Ancora nel 1986, in occasione del convegno promosso da �Testimoni� al Passo della Mendola, insieme p. Tillard , Enzo Bianchi aveva avuto modo di parlare di �ombre e luci� della VR a vent�anni dal concilio. Lo aveva fatto con toni e contenuti molto simili a quelli riproposti nell�annuale assemblea Cism, svoltasi nel novembre scorso a Milano-Segrate . �Ho letto e riletto pi� volte, ha esordito il priore di Bose, quella relazione. Devo dire che mi sento di confermarla oggi in ogni suo punto. Ma ricordo anche che la sua proposta non � piaciuta ad alcuni di quei religiosi che, in quei decenni, erano ritenuti le �bussole� del rinnovamento della VR in Italia�. Nella �fraternit� solidale� e nella �verit�� di allora, anche questa volta, parlando ai provinciali italiani, ha cercato di dire �quello che pensa�. Lo ha fatto per punti: diagnosi della crisi, analisi della situazione, domande ineludibili, esigenze urgenti per il futuro.

La crisi attuale un �evento pasquale�


Questi ultimi decenni, ha detto, sono stati quelli del �pi� rapido e, forse, pi� esteso mutamento non solo della forma vitae, ma anche della teologia della VR�. L�attuale crisi della VR va letta con �coraggio e lucidit��. �In una diffusa situazione d�incertezza, (la VR) sta forse vivendo la fase conclusiva di un faticoso trapasso�. Ma, attenzione! Questa crisi, non � una crisi nel senso di una �decadenza spirituale o morale� come lo pu� essere stato in passato. Va letta, piuttosto, come una �tribolazione� (in senso paolino, una thlipsis), come una �ars moriendi�, una �infirmitas�, una �debolezza� di fronte a un futuro che avanza impetuosamente. Va letta come un �esodo�, un �evento pasquale� in cui �qualcosa certamente muore, ma, insieme, qualcosa rinasce nella continuit� di ci� che, nella VR, resta fondativo�.
Bastano pochi dati statistici per cogliere gli aspetti pi� immediati di questo �esodo�. Negli ultimi cinquant'anni i religiosi in Italia sono passati da 27.000 a 19.000 e le religiose da 153.000 a 90.000, con un calo proporzionalmente molto pi� accentuato da parte delle religiose. Da un�analisi pi� dettagliata dei dati, poi, � accertato che il calo dei religiosi laici � molto pi� rilevante di quello dei religiosi sacerdoti. Sono dati sui quali si dovrebbe �riflettere molto pi� a fondo�. Non basta giustificare questo preoccupante stato di cose affermando che la VR oggi non sarebbe pi� fonte di �promozione sociale� come lo � stato in passato. Nel caso specifico della fortissima contrazione numerica dei religiosi laici, una spiegazione si potrebbe sicuramente ritrovare nel fatto che, come sta avvenendo, ad esempio, nel seminario regionale della Puglia, �il sacerdozio, con il potere e la responsabilit� ad esso connessi, suscita ancora oggi nuove vocazioni�.
La crisi, si chiede Enzo Bianchi, � solo delle persone o forse, in misura ancora maggiore, non anche dello �statuto� della stessa VR? Pensando, inoltre, al progressivo aumento dell�et� media dei religiosi/e, non si dovrebbe mai sottovalutare �il fatto della stanchezza e, in non pochi casi, anche della frustrazione vera e propria che contrassegna tante situazioni di VR�. L�entusiasmo e la speranza che avevano contrassegnato l'epoca del rinnovamento postconciliare, oggi sono sempre pi� lontani.
Non � in crisi solo la VR tradizionale. Anche nelle �nuove comunit�� di vita consacrata �sono tramontate da tempo le forti convinzioni e l�entusiasmo degli inizi�. Soprattutto la seconda generazione di queste �nuove� realt�, dimostra di non essere pi� quella �primavera� tanto sperata ed entusiasticamente osannata, a suo tempo, un po� ovunque. Dovrebbe far riflettere il fatto che, ad esempio, in Francia, pi� della met� di queste �nuove comunit�� sono attualmente sotto �visita apostolica�.

