La discesa dello Spirito avviene “mentre stava compiendosi il giorno della
Pentecoste” (At 2,1).
Il compiersi del giorno indica in modo significativo che si è di fronte ad un
evento capace di portare a pienezza il tempo nel quale siamo immersi. Troppe
volte abbiamo invece la sensazione che il tempo si consumi – ci consumi –con una
velocità inarrestabile. È bella, se ci pensiamo, l’espressione usata nel giorno
del compleanno: gli anni si compiono; sta a noi d’altra parte verificare se si
tratti davvero di compimento o di consumazione. Affinchè i giorni si compiano ci
è dato il dono dello Spirito.
“Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga con voi
per sempre”.(Gv 14,16). Il mistero di una Presenza trasforma la storia – il
tempo, i fatti, le situazioni – in storia di salvezza; lo Spirito infatti
permette una lettura di fede, cogliendo ciò che sta oltre la superficie. La
Pentecoste ebraica fa memoria del dono della Legge, che sancisce solennemente
l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Per Israele è proprio la Torah, parola
sapiente di Dio rivolta al suo popolo, a permettergli di rileggere la propria
storia cogliendovi la presenza e la guida del Signore; le Scritture sono la
testimonianza di ciò e infatti sono suscitate dallo Spirito. Il racconto di Atti
attinge alla ricca simbologia presente nella teofania del Sinai, là dove appunto
avviene il dono della Legge.
Il fragore, il vento e il fuoco, dicono che l’intervento di Dio non è esperienza
innocua, che lascia tranquilli: sveglia, coinvolge, accende interiormente.
La discesa dello Spirito avviene dentro la casa a significare che, pur nei segni
così forti, in realtà si tratta di un evento interiore. La dimensione spirituale
è per se stessa dimensione interiore e rimane vero quanto afferma S.Agostino:
nell’uomo interiore abita la verità. Tuttavia, ciò che accade nell’interiorità
ha degli esiti pubblici; i discepoli sono dentro e d’improvviso si trovano
fuori, là dove sta la gente, a proclamare un annuncio udito nelle differenti
lingue di ciascuno.
Quanto più l’esperienza dell’incontro con il Signore si compie in interiorità,
tanto più non può che farsi buona notizia predicata sui tetti.
“Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”(At 2,1). Un altro volto della
pienezza donata dallo Spirito è il convenire di tutti nello stesso luogo; e
questi tutti non sono solo i pochi che erano, ma i molti per i quali si è
consumato il dono pasquale.
Il luogo infatti è lo stesso in cui Gesù consegna il pane spezzato e il vino
versato, segni profetici anticipatori della sua pasqua, facendosi presenza
trinitaria nella nostra vita: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre
mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Si compie quanto annunciato dai profeti, il raduno di tutti i popoli, il
raccogliersi dei figli celebrato in ogni liturgia eucaristica, là dove
preghiamo: “Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque
dispersi”.
Il miracolo dello Spirito, sempre da invocare, permette il passaggio dalla
dispersione all’unità; dono quanto mai prezioso, soprattutto in questo nostro
tempo in cui ci sentiamo immersi nel frammento, lacerati e divisi in noi stessi
e tra di noi. Il luogo di questa riunificazione si apre sul mondo, risuona delle
differenti lingue,fa percepire la fraternità comune scaturita dal nostro essere
figli.
“E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto uno Spirito che rende figli adottivi per mezzo del quale
gridiamo: Abbà! Padre!” (Rm 8,15).
Nasce una famiglia di fratelli e sorelle, con legami più solidi di quelli del
sangue, un’esperienza di comunione reciproca più forte di tutte le nostre paure,
difese, opposizioni.
Si compie la profezia di un mondo nuovo.
Dario Vivian
da E fu dolce come miele
Edizioni ISG LDC,Torino,2009