CENTENARIO della “FORMULA VITAE”

LETTERA DEI SUPERIORI GENERALI OC-OCD

 

Cari fratelli e sorelle

Con questo scritto ci rivolgiamo a tutti i vari rami della nostra Famiglia Carmelitana per fare memoria dell’Ottavo Centenario della Forma di vita, consegnata da Alberto, Patriarca della Chiesa di Gerusalemme (1205-1214), agli eremiti che vivevano presso la Fonte (di Elia) sul Monte Carmelo.

 

In ossequio di Gesù Cristo

 

La Forma di vita propone sin dall’inizio di vivere in ossequio a Gesù Cristo, e tutto quello che segue non è altro che una esplicitazione di tale affermazione: Cristo è il centro della Regola e anche di tutta la vita Carmelitana. L’Obsequium è un ascolto obbediente, e vivere in ossequio a Gesù Cristo significa confessare con la bocca e soprattutto nella vita quotidiana che Gesù è il Signore (cfr Rom 10,9-18).

 

Al centro…

 

La Regola prevede l’oratorio in mezzo alle cellette (n.14): ogni mattina ciascuno è chiamato a convenire per la celebrazione dell’Eucarestia. I Carmelitani lasciano le loro celle e si ritrovano al centro dell’eremo, quasi gesto simbolico del cammino spirituale. Come membri di una comunità escono dall’isolamento delle celle per riunirisi insieme al centro dell’azione comunitaria. L’oratorio, che si trova in mezzo ad esse, sta a indicare che solo Cristo Signore è il centro vero della persona e della comunità. Ciò evoca la vita della primitiva comunità cristiana (Atti 2,42;4,32), che è sempre stata considerata memoria e profezia della vita consacrata.

Questo raduno quotidiano è come una chiamata ad uscire dalla solitudine della cella e dal pericolo dell’autosufficienza per incontrare Dio nel cuore della comunità.

 

La meta del cammino interiore è arrivare al centro di noi stessi dove Cristo dimora, superando varie difficoltà e tentazioni. La Regola al riguardo adopera l’immagine biblica della lotta e delle armi spirituali, che sono la castità, i pensieri santi, la giustizia, l’amore di Dio e del prossimo, la fede, la fiducia nel Salvatore, la parola di Dio.

 

Dovete radunarvi ogni giorno per la Messa (n. 14)

 

La giornata dell’eremita inizia con la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore. Non si trova facilmente in altri casi per gli eremiti il precetto del raduno e della celebrazione eucaristica. Invece i primi Carmelitani avvertono l’importanza di questo mistero per la loro vita, e così sarà per otto secoli a venire: l’incontro e la comunione con Cristo sono momento cardine della vita interiore.

 

Meditare giorno e notte (n. 10)

 

La Regola ci invita a incontrare Gesù Cristo nella sua Parola. Si dimora soli nella celletta per permettere a Lui di parlare al nostro cuore (Niccolò Gallico).

La meditazione della legge del Signore e la preghiera vigilante sono due momenti della Lectio divina: meditazione e orazione riempiono tutta la giornata.

Alla lettura della Bibbia, fatta anche oralmente, segue la masticazione ( ruminatio) e la ripetizione perché le parole restino ben fisse nella mente e nel cuore e sulla bocca

(R 19).

 

La Parola di Dio abiti in abbondanza sulla vostra bocca e nei vostri cuori (n. 19)

 

Si fa riferimento alla parola biblica, e in essa più profondamente alla volontà salvifica del Signore, e sopra ogni cosa al mistero di Cristo, l’unica Parola detta dal Padre, accolta nel silenzio interiore, musica silenziosa, solitudine sonora. La Parola, fatta presenza, diventa conforto ed energia per il profeta Elia, ardente di passione per Dio, vincendo in lui la depressione e la resa. Così può servire il popolo, essere fedele all’Alleanza e continuare ad occuparsi dei deboli e degli oppressi.

 

Questa unica Parola continua a parlarci oggi nella profondità della nostra coscienza e capacità di fede, continua a parlarci dalla profondità degli avvenimenti e sollecitazioni dell’umanità.

 

Nel silenzio e nella speranza sta la vostra forza (n. 21)

 

La nostra Forma di vita abbina il silentium con la speranza, in quanto può anche significare riposo, quiete, tranquillità, atteggiamenti che si fondano sull’abbandono fiducioso in Dio e si legano con la speranza. Essa è energia dello Spirito che tocca la persona singola, ma anche gli eventi importanti della storia, suscitando energie e progetti, e portando a compimento il piano segreto di Dio sull’umanità.

 

Sulle strade del mondo (n. 17)

 

Il rapporto con Gesù Cristo marca profondamente la vita spirituale dei consacrati, e di tutti i fedeli, e per questo si sottolinea la chiamata universale alla santità. La nostra esperienza carmelitana, segnata dall’intimità con Dio, da una parte esprime una grande passione per la Chiesa e dall’altra una sollecitudine attenta e generosa per la persona. I nostri Santi ci tramandano questa duplice direzione, come effetto di una esperienza mistica , che dilata il cuore e rende efficace l’annuncio della Parola.

Teresa di Gesù è pronta a dare mille volte la vita per un’anima sola e incoraggia le sorelle a pregare e cerca di affezionarle al bene delle anime. La loro vita nel Carmelo è per la Chiesa e per l’umanità. La preghiera carmelitana è apostolica. Essa è compassione e spinta per regalare agli altri, soprattutto ai piccoli e ai poveri, le ricchezze ricevute nel rapporto con Dio.

 

Allarga lo spazio della tua tenda (Is 54,2).

La Fraternità (nn. 4,5,7,9,12)

 

Non camminiamo da soli, ma assieme ai nostri fratelli e sorelle cerchiamo il volto del Dio vivente. Questi sono i grandi santi che illuminano il Carmelo e la Chiesa, e tutti quelli con cui condividiamo oggi la vita, trovando nella loro comunione la forza e la gioia del carisma.

Custodisca con il Profeta le sue vie (n. 21)

Insieme a tanti testimoni del passato, fonte di ispirazione per noi, lo Spirito ha suscitato nei tempi più recenti grandi figure di profeti-martiri nel contesto di eventi drammatici dell’umanità: il Beato Tito Brandsma nel settore della comunicazione della libertà e della verità e contro il razzismo; Santa Edith Stein sul fronte della dignità della donna, della ricerca intelligente della verità, sulle frontiere del rapporto ebraismo-cristianesimo; altri carmelitani martiri, missionari e confessori della fede e dell’amore di Dio. L’atteggiamento contemplativo del Carmelo ha sprigionato una partecipazione spesso diretta alla sorte dei fratelli e delle sorelle nelle amare vicende della vita. Il silenzio teologale del Carmelo fa sue le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce (GS 1 ) degli uomini e delle donne di ogni epoca per la costruzione di un mondo nuovo più giusto.

 

Conclusione

 

Osservando questi 800 anni della storia carmelitana, esprimiamo la nostra gratitudine a Dio per tutto quello che la Sua grazia ha fatto accadere per la vita della Chiesa.

Tenendo presenti i nostri santi padri, preghiamo per essere riempiti di amore e di passione per il Signore e che la nostra Regola continui a ispirare coloro che cercano di vivere in ossequio di Gesù Cristo, nella vivente tradizione carmelitana.