A conclusione di un cammino iniziato circa dieci anni fa e dopo aver percorso
ancora un lungo tratto di strada, solo nel 2016 le sei provincie OFM del Nord
Italia (Genova, Torino, Milano, Bologna, Trento, Venezia) si fonderanno in una
nuova e unica entità. In vista di questo traguardo, soprattutto in questi ultimi
quattro-cinque anni sono andati intensificandosi gli incontri non solo tra i sei
ministri ma anche tra i rispettivi consigli (definitòri) provinciali. Grazie al
Notiziario, interamente on-line, della provincia OFM dell’Emilia Romagna, è
stato possibile ricostruire e documentare le fasi salienti di un percorso a cui
è stata impressa una determinante accelerazione con l’istituzione, nel 2007, di
un’apposita commissione per l’interprovincialità.
Proprio in quello stesso anno il ministro generale, fr. José Carballo, in un
incontro con i ministri provinciali a Baccanello (Bg), aveva voluto sottolineare
quanto l’unificazione delle provincie del Nord Italia stesse diventando ormai un
problema di tutto l’Ordine. Vivendo in un tempo di ridimensionamento e di una
progressiva contrazione delle forze in campo, ha detto, bisogna anticipare i
tempi. Non si può aspettare che il tempo decida al posto dei frati. Non si può
più rimanere concentrati solo sulla propria realtà. L’interprovincialità sarà
sempre più un’esigenza della futura forma vitae francescana.
Chiudere per aprire
Oggi, ha detto fr. Carballo, è già difficile assicurare il cambio normale di un
guardiano giunto al termine del suo mandato. La chiusura di un convento deve
mettere in conto le proteste non solo della gente, ma anche, a volte, dei
politici del posto e degli stessi frati. Dal momento che è in gioco la
rivitalizzazione del carisma, si tratta allora di far capire che «si chiude per
aprire». L’unificazione sta diventando, in molti casi, una via obbligata. Non si
può affrontare e superare questo “punto dolente” senza una mentalità “libera e
aperta”, senza un’adeguata e difficile sensibilizzazione della base. Questo
lavoro di sensibilizzazione già avviato da tempo a livello di formazione
permanente e iniziale (postulandati, noviziati, studentati interprovinciali
ecc.), non basta. «Bisogna coinvolgere tutti». In che modo? Il ministro generale
ha fatto una proposta, quella di celebrare, prima nelle singole unità e poi
tutti insieme, tre capitoli delle stuoie: il primo per gli under 10 («coloro che
porteranno le conseguenze del cammino che si inizia»), il secondo per i
guardiani, il terzo per tutti i frati. Anche loro, infatti, «hanno la loro
parola da dire e non si possono far passare sopra le loro teste processi così
importanti e che incidono in profondità».
Perché negarlo? «Il processo è complesso e dev’essere metabolizzato», non
accontentandosi mai «di lasciare semplicemente passare il tempo». Al capitolo
generale (del 2009), le sei provincie del Nord Italia sarebbero dovute arrivare
con delle proposte concrete, in modo da poter incominciare a pensare a una data
precisa per l’inizio di una o, eventualmente, due nuove entità. A suo dire,
un’unica entità potrebbe rivelarsi anche fin troppo “difficile da governare”. Ma
ogni decisione al riguardo va presa solo dopo un’articolata mappatura e una
seria valutazione complessiva della realtà effettiva delle sei provincie del
Nord Italia.
Nel 2007 il totale dei frati delle sei provincie era di 866 unità (di cui 139
fuori provincia) con un’età media di 65,36 anni di età. Presenti in 105 case,
erano (e sono) impegnati prevalentemente nella custodia dei santuari, nella
pastorale parrocchiale e ospedaliera e nella cura delle chiese conventuali. In
questi ultimi tre anni, è fin troppo facile presumere da parte nostra che,
almeno numericamente, la situazione non sia di certo migliorata.
Un processo doloroso e di grazia
Ciò che andrebbe dato per acquisito, ha aggiunto fr. Carballo, è il fatto che
prima di giungere all’unificazione, si dovrebbe incominciare a chiudere e a
ridimensionare nelle singole provincie tutto ciò che va chiuso e ridimensionato.
