. Dopo le iniziali difficoltà, avete deciso di seguire Gesù Cristo, lasciandovi determinare da lui e dal suo Vangelo. L’esperienza di Francesco e di Chiara vi ha attratte e, oggi, il loro sì a Cristo si prolunga nel tempo attraverso di voi. Consapevoli che varie vicissitudini hanno favorito o condizionato la purezza della vostra “Forma di vita”, che diverse sedimentazioni secolari hanno trasformato talvolta l’intuizione originale, siamo convinti che l’anniversario della fondazione del vostro Ordine non può limitarsi a essere una semplice rievocazione.
Che cosa vogliamo celebrare insieme:
– il ricordo di una regola o la memoria della storia di Dio con voi perpetuata nel tempo e che ancora oggi vi dona la passione per «osservare il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità»2.
– come riportare alla luce, nella sua interezza, la Forma di vita che rende visibile e credibile a tutti che « per noi il Figlio di Dio si è fatto via, che ci mostrò e insegnò con la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco di lui vero amante e imitatore»3;
– come potete ancora oggi essere voi nella Chiesa e per tutta la famiglia francescana memoria vivente di ciò che tutti noi, come battezzati, siamo chiamati a vivere.
Sappiamo che state spendendo le migliori energie per essere fedeli a ciò che avete scelto e promesso e, proprio per questo, avvertiamo l’urgenza di rileggere con voi, in questo momento storico, le coordinate della vostra vita di “sorelle povere” collocate da Dio nella Chiesa, nella famiglia francescana e nel mondo.

Vivendo il Vangelo....

