Dopo la partenza vissuta a Santiago del Cile (27-30 novembre 2008; cf.
Testimoni 1/2009), la seconda tappa degli Incontri internazionali delle riviste
di VR ha toccato Madrid dal 26 al 28 novembre del 2010. Sono stati tre giorni
intensi, sotto l’egida delle riviste spagnole Confer, Frontera Hegian e Vida
Religiosa presso l’accogliente sede della Confer (Conferenza dei religiosi/e di
Spagna).
Con ritmo incalzante ma sempre stimolante, si sono susseguite brevi
presentazioni di 14 riviste (con 27 partecipanti dall’America Latina – Cile,
Brasile, Colombia, Messico – e dall’Europa: Spagna, Belgio, Italia) e tre
interventi: la comunicazione al servizio di formazione e informazione (Juan
Rubio, direttore di Vida Nueva), la VC e gli incontri dei giovani (Yago de la
Cierva, direttore per la comunicazione della Giornata mondiale della gioventù a
Madrid, quest’anno), le riviste di VC al servizio dei religiosi oggi (Pedro
Sarmiento, vicedirettore di Vida Religiosa).
Tra formazione e informazione
Nello scenario ideale già intravisto nel Congresso internazionale della VC
(2004, “Passione per Cristo, passione per l'umanità”), questa iniziativa si pone
come luogo per produrre scambi e cooperazione, al fine di far crescere una
formazione e una comunicazione più efficaci al servizio dell’identità-missione
della VC in un delicato momento storico. Perciò gli obiettivi sono stati anche
un po’ ambiziosi: mettere a confronto modi di elaborazione e di sostegno dei
prodotti editoriali, analizzare le diverse immagini di VR che vengono promosse
dalle attuali riviste, riflettere sui linguaggi utilizzati, far crescere la
coscienza delle sfide all’interno del mondo dei mass media e la necessità di
lavorare in rete.
I lavori dunque si sono svolti a partire dalla comune convinzione che i mezzi di
comunicazione siano oggi strumento importante nella comunicazione interna agli
istituti, ma anche fra le diverse famiglie religiose e la società pluralista (in
questa direzione ricordiamo gli apporti del recente 36° Convegno del Claretianum
sul tema: “Cultura della comunicazione mediatica e vita consacrata”, dicembre
2010). Così rimane confermata la necessità di un nuovo modo d’interagire fra gli
operatori del settore, a partire da una professionalità capace di condividere
risorse, esperienze e idee, con mentalità di piena collaborazione tra religiosi
e laici.
Come ha sottolineato nel saluto iniziale p. Elias Royòn sj, presidente della
Confer, le riviste hanno contribuito a sostenere il rinnovamento della VC nel
post-concilio soprattutto quando hanno saputo unire riflessione e informazione,
aiutando a crescere la comprensione interculturale della VC nel nuovo contesto
della missione. Mantenendo ciascuna la propria autonomia – per le diverse
appartenenze delle riviste, che sono espressioni ufficiali delle Conferenze di
religiosi/e o di Istituti teologici di vita religiosa o di congregazioni –,
sapendo comunque che c’è tutto guadagnare nel mettersi in rete, perché così si
può uscire da nicchie individualistico-istituzionali e si offre un respiro
internazionale della vita consacrata, insieme a un costante discernimento sui
segni dei tempi.
La redenzione della speranza
Il direttore di Vida Nueva, Juan Rubio, ha incoraggiato le riviste presenti a
entrare nell’areopago e a rimanervi con una parola che diventa storia di
speranza per la gente. In particolare oggi, ha continuato, occorre tenere la
rotta del concilio, sorvegliando su un linguaggio dell’evangelizzazione che sta
prendendo la pericolosa deriva di una restaurazione apologetica della fede.
La comunicazione evangelica della VC deve saper unire verità e carità, deve
esprimersi senza anatemi, con la capacità di offrire chiavi di lettura,
costruendo ponti e accompagnando il cammino dei valori positivi nel mondo,
rimanendo attenta a farsi voce dei senza voce.
In particolare, nel dibattito che ha accompagnato ogni momento, i giornalisti
presenti, con accenti diversi, hanno sottolineato che, non nascondendosi la
responsabilità di affrontare la crisi in atto (costi crescenti, calo dei lettori
e degli abbonamenti, ecc.), la prima cosa da difendere è l’armonia della varietà
della parola nella Chiesa, all’interno della quale la VC deve farsi notare per
la capacità di reagire con una certa profezia a ogni tentativo di manipolazione,
omologazione o negazione della pluralità di voci.
