Domenica, 17 ottobre scorso, Benedetto XVI ha elevato agli onori degli altari Battista Camilla da Varano (1458 - 1524) assieme a cinque altre figure di nuovi santi . «Monaca clarissa del XV secolo, – ha detto il papa nell’omelia – testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera… (La sua vita) totalmente immersa nelle profondità divine, fu un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo. Fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni; aveva deciso infatti, come scrive lei stessa, di “entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze”. In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo.
Ma chi è Camilla da Varano? Una luce per il nostro tempo, l’ha definita fra Carballo, ministro generale dei frati minori, in una lettera alle clarisse, in data 5 luglio, da Camerino. Era nata a Camerino nel 1458 da Giulio Cesare da Varano. Era figlia illegittima ma prediletta dal padre e dalla moglie Giovanna Malatesta che le fu più che madre. Dai suoi numerosi scritti, in particolare, si deduce che Camilla ha ricevuto una solida formazione umanistica, suffragata da una spiccata intelligenza, da un carattere forte e tenace e dalla voglia di vivere e divertirsi.
Dopo aver resistito per vari anni alla chiamata del Signore, il 4 novembre 1481 Camilla fece il suo ingresso nel Monastero delle Sorelle Povere di santa Chiara di Urbino, assumendo il nome di Battista. Il 14 gennaio 1484 diede vita ad un nuovo Monastero a Camerino, dove introdusse la Regola di santa Chiara. Nel 1502, per sfuggire all’assedio della sua città da parte di Cesare Borgia, sr. Battista si rifugiò ad Atri, facendo poi ritorno a Camerino agli inizi del 1504. Dopo aver fondato i Monasteri delle Clarisse a Fermo (1505-1506) e a S. Severino Marche (1521-1522), morì a Camerino il 31 maggio 1524.
II 7 aprile 1843 papa Gregorio XVI riconobbe il culto pubblico, attribuitole da antichissimo tempo, e la dichiarò Beata. L’8 aprile 1891 Leone XIII approvò gli atti del processo, in vista della canonizzazione, e il 4 febbraio 1893 i suoi scritti. Il 17 ottobre 2010 Benedetto XVI la proclamerà santa.

L’incontro con il Crocifisso

“Un cuore in tensione”, scrive fra Carballo di Camilla: «Visse radicalmente l’ideale evangelico di san Francesco e di santa Chiara, ma fu segnata fortemente anche dalla nuova sensibilità culturale e spirituale che stava sorgendo con il Rinascimento, dalle vicende tragiche della sua famiglia e della sua città, dalla trama complessa della vita dell’Ordine dei frati minori e delle Sorelle Povere di santa Chiara. Tutte queste vicende hanno plasmato il suo spirito, che, docile all’azione della grazia divina, ha dato vita a un’esperienza evangelica che ha profondamente inciso nel tempo in cui Camilla Battista è vissuta».
Ma qual è il segreto di questa “trasfigurazione”? «La sua vita, il suo cammino di conversione sono profondamente determinati dall’incontro con il Crocifisso. È la stessa Camilla Battista a guidarci con i suoi scritti: «la memoria della Passione di Cristo è come un’arca dei tesori celesti, una porta che permette di entrare a gustare il glorioso Gesù ed una perfetta maestra di tutte le arti spirituali, una fonte inesauribile di acqua viva, un pozzo profondissimo dei segreti di Dio... Chi vuol essere libero da ogni impurità ed avere un segno della futura gloria e beatitudine..., cerchi questa dolce memoria della Passione di Cristo, come l’apostolo Paolo che portava continuamente le stigmate della Passione nel suo corpo».
Tutto ebbe inizio nel lontano 1466 (o 1468), quando fr. Domenico da Leonessa esortò i fedeli, nella predica del Venerdì santo, a far memoria della Passione di Cristo. Tra i tanti che l’ascoltarono, una bambina di 8/10 anni, Camilla da Varano, lo prese sul serio, fino ad aggrapparsi a Cristo povero e crocifisso con tutta se stessa, lasciando trasfigurare da questa presenza la vita, i dolori, le gioie, le aspirazioni e le profonde contraddizioni della sua epoca e del suo Ordine».

