Di fronte alla dilagante cultura della frammentazione e del relativismo, è
urgente ritrovare il coraggio di proporre l’unità dell’atto educativo che nella
coscienza delle persone e delle istituzioni consenta di armonizzare, in una
continuità dinamica e creativa, fede, cultura e vita.
«Il compito dell'evangelizzazione, e in esso il compito della catechesi,
richiede sempre una grande attenzione all'incontro tra i contenuti della fede e
la vita delle persone. Come possiamo aiutare le persone a vivere le diverse fasi
e i diversi momenti della vita alla luce del vangelo? Come possiamo aiutare le
persone a vivere le diversi fasi e i diversi momenti come “luogo” dell'incontro
con il Signore? Come possiamo entrare in sintonia con i processi di crescita
delle persone e i loro passaggi critici perché attraverso essi anche la vita di
fede possa crescere?». Così ha esordito il prof. Pierpaolo Triani al Congresso
diocesano per catechisti, educatori ed evangelizzatori, svoltosi a Bologna il 3
ottobre scorso.
Il tema della giornata, I passaggi di vita: evangelizzazione e catechesi per
l’uomo di oggi, ha interessato oltre 500 partecipanti, provenienti da varie
realtà ed esperienze cristiane e parrocchiali.
Oggi gli educatori si trovano a operare con una pluralità di valori e culture di
riferimento, nonché con una pluralità di famiglie, modelli e ritmi familiari
differenti. Fare i conti con la pluralità, quindi, significa prima di tutto
confrontarsi con modi diversi di intendere l’educazione e i suoi scopi. Tuttavia
in tante situazioni si coglie la tendenza a racchiudere solo nella parola il
messaggio educativo, rischiando così l'astrattezza e la lontananza dalla vita.
Tutto ciò è espressione della crisi della generazione adulta nella sua
creatività educativa, nel suo compito di capire e di accogliere le nuove
generazioni, nella sua responsabilità di accompagnarle con l’autorevolezza e la
maturità di chi ha già vissuto, nella sua capacità di vivere un'autentica
esperienza ecclesiale e di lasciarsi educare attraverso di essa.
Necessità di cambiamento
Il mondo che cambia, la società che si evolve, la crisi della famiglia e dei
modelli etici, interpellano la comunità cristiana a ripensare la proposta di
annuncio della fede e di testimonianza del Vangelo. Se finora, infatti, i
bambini e i ragazzi arrivavano al “catechismo” da ambienti tradizionalmente
cristiani e il compito dei catechisti era sostanzialmente quello di insegnare la
“dottrina” come supporto alla formazione catechetica che avveniva nelle
famiglie, adesso non è più così.
Triani ha parlato delle sfide che deve affrontare tutto il sistema educativo. La
prima sfida è quella della fiducia reciproca e del bene comune, da mettere
sempre al primo posto; la seconda riguarda la fraternità universale che non va
mai dimenticata, la terza quella del sostegno reciproco che ci farebbe sentire
meno soli nei fondamentali passaggi della vita.
Anche i ragazzi hanno delle sfide con cui misurarsi: «La prima è rappresentata
dall’uscire dal proprio mondo. La seconda sfida è quella delle relazioni
significative. La terza è quella del futuro. La quarta è quella della fragilità,
il saper accettare le proprie debolezze e non negare i propri limiti. L’ultima
sfida è quella della trascendenza, intesa come vita non più ristretta al
presente, ma proiettata verso le grandi “questioni” dell'esistenza».
Evangelizzazione e catechesi esigono così un cammino diffuso nel tempo e
scandito dall'ascolto della Parola, dalla celebrazione dei Sacramenti,
dall'esercizio della carità e dalla testimonianza. Oggi l’evangelizzazione non è
più riducibile all'ora di catechesi settimanale, non può avere un'impostazione
di tipo scolastico, comprendente classi, insegnanti, lezioni e finalizzata
soprattutto all'apprendimento di contenuti dottrinali prefissati, non può essere
ridotta alla sacramentalizzazione, cioè a una catechesi unicamente finalizzata a
"ricevere" un sacramento. È invece un cammino molto più ampio di quello
catechistico, un processo che deve proseguire attraverso i diversi passaggi
dell’esistenza per condurre a scelte di vita più consapevoli e durature.
Crescita umana ed evangelizzazione
Il dinamismo di auto-trascendenza della coscienza umana, il desiderio di verità,
di bellezza, di bontà, di amore che abitano il cuore di ogni uomo sono
trasversali alle diverse età; ma questo dinamismo e questo desiderio si
declinano in forma propria a seconda dei momenti della vita.
Vi è un principio di unità e di differenziazione nella biografia di ogni uomo
che è importante tenere presenti nel servizio di evangelizzazione e di
catechesi.
Per recuperare la positività di questo servizio e ridargli efficacia, bisogna
tornare all'evidenza che l'essere umano non è dotato di tutto ciò di cui ha
bisogno per diventare se stesso, che non gli basta una crescita biologica, un
adattamento psicologico e una protezione sociale, ma ha bisogno di relazioni che
lo risveglino alla coscienza di se stesso, che lo avviino alla vita culturale,
morale e spirituale, cioè lo introducano nel mondo e lo abilitino a farne
esperienza sensata ed equilibrata.
Questo fa comprendere come l'educazione sia indispensabile alla maturazione
dell'identità umana come tale, ma anche come essa non possa consistere nel
riferimento astratto a valori e nella trasmissione di comportamenti, ma debba
riguardare la capacità di fare esperienze in cui i valori trovino la loro
traduzione concreta. Pertanto l'uomo ha bisogno di essere generato all'altezza
della sua umanità. Al cuore dell'educazione sta dunque la dimensione generativa
umana, che è genesi e legame, relazione e riconoscimento, trasmissione e
tradizione, responsabilità e fedeltà, interessamento e cura.
Armonia e integralità
Per entrare maggiormente nel dettaglio del rapporto tra processo di crescita
umana e catechesi, Triani ha ritenuto molto importante riprendere in mano le
pagine del Documento di base dedicate alle età della vita (DB 1970, cap. 7).
Esse rappresentano ancora oggi un punto di riferimento importante sia per
l'impostazione di fondo, sia per la descrizione che propongono. Richiedono però,
dopo diversi anni, uno sguardo più ampio anche alla luce dell'attuale condizione
sociale ed esistenziale.
Accanto al principio della gradualità, il testo evidenzia con chiarezza altri
tre principi: «l'integralità della persona, la globalità del messaggio rivelato,
la pluralità del metodo. Ogni età dell'uomo ha il suo proprio significato in se
stessa e la sua propria funzione per il raggiungimento della maturità. Questa è
veramente tale quando è armonica, integrale e quindi fonte di coerenza personale
nei pensieri e nelle azioni. Errori o inadempienze, verificatisi a una certa
età, hanno talora conseguenze molto rilevanti per la personalità dell'uomo e del
cristiano. Così pure una sana educazione umana e cristiana consente a ciascuno
di vivere sempre come figlio di Dio, secondo la sua misura, ed è garanzia del
progresso spirituale. Pertanto, in ogni arco di età i cristiani devono potersi
accostare a tutto il messaggio rivelato, secondo forme e prospettive
appropriate» (DB n. 134).
Evangelizzare con sguardo nuovo
Il compito che il contenuto del Documento base affida, riguarda una comunità
cristiana e un insieme di catechisti, educatori ed evangelizzatori attenti alle
persone e alle loro dinamiche, che sappiano andare oltre una lettura
prevalentemente psicologica o cognitiva; che abbiano uno sguardo più
differenziato sul mondo adulto, uno sguardo più consapevole sullo sviluppo della
religiosità. Il compito dell'evangelizzazione, e in esso il compito della
catechesi, richiede sempre una grande attenzione all'incontro tra i contenuti
della fede e la vita delle persone. Questi due poli appaiono strettamente uniti.
Non è possibile evangelizzare senza “contenuti”, ugualmente è impossibile
promuovere una adesione profonda senza il coinvolgimento delle persone e
l’attenzione ai loro “vissuti”.
Un’altra importante attenzione da coltivare è quella di uscire “noi per primi”
dalla logica dello scontato, del già conosciuto, del già detto. "Sappiamo" da
sempre che Dio ci ama e non ci sorprende più, sappiamo che suo Figlio Gesù ha
vissuto come noi e anche questo non ci sconvolge più. Troppe parole consumate,
troppe frasi scontate, banali, che sanno di stanchezza, di già detto e ridetto,
ma non di sconvolgente novità. Il vangelo è davvero una bella notizia, ma spesso
noi lo presentiamo come una realtà che non ci tocca più di tanto.
Evangelizzare, educare oggi, vuol dire offrire strumenti per leggere il nostro
tempo con lo sguardo sapienziale del vangelo, per saper stare nella
conversazione e nella ricerca di coloro che vivono questo tempo, imparare a
scorgere i segni del Regno in ogni orizzonte e in ogni passaggio di vita. È
capacità di rimettersi in gioco per dire ciò che viviamo nella fede, per
renderne ragione non in modo teorico o moralistico, ma sentendoci dentro il
movimento di accoglienza e di riespressione del Vangelo. Chi annuncia è
portatore/trice di una lieta notizia che ha toccato la vita, che l'ha fatta e la
fa vibrare ancora.
Concretamente vuole dire avere momenti e indicazioni per lasciare che la Parola
cambi la vita di chi annuncia, trovare modalità per rendere attuale il racconto
della "salvezza", perché il Vangelo possa parlare ancora ai nostri contemporanei
e ancora possa illuminare ogni situazione e ogni percorso umano.