Soprattutto si dovrebbero evitare “soluzioni illusorie”, come il chiamare frati
stranieri; molto difficilmente, infatti, si potrebbero inserire in un tessuto
sociale ed ecclesiale diverso da quello di provenienza. L’alternativa è quella
di una più convinta animazione vocazionale. «Se manca, è la morte».
Ad un confratello che s’interrogava sulla sempre più scarsa incisività del
francescanesimo nel mondo di oggi, il ministro generale ha risposto dicendo che
purtroppo si sta soffrendo della sempre più scarsa incisività di tutta la
Chiesa. «Ciò che stupisce è che pur essendo Francesco il santo più attuale e
amato da tutti, poi come frati stiamo perdendo terreno. Ci stiamo frammentando
troppo. Ci lasciamo utilizzare troppo dalla Chiesa. Il nostro volto è sempre più
quello del prete diocesano. Anche se le nostre chiese sono abbastanza
frequentate, però, finiamo con il seguire la stessa sorte della Chiesa in
Europa», dove si è ancora troppo spesso condizionati dagli aspetti negativi. Si
dovrebbe, invece, saper cogliere anche il positivo, con il pieno coinvolgimento
di tutti. I problemi non si risolvono mai in un colpo. Men che meno si risolvono
a base di decreti del direttivo generale. I decreti, ha concluso, servono quando
sanciscono una decisione maturata insieme.
Di ridimensionamento, di chiusure e di fusioni si era ovviamente parlato anche
nel capitolo generale del 2009. «Si tratta, è detto nel suo documento finale, di
un processo doloroso nel quale, tuttavia, siamo chiamati a scoprire un momento
di grazia pasquale per tentare di ridarci significato, in una maniera più
semplice e più vulnerabile, ma anche più profetica e certo maggiormente da
minori, là dove siamo già presenti». Un cambiamento come quello in atto «è una
realtà che si fa ogni volta più visibile e che può rappresentare un’inedita
opportunità per superare la mentalità provincialista e incrementare la
interprovincialità e il senso di appartenenza alle Conferenze e all’Ordine».
Le altre unificazioni OFM in Europa
Dal capitolo generale ad oggi l’assemblea sicuramente più importante in ordine
al cammino dell’interprovincialità in corso, è stata quella dei sei consigli
provinciali ad Armeno (No), dal 24 al 27 agosto 2010. Nel documento conclusivo
viene ribadita con molta convinzione la finalità centrale del cammino in atto:
«riqualificare la vita fraterna e rendere possibile una rinnovata ed originale
presen¬za francescana nel Nord Italia». Si tratta di una riqualificazione a più
livelli: della formazione iniziale, del complesso delle fraternità presenti nel
Nord Italia, dei segretariati della formazione, delle missioni e
dell’evangelizzazione.
Un appuntamento strategico già programmato è quello del 2013 con la
sincronizzazione, in tale data, di tutti i sei capitoli provinciali in vista
della nascita della nuova entità. Da qui ad allora non verrà trascurata nessuna
iniziativa che possa favorire l’incontro e la conoscenza dei frati del Nord
Italia: capitolo delle stuoie, vi¬site, esercizi spirituali, giornate di
formazione permanente residenziale per tutti e per settori, possi¬bilità di
esperienze prolungate in fraternità di altre provincie, partecipazione ad
esperienze si¬gnificative già in atto (itineranza, missioni al popolo, eremo
ecc.). Soprattutto in quelle case che verranno già fin d’ora qualificate e
candidate come case interprovinciali, si curerà la qualità di vita france¬scana,
la testimonianza significa¬tiva e la complementarietà inter¬provinciale. Proprio
ad Armeno si è definitivamente decisa la data di nascita della nuova entità, il
2016, con la celebrazione, nel corso dell’anno, del primo capitolo unificato.
