L’imperativo che i frati minori si sono dati, una volta terminate le celebrazioni dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine, è Ripartire dal Vangelo¸così come dal Vangelo era partito san Francesco. Lo scrive fr. José Rodriguez Carballo, ministro generale, presentando le linee guida di animazione per il prossimo sessennio 2010-2015. Sono linee definite all’interno di un “Progetto” suddiviso in tre fasi biennali ben caratterizzati e così ripartito: vivere il dono del Vangelo (2010-2011); restituire il dono del Vangelo (2012-2013), rifondare le nostre presenze (2014-2015). Ognuno di questi momenti si muove attorno ai seguenti nuclei principali: il Vangelo come punto di partenza; la nostra missione evangelizzatrice, in dialogo con il mondo; rifondare e rinnovare le nostre strutture.
Il punto da cui tutto prende luce e forza è quindi il Vangelo, con lo sguardo rivolto al futuro. Per realizzare il Progetto occorrono pertanto “strategie di futuro”. Bisogna, sottolinea fr. Carballo, «accendere un fuoco nuovo e iniettare linfa nuova». E questo fuoco nuovo «può venire solo da un ritorno al Vangelo». Pertanto Perciò «non basta determinare una serie di strategie orientate a configurare un futuro ancora incerto. Tutto questo potrebbe essere pericoloso se ci portasse a pensare che il rinnovamento o la rifondazione profonda della nostra vita e missione è un compito e non una maniera di vivere. È evidente che dobbiamo pensare al futuro e prepararlo con lucidità e audacia». Non è sufficiente nemmeno «una mera dichiarazione di buone intenzioni». Si tratta piuttosto di accogliere «la sfida di essere e agire come persone evangeliche… di accogliere il messaggio di Gesù nella sua totalità, e fare di Gesù la ragione di ciò che siamo e facciamo». In altre parole, «se veramente vogliamo essere significativi e rivitalizzare il nostro carisma, è di ricominciare dal Vangelo e lasciarci “abitare” da esso. Solo così potremo garantire il futuro verso il quale ci spinge lo Spirito».

Testimoni autentici del Vangelo

Essere “abitati” dal Vangelo è la condizione per diventare testimoni autentici di Gesù: «Non si tratta infatti semplicemente di predicare il Vangelo, ma di essere testimoni di Gesù». Il cammino da percorrere, scrive fr. Carballo, comporta tre tappe: accogliere il Vangelo come Buona Notizia, lasciare che il Vangelo cambi la nostra vita, come cambiò quella di Francesco, e andare per il mondo, in fraternità e minorità con il cuore rivolto al Signore, restituendo, con la testimonianza della vita e l’annuncio esplicito, il dono ricevuto del Vangelo. Nessuna di queste tappe può essere ignorata.
Tale testimonianza «comporta una profonda esperienza di Dio». Per questa ragione il capitolo della Pentecoste del 2009 aveva raccomandato: «l’evangelizzazione sia sostenuta da una forte esperienza di Dio». Infatti, osserva fr. Carballo, «non si può annunciare la Parola senza un incontro reale con essa. Non si può evangelizzare senza un incontro personale con Cristo e il suo Vangelo. Il missionario, l’evangelizzatore deve essere, come Paolo, una persona raggiunta, trasformata e motivata per il Cristo e per il Vangelo».
Ma come e dove testimoniare e restituire il Vangelo? «in comunione – risponde fra Carballo – con gli uomini e le donne del nostro tempo, in atteggiamento di dare e ricevere, incarnando il messaggio sempre nuovo del Vangelo nei diversi contesti in cui viviamo, adeguando il nostro linguaggio ai codici comunicativi del mondo, per rendere intelligibile il messaggio evangelico a quanti ci ascoltano, a partire dalla logica del dono, con fantasia e creatività, e attraversando le frontiere per andare incontro all’altro, pur nella sua diversità».
Purtroppo, osserva, c’è una distanza che solitamente esiste tra ciò che diciamo o predichiamo e la nostra vita reale. Ma «non possiamo continuare costatando semplicemente il fatto. È ora di testimoniare il Vangelo, da una profonda esperienza di fede, in fraternità e minorità, e inseriti nella realtà. È ora di metterci in movimento, di attraversare le frontiere antropologiche e geografiche, di percorrere i cammini del mondo, essendo meno campanilisti, meno provincialisti. Il mondo ha più bisogno che mai del Vangelo. Non possiamo defraudarlo! È ora di partire!».