Una luce per l’umanità

Camilla, sottolinea sempre fra Carballo, è “una luce per l’umanità”, “una luce per la Chiesa” oltre che per tutta la famiglia francescana. Pur essendo vissuta in un’epoca lontana dalla nostra, «Camilla si rivela come una donna capace di accettare la sfida dell’esistenza, incarnando una “passione per la vita”, vissuta come ricerca incessante di verità e libertà. … si presenta ai nostri occhi come una figura straordinariamente attuale. Vive in un’epoca solo apparentemente diversa dalla nostra, fatta di lotte e di guerre, di drammi e di odio, ma anche di grandi slanci umani, artistici e spirituali.
Una luce per l’umanità, anzitutto. «Ella ha desiderato che la sua vita fosse un continuo venerdì santo. Il senso di questo desiderio sta nel messaggio che Camilla Battista consegna all’umanità intera: nell’umano soffrire è nascosta la luce e la presenza del Risorto che trasfigura ogni dolore e colma ogni solitudine.
Contemplando la passione di Cristo, contempla la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, scopre e indica a ciascuno il senso, la luce e la forza che l’umanità incessantemente invoca.
Nella nostra epoca, segnata da una profonda crisi economica che ha fatto emergere una significativa urgenza etica nell’agire e nel pensare, Camilla Battista indica una via da seguire: immettere nella storia i valori evangelici del dono e della gratuità. Il vero contemplativo, infatti, non si sottrae alla responsabilità di immergersi nella storia, ma sa di essere inviato a rendere presente il volto del Dio contemplato, attraverso la restituzione dei doni di grazia ricevuti.
All’umanità smarrita a causa dell’emergenza educativa, evidenziata dal diffuso disagio giovanile e da un’estrema povertà di punti di riferimento, Camilla Battista indica l’urgenza di educatori, maestri e testimoni credibili. I suoi scritti ci consegnano diverse figure di padri nella fede, soprattutto frati, che hanno accompagnato e guidato il suo cammino, e contemporaneamente ci rivelano la sua straordinaria capacità pedagogica. Camilla Battista, come madre spirituale e come guida sapiente, sa farsi modello di vita e canale della grazia, come lei stessa racconta: «Occorre essere “conca” prima che “canale”. Per vent’anni quasi, questa tua madre è stata “conca”, ha cercato cioè di custodire, di contenere la grazia in sé, poi, come “canale”, l’ha diffusa e scritta ad altri».
Nell’epoca della comunicazione di massa, di internet e del dilagante sviluppo dei social network assistiamo, quasi impotenti, a un singolare paradosso: da una parte, infatti, emerge un’incontenibile bisogno di comunicazione e di informazione in tempo reale; dall’altra si fa strada la crescente paura nei confronti del diverso, stigmatizzato nella figura dello straniero che bussa alle nostre porte, con un conseguente innalzamento delle frontiere e dei muri che impediscono l’accoglienza e la condivisione. In questo contesto Camilla Battista si rivela maestra di dialogo inteso come necessità umana, vitale e quotidiana. Il Tu di Gesù Cristo contemplato e amato l’ha condotta al tu dei fratelli e delle sorelle facendo di lei una straordinaria donna di relazione. Il dialogo è, infatti, il tessuto, lo stile e la categoria predominante del suo scrivere e della sua esperienza mistica.
In una società liquida, scettica circa l’ideale della fedeltà, capace di assumere solo impegni temporanei e condizionati, Camilla Battista ci provoca con la sua capacità di operare scelte definitive e radicali nella forza dell’amore e del perdono incondizionato. È una clarissa autentica, che ha saputo credere all’Amore (1Gv 4,16).
Questa genuina figlia di santa Chiara si è lasciata ferire dall’amore di Cristo al quale si è donata totalmente con slancio appassionato ed esclusivo, fedele ed incondizionato, capace di amare i nemici e di affrontare con straordinaria fortezza le durissime prove che hanno segnato la sua vita».

