In questo tema, si tratta di Dio - il Santo, l'Altissimo - ma, se lo prego,
allora si tratta di te: tu, nostra speranza! È attraverso questo modo
particolare di conoscenza - sperare in te - che viene posta, pro-posta, la
relazione inaudita: tu, sei tu la nostra speranza. Cioè: eccoci insieme, noi che
speriamo un giorno di conoscerti, di vederti in faccia. E noi allora, saremo
illuminati dal tuo sguardo: con-viventi.
Dopo aver scritto "Dio", dopo averne enumerato tutti i suoi nomi più belli -
pace, luce, misericordia, vita, amore - dirgli "tu" significa impegnarsi nella
più folle delle avventure, la più rischiosa, la più felice. Significa cominciare
a sperare a partire da nient'altro che da te, per essere pronti a sperare in ciò
che non inganna. Tu, speranza nostra: allora al cuore di noi stessi si apre un
cammino, una pista di felicità: "Strana proprietà della speranza: non è
un'incertezza, non è nemmeno un sapere. Non illumina come un faro, piuttosto
brilla tremula, come una stella. Una speranza non può essere autentica se è
perentoria o chiassosa."
Tu, l'insperato, che giungi a noi come un "buongiorno" sconvolgente, come un
"ciao" sorprendente: "Rallegrati!"... E la speranza non mente "perché l'amore di
Dio è stato effuso nei nostri cuori - come prima in Maria - per mezzo dello
Spirito santo".
L'umanità è chiamata a divenire volto, nella speranza: "Vedranno il tuo volto
.... non vi sarà più notte ... perché il Signore Dio effonderà su di loro la sua
luce, e regneranno" (Ap 22,4-5). Ciascuna e ciascuno si sentirà dire: "Alzati!
Rivestiti di luce! Perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di
te. Il tuo Dio sarà il tuo splendore!" (Is 60, 1.19).
Sì, un futuro di luce ci attende, e già si dona a vivere: figli della luce lo
siamo già (cf. Col 1,23). Così scelgo di stare sulla soglia, nella tua casa (cf.
Sal 83,11). È una felicità per me: Beato chi spera in te! Tu, sole, scudo di
luce, di grazia, di gloria, mia luce e mia salvezza, te ne prego: il tuo volto -
sul volto di ogni vivente - si illumini (cf. Sal 118,135). Nel volto di ogni
vivente tu mi guardi. Straniero, prigioniero, nudo, affamato, tu fai appello
alla speranza: tocca a me metterla all'opera.
Spera! Rinsalda il cuore! Fatti coraggio! Spera ancora! Sii forte! Ne va della
vita del tuo prossimo, ferito sul bordo della strada. Forza!
La speranza, collocata così a livello dello sguardo, non può più essere
un'evasione. Non è consentito sognare mentre l'altro ha fame, è malato...
Sperare ci porterà via del tempo. La luce seminata per il giusto, la gioia per
il cuore semplice avranno bisogno di rispetto, di attenzioni, di cure, e certo
anche di consolazione nei giorni cattivi... La speranza: una vera fatica di
giardiniere! Abita la terra e resta fedele. Tu è nel povero che "investi" la tua
speranza (amore folle!). Così: il figlio dello straniero, il pubblicano, e Maria
di Magdala, Zaccheo, il ladrone..."Li colmerò di gioia nella mia casa di
preghiera ... che è per tutti" (Is 56,7). C'è "casa di preghiera" più aperta di
Cristo stesso, innalzato in croce?... che ci attira nella sua preghiera di
intercessione e già di azione di grazie. È vero, noi non vediamo, dobbiamo
attendere con perseveranza; gemiamo interiormente con tutto il cosmo in
un'attesa impaziente.
Lasciamo che lo Spirito stesso interceda, e ci insegni a pregare questo tema, in
verità, a farlo diventare eucaristia, nella speranza.
Frère Christian de Chergé
a cura di Guido Dotti da Più forti dell’odio
Edizioni Qiqajon, Magnano BI 2010