Nel secolo XIII a Helfta, località tedesca della Sassonia-Anhalt vicina ad
Eisleben – città conosciuta come Lutherstadt, perché qui nel sec. XV-XVI nacque
e morì Lutero (1483 – 1546) – era sorto, in seguito al movimento di riforma del
monachesimo benedettino, ispirato da san Bernardo, un monastero cistercense
femminile, destinato ben presto ad assumere una grande prestigio. Non solo
perché qui vissero le tre grandi mistiche cistercensi: Matilde di Magdeburgo
(1207-1282), Matilde di Hakeborn (1231-1291) e Geltrude, detta la grande,
venerata come santa (memoria il 16 novembre), ma anche perché era un luogo
ricercato di contemplazione e di preghiera, di studio e di cultura scientifica e
teologica. Per questo fu definito la “corona dei monasteri femminili tedeschi”.
Il monastero sopravvisse fino al secolo 16°, quando con la Riforma protestante,
promossa da Lutero, le ultime suore rimaste furono costrette ad abbandonarlo.
Da quell’epoca sono trascorsi 450 anni e ora – ed è questa la notizia di grande
interesse – dopo tante peripezie storiche, ha ripreso a vivere. La data della
rinascita è il 13 agosto 1999 quando alcune suore poterono stabilirsi nuovamente
qui. Provenivano dal monastero di Seligenthal e da altri tre monasteri, guidate
dalla abbadessa Assumpta Schenkl. Attualmente Helfta ospita 14 suore, di cui due
con voti temporanei, più una giovane postulante.
Una lunga storia di devastazioni
Ma cosa ne era stato di questo monastero durante questi ultimi secoli? Una volta
partite le suore lo stabile e i terreni furono smembrati e distribuiti tra vari
proprietari che li utilizzarono per scopi ben lontani dalle antiche finalità.
Nel 1721, passò sotto il dominio del re Guglielmo I di Prussia. Nel secolo
scorso (sec. XX) la Germania fu attraversata da due dittature atee: prima quella
nazista e poi quella comunista, con la Repubblica democratica tedesca (DDR).
Sotto quest’ultima, tutto il complesso fu dichiarato bene appartenente al popolo
e adibito all’allevamento del bestiame, e all’agricoltura. Gli edifici furono
adattati alle nuove finalità, e la chiesa trasformata in un garage per i
trattori e le macchine agricole, mentre le antiche mura furono in parte
abbattute per adeguarle alle nuove esigenze. Nel 1987, due anni prima del crollo
del muro di Berlino, la chiesa doveva essere fatta saltare in aria per lasciare
spazio a una nuova costruzione. Fortunatamente un cittadino del luogo, Joachim
Hermann, insegnante e storico, conoscendo il valore archeologico dell’edificio
riuscì in extremis a scongiurarne lo scempio.
La rinascita del monastero cominciò a profilarsi dopo il crollo del comunismo,
nel 1989. A ravvivarne l’interesse fu soprattutto il parroco del luogo, Horst
Mittenentwei von Hettstedt, il quale da un po’ di anni aveva cominciato a
organizzare degli incontri, aperti a tutti, credenti e non credenti, sugli
scritti delle tre grandi mistiche del lontano medioevo. Assieme ad un altro
sacerdote venuto dalla diocesi di Augsburg, anch’egli affascinato dalla vita e
dagli scritti delle tre mistiche, maturò l’idea di ricostruire il monastero.
Furono create delle associazioni di sostegno, riunite sotto il titolo di “Amici
del monastero di Helfta”, le quali poterono contare anche sulla collaborazione e
l’incoraggiamento del vescovo di Magdeburgo, Leo Nowak. Si trovarono così tutti
d’accordo che il monastero doveva essere ricostruito. L’aiuto principale venne
dalla gente semplice del popolo: cattolici, protestanti e anche non cristiani.
Ma non fu un’impresa facile. La gente di Eisleben si mostrò piuttosto
contrariata: alcuni si domandavano perplessi: «un monastero qui?»; altri
dicevano, soprattutto i comunisti: «Qui non abbiamo bisogno di tonache». Anche i
protestanti erano piuttosto diffidenti: «Volete avviare una Controriforma?».
Persino il parroco cattolico di Santa Gertrude, Dieter Tautz, era contrario:
«No, per favore, – diceva – niente monastero; qui abbiamo intrapreso un buon
cammino ecumenico e con la vostra presenza l’equilibrio raggiunto potrebbe
essere turbato». Ma nonostante tutto il sogno alla fine si avverò.