Una luce per la Chiesa

In secondo luogo, fu una luce per la Chiesa. «Camilla Battista – seguendo l’esempio e l’insegnamento di Chiara e Francesco – ha vissuto una fedeltà eroica verso la Chiesa anche quando ha dovuto, per essa, affrontare sofferenze amarissime. Questa sua tenace obbedienza si radica nella consapevolezza che la Chiesa è l’immagine stessa di Cristo, suo corpo vivente e sua concreta presenza nella storia dentro la quale si compie efficacemente l’opera della nostra salvezza. Non ci fu compromesso o umana fragilità che riuscì a distoglierla dal proposito di vivere questa totale appartenenza alla Chiesa: la sofferenza non la rese ribelle, ma ancor più fedele nell’offrire preghiere e suppliche accorate a Dio per la «renovatione della chiesa».
«Abbiamo bisogno anche noi, soprattutto nel nostro tempo, di riscoprire il gusto di questa appartenenza ecclesiale che genera una feconda e universale comunione in Cristo.
• Scegliendo di professare la Regola di Chiara d’Assisi, infatti, Camilla Battista indica a ogni cristiano la via della povertà come via di testimonianza radicale, come autentica martyria: «Questa serva di Dio comprò cara per sé e per gli altri la povertà e a lei sola toccò pagarne il prezzo; di modo che costa a lei più cara la povertà, che non le ricchezze ai ricchi, e più l’ha desiderata e cercata, che non cerchi il mondo li denari».
• Vivendo pienamente il carisma francescano, mostra alla Chiesa la via della fraternità come attuazione della koinonia: una fraternità che chiede la rinuncia al potere e all’individualismo e chiama a un amore gratuito, evangelico, generoso, a una carità crocifissa, simile a quella della Perfetta letizia di Francesco: «O mio clementissimo Iddio, se Tu mi rivelassi tutti i segreti del tuo sacratissimo Cuore e ogni giorno mi mostrassi tutte le gerarchie angeliche, se ogni giorno io risuscitassi i morti, non crederò per questo che Tu mi ami di infinito amore. Ma quando sentirò di avere ottenuto la grazia di un perfetto amore, cioè di far bene a chi mi fa male, di dir bene e lodare chi so che dice male di me e a torto mi biasima, allora soltanto, per questo segno infallibile, Padre mio clementissimo, crederò di esserti vera figlia. Soltanto allora sarò conforme al tuo dilettissimo Figlio Gesù Cristo Crocifisso, che è l’unico bene dell’anima mia, conforme a Lui, o Padre, che essendo in croce ti pregò per i suoi crocifissori».
• Erede esemplare di Chiara d’Assisi, Camilla ci consegna la via della contemplazione come reale e specifica diakonia. La Chiesa intera e ogni battezzato, tramite la contemplazione, risale alla sua fonte vitale e svolge un ministero di intercessione: è questo il servizio che Chiara e Camilla Battista hanno svolto ricordandoci il primato di Dio e la misteriosa fecondità apostolica della contemplazione, destinata a incidere profondamente nella vita della chiesa».


Una luce per la famiglia francescana

Infine, una luce per la famiglia francescana. «Camilla Battista, rileva fra Carballlo, ci mostra la via concreta per osservare il santo Vangelo, per metterlo in pratica e tradurlo nell’esistenza quotidiana. Il voto di versare ogni venerdì una lacrima in memoria della Passione di Cristo, al quale rimase tenacemente fedele pur immersa nella vita di corte, ci testimonia quel coinvolgimento, quella partecipazione “fisica” e totale al mistero di Cristo che diventa relazione viva e feconda, secondo la più genuina spiritualità francescana.
Nella società di oggi che favorisce una religiosità intimistica e fragile, riducendo la fede a una pulsione emotiva e disincarnata, Camilla Battista suggerisce a tutta la famiglia francescana una via sicura: vivere il Vangelo con passione e radicalità e restituire «amore per amore, sangue per sangue, vita per vita».
La lettera termina lasciando come promemoria due pensieri della santa: «Beata quella creatura che per nessuna tentazione tralascia il bene incominciato!» . E l’altro, tratto dalla sua preghiera: «Fa che io ti restituisca amore per amore, sangue per sangue, vita per vita».