In una società bombardata da immagini dove l’individuo è spinto a cercare una continua rappresentazione di sé, voi siete state chiamate dallo Spirito a essere semplice segno della presenza di Dio. Sappiamo che non è sempre facile, soprattutto quando ciò richiede una continua conversione evangelica della mente, del cuore, dei comportamenti, delle strutture della vostra personalità, per essere significative e per non cadere nella facile competizione mondana, senza negoziare i cardini della vostra vita.
Mentre il messaggio che passa dalla vostra testimonianza è espresso con strutture, segni e simboli, la Regola scritta da Chiara richiede oggi alle sue figlie una vita evangelica vissuta da povere sine glossa. Sappiamo che nelle fraternità lo Spirito di Dio spinge a cercare, a discernere evangelicamente, per mantenere desta l’attenzione e vagliare le strutture che non permettono di riflettere immediatamente la presenza di Dio. Siete perciò chiamate a rivisitare i segni e i simboli perché siano comprensibili, in questo tempo in cui tutto è opinabile; anche il sacro, che non rimanda all’oltre di Dio, rischia di entrare nella logica dell’usa e getta.
Ai consacrati è richiesto di esprimere l’assoluto di Dio. Voi, in modo particolare, siete chiamate a vivere una vita fondata su segni e simboli che non rimandano al vuoto di uno sterile indottrinamento, ritualismo o attivismo, ma che sappiano coniugare nell’oggi le radici del passato e la profezia del futuro: strutture, segni e simboli che fanno vedere semplicemente di Dio.
Come potete essere testimoni della sua presenza attraverso la Forma di vita che un gior¬no lo Spirito ha affidato a Chiara e che continua ad affidare a voi in questo tempo in cui sembrano venire meno le coordinate più elementari dell’esistenza? Mentre tutto il mondo gira vorticosamente, voi, nella stabilità, rendete visibile che Dio attende da sempre gli uomini e le donne del nostro tempo, per amarli.
Nutrendovi della parola di Dio, voi la incarnate nel quotidiano attraverso l’obbedienza nella fede4. La fede in Cristo non è un evento acquisito una volta per tutte, ma un dono dello Spirito. Essa richiede una continua educazione, perciò va celebrata, professata e vissuta. Attraverso la cura della liturgia, testimoniate che Dio, il Padre che si fa prossimo a ogni creatura, chiama l’umanità a stare nella storia, alla sua presenza. Divenite nel quotidiano dei visibili cercatori del volto di Dio, alla maniera dei pellegrini nel mondo e dei men¬dicanti di senso.
Se la liturgia dà forma alla nostra fede, la fede a sua volta, per essere credibile, deve trovare riscontro nella quotidianità della vita a livello personale e fraterno. Non basta, infatti, pensare di credere, è necessario che il mistero celebrato assuma in ciascuno il volto di Cristo. Ancora oggi è diffusa la spaccatura tra la fede e la vita. Aiutateci a rivisitare le nostre celebrazioni: la cura della liturgia delle ore e dell’eucaristia, mentre è orientata costante¬mente alla lode di Dio, deve permettere a chi partecipa di speri¬mentare, attraverso la semplicità clariana, la grazia della presenza del Signore risorto.
Lasciandovi attraversare dallo Spirito e plasmare dal Vangelo, voi siete donne consacrate che si consegnano a Dio. Sull’esempio di Francesco e di Chiara, voi, “sorelle povere”, contenete, come la Vergine, colui dal quale ognuna e tutte le cose sono contenute5. Testimoniate nel silenzio di «contemplare il Cristo del Vangelo, amarlo intensamente, imitarne le virtù»6.
Narrateci, perciò, con la vostra vita ciò che udite, ciò che vedete con i vostri occhi, quello che contemplate e che le vostre mani toccano del Verbo della vita7. Continuate ad annunciare con la vostra esistenza, vivendo la dimensione mistica, che Dio esiste, che Dio è amore8.
In questo mondo che sembra indifferente a Dio, siete chiamate a rimandare alla presenza del mistero che ha il volto del Padre. Solo cercando con passione Cristo e il suo regno, possiamo metterci accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo con la speranza nel cuore, consapevoli di far parte della stessa cordata. Fateci vedere la bellezza di sentirci sempre persone in cammino, che ogni giorno scommettono nella storia la vita con Dio.
L’esperienza contemplativa di Chiara ci interroga. Se ella invita Agnese a porre tutta se stessa nell’immagine di Gesù Cristo (cfr.3LAg 12-13), ancora oggi chiede a voi di lasciarvi trasformare attraverso la contemplazione, di donare la vostra esistenza, nella ricerca incessante di Dio, per liberarvi di tutto ciò che occupa il suo posto e amare sino alla fine.
Se l’oggi di Dio richiede ai cristiani di essere adulti nella fede, a maggior ragione a voi, donne consacrate, è chiesta una fede adulta, che sappia raccontare la vostra esperienza inedita dell’incontro con il Signore, per rispondere con speranza, laddove siete, alle domande profonde degli uomini e delle donne del nostro tempo. Solo chi continua¬mente cammina sotto lo sguardo di Dio, può mettersi in ascolto di chi cerca un senso.
Grazie per la vostra ricerca instancabile di Dio: la libertà vissuta in lui è un invito a tuffarci ogni giorno nel mistero, a credere che Dio c’è, perché l’avete incontrato.

L’ultima volontà di Francesco


In questo tempo in cui solo pochi nel mondo navigano nell’abbondanza e la gran parte delle persone non ha di che sfamarsi, a voi, “sorelle povere” di S. Chiara, Francesco continua ad affidare l’ultima volontà: Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell’altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardate con grande cura di non allontanarvi mai da essa, in perpetuo e in nessuna maniera, per insegnamento o consiglio di alcuno»9.
Voi, “sorelle povere” di S. Chiara, siete collocate da Dio in un luogo reale, per essere segno di contraddizione, non perché difendete le strutture, ma perché da povere scegliete ogni giorno di vivere radicalmente il Vangelo.
Ogni fraternità diviene segno alternativo nei luoghi dell’opulenza e segno di speranza tra coloro che vivono nella precarietà, solo testimoniando la propria consegna e affidamento al Padre, rivelato da Gesù Cri¬sto. Non una povertà ideologica o intellettuale, ma uno stile di vita che testimoni la fiducia totale nel Padre, che prende forma nel quotidiano dell’esistenza. Non mancano, infatti, nel mondo alcune esperienze di fraternità che scelgono di «testimoniare una vita estremamente sobria, per essere solidali con i poveri e confidare solo nella Provvidenza, vivere ogni giorno della Provvidenza, della fiducia di mettersi nelle mani di Dio»10.
Non permettete che niente e nessuno vi distolga dal proposito. Verificate se la diversità di pensiero all’interno del vostro Ordine si fonda sulla ricerca comune di essere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo oppure se la difesa di stili di vita non rimanda più all’Altissimo. Dio continua a chiamare alcuni per essere profeti, non per autocelebrarsi, ma per essere segno del suo amore, della sua vicinanza all’umanità: «Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido... conosco le sue sofferenze”»11.
Raccontateci con uno stile di vita povero, sobrio, umile la vostra fede nella provvidenza di Dio: «La povertà è il segno di appartenenza a Lui, è la garanzia di credibilità del Regno già presente in mezzo a noi. Un segno sempre più convincente ai nostri giorni quando si tratta di una povertà vissuta in fraternità, con uno stile di vita semplice ed essenziale, espressione di comunione e di abbandono alla volontà di Dio»12.
Fateci gustare la gioia della libertà, perché, contemplando, vedete Dio in ogni frammento della vita. Dimostrateci che non seguite le mode di oggi, che non siete in concorrenza con la mondanità, dove l’apparire, l’autocelebrazione, l’individualismo, l’autoreferenzialità pretendono di sbiadire il capolavoro di Dio. Narrateci la vostra storia con Dio che si nutre di silenzio, di ascolto, di profonda vita spirituale.
Vivendo nella stabilità indicateci ciò che è veramente essenziale, bello, autentico. Sappiamo che Dio è la vera ricchezza del cuore umano13 e che la povertà rende liberi dalla schiavitù delle cose e dei bisogni artificiali a cui spinge la società dei consumi: aiutateci a riscoprire che Cristo è l’unico tesoro per il quale valga la pena di vivere veramente 14.
Per Chiara e per Francesco la “santissima povertà” non è semplicemente una virtù, né solo una rinuncia alle cose, ma è soprattutto un nome e un volto: il volto di Gesù Cristo povero e crocifisso (cf. 2LAg 19). Per entrambi, la contemplazione di Cristo povero non si riduce a una bella teoria mistica del distacco, ma prende carne in una povertà reale, concreta, essenziale15. Guardiamo alla loro testimonianza: entrambi hanno amato la povertà per seguire Cristo con dedizione e libertà totali e continuano a essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali16.
Chiamate a seguire, nella forma, Cristo povero, ad abbracciare quindi la povertà, dovete trovare, se necessario, nuove forme per esprimerla17 con spirito profetico, attraverso «una più chiara testimonianza di povertà personale e collettiva [...]»18, proprio come hanno fatto Francesco e Chiara. L’inculturazione di alcune fraternità che si conformano con i poveri che vivono nel loro ambiente, talvolta è sorprendente. Quando condividete con chi non ha, quando scegliete di vivere del necessario, quando non accumulate, quando vi affidate alla fraternità, rendete credibile la scelta della povertà, perché vivete la vostra fede in Dio, il Padre che si prende cura dell’umanità.

La testimonianza della “santa unità”