I religiosi e il Vaticano II

Ma che cosa � successo in questi cinquant'anni postconciliari? Non si pu� sottovalutare, prima di tutto, il �contributo decisivo� che i religiosi/e hanno saputo dare all'aggiornamento conciliare della vita della Chiesa. Anche loro sono stati �protagonisti laboriosi e impazienti� nell'attuazione non solo dello spirito, ma anche della lettera del concilio inserendosi attivamente nella vita delle Chiese locali. In particolare, lo sono stati nella riforma liturgica, nell'affermazione della centralit� della Parola di Dio, nell'instaurazione del dialogo con le altre comunit� cristiane, con le altre religioni, con gli uomini non credenti. Spesso nel nascondimento, senza contestazioni, i religiosi/e in Italia, hanno lavorato per una riforma conciliare impegnandosi, con modalit� diverse ma sempre determinanti, sia come congregazioni che personalmente. �Conosco abbastanza bene la VR dei paesi francesi per dire che in quei paesi, ad esempio, non � stato cos�. Basti pensare a quel superiore generale che nel 1966 ha inviato un messaggio a tutti i religiosi della sua congregazione dichiarando che a loro il concilio, essendo pastorale, non interessava affatto e non li riguardava. �Queste cose in Italia non sono mai avvenute�. I pochi casi di contestazione nella recezione dei grandi temi conciliari potevano essere imputabili ai singoli, non certamente alle loro congregazioni.
Non si pu� dire, invece, la stessa cosa per ci� che � accaduto nella forma vitae dei religiosi e nel come essi hanno vissuto alcune istanze di rinnovamento. Molto opportunamente, anche se con tutti i limiti del caso, Enzo Bianchi ha tentato una periodizzazione di questi decenni postconciliari. Il primo periodo (inizi anni �60 e fine anni �70), � sicuramente caratterizzato da una �rapida lievitazione� dei fermenti di rinnovamento della VR. Ma va anche detto, con tutta onest�, che �non furono i padri conciliari provenienti dalla VR a manifestare istanze di riforma. Nessuna voce di quei superiori-padri conciliari ha mostrato istanze di riforma nel cammino della Chiesa. Sono stati i vescovi non appartenenti a ordini religiosi a chiedere alla VR di interrogarsi e di intraprendere un rinnovamento. Non � venuto dai religiosi il contributo pi� significativo in vista di un loro cammino di riforma�.
Perch� meravigliarsi, allora, se - come � stato osservato da molti - il decreto Perfectae caritatis, tra i vari documenti conciliari, �risulta uno dei pi� poveri e sprovvisti di qualit� profetica e di indicazioni feconde per il rinnovamento della VR?�. Purtroppo, questa scarsit� d�indicazioni conciliari �forti� e soprattutto l'inadeguatezza del cap. 6� della costituzione Lumen Gentium sull�identit� e la collocazione della VR nella vita della Chiesa, �peseranno non poco negli anni del postconcilio�. Il priore di Bose confessa di essersi ritrovato molte volte con p. J. M. Tillard, p. T. Matura e altri a confrontarsi proprio sulla �debolezza della lettera del concilio� sui temi di fondo della VR. �Nel caso dei religiosi � sicuramente possibile dire che ha dato una spinta maggiore lo spirito del concilio che non la lettera del concilio�.
Grazie proprio allo spirito del concilio, la VR ha potuto affrontare l�aggiornamento come �un esodo, un�attraversata nel deserto, carica di sofferenza, di fatica, ma anche di scoperte e di acquisizioni essenziali�. Un po� in tutte le congregazioni, insieme alle Costituzioni e alla Regola, si � ripensata la propria forma vitae. Sulla scia lunga delle riforme conciliari, anche nell�ambito della VR, si � manifestata da subito la volont� di un �ritorno alle fonti�. Tutta la ricca letteratura della e sulla VR cos� abbondante negli anni �60 e �70 �testimonia la ricerca fatta in questo senso e i mutamenti intrapresi�. Non � cambiato soltanto l�abito. Viene riconosciuta la soggettivit� dei singoli religiosi/e unitamente a tante altre e conseguenti istanze come il rispetto della persona e dei suoi primi inalienabili, il superamento della relazione superiore-suddito, il passaggio, nella vita comunitaria, dall'osservanza uniforme delle regole e degli esercizi di devozione alla condivisione, alla comunicazione, alla relazione fraterna, alla corresponsabilit�. L�antica e diffusa �autarchia pastorale e spirituale� della VR, ha ceduto il posto ad un sempre pi� reale innesto nella Chiesa locale. � finita, cos�, quella che Enzo Bianchi chiama la fuga Ecclesiae, una fuga non meno �peccaminosa� della fuga mundi, della fuga, cio�, non dagli uomini, ma dalla mondanit�.
Molte famiglie religiose, in una societ� sempre pi� lontana dai tempi della fondazione del proprio carisma, si sono trovate nella necessit� di inventarsi una nuova diaconia, una nuova missione apostolica. Senza accorgersene si � andata verificando, di fatto, una �secolarizzazione� delle espressioni della VR: abito, case, spazi di clausura ecc., con la conseguente riduzione delle differenze tra una congregazione e l�altra e la riscoperta, nello stesso tempo, di �una comunione, una solidariet� possibile tra loro, particolarmente nell'ambito della Chiesa locale�. In quel periodo si � avvertita l�esigenza della creativit�, di una presenza come vera testimonianza. Si sono cercate ed esperimentate nuove forme di vita pi� semplici, a misura d�uomo, �inserite in contesti sociali allora giudicati creditori dell'annuncio del Vangelo�.

