«Tre sono i “luoghi” e le “esperienze” forti di una parrocchia in cui, a
partire dalla persona, educare al bene comune: il “luogo eucaristico”
domenicale, che impegna ogni domenica nel “per voi” e “per tutti” come dinamica
di dono, gratuità, condivisione, ascolto, apertura alla speranza; il “luogo
dell’annuncio” che, oggi, deve farsi carico di un’educazione al bene comune
intesa come essenziale dell’agire e della testimonianza cristiana; il “luogo
della carità”: non c’è comunità che non abbia un segno, un luogo di carità,
un’esperienza e un progetto di carità: piccolo e grande. Si tratta di non
isolare luoghi, gesti, esperienze di carità dalla crescita e dal rinnovamento di
una comunità. Si tratta di “ordinare”, organizzare la comunità a partire dalle
molteplici opere di ascolto, incontro, relazione e amore per giungere alla
caritas». Con questo auspicio il direttore di Caritas italiana, Vittorio Nozza,
ha concluso il 34° convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si è
celebrato a San Benedetto del Tronto dal 26 al 29 aprile, presso il “Palariviera”,
sul tema Educati alla carità nella verità. Animare parrocchie e territori
attraverso l’accompagnamento educativo. Il convegno ha visto la partecipazione
di circa 600 tra direttori e operatori delle 220 Caritas disseminate sul
territorio nazionale.
Una serie di emergenze sociali
Nella prolusione, il presidente di Caritas italiana e vescovo di Lodi, Giuseppe
Merisi, si è ispirato all’enciclica Caritas in veritate per evidenziare una
serie di “grandi questioni” che stanno attraversando questo anno sociale e
pastorale, quali «le emergenze sociali (fame nel mondo, corruzione, politiche
sociali, crisi economico-finanziaria…); l’economia sociale di mercato che va
governata con un coordinamento dei singoli progetti da parte degli attori del
mercato, e non di una subordinazione del mercato alla politica; gli “attori
economici” capaci di produrre valore relazionale, coesione, cultura della
fraternità, reciprocità e solidarietà nel rispetto della libertà e della dignità
della persona; l’“ecologia umana” che chiede di connettere tra loro ambiente
vitale, vita umana, da difendere sempre, e dignità della persona».
Mons. Merisi ha citato un tema che è ritenuto da Caritas italiana un diritto
fondamentale di ogni persona, quello dell’accesso al credito, che indica nella
persona e nella sua dignità il centro di ogni situazione e di ogni contesto
culturale, sociale ed economico in Italia e nel mondo. Egli si è riferito
all’utilizzo dello strumento della micro finanza che privilegia le azioni di
promozione integrale delle persone, la dimensione pedagogica e educativa della
Caritas che si realizza attraverso la “pedagogia dei fatti” e le azioni di
intervento progettuale operativo a dimensione comunitaria. Inoltre, il vescovo
ha fatto riferimento all’anno europeo della lotta contro la povertà, nel quali
le Caritas diocesane propongono alle comunità cristiane una riflessione, al fine
di «elaborare un percorso educativo con sguardo europeo, a servizio delle
molteplici progettualità già in atto» e di coinvolgere «gli stessi
insegnanti/educatori nell’opera di formazione e sensibilizzazione», insieme al
sostegno al volontariato, anche in vista del prossimo 2011, anno europeo
dedicato a questo tema.
Mons. Merisi ha sottolineato, sul piano dell’accompagnamento delle Caritas
diocesane, la necessità di «promuovere una maggiore adesione alla programmazione
e progettazione pastorale diocesana complessiva». Da qui «l’assunzione di un
ruolo di coordinamento-accompagnamento del lavoro “a rete” delle realtà
socio-assistenziali presenti in diocesi, anche in vista di più efficaci rapporti
con le istituzioni pubbliche, così come la costituzione della
“consulta-rete-tavolo diocesano” degli organismi-opere socio-assistenziali».
Infine, «è necessario cogliere le opportunità dell’emergenza per costruire le
risorse della quotidianità»; e poi «occorre distinguere l’importante anche nel
caos dell’urgente» e «avviare percorsi di ricerca, di studio e formazione», così
come «vanno coordinate le varie espressioni della città-territorio». In tutto
ciò è doveroso «mettere al centro la comunità», ricondurre l’emergenza negli
spazi della quotidianità e curare «la fedeltà al mandato Caritas», nella
prospettiva prevalentemente pedagogica.
Gesti di amore per l’uomo d’oggi
Il vescovo ausiliare di Milano Franco Giulio Brambilla, parlando sul tema
Educati alla carità nella verità: gesti di amore per l’uomo di oggi, ha ribadito
il compito educativo della Caritas che vive dentro una tensione feconda:
«richiamare alla Chiesa – a tutta la chiesa – che “i poveri li avete sempre con
voi” e, nel medesimo tempo, evocare che l’essere stesso della Chiesa è quello di
una comunione per la missione: edificare la Chiesa come segno vivo e reale di
comunione per la vita del mondo». Questa consapevolezza acquista una «valenza di
appello permanente ed ecclesiale della povertà (quella delle emergenze e quella
del quotidiano; quella delle grandi e quella domestica)», la quale indica che
«la relazione di aiuto rappresenta un’attenzione essenziale della vita cristiana
e della vita delle parrocchie», in quanto «l’appello dei poveri rappresenta
l’antidoto essenziale contro ogni forma di narcisismo dell’annuncio e della
celebrazione».