Il mondo attuale, immerso nel villaggio globale, rischia di diventare un palcoscenico, dove contemporaneamente si muovono tutti e nessuno. La folla, di fatto, rischia di rimanere imbrigliata nella rete dell’anonimato: individui che perdono il senso di appar¬tenenza alla famiglia, al gruppo, alla storia, sembrano avanzare senza avere un nome proprio e senza riconoscere un tu.
Voi, benché in monastero, vivete in questa società, dove si moltiplicano i non-luoghi e dove tutto concorre a strutturare la vita fuori del tempo e senza senso. Gli individui spesso girano senza la consapevolezza della propria identità, impoveriti nella comunicazione con l’altro con cui si stabiliscono dei rapporti che si nutrono spesso di ovvietà.
Voi, nella stabilità, riflettete nella storia la presenza di Dio che dà senso al vivere quotidiano. Siete un segno importante nella Chiesa, nella famiglia francescana e nel mondo, perché in questo tempo in cui ognuno rivendica i propri diritti o vive in funzione del proprio io, voi ci continuate a raccontare, attraverso le vostre relazioni, che è ancora possibile scommettere sull’amore. Ad un mondo che vuole ridurre l’individuo a consumato¬re immerso nelle leggi del grande mercato, voi scommettete sulle relazioni autentiche che si nutrono di silenzio, di ascolto, di attesa, di perdono, di gratuità, di dono, di consegna di sé nella fede, di rispetto della diversità dei ruoli, relazioni che mirano a far crescere la persona nella libertà, secondo la statura di Cristo. Oggi, infatti, mentre la mentalità corrente è protesa verso il livellamento dei ruoli, voi ci dimostrate come essere “sposa, madre e sorella”19: nelle vostre fraternità coniugate fermezza e dolcezza, autorità ed empatia, responsabilità e libertà, autonomia e affidamento.
Accogliendo ciascuna sorella, quale unica e irrepetibile, indicate al mondo il capolavoro di Dio, che fa parte del creato che voi custodite. Amate ogni persona nella sua interezza, costituita da un livello biologico, psicologico e spirituale, attraversata dallo Spirito, non riducibile a una sola dimensione.
Agli esempi diffusi di intolleranza, di non rispetto, di sospetto, di sopraffazione, voi rispondete con l’esserci sempre l’una accanto all’altra e insieme, come fraternità, nel cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo, in dialogo con tutti coloro che bussano ai vostri monasteri. Aiutateci a essere persone di ascolto, a favorire delle relazioni evangeliche, profondamente umane, che mirano all’accoglienza di ogni altro. È significativo per noi, vedere che nell’ordinarietà cercate sempre di più la felicità dell’altro, desiderate “esserci per” l’altro 20.

Attingendo dalla contemplazione un modo nuovo di essere donna consacrata, impa¬rate alla scuola dello Spirito a coniugare la costante attenzione a Dio e alle sorelle. Scorgiamo in voi un continuo cammino, per liberarvi da ogni forma di egoismo. Non vi preoccupate di essere a tutti i costi al centro dell’universo: vivete secondo l’economia del dono, secondo la spiritualità di comunione, senza quantificare l’amore e senza pre¬tendere dall’altro. Vi caratterizza la gioia donata nella gratuità appresa dall’esperienza dell’amore di Cristo.
Abbiamo bisogno di attingere dai vostri laboratori di cultura, che si fonda sul Vangelo, un metodo che ci aiuti a coniugare i valori etici con i valori sociali, per poter vivere radicalmente secondo il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe... di Gesù Cristo ed essere portatori del Vangelo attraverso una cultura di giustizia e di pace.
È significativa la cura che dimostrate nella formazione. Non permettete che sia solo istruzione, ma mirate a un saper essere. Penetrate con l’intelligenza emotiva in ciò che apprendete e che ritenete significativo per la vostra esistenza e per quella degli altri. Testimoniate nella quotidianità, attraverso la maturazione umana sorretta dalla conversione continua, che è possibile seguire Gesù Cristo da povere.

