Il card. Newman visse un’esperienza di intensa preghiera. Il pensiero alla Pasqua, nella quale Gesù muore per noi, lo conduce a indicare nell’umiltà e nella riparazione la via autentica verso la contemplazione della passione del Signore. E così Gesù, il “povero maltrattato”, diventa l’oggetto della sua preghiera e il giusto perseguitato diventa il suo salvatore. Si tratta di una preghiera che per lui è sempre stata fondata nella fede in un Dio personale. Ha sempre sentito nel cuore una voce più grande del dettame della sua natura e questo lo manifesta scrivendo che si tratta «dell’eco di una persona che mi parla. Essa porta con sé la prova della sua origine divina. La mia natura la sente in tutto e per tutto come una persona. Quando le disobbedisco mi sento afflitto, proprio come quello che provo nel compiacere o nell’offendere un amico degno di rispetto». Nell’intreccio inseparabile tra l’affermazione di un Dio personale, la coltivazione della coscienza e la conoscenza del dogma, Newman ha sempre considerato la preghiera come un dovere e come un privilegio. È stato profondamente affascinato dalla preghiera di intercessione, da lui definita come «la prerogativa e il dono degli obbedienti e dei santi». Obbedienti e santi, come Maria alla quale si rivolge con fiducia e tenerezza e come i santi che furono veri amici ispiratori della sua vita interiore. Nella preghiera di intercessione mette in risalto la dignità divina, la possibilità che il peccatore diventi un amico, un confidente di Dio, in grado di raccogliere l’universo intero e di presentarlo al suo Signore. In questa preghiera Dio ci concede il potere fortissimo di influire non solo sul percorso vitale della nostra anima, ma sul futuro di tutta la storia. A un certo punto, nella sua lunga esperienza di preghiera, di mortificazione e di penitenza, accompagnata sempre da una adorazione umile e perseverante, apparve a Newman quella luce che lo condusse il 9 ottobre 1845 a «sentirsi raccolto nell’unico ovile di Cristo».

Maria silenziosa, che tutto immaginasti senza parlare, oltre ogni visione umana, aiutami ad entrare nel mistero di Cristo lentamente e profondamente, come un pellegrino arso di sete entra in una caverna buia alla cui fine oda un lieve correr d'acqua. Fa' che prima di tutto m'inginocchi ad adorare, fa' che poi tastila roccia fiducioso, e m'inoltri sereno nel mistero. Fa' infine ch'io mi disseti all'acqua della Parola in silenzio come Te. Forse allora, Maria, il segreto del Figlio Crocifisso mi si rivelerà nella sua immensità senza confini e cadranno immagini e parole per fare spazio solo all'infinito.

Signore Gesù, ho sperato nella tua misericordia eterna.
Quanto eccellente è la tua bontà, Signore; se ho speranza, è nella tua misericordia.
Non permettere che io resti confuso; in tanti ti supplichiamo: ricordati di tutti, Signore, sempre; abbi pietà di tutti, Signore dell'universo, riconciliati con ognuno di noi.
Dona pace alle masse del tuo popolo; stempera le offese; abroga le guerre; blocca al loro sorgere le ideologie. Pace e amore concedili tu a noi, Dio, nostro Salvatore, speranza di tutti i confini della terra.
Conducimi Signore, fa di me ciò che vuoi!
Non cerco di sapere in anticipo i tuoi disegni su di me, voglio ciò che tu vuoi per me.
Non dico: "Dovunque andrai, io ti seguirò!", perché sono debole, ma mi dono a Te perché sia Tu a condurmi. Voglio seguirti nell'oscurità, non ti chiedo che la forza necessaria.
O Signore, fa' ch'io porti ogni cosa davanti a te, e cerchi ciò che a te piace in ogni mia decisione e la benedizione su tutte le mie azioni.
Come una meridiana non indica l'ora se non con il sole, così io voglio essere orientato da Te, Tu vuoi guidarmi e servirti di me. Così sia, Signore Gesù!

Giovanni Velocci
da La preghiera in Newman
Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2004