A due anni di distanza dal Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio (ottobre 2008), è stata resa pubblica agli inizi di novembre l’esortazione apostolica postsinodale dal titolo «Verbum Domini» (VD). Si tratta di un documento pontificio che raccoglie e sviluppa tutto il materiale elaborato prima e durante i lavori sinodali: i Lineamenta, l’Instrumentum laboris, le relazioni ante e post disceptationem, gli interventi in aula, le relazioni e discussioni dei Circoli Minori, il Messaggio finale e, soprattutto, tutte le 55 proposizioni approvate dall’assemblea generale del Sinodo.
Il testo si articola in tre parti e si appoggia su alcuni versetti del prologo di Giovanni (Gv 1,1.12.14.18). Una scelta non casuale, poiché come scrive il pontefice nell’introduzione «l’Assemblea sinodale è stata una testimonianza alla Chiesa e al mondo di quanto sia bello l’incontro con la Parola di Dio nella comunione ecclesiale» (VD 1).
La prima parte (Verbum Dei) mette in risalto la dimensione trinitaria della Parola, la seconda (Verbum in Ecclesia) il suo rapporto con la Chiesa e la terza (Verbum mundo) la missione dei cristiani nel mondo, testimoni della Parola.

Il linguaggio di Dio

La Verbum Domini inizia là dove finisce la costituzione conciliare sulla divina rivelazione Dei Verbum (DV). Il titolo stesso (oltre ad avere intenzionalmente una assonanza fonetica) riprende il medesimo testo biblico (1Pt 1,23-25; Is 40,8) con il quale si chiude la Dei Verbum. Tale annotazione assume un rilievo particolarmente significativo, poiché l’esortazione apostolica intende essere in assoluta continuità con il Vaticano II, riprendendo e sviluppando alcune parti della DV.
La prima sezione della VD ha un tono prettamente teologico, adottando una prospettiva dogmatica. Viene esposta la cosiddetta «teologia della Parola». Dio Padre – scrive Benedetto XVI – parla in diversi modi: attraverso la creazione (VD 8), nella predicazione degli apostoli e tradizione viva della Chiesa, nella Scrittura, ma soprattutto nella persona di Gesù «il Logos, il Verbo eterno, ossia il Figlio unigenito, generato dal Padre prima di tutti i secoli e a Lui consustanziale» (VD 7). La Parola «definitiva» di Dio è Gesù: in lui «la Parola eterna si è fatta piccola, così piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino affinchè la Parola diventi per noi afferrabile. Adesso, la Parola non solo è udibile, non solo possiede una voce, ora la Parola ha un volto, che dunque possiamo vedere: Gesù di Nazareth» (VD 12). Viene così tratteggiata una cristologia della Parola che lega Betlemme al Calvario. Sul Golgota «il Verbo ammutolisce, diviene silenzio mortale, poiché si è “detto” fino a tacere, non trattenendo nulla di ciò che doveva comunicare» (VD 12). Nel mistero oscuro della croce – commenta il papa – Gesù deve confrontarsi con l’oscurità e da questo silenzio interiore sgorga il mistero luminoso della risurrezione (VD 21).
Una teologia così densa si comprende solo grazie all’azione dello Spirito. Benedetto XVI insiste molto sul tema dell’ispirazione per una corretta ermeneutica della Scrittura. Già durante i lavori sinodali, il 14 ottobre a sorpresa era intervenuto con una riflessione non previamente preparata sulla questione del rapporto tra esegesi e teologia. La VD riprende tale dibattito dedicando circa 20 numeri al tema dell’interpretazione della Scrittura, sviluppando così Dei Verbum 12. Queste pagine rimandano a due documenti della Pontifica commisione biblica: L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993) e Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana (2001).
Spinto dal desiderio di promuovere l’ermenutica biblica conciliare (VD 34), il papa auspica un dialogo più maturo tra esegesi e teologia, evitando da una parte una «ermenutica secolarizzata» e dall’altra una lettura fondamentalista. Il punto di congiunzione tra i due ambiti risiede nella «lettura credente della Sacra Scrittura» (VD 44), la quale si nutre della tradizione vivente della Chiesa, riconoscendo il valore storico della tradizione biblica nel contesto di un approccio canonico della Scrittura. A questo riguardo, certamente non mancheranno perplessità e discussioni fra gli studiosi.