Gli anni dell�entusiasmo e degli abbandoni

Quelli furono gli anni della fioritura di piccole comunit�, soprattutto urbane, formate �da frati o suore che cercavano con l'uscita dalle grandi case o dalle opere degli istituti di provenienza, una forma pi� rispondente ai segni dei tempi, dei segni dei luoghi, nonch� pi� fedeli, secondo il loro giudizio, al Vangelo�. La stessa scelta della condizione di lavoro rispondeva soprattutto a �una logica d�inserimento nel quotidiano dei poveri, nelle periferie urbane, nelle aree scristianizzate�, inseguendo il �discutibile� ideale, allora molto in voga, di �vivere come loro�. Tutto questo, osserva Enzo Bianchi - che in quel tempo, anche per espressa volont� del card. Pellegrino, aveva accompagnato da vicino diversi tentativi del genere - �testimoniava la volont� di rifuggire esenzioni e privilegi, esprimeva un desiderio di solidariet� con gli ultimi e dava la possibilit� a molti di un�espressione nuova di vita, sconosciuta nelle tradizionali forme religiose�.
Si trattava, allora, di mutamenti che le congregazioni hanno accettato alcune volte �con benevolenza�, altre volte �con rassegnazione� o �con difficolt��, per non parlare dei casi in cui sono state obbligate �ad espellere dal loro corpo e a riconoscere queste nuove vie come incompatibili con la loro identit�. Purtroppo, in quel tempo � mancata, da parte dei superiori religiosi, la forza e l�autorevolezza necessarie per comprendere che la VR �si stava avviando verso una pluralit� di orizzonti. Quello, i superiori religiosi allora non lo hanno capito e soprattutto non hanno saputo guidare, accompagnare, e anche, all�occorrenza, correggere questi movimenti creativi�.
Anche qui, allora, perch� stupirsi se �l'esito di molti di questi tentativi fu la perdita dell'identit� religiosa�? In troppi casi non si distingueva pi� la comunit� di un istituto secolare da quella di una congregazione o di un ordine con secoli di storia alle spalle. Non sono mancati casi in cui l�inserimento nel mondo �diventava un annegare nella mondanit� o si trasformava in una vera e propria �militanza politica�, con l�esito scontato di �sfigurare quella diaconia che si voleva svolgere a favore dei poveri�. Sono stati gli anni dell'entusiasmo della riforma, ma anche di molti abbandoni. �Quanti uscirono in quegli anni! Chi c�era lo sa! Quante contraddizioni!�. A volte, proprio i pi� entusiasti artefici del rinnovamento, �sono stati i primi a lasciare�.