Citando Adorno, il vicedirettore di Vida Religiosa, Pedro Sarmiento, dal canto
suo ha detto che lo specifico contributo delle pubblicazioni di VC sta nella
“redenzione della speranza”. Se si pensa infatti alla situazione della vita
religiosa prima del concilio, si può comprendere bene quale sia stato lo stimolo
delle riviste nel battere il sentiero di una nuova comprensione della sequela di
Cristo. Da qui è partito un movimento di non ritorno, oltre una mentalità di
perfezione, per collocarsi in una posizione di segno all’interno della comunione
e della comune vocazione nel popolo di Dio.
Per questo motivo la fede sta diventando sempre più racconto e testimonianza di
consacrate e consacrati che manifestano Gesù Cristo come centro della loro
esistenza, evidenziando così come la VC del futuro debba presentarsi allo stato
di “concentrazione nella fede”. Ecco perché le riviste rendono il loro miglior
servizio quando riescono a illustrare ai propri lettori l’esperienza della vita
consacrata come miscela di “resistenza e resa” alle condizioni di Dio nel mondo.
Pur rappresentando una piccola parte nel mondo della VC, le riviste devono
quindi sempre più essere coscienti del loro ruolo di mediazione tra ricerca
teologica, vita istituzionale e singolo religioso/a in cerca di
formazione/informazione sul suo vissuto.
Servire il futuro della VC e del regno di Dio per le riviste significa a questo
punto: a) mantenere un “occhio penetrante” sui passaggi dalla vita in comune
alla comunità di vita, sui pericoli di uniformità come sulle tentazioni di
autarchia degli istituti, sulla partecipazione del carisma con i laici; b)
proporre segni di vita evangelica sempre più chiari; c) evitare un linguaggio
estraneo alle persone comuni o comunque troppo elitario; d) privilegiare una
teologia descrittiva e riscattare l’importanza delle biografie.
Convergenze operative e collaborazioni
Grazie a una sapiente regia, nell’incontro si è cercato di puntare sugli aspetti
che le riviste auspicano siano affrontati con voce più unitaria e specialistica.
Per semplificare si indicano solo gli ambiti maggiori emersi e che si offrono
all’attenzione del lavoro delle varie redazioni: il fenomeno della
ristrutturazione nella VR, i giovani religiosi e le loro prospettive, la
relazione con la gerarchia, la VC e i movimenti, le nuove forme di VR, il
rapporto con i laici. Si sono anche indicati possibili strumenti di lavoro
perché tali temi trovino concretizzazione: numeri monografici, un libro con
apporti qualificati di ciascuna rivista, articoli mirati da scambiarsi ecc.
Proprio l’impegno a scambiarsi materiali è stato oggetto di ulteriori
sollecitazioni. A questo proposito si sono indicati alcuni percorsi o tematiche
già programmati dalle varie riviste nel prossimo anno: umanizzazione e
consacrazione, il rilancio della riflessione sulla teologia della liberazione,
la spiritualità per un mondo in crisi, una pastorale vocazionale in chiave
nuova, le varie tipologie di religiosi “difficili”, la missione nelle città
moderne, il ciclo vitale degli istituti, i 40 anni del concilio Vaticano II, la
parola di Dio nella VC.
Anche per non disperdere tutta questa ricchezza di apporti e di passione si è
deciso di creare un portale comune delle pubblicazioni di VC: in questo modo,
con fraternità, nel rispetto delle regole deontologiche e delle normative, si
potrà accedere a una specie di “redazione allargata” da cui attingere idee e
strumenti. E ancora, si è identificato un religioso che curi una pagina dedicata
alle riviste di VC sul sito Vidimus Dominum, mentre un altro religioso si
occuperà di far registrare le pubblicazioni presso il pontificio Consiglio per
la comunicazione. Mantenendo la cadenza degli incontri ogni due anni, si è
ipotizzato la terza tappa a Bologna nel 2012.
Nel concludere le giornate madrilene, si dava lettura del discorso di Benedetto
XVI ai partecipanti della contemporanea Assemblea generale dell’USG e della UISG
a Roma. Alcune parole del papa suonavano come conferma dello spirito
dell’incontro: egli descrive i religiosi come coloro che sono «per vocazione
cercatori di Dio. A questa ricerca consacrate le migliori energie della vostra
vita. Passate dalle cose secondarie a quelle essenziali, a ciò che è veramente
importante; cercate il definitivo, cercate Dio, mantenete lo sguardo rivolto a
lui… dietro il provvisorio cercate ciò che rimane, ciò che non passa…. Siate
sempre appassionati cercatori e testimoni di Dio!... Andate dunque e in fedeltà
creativa fate vostra la sfida della nuova evangelizzazione. Rinnovate la vostra
presenza negli areopaghi di oggi per annunciare, come fece san Paolo ad Atene,
il Dio “ignoto”».