Chiesa casa della Parola
L’esegesi biblica cattolica ha una modulazione squisitamente ecclesiale. Solo in armonia con la fede della Chiesa, come già suggeriva san Girolamo, si perviene a un’autentica interpretazione delle Scritture (VD 30). Per questo, la migliore esegesi è la vita dei santi: «ogni santo costituisce come un raggio di luce che scaturisce dalla Parola di Dio» (VD 48). Come non asserire che i nostri fondatori e fondatrici sono stati un’esegesi della Parola che, grazie alla continuità carismatica, cresce nelle nostre vicende personali e comunitarie?
La Chiesa è la «casa della Parola» affinchè i credenti siano sostenuti nel cammino di conversione e familiarità con il Verbo della Vita (VD 50). Una autentica spiritualità biblica, dichiara Benedetto XVI, ha le sue radici nella spiritualità mariana, perché è nella donna di Nazareth che scopriamo la vocazione a essere modellati dalla Parola (VD 27-28).
La seconda parte dell’esortazione (Verbum in Ecclesia) approfondisce la dimensione dell’accoglienza della Parola nella Chiesa. Luogo privilegiato in cui la Parola si comunica è la liturgia, di cui l’Eucaristia rappresenta la fonte e il culmine. Come già in altre occasioni, il pontefice insiste sulla cura della celebrazione eucaristica, sollecitando un’adeguata formazione di coloro che sono chiamati a svolgere il ministero della Parola (lettori, sacerdoti e diaconi). A tale scopo è in corso di preparazione un direttorio per le omelie. Ma la Parola di Dio è viva in tutti i sacramenti e segni della Chiesa. Senza entrare nei dettagli, ci pare utile rimarcare il fatto che sono moltissimi i luoghi e le azioni dove la Parola di Dio opera. Per esempio, oltre la liturgia e i sacramenti, settori come la catechesi, la lectio divina, lo studio serio e scientifico della Scrittura, la pratica del rosario sono percorsi spirituali che favoriscono l’incontro tra il credente e la Parola. Una nota a margine: fra le proposizioni dei padri sinodali vi era la richiesta di revisione del lezionario (Prop. 16) e il ministero del lettorato aperto alle donne (Prop. 17), ma si è preferito soprassedere e rimandare il dibattito.

Testimoni della Parola


La Parola di Dio non va solo accolta. Essa va annunciata: «Il Verbo di Dio ci ha comunicato la vita divina che trasfigura la faccia della terra, facendo nuove tutte le cose (Ap 2,15). La sua Parola ci coinvolge non soltanto come destinatari della Rivelazione divina, ma anche come suoi annunciatori». (VD 91). Ciascuno deve sentirsi responsabile nell’impegno di promozione di una società giusta, riconciliata e attenta alle fragilità delle persone: «esorto tutti i fedeli – scrive il Pontefice – a meditare spesso l’inno alla carità scritto dall’apostolo Paolo e a lasciarsi ispirare da esso» (VD 103). Evidentemente la missio ad gentes è il primo orientamento a cui fa appello la VD, ma anche chi è già evangelizzato, a seconda del tempo di vita che sta attraversando o dalla condizione spirituale e fisica che sta vivendo «ha bisogno di essere nuovamente educato allo stupore» (VD 108).
Particolarmente nuovo e originale è il capitolo dedicato al rapporto tra Parola di Dio e culture. L’auspicio dell’esortazione è il recupero pieno della Bibbia come «grande codice per le culture» (VD 110) con il coraggio di costituire gruppi di studio negli ambienti secolarizzati e tra i non credenti. Nel passato, la Sacra Scrittura ha ispirato culture, espressioni artistiche, valori morali, stili di vita esemplari (VD 109). Tutto questo patrimonio non solo va recuperato ma rilanciato nel mondo universitario, nelle istituzioni scolastiche e educative, nell’arte e nei nuovi mezzi di comunicazione sociale, specie in internet definito «forum in cui far risuonare il Vangelo» (VD113).
In America Latina spicca il fenomeno delle sette. L’Asia è afflitta da povertà, ingiustizia, analfabetismo e pluralità di religioni e civiltà. Nel continente africano mancano risorse per la traduzione di Bibbie in lingua locale e si è preoccupati per le religioni e l’avanzata dell’islam fondamentalista. Il Medio Oriente è interpellato dall’ecumenismo e dal dialogo interreligioso. In Oceania coesistono oltre 12.000 lingue diverse. In Europa avanza sempre più il fenomeno della secolarizzione» (cf. Tsm 19/2008). La familiarità con la Parola ci educa all’acoglienza dei segni dei tempi rintracciabili nelle pieghe tortuose della nostra storia:«non dobbiamo mai dimenticare – scrive il Papa a conclusione dell’enciclica – che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa» (VD 121).