L�affannosa ricerca del carisma


Nel secondo periodo che va dalla fine degli anni �70 al 2000, Enzo Bianchi pensa di poter affermare che �si � compiuta la presa di consapevolezza di un mutamento di paradigma antropologico, sociale ed ecclesiologico�. All'inizio degli anni �80 si parlava comunemente di tramonto della cristianit� e dell'ecclesiologia universalistica ed eurocentrica, di emergenza non solo del multiculturalismo ma, soprattutto, del soggettivismo individuale, con pesanti ripercussioni anche nell�ambito della VR. Inevitabili allora le domande sul senso della VR, sulla sua identit�, sulla sua capacit� profetica, sul suo posto nella Chiesa. Proprio in quel periodo, afferma il priore di Bose - pienamente consapevole di esprimere su questo punto un giudizio non solo critico, ma anche severo � volendo trovare una risposta solo a queste domande, si � andata innescando una �affannosa ricerca o riscoperta del carisma del fondatore�.
Ogni congregazione, soprattutto nel mondo femminile, ha speso le sue migliori energie in questa direzione, distogliendole �da quella riforma che andava cercata soprattutto nel Vangelo, ed eventualmente riscoprendo lo spirito che aveva ispirato il fondatore o la fondatrice�. Siamo onesti, dice Enzo Bianchi. � sicuramente facile �parlare del proprio carisma quando il fondatore � un san Francesco, un san Domenico, un sant'Ignazio di Loyola�. Ma quando la fondatrice �� una santa donna che, magari sollecitata dal suo vescovo, ha risposto semplicemente a un bisogno emergente in quel determinato luogo, trovare i carismi e �cantarli� diventa molto difficile�.
Proprio ancora all�inizio degli anni �80, ci fu qualcuno - �non ero io�, ma una persona pi� autorevole, ha precisato il relatore - che aveva avanzato con insistenza la richiesta di un sinodo sulla VR. Ma quella voce �non fu ascoltata e intanto la VR mostrava sempre pi� i segni della sua debolezza�. Purtroppo, quelli furono anche gli anni di �una incomprensione, andata via via crescendo, tra Santa Sede, molti vescovi e i religiosi�. Di fronte all�autorit� ecclesiastica, i religiosi avevano ormai definitivamente compromesso la loro qualifica di �figli prediletti della Chiesa� di pacelliana memoria.
A partire, poi, dagli anni �80, di fronte una considerazione crescente, da parte della gerarchia, dei nuovi movimenti ecclesiali, sempre pi� numerosi e visibili nelle Chiese locali, �la VR � stata in qualche modo abbandonata a se stessa. Non ha pi� sentito su di s� n� gli occhi di predilezione, n� gli occhi di chi l�avrebbe voluta in qualche senso sostenere�. Forse questo pu� ancora oggi dispiacere a qualcuno, ma va onestamente �riconosciuto, senza lamenti, senza recriminazioni�. Erano gli anni della crescente secolarizzazione,della scristianizzazione, della presa di coscienza, da parte dei cristiani, di essere diventati una �minoranza� all'interno di un Occidente segnato dall'indifferenza. Andava sempre pi� emergendo la figura dell'individuo �che vuole essere libero, vuole autodeterminarsi, che rifiuta l'autorit� esterna e privilegia l'autorit� propria, non sente pi� come determinante l'appartenenza�. Prendono il sopravvento l�esperienza vissuta e l�intensit� emozionale. Le diverse forme di vita comunitaria, la convergenza verso un progetto comune, l�assunzione di responsabilit� �con gli altri e mai senza gli altri�, sono tutte prospettive che �non solo non esercitano pi� nessun�attrazione, ma sembrano, anzi, sempre pi� contraddette� (dalla realt�).
Solo verso gli anni �90, di fronte alla presa d�atto della problematicit� crescente della vita comunitaria, la congregazione degli istituti di VC, per la prima volta nella sua storia, ha tentato di affrontare questo tema. Nel suo discorso, tenuto il 20 novembre 1992 alla �plenaria� della medesima congregazione, Giovanni Paolo II �sembr� aver capito uno dei punti focali della crisi�, quando ha affermato che �tutta la fecondit� della VR dipende dalla qualit� della vita fraterna in comune�. �Con molto ritardo � venuto poi il Sinodo sulla VR del 1994�, seguito due anni dopo dalla pubblicazione dell�esortazione apostolica �Vita consecrata�. Era un testo certamente ricco di tutte le acquisizioni postconciliari nel campo del rinnovamento della VR. Ma Enzo Bianchi si permette di dire e di esserne ancora pienamente convinto a distanza di 15 anni, che quel testo �� arrivato, come lo stesso Sinodo, troppo tardi, un testo che non apriva grandi visioni sul futuro�.

Rifondazione e precariet� diffusa

Dopo il periodo del rinnovamento, dopo quella della ricerca del carisma del fondatore, eccoci al terzo periodo (dal 2000 ad oggi), quello della rifondazione. Rifondare la VR, riscattare la sua dimensione teologale: in quegli anni �non si parlava d�altro�. Al di l� di tutti i ricorrenti slogan sulla rifondazione o sulla fedelt� creativa, in realt�, in quel periodo, andava sempre pi� emergendo �la precariet��. Sia che si parlasse del futuro delle comunit� o del futuro delle opere (affidate sempre pi� spesso ai laici, ma non per questo necessariamente garantite nella loro efficacia), da ogni angolo spuntava sempre il tema della precariet�. Basterebbe semplicemente chiedersi quanti religiosi oggi abbandonano la VR dopo i 50 e i 60 anni. �Chi l'avrebbe mai detto?�. Rispetto al passato, oggi � generalmente pi� facile trovarsi una qualche sistemazione. Quante suore, ad esempio, in uscita dal proprio istituto, trovano senza difficolt� �un prete che mette loro una cuffia in testa e se ne serve per la sua parrocchia�.
Perch�, si chiede Enzo Bianchi, non voler guardare in faccia una realt� sempre pi� contrassegnata dalla precariet�? Perch� continuare, invece, parlare di �caos�, di �notte oscura�, di �stagione invernale� della VR? Di fronte a simili riletture caricaturali del postconcilio, �m�indispettisco quando leggo questi libri e mi rincresce che siano cos� letti da parte dei religiosi�. Il problema vero, oggi, � quello di una VR �sempre meno attraente e sempre pi� anacronistica per le nuove generazioni che non riescono a cogliere in essa, a ragione o a torto, l�evangelicit� e la possibilit� di una sequela concreta, per tutta la vita, del Signore Ges��.
Anche se la crisi della VR va necessariamente collocata nel contesto della crisi non solo di tutto l�Occidente, ma anche della Chiesa, non � comunque corretto pensare che questa crisi venga �dall'esterno della VR�, sottraendosi cos�, in partenza, alle doverose domande sulle sue eventuali inadempienze. �No. La crisi, come insegna la Bibbia, potrebbe anche essere un giudizio di Dio sulle nostre inadempienze, potrebbe essere una prova, o, come dicevo fin dall'inizio, una tribolazione in vista di una riforma, di una conversione�. La Scrittura, infatti, � l� a ricordare che �il giudizio di Dio sui credenti interviene quando c'� infedelt� nella propria vocazione, quando, per la durezza del cuore (sclerocardia), i credenti non sono pi� capaci di leggere l'oggi di Dio�.
Senza colpevolizzarsi pi� di tanto e senza scaricare su altri le proprie responsabilit�, basterebbe avere il coraggio di porsi delle semplici domande �per verificare dove siamo e dove stiamo andando�. Eccone alcune: �In questi decenni di rinnovamento, la VR ha cercato di essere ci� che la sua vocazione le chiede, ossia una memoria vivente del Vangelo? La VR ha cercato di essere nella Chiesa il luogo che indica in modo limpido, per quanto � possibile a noi uomini, la croce e la sua efficacia? La VR non si � qualche volta lasciata tentare dal rincorrere a forme e a metodi mondani, a forme di aggiornamento che non � secondo la logica adottata come stile di vita da Ges�? La VR ha saputo custodire quel nucleo irrinunciabile che consiste nella sequela di Cristo, cercando di vivere come l'uomo Ges� � vissuto? Si � veramente convinti che l'unico vero compito della VR � quello di essere nella Chiesa e tra gli uomini segno di rappresentanza della vita Jesu, sino a darne una percezione sensibile e trasparente? La VR ha saputo, in questo clima di dominante secolarizzazione, non secolarizzasi e tuttavia tentare di entrare comunque in comunicazione con quell'umanit� nuova che gi� appare agli orizzonti della storia?�. Si tratta sicuramente di domande �inquietanti e urgenti�, anche se in verit�, la domanda dovrebbe essere una sola: �la VR � esegesi vivente della vita di Ges�? S� o no?�. Solo se � tale, infatti, sar� anche �profetica e portatrice di una parola da annunciare� in un contesto ecclesiale e sociale come quello attuale.

