Due immagini, forse più di altre, descrivono sinteticamente il viaggio di
Benedetto XVI a Cipro, svoltosi dal 4 al 6 giugno. La prima: il papa cammina
nella zona controllata dai caschi blu dell’Onu per recarsi a celebrare messa
nella chiesa di Santa Croce a Nicosia. Sullo sfondo la barriera di separazione
che divide la città dalla parte turca.
La seconda: il papa consegna ai patriarchi e ai vescovi del Medio Oriente
l’Instrumentum laboris. Nell’aria non c’è la gioia che tutti avrebbero
preventivato per un momento di grande comunione ecclesiale. Il peso
dell’uccisione di mons. Luigi Padovese il 3 giugno, festa del Corpus Domini, ha
dipinto sui volti un velo di tristezza. Mons. Padovese, vicario apostolico
dell’Anatolia, tra gli artefici del cammino preparatorio del prossimo sinodo dei
vescovi per il Medio Oriente, avrebbe dovuto essere a Nicosia per ricevere dalle
mani del papa il documento. È stato orrendamente massacrato da un giovane che
gli faceva da autista e che oggi accampa malattie mentali.
Significato del viaggio
Che viaggio è dunque stato questo del papa a Cipro?
Come dicevamo – e non poteva essere altrimenti – il peso della situazione
politica che l’isola si trova a vivere si è fatto sentire. A pochi giorni
dall’arrivo del Santo Padre a Nicosia, l’ambasciatore presso la Santa Sede,
George Poulides, aveva dichiarato a Terrasanta.net di ritenere – accendendo la
miccia delle polemiche – che già la semplice presenza del Pontefice avrebbe
costituito una «vigorosa protesta» contro l’occupazione turca del nord
dell’isola.
All'aeroporto di Pafos, ricevendo Benedetto XVI il 4 giugno, il presidente della
Repubblica di Cipro, Demetris Christofias ha subito messo in luce la realtà
dolorosa dell'isola, divisa in due a causa dell'occupazione turca del 1974: «La
sua presenza qui ci porta un forte messaggio di pace – ha affermato Christofias.
(...) Cipro ha bisogno delle sue parole di pace, per via della difficile
situazione che l'isola deve affrontare nella sua parte occupata. (…). Cipro è
una terra apostolica, che affonda le sue radici cristiane in duemila anni di
storia. Purtroppo però, gran parte del patrimonio culturale e intellettuale
dell'isola, compresa la tomba e il monastero di San Barnaba, come circa almeno
altri 500 monumenti religiosi, sono ancora sotto l'occupazione dell'esercito
turco. E la cosa particolarmente grave è che da più di 35 anni il nostro
patrimonio culturale e religioso nella zona occupata viene distrutto e
danneggiato sistematicamente, con un enorme perdita per l'intera umanità. Il
nostro impegno – ha concluso il presidente – è di raggiungere la soluzione al
problema di Cipro attraverso i negoziati, che dovranno portare ad un completo
ritiro delle truppe di occupazione e al ritorno della libertà e dei diritti per
tutta la popolazione di Cipro».
Il papa non è mai entrato nel merito della questione turco-cipriota, ma
incontrando il giorno seguente le autorità civili e il corpo diplomatico, ha
suggerito una prospettiva più alta e indicato con chiarezza il ruolo del
politico «impegnato a servire il bene degli altri nella società, a livello
locale, nazionale e internazionale», attento alla promozione di una verità
morale che si batte per i diritti umani, la dignità della persona e contro le
ideologie che mirano a mistificare la realtà. Come dire: lavorare per la
soluzione dei problemi – anche quelli ciprioti – presuppone il coraggio di
andare contro gli egoismi, le strumentalizzazioni politiche e religiose e le
visioni di parte.
Incontro con la comunità cristiana
Il cuore del viaggio del papa – e non poteva essere altrimenti per il successore
di Pietro – è stato però costituito dall’incontro con la comunità cristiana.
Nella mattinata del 5 giugno Benedetto XVI si è recato al palazzo arcivescovile
dove ha incontrato il capo della Chiesa ortodossa di Cipro, Chrisostomos II e il
Santo Sinodo quasi al completo. La Chiesa ortodossa è maggioritaria nella
Repubblica cipriota. Dopo aver espresso gratitudine per l’accoglienza
riservatagli nell’isola e sottolineato lo spirito di fraternità e comunione
riscontrato durante le prime ore trascorse a Cipro (nonostante alcune frange
minoritarie della Chiesa ortodossa abbiano contestato la sua presenza
nell’isola), il Santo Padre ha sottolineato l’aiuto dato dalla Chiesa cipriota
ai terremotati dell’Aquila e l’impegno per la riconciliazione, la pace e i
diritti umani portato avanti dall’arcivescovo.
Anche in questa occasione Benedetto XVI non ha mancato di richiamare la
necessità di offrire sostegno ai cristiani di Terra Santa e di lavorare per
favorire l’ecumenismo tra le Chiese della regione: «Cipro è tradizionalmente
considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel
Medio Oriente dev’essere un motivo di riflessione per tutti i fedeli cristiani.
Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni
maniera possibile ai cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue
antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di
Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica,
pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità
nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della pace».
La festa del popolo cattolico di Cipro si è svolta la mattinata del 6 giugno,
presso il palazzetto dello sport Eleftheria, nei sobborghi della capitale
Nicosia. La solenne messa papale ha offerto anche un preciso identikit di chi
sono oggi i cattolici a Cipro: soprattutto lavoratori stranieri: donne asiatiche
(filippine, indiane e srilankesi), ma anche giovani africani di vari paesi.
