Al tempo giusto, Dio ha scelto una giovane donna, ha bussato quasi timoroso
alla porta del suo cuore e della sua libertà e le ha chiesto di diventare madre
del proprio Figlio. Quella donna, era Maria.
Abitava a Nazaret, un villaggio disperso sulle colline della più insignificante
colonia dell'impero romano, ed è stata protagonista di un'esperienza senza
eguali: l'esperienza di Dio che irrompe nella storia e si rivela come mai prima
aveva fatto. Maria sapeva che nei secoli precedenti Dio aveva liberato Israele
dalla schiavitù, l'aveva legato a sé con l'alleanza e l'aveva assistito con
amore mediante l'opera e la parola dei profeti. Ora, quello stesso Dio si
manifesta a lei come Padre e le chiede di rivestire il proprio Figlio con la sua
stessa carne, con la sua umanità.
È bello rivisitare il racconto dell'evangelista Luca e soffermarsi su ognuna di
quelle semplici parole per coglierne le sfumature come altrettanti messaggi di
luce per la nostra fede. Prima di tutto, però, lasciamoci avvolgere dal clima
creato dalla prima parola che Dio rivolge a Maria: «Gioisci!»
«Dio mandò l'angelo». L'angelo è il messaggero di Dio. Raggiunge Maria nella sua
casa, nella quiete delle pareti domestiche, nel silenzio laborioso della vita
quotidiana, nella fede semplice e profonda che orienta a Dio il proprio essere.
«A una vergine, promessa sposa di un uomo». L'angelo si trova di fronte Maria,
poco più che fanciulla, ma già ragazza da marito. Non ricca, non famosa,
tuttavia splendida agli occhi del Padre, disponibile alle sue attese. «Vergine»
è la qualifica che le si addice in modo unico: appartiene a Dio, che l'ha creata
pienamente libera, capace di donarsi e di mettersi dalla sua parte. Ma è anche
«promessa sposa di Giuseppe», e dunque donna idonea a generare, ad assumersi le
responsabilità della famiglia, del lavoro, della casa, della vita.
«Entrando da lei». Dove e in che modo Dio si manifesta a Maria? Al di là di
tutte le letture che hanno dato vangeli apocrifi e artisti lungo i secoli, tutto
fa pensare che il «luogo» sia la persona stessa di Maria, forse sorpresa in uno
di quei momenti di profonda quiete, quando l'animo è sereno e sembra espandersi
verso l'infinito. E Maria, in quel momento, si trova ad essere come un
cristallo, pronta ad essere attraversata dal raggio di luce, o come
un'innamorata, pronta a riconoscere il passo e il sussurro dell'amato. Maria è
una giovane donna che ama il suo Dio e lo sposo al quale è promessa. E Dio
attende proprio questa condizione per riversare in lei un'inesprimibile luce
interiore, fonte di pace e di gioia, fonte di vita: il suo santo Spirito
creatore al quale nulla è impossibile, capace di generare in lei il Figlio di
Dio.
Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che
hai detto. E l'angelo partì da lei». Di questa piccola donna è riportata qui la
risposta più impegnativa che essere umano possa dare a Dio. Nella sua umiltà
semplice e trasparente, nella sua fede pura e totale, ha detto il sì che ha
aperto a Dio la via non solo per insediarsi umanamente nel suo corpo, ma anche
per entrare nei suoi progetti di donna e dirigerli secondo la propria sapienza e
la propria misericordia. Un sì pronto e dalle conseguenze imponderabili. Con
quell'eccomi, infatti, «la Vergine diceva di fatto amen alla notte di Betlemme
senza casa, senza culla, senza levatrice. Diceva amen alla fuga in Egitto
sconosciuto e ostile; amen al silenzio di Dio durante trent'anni; amen allo
scatenarsi delle forze politiche, religiose e militari che trascineranno Gesù
nel torrente della crocifissione e della morte. Amen a tutto quanto il Padre
avrebbe disposto o permesso e che ella non avrebbe mai tentato di mutare».
Carlo Dallari
da Padre nostro insieme a Maria
EDB, Bologna, 2008