Un ritorno alla spiritualità cistercense
A questo punto è interessante riandare alle origini perché solo cos’ si può
comprendere il significato di questa rinascita. Il monastero fa parte
dell’ordine cistercense: un ordine nato nel medioevo da un movimento di riforma
del monachesimo benedettino, animato dal desiderio di tornare alla semplicità
evangelica e alla regola di san Benedetto. La figura ispiratrice questo
movimento fu soprattutto san Bernardo e fu proprio a partire dalla sua dottrina
che diverse donne si sentirono profondamente interpellate. Sorsero così nel sec.
13 varie fondazioni di monasteri cistercensi, tra cui quello di Helfta dove
vissero appunto le tre grandi mistiche.
Sotto la guida della badessa Gertrude di Hackerborn (1232-1291) il monastero
divenne un centro di mistica e di cultura. La scuola del monastero promosse una
formazione scientifica e teologica delle monache ad alto livello. La badessa
infatti voleva che le suore fossero intellettualmente ben formate e con una fede
consapevole. Diceva: «Le monache devono conoscere quello che credono».
Le tre mistiche, scrive M. Agnes Fabianek in Ordens Korrespondenz, (1/2010) sono
presenti anche oggi. Con i loro scritti ci hanno lasciato una preziosa
testimonianza delle loro esperienze religiose e del loro pensiero e questo clima
spirituale si respira anche attualmente. Ne sono testimoni tutti coloro che
visitano la chiesa sapendo che in questo luogo pregarono le tre sante donne e
qui ricevettero da Gesù le loro rivelazioni.
– Matilde di Magdeburgo (1207-1282) visse come beghina a Magdeburgo e iniziò a
scrivere la sua prima opera verso il 1250. I sui scritti. furono raccolti in sei
libri dal domenicano Enrico di Halle (Das fliessende Licht der Gottheit) e un
settimo fu aggiunto da Matilde dopo essersi ritirata (1270) nel monastero di
Helfta, ove vivevano Matilde di Hackeborn e Gertrude la Grande. Das fliessende
Licht der Gottheit, è la prima opera mistica in lingua tedesca ed è considerata
il fondamento della mistica di Helfta. Particolare risalto ebbe in lei il culto
del Cuore di Gesù.. E ci si meraviglia ancor oggi come al suo tempo una donna
abbia avuto il coraggio di prendere posizione sulla situazione della Chiesa e di
correggere gli atteggiamenti sbagliati del clero.
– Matilde di Hackeborn (1241-1299) entrò molto giovane nel monastero, ne
frequentò la scuola divenendone essa stessa in seguito direttrice e cantora. A
lei furono affidate la biblioteca del monastero e lo scrittorio. Le sue visioni
furono raccolte dalle sue consorelle nell’opera Das Buch der besonderen Gnade.
– Geltrude di Helfta (1256–02) proveniva da una famiglia nobile della Turingia.
Fu affidata giovanissima alla scuola di Helfta, acquisendo un grande sapere. Fu
una grande direttrice spirituale delle sue consorelle. Due sono le opere
principali che l’hanno consacrata come scrittrice mistica. La prima, Il
Messaggero della divina misericordia in cui descrive le visioni e le rivelazioni
che ebbe da Gesù e la straordinaria confidenza che aveva con Lui.
Geltrude è stata una mistica innamorata di Cristo e Cristo di lei. Nei suoi
scritti usa espressioni di grande intensità che ricordano quelle del Cantico dei
Cantici. Anche lei trova nel cuore una delle sue immagini preferite. Nel cuore
infatti scorge il segno dell’amore di Dio per l’uomo, a cui l’uomo può
rispondere con lo stesso calore d’amore: intrare ad cor, scrive. Questo è il
solo vero rapporto tra uomo e Dio, entrare nel cuore di Dio poiché il Padre con
il Figlio è entrato nel cuore dell’uomo.
Il vescovo Leo Novak nel suo libro Un-Möglich” (Im-possibile) ha raccolto
numerose testimonianze di persone che affermano di essersi sentite profondamente
toccate dall’atmosfera spirituale delle tre grandi mistiche e ricondotte a Dio.