Si è trattato di un momento liturgico intenso, ritmato da canti e musiche
tipiche delle liturgie orientali, ma eseguite da corali multietniche, altro
piccolo segno di comunione che la visita del primo nella storia papa ha
incentivato. Con il Pontefice hanno concelebrato i cardinali e vescovi del
seguito e numerosi patriarchi del Medio Oriente, giunti a Cipro per ricevere
l’Instrumentum laboris dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi che si
svolgerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre prossimo.
All’inizio della Messa l’arcivescovo maronita di Cipro, Youssef Soueif ha
espresso la gioia della comunità cattolica per avere il papa nell’isola. E ha
aggiunto: «La nostra isola è un’oasi che dovrebbe essere preservata a livello
internazionale; è uno spazio per il dialogo delle culture, nonostante le sue
attuali difficoltà. Nutriamo la speranza che vostra Santità vorrà sempre tenere
Cipro nei suoi pensieri e nelle sue preghiere».
I cattolici a Cipro
I cattolici a Cipro sono attualmente circa 25 mila, su una popolazione di 794
mila abitanti, il 3,15 per cento della popolazione. La Chiesa cattolica cipriota
conta una circoscrizione ecclesiastica, 13 parrocchie (4 di rito latino e il
resto maronite) e un centro pastorale. I vescovi sono due: il patriarca latino
di Gerusalemme Fouad Twal e l'arcivescovo maronita Youssef Soueif. I sacerdoti
30; vi sono poi 60 religiose e un seminarista maggiore. Grande è l’impegno nel
mondo della scuola: 6.347 alunni frequentano i 22 centri di educazione cattolica
(scuole materne, primarie e secondarie). I centri caritativi e sociali di
proprietà e/o diretti da ecclesiastici e religiosi contano 2 ospedali, 3
ambulatori, 1 casa per anziani, invalidi e minorati e 6 orfanotrofi e asili
nido.
Nell’omelia presso il palazzetto Eleftheria Benedetto XVI ha espresso la sua
felicità per «avere questa opportunità di celebrare l’Eucaristia insieme a così
tanti fedeli di Cipro, una terra benedetta dal lavoro apostolico di san Paolo e
san Barnaba».
Campo privilegiato d’impegno per le comunità cristiane di Cipro – ha detto il
Santo Padre – è oggi quello della pace e della riconciliazione: «Siamo chiamati
a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono
conflitti, a offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad
estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri
beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a
proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finché egli
venga».
Il momento culminante della celebrazione si è avuto con la consegna
dell’Instrumentum laboris ai vescovi del Medio Oriente presenti. E più volte
nella Messa si è ricordato e pregato per il vicario apostolico dell’Anatolia,
mons. Luigi Padovese – ucciso il giorno prima dell’inizio della visita del papa
–, e che avrebbe dovuto essere presente alla celebrazione: «Affido la sua anima
alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò,
specialmente come vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e
culturale e per il dialogo tra le Chiese».
La consegna del documento preparatorio per il sinodo in una terra che è
considerata parte della Terra Santa ha voluto sottolineare una volta di più
l’amore e l’attenzione del Pontefice per il Medio Oriente. Un’area – ha
riconosciuto il papa – che occupa «un posto speciale nel cuore di tutti i
cristiani, dal momento che fu proprio lì che Dio si è fatto conoscere ai nostri
padri nella fede. Dal tempo in cui Abramo uscì da Ur dei Caldei obbedendo alla
chiamata del Signore, sino alla morte e risurrezione di Gesù, l’opera salvifica
di Dio fu compiuta mediante individui e popoli nelle vostre patrie».
Benedetto XVI ha quindi ricordato che l’assemblea speciale del Sinodo dei
vescovi viene convocata proprio su richiesta dei pastori di quelle Chiese e che
«tenterà di approfondire i legami di comunione fra i membri delle vostre Chiese
locali, come pure la comunione di queste medesime Chiese tra di loro e con la
Chiesa universale. Questa Assemblea desidera inoltre incoraggiarvi nella
testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei paesi dove questa
fede è nata ed è cresciuta».
L’appuntamento del sinodo di ottobre
Che cosa si prefigge l’appuntamento di ottobre? Per il papa sarà anche
«un’occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno
spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente e
(…) per porre in risalto il valore importante della presenza e della
testimonianza cristiane nei paesi della Bibbia, non solo per la comunità
cristiana a livello mondiale, ma ugualmente per i vostri vicini e concittadini».
«Voi – ha detto il papa, facendosi voce di quelle Chiese rispetto ai loro
connazionali e al resto del mondo – desiderate vivere in pace e in armonia con i
vostri vicini ebrei e musulmani. Spesso agite con artigiani della pace nel
difficile processo di riconciliazione. Voi meritate la riconoscenza per il ruolo
inestimabile che rivestite. È mia ferma speranza che i vostri diritti siano
sempre più rispettati, compreso il diritto alla libertà di culto e la libertà
religiosa, e che non soffriate giammai di discriminazioni di alcun tipo».
«Prego – ha aggiunto Benedetto XVI – che i lavori dell’Assemblea speciale
aiutino a volgere l’attenzione della comunità internazionale sulla condizione di
quei cristiani in Medio Oriente, che soffrono a causa della loro fede, affinché
si possano trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che causano così
tante sofferenze. In merito a questa grave questione, ripeto il mio appello
personale per uno sforzo internazionale urgente e concertato al fine di
risolvere le tensioni che continuano nel Medio Oriente, specie in Terra Santa,
prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue».