L’ottantenne gesuita p. Bartolomeo Sorge ci dona ancora un libro dal titolo La traversata. La Chiesa dal concilio Vaticano II a oggi. In questo modo intende raccontare, soprattutto ai giovani d’oggi, la visione che egli ha elaborato dopo gli incontri con alcuni “traghettatori” che, designati dalla Provvidenza e dalla storia, hanno servito la Chiesa nel mare aperto della difficile transizione dal secondo al terzo millennio. Senza essere sceso dalla barca di Pietro (già direttore di riviste come Civiltà cattolica, Popoli e Aggiornamenti sociali), p. Sorge ha collaborato con grandi figure ecclesiali: qui ne delinea un appassionato ritratto perché possano essere d’esempio a una nuova generazione di navigatori.

Guardare la storia con occhi nuovi
Il volume dunque non vuol essere un album di ricordi, ma una sorta di traditio Symboli da consegnare alla generazione che viene. Perciò quattro capitoli (su quindici) sono dedicati a ricostruire la “traversata” dei cinquant’anni di post-concilio, distinguendo la rotta, tracciata chiaramente nell’assise ecumenica, dal tragitto effettivamente compiuto fin qui dalla Chiesa. Un tragitto piuttosto lento e non sempre lineare; con un processo di assimilazione dell’evento, secondo l’A., reso più difficile dalla «tentazione di farne una lettura riduttiva, trasmettendo così una falsa immagine del concilio alle nuove generazioni, che non ne hanno vissuto la stagione» (p. 12).
La rotta è compresa in quel “balzo innanzi” (cf. Giovanni XXIII, Allocuzione di apertura del Vaticano II dell’11 ottobre 1962) nella penetrazione dottrinale che la Chiesa doveva compiere per uscire dall’epoca tridentina e per iniziare un profondo aggiornamento della sua vita interna e dei rapporti col mondo. P. Sorge parla di una Chiesa che in questi decenni ha imparato a guardare la storia con occhi nuovi, acquisendo tre orientamenti fondamentali: l’ecclesiologia di comunione (superamento della concezione della chiesa come “società perfetta” per comprenderla come “popolo di Dio” in cammino), la teologia delle realtà terrestri (uscita dalla stagione della “cristianità” per entrare nell’ottica evangelica di una “laicità” positiva) e la teologia biblica (accostamento alle Sacre Scritture intese non più come un “libro sigillato” riservato a pochi, ma come “libro aperto” a tutti).
La traversata postconciliare coincide con i tre pontificati di Paolo VI (1963-1978), Giovani Paolo II (1978-2005) e Benedetto XVI. Il nodo fondamentale che progressivamente emerge è come armonizzare un dialogo a tutto campo con la testimonianza evangelica: «Non basta, a tal fine, che la Chiesa “aggiorni” i metodi pastorali; si richiede che essa “rinnovi” profondamente il modo di intendere la sua presenza e la sua missione nel mondo che è cambiato: senza rimpianti per la “cristianità” perduta, ma nello stesso tempo senza rassegnarsi alla prospettiva che il cristianesimo divenga socialmente insignificante. È il grosso problema, tuttora aperto» (p. 24).

Tra santità e religione civile
Papa Benedetto ha accolto l’eredità del predecessore: la “bussola” per orientarsi nel futuro è proprio quella del concilio, evento di novità dello Spirito nella continuità. In particolare, dopo il IV convegno ecclesiale a Verona nel 2006, il papa ha evidenziato l’urgenza di quel salto di qualità del laicato nella vita ecclesiale e civile che il concilio invoca da cinquant’anni. «Purtroppo, nella Chiesa italiana, una mentalità clericale dura a morire non ha favorito la piena assimilazione degli insegnamenti del concilio sul laicato e sulla laicità. Perciò è urgente impegnarsi in una nuova stagione formativa» (p. 40).
A questo punto il nostro gesuita, dopo aver sintetizzato la traversata della Chiesa in Italia, sceglie undici figure emblematiche, da lui conosciute personalmente, per illuminare la complessità del percorso. La traversata infatti spiega i traghettatori; ma, senza i traghettatori, non solo sarebbe difficile capire la traversata, ma questa non ci sarebbe neppure stata. Troviamo dunque i tre pontefici citati, p. Pedro Arrupe (preposito generale dei Gesuiti), dom Helder Camara (arcivescovo nel Nordest brasiliano), mons. Oscar Romero (assassinato a San Salvador nel 1980), mons. Enrico Bartoletti (segretario generale della Cei), il professor Giuseppe Lazzati, il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo, don Pino Puglisi ucciso dalla mafia nel 1993, il card. Carlo Maria Martini.
Notiamo che di quasi tutti è stata introdotta la causa di beatificazione. Nei momenti più intensi della storia della Chiesa, quindi, Dio manda un esercito di santi. Prendiamo allora coscienza di aver vissuto una stagione di santità, che non può essere oscurata dai peccati degli uomini di Chiesa. Il giudizio complessivo è positivo perché sulla barca della Chiesa c’è Cristo.
Certo, essa non può ridursi ad apparato istituzionale, ad agenzia del buon soccorso, a potenza politica che intrattiene rapporti diplomatici a livello internazionale, a custode di un patrimonio bimillenario e universale. Queste visioni riduttive trasformano il cristianesimo in una religione civile, vanificando così la croce di Cristo e finendo per collaborare con chi mira a strumentalizzarla a fini politici. Nell’epoca della globalizzazione e della secolarizzazione, la Chiesa «non può più contare su appoggi esterni e sui privilegi concessi, ma solo sulla testimonianza di una fede matura e di un amore fattivo. Senza di ciò, la Chiesa non è più credibile… Anzi, l’insistenza con cui chiede che siano tutelati anche giuridicamente valori umani fondamentali… viene interpretata come il tentativo di imporre in modo coercitivo principi e comportamenti che non riesce più a far passare attraverso la libera adesione delle coscienze».
Per tutte queste ragioni servono nuovi traghettatori con una fede adulta, dentro comunità profetiche fatte di laici maturi sia nel dialogo interculturale che nel primo annuncio.


Bartolomeo Sorge
La Traversata
Mondadori Ed.,
Milano 2010,
€ 18,50