La “pedagogia della carità” produce indicazioni concrete: la “promozione
culturale” nella linea di una “sapienza della carità” che coinvolge la
“riflessione critica” («ci si dovrà orientare verso una visione diversificata
dell’aiuto al povero e una formazione ad una visione complessa della relazione
di aiuto dentro la trama delle diverse agenzie sociali») e l’“abilitazione
pratica” («occorre tenere vivo il percorso formativo per gli operatori Caritas,
che diventino a loro volta gangli nell’opera di sensibilizzazione delle comunità
parrocchiali nel contesto più vasto della chiesa locale»).
Da ultimo, il teologo ha sottolineato come «una corretta pedagogia della carità
non possa non arrivare a consolidare i propri percorsi offerti nelle persone,
nei gruppi Caritas e di volontariato, a cui sia riconosciuta una soggettività
“ministeriale”»: ecco perché nei prossimi anni «si dovrà pensare un “ministero”
con una competenza e una personalità». La competenza richiama uno «spazio di
intervento, necessità di decisione, bisogno di comunicazione, forza di
coinvolgimento» e la “responsabilità” richiama «“autonomia”, forme di
continuità, stabilità negli impegni, trama di relazioni, punti di riferimento
autorevole, desiderio di partecipare a progetti più grandi ed ecclesialità».
Il presidente dell’Associazione italiana dei catecheti, Salvatore Currò, nel suo
intervento sul tema Educati alla carità nella verità: parole di amore per l’uomo
di oggi, ha affermato che «la catechesi sa che educa alla carità, ha la carità
come condizione, è servizio di carità». Essa deve cogliere la sfida di
«approfondire la prospettiva della centralità della persona e del significato
educativo della catechesi»: tale sfida implica «la capacità di una pastorale
decentrata e una comunicazione nel segno della reciprocità o dello scambio di
doni; una comunicazione propositiva ma allo stesso tempo accogliente, nella
dinamica dell’accogliere e del lasciarsi raggiungere e accogliere».
Prospettive pastorali
A conclusione del convegno, il direttore di Caritas italiana ha offerto alcune
prospettive pastorali. Secondo mons. Nozza, si tratta di discernere i passi
successivi del cammino delle Caritas diocesane dentro i “luoghi”
dell’accompagnamento educativo: per la Caritas è indubbio che «siano i fatti il
modo più vero e più ricco di fare cultura, di proporre scelte e stili di vita,
di educare attraverso l’accompagnamento formativo, di aiutare a stare dentro una
dimensione comunitaria del vivere la carità nella propria vita». Nel processo di
verifica delle prassi in atto nelle Caritas diocesane è stata sottolineata
«l’importanza di partire da una lettura sapienziale e non solo sociologica del
proprio contesto; di coinvolgere anche soggetti e realtà extraecclesiali dai
quali far valutare approcci e prassi; di riscoprire il significato autentico dei
termini educare, accompagnare e formare; di declinare in termini accessibili
anche alle parrocchie gli strumenti proposti, a partire dalla costruzione di una
sorta di glossario minimo sull’educare». È anche emersa «l’urgenza per le
Caritas di riscoprire, in modo convinto e concreto, il compito di animazione
nella chiesa».
In secondo luogo, è «urgente costruire alleanze per comprendere la complessità
della realtà attuale, condividere obiettivi e utilizzare efficacemente una
molteplicità di strumenti facilitando e promuovendo il confronto e la
collaborazione, la rete e la sinergia, con altre realtà educative».
Inoltre, va educata la disponibilità degli animatori, operatori e volontari,
investendo «tempo e risorse nella cura delle motivazioni e della loro presenza e
servizio», dal momento che «la formazione deve fare un salto di qualità», nel
senso di «non accontentarsi di abilitare i soggetti allo svolgimento di un
compito, ma di educare e accompagnare a stare dentro un’ordinaria
testimonianza».
Ancora di più oggi si tratta di rispondere alla sfida di impastare emergenza e
quotidianità ritornando «nei territori a tessere reti e a riattivare rapporti
tra le persone» e di «affiancare alla lettura competente dei bisogni
un’intelligente e appassionata capacità di generare comunione nelle parrocchie».
In particolare «la mensa, il dormitorio, come il centro di ascolto possono
essere utile palestra di formazione e animazione per le comunità parrocchiali».
In ogni caso, l’impegno primario «rimane l’educare con i fatti». Anche «le
scuole, i quartieri, la strada, insieme alle parrocchie, possono diventare
luoghi privilegiati di accompagnamento educativo».
A quarant’anni dall’istituzione della Caritas, occorre – secondo don Nozza –
«continuare a curare con passione l’identità e l’operatività dell’organismo
pastorale Caritas nel servizio al cammino delle chiese in Italia», nella fedeltà
al mandato di “animazione” e nel frequentare assiduamente le comunità
parrocchiali e i loro territori, nella convinzione e nella condivisione di una
visione e di un progetto di chiesa da costruire insieme, stando dentro «un
cantiere di rinnovamento pastorale».
Si tratta di realizzare un quotidiano accompagnamento educativo, capace di
«educare al bene comune», abitando con creatività e con coraggio i luoghi del
pane, della Parola e della carità. Scriveva don Mazzolari: «Guai a chi ha paura
della novità, di trovare un mezzo più rispondente e più vivo! Santo quel cuore
che serve le cause di Dio con audacia! Abbiate questa santa audacia che è
espressione di fede!».