Don Orione (1872-1940), fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2004, in una delle sue lettere scriveva ai suoi relitgiosi: «Sia il nostro spirito uno spirito grande di umiltà, di fede, di carità: sia la nostra vita tutta intessuta di preghiera, di pietà operosa, di sacrificio per fare del bene alle anime. Solo con la carità di Gesù Cristo si salverà il mondo! Dobbiamo riempire di carità i solchi che dividono gli uomini ripieni di odio e di egoismo. Regni tra voi, o cari miei figli, quella grande, soavissima e sovrumana carità che sempre ha fatto di voi tutti come un cuore e un’anima sola».
I suoi figli, celebrando ilo loro 13° Capitolo generale (Ariccia, 30 maggio – 23 giugno 2010), hanno accolto e riconfermato questa consegna nella convinzione che il cammino per i prossimi anni sarà fecondo tenendo presente il grande principio: “solo con la carità di Gesù Cristo si salverà il mondo”. Articolato attorno a questa convinzione, il Capitolo ha così prodotto un documento finale il cui programma è già tutto nel titolo: Impastati di carità per far sperimentare l’amore provvidente di Dio” come è subito precisato: «Dunque è sulla carità che si gioca la nostra santità e il nostro apostolato, la felicità personale, il futuro della congregazione, il bene di tante anime».
Lo ha ribadito anche il papa in visita al Centro Don Orione di Monte Mario, il 24 giugno, per la benedizione della statua di Maria: «Don Orione visse in modo lucido e appassionato il compito della Chiesa di vivere l’amore per far entrare nel mondo la luce di Dio… convinto che la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d’amore verso Dio». Ha poi proseguito: «Le opere di carità, sia come atti personali e sia come servizi alle persone deboli offerti in grandi istituzioni, non possono mai ridursi a gesto filantropico, ma devono restare sempre tangibile espressione dell’amore provvidente di Dio. Per fare questo – ricorda don Orione – occorre essere “impastati della carità soavissima di Nostro Signore” mediante una vita spirituale autentica e santa».

Un’attenta opera di discernimento

Il Capitolo ha compiuto su questo tema un’attenta opera di discernimento, identificando cinque nuclei tematici: le fonti della carità, le relazioni comunitarie, i ministeri della carità, la carità delle vocazioni, le nuove frontiere della carità. Ciascun nucleo tematico è stato poi a sua volta suddiviso in 3 punti particolari per una totale di 15 temi. C’è stato quindi un confronto su ognuno dei 15 temi adottando lo stile e il metodo del discernimento comunitario, cercando di individuare la chiamata di Dio, la situazione della congregazione, e le linee di azione. Il frutto di tutto questo lavoro è poi confluito nel documento finale.
Fonte di ispirazione sono stati anche i pellegrinaggi compiuti dai capitolari, in apertura dei lavori, alle sorgenti del carisma, ossia ai luoghi del Fondatore e di alcuni fondatori legati a don Orione: a Tortona, al Santuario della Madonna della Guardia e presso il corpo di don Orione; a Valdocco, da don Bosco; al Cottolengo, sulla cui porta d’ingesso spicca il motto Caritas Christi urget nos e presso il beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari della Consolata, dove l’attuale superiore generale p. Aquiléo Fiorentini, accogliendoli, ha confermato anch’egli che «la carità è la sostanza della missione».

Proseguire col metodo del discernimento

Il tema generale, Solo la carità salverà il mondo, suddiviso in 15 punti, è stato articolato attorno a tre grandi aree che costituiscono tra loro una sequenza inscindibile e che il documento postcapitolare così formula:
Cosa vuole Dio da noi. Con lo sguardo rivolto a Dio, alla Chiesa e a don Orione, dopo l’opera di discernimento, è qui individuato che cosa Dio vuole da noi oggi.
La nostra situazione. Brevi accenni presentano il contesto in cui viviamo, sia negli aspetti positivi che in quelli problematici, consapevoli che Dio ci parla attraverso la storia.
Cosa dobbiamo fare. Sono le disposizioni pratiche da attuare.
Le linee di azione indicano una prospettiva e un’azione da realizzare nel tempo e in vari modi per favorire il rinnovamento nella mentalità e nelle strutture. Le linee di azione sono in tutto 41, numerate progressivamente, e indicano le priorità che la congregazione intende affrontare nei vari ambiti della sua vita.
Le decisioni sono collegate con le linee di azione e chiedono azioni puntuali e precise nel tempo e nei modi. Sono 35, numerate anch’esse progressivamente. Riguardano soggetti diversi (ciascun religioso, la comunità, la provincia, il governo generale) e contesti diversi (formazione, missione, apostolato, amministrazione, ecc.).

Tempo di mettersi in cammino

È iniziata così la fase post-capitolare. È tempo di mettersi in cammino, come afferma il documento. Adesso ognuno è chiamato a fare la propria parte, perché «solo con il contributo di tutti, le linee di azione e le decisioni potranno essa concretizzate nel loro insieme», mentre al Consiglio generale è affidato un ruolo di animazione e di guida.
«Il documento che abbiamo tra le mani, è detto, è strumento di rinnovamento e di fedeltà a don Orione e, attraverso di lui, a Dio, alla Chiesa e ai poveri cui siamo destinati. Nel guardare avanti ci sono di incoraggiamento i nostri santi di famiglia e tutti i confratelli, suore e laici che con la loro fedeltà alla vocazione hanno testimoniato la bellezza del nostro progetto di vita, la fecondità dello spirito orionino e la forza spirituale del “Solo la carità salverà il mondo”. Siamo in un cammino buono e santo».
La congregazione è ulteriormente stimolata ad andare avanti da alcuni importanti anniversari che aiuteranno non solo a fare memoria, ma anche a rinnovare la sua storia carismatica. Sono indicati: il centenario della partenza dei primi missionari per il Brasile, nel 2013; il 50° della morte di Frate Ave Maria, nel 2014; il 75° anniversario della morte – dies natalis – di don Orione, nel 2015; il centenario della fondazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, sempre nel 2015. Tutte queste ricorrenze, scrive il documento finale, «saranno occasioniper “ravvivare il dono che è in noi” (cf. 2Tm 1,6) e per vivere la nostra vocazione con passione e capacità profetica».

Invito a proseguire nel discernimento comunitario


In questa fase di attuazione del Capitolo, il metodo suggerito è quello del “discernimento comunitario”, come era avvenuto nella fase preparatoria attuata con il coinvolgimento e il contributo di tutti. Adesso, – leggiamo – «ci è chiesto un impegno da figli nell’attuazione di quando il Capitolo generale ci ha consegnato con autorità». Ma «la realizzazione delle decisioni, per essere efficace, dovrà essere organica e continuata durante tutto il sessennio. Lo faremo seguendo la dinamica di cammino indicata dalle nostre costituzioni e consolidata dalla tradizione di congregazione».
Da parte sua, il governo generale ha già abbozzato la programmazione per il sessennio, in cui sono previsti incontri con i consigli provinciali per assumere il programma del Capitolo e in base ad esso orientare il governo della provincia. Inoltre assemblee provinciali di programmazione, alcune riunioni annuali dei direttori, la visita canonica provinciale e generale, convegni internazionali e la pubblicazione di quaderni annuali di formazione.
Altre risorse saranno gli esercizi spirituali, le lettere circolari del superiore generale e dei provinciali, la riflessione sui temi della formazione dei laici, le feste di famiglia e altre cose.
Conclude il documento: «Abbiamo davanti a noi un tempo favorevole per avanzare sui passi di don Orione, con lui e come lui appassionati di Dio, della Chiesa e dei poveri. Non perdiamo tempo, non distraiamoci, stiamo attenti e obbedienti alla volontà di Dio per essere “sicuri di battere le vie della Divina Provvidenza”, fiduciosi nell’aiuto materno di Maria, nostra Madre e celeste Fondatrice».
Padre Pelosi, termina la sua lettera di presentazione del documento capitolare con queste parole: «Vi lascio l’accorata esortazione di don Orione ai suoi confratelli, nell’agosto del 1934, poco prima di partire per l’America Latina: "I fondatori siete voi, io non sono che un fratello maggiore chiamato per primo per divina misericordia in ordine di tempo, ma che fate andare avanti le case siete voi, che date il volto della congregazione siete voi. O rinnovarci o morire!”.
È proprio così. È una grande responsabilità. Don Orione continua ad essere il nostro fratello maggiore, partecipe e attivo dal cielo. Però noi dobbiamo fare la nostra parte.
Ave Maria e avanti!».