Un cammino di conversione

Da qui in avanti, Enzo Bianchi si chiede quali potrebbero essere le esigenze pi� urgenti per una VR significativa in s� e per gli uomini del nostro tempo? Ne indica tre: un cammino di conversione, una piena umanizzazione, una comunit� che sia veramente tale. Parlando di esigenze urgenti emergono senza volerlo, dice, anche le inadempienze. Ci� premesso, non si stanca di ripetere non solo che �questa crisi non � di decadenza spirituale�, ma, inoltre, che la sua visione complessiva sulla VR del postconcilio non pu� che essere sostanzialmente �positiva�. Si sente, invece, infastidito tutte le volte che sente parlare di futuro della VC in termini fin troppo poetici. Un esempio? Il compito della VR di oggi, secondo alcuni, sarebbe quello di �anticipare l�alba�. �Ma cosa vuol dire? Chi non sa dire nulla, ricorre a queste frasi emozionali�. Tutti questi �stilemi estetizzanti� servono solo a depistare una seria riflessione proprio sulle esigenze pi� urgenti gi� oggi e non solo domani.
La prima di queste urgenze � quella di un reale �cammino di conversione�, un �andare avanti sulle tracce di Cristo, senza mai sentirsi pienamente arrivati�. Prima di ogni missione, di ogni diaconia, prima delle opere, la VR �� un ritorno a Dio, un cambiamento di vita, scelta continua della differenza cristiana, tentativo continuo di fuga mundi, dalla mondanit�. � una conversione sempre in atto, giorno dopo giorno, disposti ad accettare �la precariet� degli assetti, attuando la sequela religiosa, rinnovando ogni giorno la decisione di amare l'altro, senza reciprocit�, in una vita comune, e incontrando gli uomini, gli ultimi, che si vogliono servire�.
Purtroppo, invece, si continua a pensare la VR come uno �stato di perfetti�, di �arrivati alla meta�, di �domiciliati in una situazione di pienezza�, di �perfetta carit��. �Ma sapete che la �perfetta carit��, che la �piena comunione� ci saranno solo nel Regno?�. Fino a quando si vive su questa terra ci si dovr� sempre �arrabattare� fino alla morte, �sperando che quello che non siamo riusciti a fare qui, Dio lo completi di l�. Non per nulla, nella professione religiosa, si chiede proprio che �lo Spirito porti a termine il lavoro che in te, oggi, ha iniziato�.
Non ci si dovrebbe mai dimenticare che stare nel mondo, senza essere del mondo, � una condizione di �equilibrio instabile�. La VR � �differenza cristiana� rispetto al mondo. Basterebbe la sua presenza per essere testimonianza di Cristo, per essere �segno� della �buona notizia� del Vangelo. Per Francesco era molto pi� importante �vivere il Vangelo�, esserne una �memoria vivente�, che non predicarlo. Di fronte alla totale indifferenza del mondo di oggi, andrebbe pienamente recuperata tutta la �differenza� del Vangelo. � proprio questo �scarto�, questa �differenza� che dovrebbe stimolare il cammino di conversione della VR. Non si tratta semplicemente di una �pia esortazione�. Sulla piena disponibilit� a questa conversione �sta o cade la stessa VR�.

Una piena umanizzazione

Questo cammino di conversione dev�essere, per�, accompagnato da una piena umanizzazione. �Non dimentichiamolo mai: la VR � vita umana, vissuta da uomini e donne che cercano di innestare la loro umanit� nell�umanit� di Ges��. � un innesto tutt�altro che semplice. Pu� avvenire solo attraverso �un'arte del vivere, che esige spoliazione semplificazione, unificazione, ricerca di ci� che � essenziale per l'uomo d'oggi�. Ges� non � solo colui che �ha raccontato Dio, che ha raccontato il vero uomo, come Dio l'ha pensato, lo ha voluto e lo ha creato�. � anche colui che �ha raccontato quel Dio che nessuno ha mai visto e, insieme, ha raccontato quell'uomo che noi dovremmo cercare di essere�.
Perch� negarlo? Molto spesso, ci� che ostacola la realizzazione di una vera VR personale e comunitaria, � la scarsa �qualit� umana�. Il vero problema di tante comunit�, �� che umanamente, umanamente...�. Sono le frequenti e amare constatazioni che vengono fatte tutte le volte che si ha che fare con esistenze �vissute senza passione, senza convinzioni profonde, senza sensibilit�, senza bellezza, senza libert� interiore�. Ma senza libert�, si diventa schiavi. C'� un passaggio nel Vangelo di Giovanni che non si dovrebbe troppo facilmente dimenticare: �ora, lo schiavo non resta per sempre in casa; il figlio vi resta per sempre� ( 8,35). Che dire, infatti, di tutti quelli che lasciano la VR? Non potrebbe essere solo l'ultimo passo di una vita non pienamente umanizzata in cui si sono sempre sentiti schiavi? Non basta, nella VR, far balenare di tanto in tanto, delle �scelte eroiche�. �Bisogna avere il coraggio di dircelo: o la VR � un cammino di umanizzazione, diversamente non riusciamo a viverla�.
Come la conversione, anche l�umanizzazione � un percorso che attraversa tutte le fasi della vita. � un cammino faticoso. �Vivere i voti � difficile. Piantiamola con il dire che nella VR tutto � bello, quasi che non ci fosse un prezzo da pagare�. Certe seduzioni creano facili entusiasmi che, alle prime difficolt�, svaniscono come la neve al sole. �La disponibilit� all'azione dello Spirito Santo esige una lotta spirituale continua. Non ci pu� essere VR senza rinuncia, senza patire delle mancanze, senza soffrire�.
Purtroppo, di fronte all'ideale dominante dell'edonismo, della soddisfazione immediata, del bisogno di �non farsi del male�, dell� �et� et��, senza avere il coraggio di una scelta anche in controtendenza, in questi ultimi decenni, si � troppo spesso occultato o minimizzato il contenuto, ereditato dalla tradizione, dell�aspesis (disciplina). �Aspesis � fare di tutto per stare nell�alleanza con Dio, per essere uomini e donne secondo una vocazione divina, per fare della nostra vita umana un'opera d'arte, in cui bont�, bellezza e beatitudine sono immanenti l'uno all'altro�. Aspesis � anche �accettare la mancanza di beni, di cose, di mezzi, � accettare l'assenza di altri nella nostra vita intima e corporale, � accettare la rinuncia a decidere sempre autonomamente su di s�. � un esercizio �a volte umiliante, faticoso, proprio perch� � in contraddizione con il nostro egoismo�.
All'interno di questo esercizio di umanizzazione, non � possibile ignorare il problema della morte. Non si tratta di elaborare una spiritualit� �affascinata dalla morte�. Pi� semplicemente si tratta di �guardarla in faccia�, facendo ci� che il mondo non � pi� in grado di fare. �Il religioso, come ogni cristiano, sa che, secondo le parole di Ges�, deve morire a se stesso, ma sa anche che la professione religiosa � semplicemente riconferma e sviluppo della sua morte gi� accolta nel battesimo�. Sa, ancora, che il suo corpo �non � disponibile a unirsi con altri corpi, per celebrare la vita, l'amore, e creare la vita�. Sa che �non avr� eredi�. Ciononostante � profondamente convinto che, alla scuola di Ges�, il suo amore diventer� �forte come la morte� e aprir� �orizzonti insperati� nella sua vita.