Il mondo è il nostro chiostro

Il “Progetto” di questo sessennio delinea chiaramente il campo della missione dei frati minori: «è la missione ad gentes, espressione piena della missione inter gentes, che mette in singolare evidenza il momento iniziale della fede, e alla quale l’Ordine non può rinunciare, poiché in essa si gioca la fedeltà a una delle sue caratteristiche fondanti… unendo le caratteristiche della missione inter gentes e della missione ad gentes, leggendo i segni dei luoghi, e a partire dalla nostra condizione di minori tra i minori della terra, a qualsiasi altro luogo dobbiamo preferire di abitare le frontiere, lasciandoci sedurre dai chiostri dimenticati e inumani. Per questo il documento del capitolo 2009 ci invita a decentrarci e ad essere meno autoreferenziali. S’impone che allarghiamo lo spazio delle nostre tende (cf. Is 54,2) dell’immobilismo e dello stallo che minacciano di paralizzare il nostro dinamismo evangelizzatore».
«Ripetiamo con un certo orgoglio, scrive fra Carballo, che Il mondo è il nostro chiostro. Tuttavia, se vogliamo che sia una piattaforma valida per restituire il dono del Vangelo dobbiamo amarlo, sentire simpatia ed entrare in dialogo con esso, gettando uno sguardo positivo sui contesti e sulle culture in cui siamo immersi, scoprendovi le inedite opportunità di grazia che il Signore ci offre. La cultura secolarizzata non deve essere vista solo come una minaccia, ma anche come una nuova e affascinante opportunità per annunciare il Vangelo, come una sfida teologica e pastorale. Il mondo così non è solo un campo di battaglia, ma soprattutto un luogo preparato per seminare il buon seme. Non possiamo evangelizzare ciò che non amiamo. Perché non assumere la secolarizzazione come uno dei segni dei tempi da leggere e interpretare alla luce del Vangelo? Il nostro è il tempo che Dio ci offre per annunciare la Buona Notizia. Il frate minore non può rinunciare a proporre, con la vita e con la parola, la forza liberatrice del Vangelo. È possibile individuare, tra le realtà negative e di crisi, i sogni emergenti degli uomini e delle donne per aprire canali nella loro vita e anticipare il Regno proclamato e vissuto da Gesù».
Ma «essere missionario nel mondo significa, anche, dialogare con la cultura del frammento, rivedere il linguaggio che utilizziamo, andare fino alla periferia e aprirsi ai nuovi aeropaghi. Questo è il senso profondo del ridimensionamento del quale parliamo tanto. Questo non consiste solo nel chiudere le presenze e le opere. A volte non c’è che da chiudere per aprirci a questi nuovi aeropaghi».
Ma, osserva, «bisogna sempre tenere presente che la Fraternità è la prima forma di evangelizzazione. Pertanto bisogna essere consapevoli «che nessun progetto di evangelizzazione è iniziativa o patrimonio personale di nessuno: è sempre la Fraternità che evangelizza». Di conseguenza, «si rende urgente la creazione di Fraternità profetiche, di Fraternità segno».

Una sosta per discernere


Tutto ciò, come aveva esortato anche il capitolo del 2006, invita «a entrare in un processo costante di discernimento, rivedere seriamente la nostra missione e osare di sperimentare cammini inediti di presenza e testimonianza». Bisognerà chiedersi «dove siamo, verso dove andiamo, verso dove ci spinge lo Spirito e verso dove vogliamo andare».
La risposta a queste domande comporterà necessariamente un “ridimensionamento”: «processo doloroso, certamente – sottolinea fra Carballo – ma che può essere vissuto come un momento di grazia pasquale per tentare di ridarci un significato in una maniera profetica». Richiede «un conversione profonda al Vangelo e alla forma di vita che abbiamo abbracciato con la professione: Solo così potremo inventare strutture adeguate alle situazioni attuali, che da una fedeltà dinamica alle origini ci permettano di essere provocatori, di porre interrogativi agli uomini e alle donne di oggi, e fare una proposta vocazionale convincente».
Certamente, «molte strutture dovranno morire, però ciò che non possiamo permettere è che muoia il carisma, anzi di più, dobbiamo rivitalizzarlo. Questa è la nostra responsabilità nel momento attuale, ad esso tende precisamente il ridimensionamento».
Fra Carballo, prima di passare a presentare le varie fasi del “Progetto”, l’itinerario da compiere e le indicazioni metodologiche da tenere presenti conclude: «Chiamati a ravvivare in noi l’impulso delle origini, lasciamoci impregnare dal Vangelo e saremo trasformati in uomini nuovi, liberi, evangelici, autentici servi della Parola nell’impegno dell’evangelizzazione. In continuità con l’esperienza di Francesco anche oggi noi accogliamo e conserviamo nel cuore il Vangelo, perché sia sempre lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino (cf. Sal 118, 105), in modo tale che le nostre opzioni concrete rispondano alle esigenze del Vangelo che abbiamo promesso di osservare fedelmente».