Lo stesso è avvenuto anche per tante altre persone. Soltanto nello scorso anno,
rileva M. Agnes, al monastero i visitatori sono stati circa 18.000. Si tratta di
credenti, di atei e anche di pii cristiani che amano venire qui e fermarsi in
silenzio davanti alle tre finestre del monastero, simbolo delle tre Persone
divine. Una signora, per esempio, scrive: «Il monastero è per me il cuore aperto
di Gesù nel centro dell’Europa. Da est e da ovest, dal nord e dal sud vengono in
questo luogo persone, dove un tempo sono vissute le tre mistiche, a deporre le
loro angustie e le loro preoccupazioni e si lasciano guarire da Gesù. I testi
meravigliosi che queste donne ci hanno lasciato sono dei veri tesori per la
spiritualità femminile. Alcune preghiere di santa Geltrude fanno parte delle mie
preghiere quotidiane e mi hanno aiutato molto, nella mia grave malattia di
tumore, ad accettare l’infermità e i suoi fastidiosi trattamenti. Sto sempre in
contatto con questo luogo di grazia».
«Helfta, afferma un’altra testimonianza, è per me una tradizione vivente, che
continua essere scritta nel secolo 21°».
In questo primo decennio di rinascita un grande impulso è stato impresso al
monastero dalla badessa Assmpta Schwenkl. Giungendo qui, essa sapeva che la
rinascita del monastero comportava dei rischi, ma, era anche convinta che questo
era quanto Dio voleva da lei. Dedicò con tutte le sue energie a questa impresa,
fino al 2009, anno della sua morte. Fu anche la prima superiora, tenne
conferenze, scrisse articoli sulla spiritualità delle tre mistiche. Diceva: “Dio
è qui all’opera”.
Come si presenta ora il monastero e come si svolge al suo interno la vita? Nella
nostra casa di formazione, scrive M. Agnes Fabianek, disponiamo di circa 40
letti e di 50 posti nel giardino d’infanzia Montessori. Ma soprattutto
incontriamo molte persone: facciamo conoscere loro la nostra vita, prendiamo sul
serio le loro domande e rimaniamo in contatto con loro se lo desiderano. Abbiamo
una media di 18.000 visitatori ogni anno: sono persone che vengono da sole,
oppure in piccoli gruppi o più numerosi, soprattutto per visitare la chiesa che
è il gioiello romanico del nostro monastero. Sono occasioni che accogliamo
volentieri.
Nella nostra attività concreta e anche nella nostra prospettiva per il futuro
dobbiamo tenere presenti varie cose. Viviamo in una città luterana, in una
condizione di diaspora. Questa terra inoltre ha una grande tradizione culturale,
di musicisti e poeti (Bach, Händel, Mendelssohn-Bartholdy e Goethe). In questo
nostro ambiente vi sono anche molti disoccupati. In una situazione del genere è
importante che noi suore abbiamo a conoscere i problemi per tenerli sempre
presenti nelle nostre preghiere e prenderli in considerazione nei nostri
colloqui.
Il nostro vescovo del luogo, dr Gerhard Feige, diceva in occasione del 10°
anniversario della consacrazione della chiesa: «Sono convinto che il monastero
ha una missione per la gente in questa terra. La sua forza di attrazione giunge
ora ben oltre la diocesi e dei confini della regione. E ciò che è significativo
è questo: anche le persone del luogo hanno accettato il monastero e le suore.
All’inizio non sembrava così facile e così ovvio. Ora invece si possono sentire
spesso persone che parlano con orgoglio del “loro monastero”.
La badessa Assumpta Schenkl aveva del monastero una concezione molto precisa.
Doveva essere un luogo:
– di una vita religiosa cistercense autentica;
– di apertura a tutte le persone in ricerca;
– di presenza profetica, ossia un luogo capace di far trasparire con la propria
esistenza che la vita con Dio è profondamente umana e degna dell’uomo e – in
mezzo a tutte le difficoltà – rappresenta il compimento definitivo delle
aspirazioni umane ed è fonte di gioia.
Il monastero di Helfta, dopo tante peripezie, è diventato ora di nuovo un centro
di irradiazione. E ciò è tanto più importante perché in questa zona solo il 3%
sono cattolici, mentre l’8% è protestante. Il resto è costituito da persone non
battezzate o senza alcuna appartenenza religiosa.
In un ambiente del genere, ci sembra perciò assai appropriato quanto scrive
l’esortazione apostolica Vita consecrata, ossia che le comunità religiose «sono
luoghi di speranza e di scoperta delle Beatitudini, luoghi nei quali l'amore,
attingendo alla preghiera, sorgente della comunione, è chiamato a diventare
logica di vita e fonte di gioia» (52).
È questo anche il desiderio delle suore del monastero di Helfta, come ha
affermato la badessa Assumpta Schenkl: «Per noi che viviamo qui, Helfta
significa un dono e un impegno. Per le numerose persone che vengono qui ci
auguriamo che possa essere un luogo di benedizione e di esperienza di Dio.
Questa è la nostra preghiera e questa è la nostra speranza».