La vita fraterna essenza della VR

Sia il cammino di conversione che quello di una piena umanizzazione, non possono non tendere alla comunione. � proprio il celibato che chiede di essere vissuto in una vita di comunione, l� dove l'amore fraterno �sa anche vivere di distanza, di discrezione, di sobriet�, nel rispetto della libert� di ciascuno, in una vita che gi� di per s� � una profezia in atto�. La vita fraterna � il fine e la ragion d�essere degli stessi voti religiosi. Nella misura in cui vuole essere memoria reale e concreta della comunit� vissuta da Ges�, la vita fraterna diventa il dono per eccellenza dello Spirito. Anche se questa comunione comporta il mettere in comune i propri beni, l�abitare e il pregare insieme, nella VR significa soprattutto �lotta contro l'individualismo, contro una vita comune che obbedisce a regole mondane, al comunitarismo�. Significa soprattutto una vita �strutturata e regolata�. Se si vive insieme e si vuole incarnare il comandamento nuovo dell�amore reciproco dato da Ges�, �non ci pu� non essere la regola, una struttura oggettiva�.
In passato la vita comune era vista essenzialmente in funzione dell'opera, della diaconia da compiere. Oggi, invece, �abbiamo la consapevolezza che una vera vita di comunione dev'essere pensata in primo luogo come servizio reciproco, come una vita in cui l'opera prima e al di sopra di tutto � amarci gli uni gli altri, perch� allora Dio dimora in noi�. Solo in questo modo i religiosi saranno riconosciuti come discepoli di Ges�. In un contesto in cui le comunit� religiose sono sempre pi� formate da persone di origine, cultura, preparazione intellettuale, et� ecc., molto diverse, i religiosi dovrebbero essere sempre pi� degli �esperti in comunione�. Perch� questo cammino sia praticabile i religiosi devono sapere che la vita comune � un�alleanza stretta non solo con Dio, ma anche con i fratelli, con le sorelle, un�alleanza �usque ad mortem�. Solo in questo modo, l�alleanza pu� diventare �un messaggio per tutta la Chiesa, per il mondo, per quegli uomini e quelle donne che celebrano l'alleanza all'interno dell'avventura dell'amore matrimoniale�.
Nella fase attuale contrassegnata dalla precariet�, c'� chi si chiede se ci sar� un futuro per la VR. �Questa domanda non ha nessun senso, perch�, finch� esiste la fede cristiana, ci saranno sempre uomini e donne che sentiranno la chiamata a servire Ges� nel celibato e nella vita comune, perch� � questo ci� che VR offre, non altro��. Tutto il resto, infatti, lo possono fare i presbiteri, i semplici fedeli. Forse in futuro la VR sar� diversa, ma di una diversit� storica inevitabilmente connessa alla novit� del divenire.
Proprio pensando al futuro, sarebbe opportuno, di tanto in tanto, guardare indietro, non dimenticando quel passo straordinariamente eloquente con cui Isaia si rivolge ai suoi figli (discepoli): �Io ho fiducia nel Signore, che ha nascosto il suo volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui. Ecco, io e i figli che il Signore mi ha dato, siamo segni e presagi per Israele da parte del Signore degli eserciti, che abita sul monte Sion� (8, 17-18).
�Quanto vorrei, ha concluso Enzo Bianchi, che ogni superiore maggiore, nella sua piccolezza e umilt�, si sentisse semplicemente come il profeta Isaia e potesse dire: �io e i miei religiosi siamo segni e presagi per la Chiesa, per il mondo�. Non dobbiamo temere. Ogni comunit� di religiosi pu� essere segno e presagio. Anche se la VR sar� ridotta ad un piccolo �resto�, continui a non temere. Sempre Isaia ci assicura che se anche restasse soltanto un ceppo, perch� l'albero � abbattuto e tutti i rami e anche il tronco sono a terra, quel ceppo, dice Isaia, � un �ceppo santo� che continuer� a gettare virgulti e sar� �seme santo� (6, 13)�. Come il Signore non � mai venuto meno alla sua fedelt� nel passato, �cos� sar� anche nel futuro�.