Uniti nella diversità

Voi per molti rappresentate un’oasi di pace, dove uomini e donne possono interrogarsi sul mistero che avvolge e attraversa la vita. Siete chiamate a rendere credibile che il desiderio di Dio è nel profondo di ogni creatura e che Dio cerca l’uomo e la donna costantemente, per stabilire con ciascuno, nella libertà, una relazione fondata nell’amore. Sappiamo quanto vi fate carico delle preoccupazioni del mondo e come continuate a intercedere presso Dio. Guardandovi, ci ricordate che bisogna sognare insieme per rendere visibile un mondo evangelico.
Siamo convinti che la testimonianza della “santa unità” richiede oggi una riflessione sul rapporto tra il primo e il secondo ordine. Non possiamo ignorare che «un solo e medesimo Spirito ha fatto uscire i frati e quelle donne poverelle da questo mondo».21.
Quale valenza ha questa verità nella nostra vita? Siamo convinti che la santa «[...] unità ci permette di assumere, nella diversità delle vocazioni, la profonda completezza delle dimensioni della Chiesa, che il Concilio definisce interamente fervente nell’azione e dedita alla contemplazione. [ ... ] Se non è accettabile che il ramo femminile sia sottomesso a quello maschile, neppure la totale separazione rappresenta una soluzione accettabile; anzi, ciò sarebbe un danno tanto per i frati quanto per le sorelle. I nostri ordini possono invece offrire alla Chiesa e al mondo la testimonianza di una sana e necessaria complementarietà vissuta tra i due rami e in un atteggiamento di grande e mutuo rispetto, ma allo stesso tempo di comunione e di reciproco aiuto, che sia immagine della Chiesa-comunione»22.
Forse è arrivato il momento di consolidare un rapporto che sappia coniugare autonomia e reciprocità. Siamo consapevoli che non è nella sostituzione, né nella tutela che si vive il carisma della santa unità, ma nel mettersi in ascolto gli uni delle altre e viceversa, nel rispetto reciproco, in atteggiamento contemplativo, per rendere visibili le ricchezze comuni e le diversità che rendono bella la propria specificità e credibile la testimonianza della comunione vissuta in Dio, senza confusione e senza dipendenza. Il Signore vi benedica e vi custodisca
Vogliamo sognare con voi, perché Chiara possa vedere realizzata la Regola nella sua interezza tra le sue figlie. Se l’attualità di Francesco e Chiara è sotto gli occhi di tutti, è perché ancora Dio continua a scommettere con noi, e con voi in particolare, perché l’ispirazione originaria che lo Spirito affidò un giorno ai nostri fondatori, possa prendere forma oggi. Chissà quale incidenza può avere ancora in questo tempo la testimonianza delle “sorelle povere” di S. Chiara sulla Chiesa e sul mondo!...
Con Francesco vogliamo rinnovare per voi il nostro impegno: «Poiché per divina ispira¬zione vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo vangelo, vogliamo e promettiamo di avere sempre di voi come di loro, per mezzo mio e dei miei frati, cura diligente e sollecitudine speciale 23 ».
E con Chiara vi chiediamo di essere «sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore»24.
Fr. José Rodríguez Carballo ofm Ministro generale
Fr. Marco Tasca, ofmconv Ministro generale
Fr. Mauro Jöhri, ofmcap Ministro generale
Fr. Michael Higgins, TOR Ministro generale


1 Benedetto XVI alla 23° Assemblea generale della Fiuc, 19 novembre 2009.
2 RsCh I, 2, FF 2750.
3 TestsC 5, FF 2824.
4 Cfr. Il Servizio di autorità e l’ obbedienza 7.
5 Cf. 3LAg 26, FF 2893. 6 Benedetto XVI, Udienza generale, 27 gennaio 2010.
7 Cf. Gv 1,1.
8 1Gv 4,8.
9 UvolFF140.
10 Benedetto XVI, Udienza Generale, 13 gennaio 2010.
11 Cf. Es 3,7.
12 Fra Giacomo Bini, ofm Ministro generale, in “L’Osservatore Romano”, 1 Febbraio 2003, pag. 6.
13 Cf. Vita consecrata 90.
14 Cf. Ripartire da Cristo 22.
15 Cf. Chiara d’Assisi e di oggi, fr. José Carballo, op. cit., pagg. 15- 16.
16 Cf. Benedetto XVI, Udienza generale, 27 gennaio 2010.
17 Cf. Perfectae caritatis 13.
18 Instrumentum Laboris IX Sinodo V. C. 1994 53.
19 1LAg 12, FF 2863.
20 Cf. Deus Caritas est 7.
21 2Cel 204
22 Reciprocità e complementarietà tra frati minori e sorelle clarisse, Relazione del ministro generale Fr. Hermann Schalück al Congresso Internazionale degli Assistenti delle Federazioni delle Sorelle francescane contemplative (3 settembre 1996).
23 RsC VI, 3-4.
24 BensC 16.