Ad incoraggiare i confratelli impegnati in queste complesse e ancora lunghe
tappe finali, ad Armeno era presente anche il consigliere generale per l’Italia,
fr. Vincenzo Broccanelli. Tutte le province dell’Ordine, ha detto, si stanno
confrontando seriamente con la diminuzione inesorabile delle vocazioni a fronte
di un numero sempre molto elevato di attività, di opere e di conventi.
Esperienze analoghe a quello del Nord Italia, ha ricordato, sono in atto da
tempo anche in altri paesi europei. In Francia, ad esempio, dopo l’unificazione,
avvenuta ancora nel 1996, delle sei provincie francofone (Francia e Belgio) in
due sole entità, si sta oggi pensando al 2013 come data possibile per la nascita
di una nuova e unica provincia. Anche in Germania, dopo un percorso iniziato nel
2004, il 1° luglio del 2010 le quattro provincie tedesche hanno dato vita alla
nuova entità: la provincia “S. Elisabetta”.
Il ridimensionamento, ha ricordato fr. Broccanelli, è finalizzato a «rafforzare
e rinnovare la qualità della vita nelle fraternità e nei singoli frati. Non
basta rimediare; bisogna rinnovare, liberare energie per nuove forme di
evangelizzazione con stili adeguati di vita francescana». Non si tratta di
gestire, bene o male, le emergenze «sacrifican¬do le persone e/o la qualità di
vita delle fraternità». È invece importante «ge¬stire positivamente le nuove
si¬tuazioni, saper rispondere al¬le urgenze missionarie, avere una visione
aperta del futuro del¬la provincia, saper pianificare le attività e le opere,
trovando delle strategie adeguate». La prospettiva di fondo non è quella di
«chiudere per morire», ma di «aprire nuove forme di presenza per dare nuove
rispo¬ste ad esigenze nuove».
Sarebbe fuorviante pensare all’unificazione interprovinciale solo per garantire
la sopravvivenza del dato esistente. Quando in diverse entità della medesima
regione o Confe¬renza «le forze vengono meno, le strutture e le opere rischiano
di soffocare la vita asservendola a se stessa», quando «il carisma fran¬cescano
inevitabilmente si logo¬ra e si deteriora, sorge allora, la necessi¬tà di unire
le forze ancora vive per dar vita ad una nuova entità, più leggera, in grado di
sostenere la qualità della vita e della missione delle fraternità».
La prossima assemblea dei superiori generali
É facile prevedere che, per i frati minori del Nord Italia, i prossimi sei anni
non saranno proprio i più tranquilli della loro lunga storia. É vero che, a
diversità di altri istituti (come nel caso degli Obliati di Maria Immacolata
impegnati da tempo nell’unificazione di due province diverse per lingua e
cultura: Italia e Spagna) , i frati minori si muovono e partono da una
omogeneità linguistica e culturale. Ma è anche certo che - non solo in casa OFM,
sia chiaro! - a queste unificazioni, per quanto auspicate come una grande
opportunità per la rivitalizzazione del carisma, ci si arriva perché costretti
dalla sempre più preoccupante contrazione numerica delle forze in campo.
Quanto sarebbe stato più profetico e significativo il discorso di tutto il buono
e di tutto il bello dell’interprovincialità quando le entità, francescane e non,
erano fiorenti in persone e in opere! C’è solo da augurarsi che - come a volte
e, forse, non sempre a torto, si sente dire -, il perseguimento del traguardo
dell’unificazione non sia troppo tardivo.
Alcune esplicite conferme a proposito delle tante “sfide” della VC in Europa
sono venute anche dall’ultima assemblea dei superiori generali . A fine
novembre, i nostri generali si ritroveranno nuovamente per tracciare, questa
volta in positivo, un cammino per il futuro della VC sempre nel nostro
continente. Non è forse un fatto casuale che tra i relatori ci siano proprio
anche l’attuale ministro generale dei frati minori e l’ex superiore generale
degli Oblati di Maria Immacolata (p. Guglielmo Steckling). Le fatiche in atto
per l’unificazione di alcune loro entità potrebbero rivelarsi quanto mai
preziose e provvidenziali per affrontare con maggiore speranza il futuro della
VC in Europa.