CAPITOLO GENERALE DELL’ORDINE CARMELITANO
VERSO IL FUTURO CON GIOIA E SPERANZA
Il Capitolo preparato
in ogni comunità e circoscrizione da una riflessione, durata un intero anno, su
sette punti specifici. Tre le settimane di lavoro durante le quali è stato
eletto anche il nuovo priore generale, Fernando Millán Romeral, che succede a
Joseph Chalmers.
Ci sono appuntamenti fissi nella storia delle persone come in quella delle istituzioni; alcuni di essi sono in realtà veri incontri con lo Spirito. I capitoli generali degli ordini e delle congregazioni religiose sono tra questi. Talvolta, poi, l’evento acquista un’intensità tale da fargli superare la normale fisionomia di appuntamento istituzionale e perciò diventa occasione per un’azione dello Spirito ancor più evidente e decisiva.
L’Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo ha appena vissuto uno di questi momenti: dal 4 al 22 settembre a Sassone – Ciampino (Roma), si sono riuniti i membri del capitolo generale 2007 per discutere del futuro dell’Ordine ed eleggere il nuovo priore generale e il suo consiglio.
Dopo aver invocato il dono dello Spirito Santo e la compagnia dei santi e delle sante del Carmelo, l’assemblea ha accolto la lettera inviata dal papa per l’occasione. In essa Benedetto XVI, facendo riferimento alla Regola consegnata ottocento anni fa da s. Alberto, patriarca di Gerusalemme, agli eremiti del Carmelo, invita i membri dell’Ordine alla fedeltà ai valori espressi nel testo fondazionale: «ciascun membro dell’Ordine (…) si senta chiamato a essere testimone credibile della dimensione spirituale propria di ogni essere umano» (Benedetto XVI, Lettera Sono lieto di apprendere, in L’Osservatore Romano, giovedì 8 settembre 2007, 8). Inoltre li affida alla protezione di Maria e dei santi e sante del Carmelo, tra i quali menziona Alberto di Trapani († 1307) e Maria Maddalena de’ Pazzi († 1607).
UN TEMA
COINVOLGENTE
Il tema scelto dal priore e dal consiglio uscenti era In obsequio Jesu
Christi”. Comunità oranti e profetiche in un mondo che cambia. A partire da una delle frasi iniziali della Regola, i capitolari sono stati chiamati a riflettere sull’urgenza di tradurre il proprio carisma per viverlo in maniera provocatoria nel mondo d’oggi, così fortemente sollecitato da mutamenti a tutti i livelli. La vocazione battesimale e di conseguenza quella carmelitana ci spingono a seguire e servire Cristo nell’oggi della storia, disposti al dialogo orante con il Signore, che trasforma i cuori e le menti rendendoli capaci di individuare percorsi e leggere con intuizione profetica il senso della realtà.
Il lavoro del capitolo era stato preparato in ogni comunità e circoscrizione da una riflessione, durata un intero anno, su sette punti suggeriti dallo strumento di lavoro appositamente proposto dalla commissione preparatoria. La risposta dei singoli religiosi e delle comunità, è stata buona, sia in termini percentuali – benché non altissimi – che per quanto attiene alle risposte che hanno costituito una delle basi per la riflessione iniziale dell’assemblea capitolare. L’obiettivo di coinvolgere quanti più religiosi e comunità possibili è stato sostanzialmente raggiunto.
Anche la partecipazione ai lavori capitolari è stata notevolmente più ampia rispetto al passato e alle indicazioni costituzionali. Infatti, oltre ai circa ottanta capitolari con diritto di voto, erano presenti una trentina di religiosi invitati, provenienti dalle realtà di recente fondazione, ancora non autonome ma indubbiamente vitali, vere promesse di futuro. Anche il Carmelo sta vivendo il profondo cambiamento vocazionale che lo vede diminuire e invecchiare nelle antiche province e crescere in modo esponenziale nelle nuove fondazioni. Inoltre, per alcuni giorni, dal 14 al 19, l’assemblea si è arricchita della presenza di una cinquantina di membri della Famiglia carmelitana – alcune rappresentanti delle suore claustrali, le madri generali degli istituti affiliati, un eremita, alcuni membri del Terz’Ordine e del laicato – che hanno partecipato ad alcune fasi dei lavori e alle celebrazioni dell’VIII centenario della consegna della Regola. Il loro contributo e il loro coinvolgimento nella discussione di alcuni punti che li riguardano più da vicino sono stati apprezzati da tutti.
UN LAVORO
ARTICOLATO
Le tre settimane del capitolo sono state segnate sostanzialmente da quattro momenti principali con diverse accentuazioni.
All’inizio, dopo i preliminari di rito e la relazione sullo stato dell’Ordine fatta dal priore generale uscente, Joseph Chalmers, l’attenzione si è concentrata sul tema. Questo è stato introdotto nel ritiro spirituale guidato da un giovane biblista carmelitano, Eugène Kaboré del Burkina Faso, e poi illustrato nei suoi dettagli nelle tre conferenze proposte dal prof. Romeo Ciminello sui cambiamenti del mondo, da Timothy Radcliffe op sulla dimensione profetica, e dalla prof. Donna Orsuto sulla risposta di Gesù alle domande dell’umanità e sulla dimensione della sequela. Sia il ritiro che le conferenze hanno dato ai capitolari la possibilità di riflettere sulla chiamata di Dio a costituire fraternità autentiche inserite nel proprio ambiente, in dialogo con le donne e gli uomini del nostro tempo, capaci di portare di fronte a Dio le gioie e le ansie di tutti, di essere illuminate da lui nel dialogo orante e perciò diventare testimoni e annunciatori della buona notizia del Vangelo, veri animatori nel cammino spirituale.
Il secondo momento è stato segnato dalle elezioni del nuovo priore generale e dei membri del consiglio. L’organizzazione del governo dell’Ordine è una vexata quaestio, ripetutamente proposta e non solo negli ultimi decenni, visto che della composizione del consiglio si discute con risposte sempre differenti sin dal XVII secolo. Preparata dal lavoro lungo e complesso di due commissioni e di diversi organi costituzionali (dal consiglio generale al consiglio delle province), la discussione è giunta in capitolo per la decisione finale. Forse non per tutti era del tutto chiara la portata del problema: il governo di un’istituzione deve corrispondere alla sua natura, quella di un ordine religioso al suo carisma. Dunque, l’organizzazione costituzionale di un ordine specifico, più che a una qualsiasi logica, magari basata sulla funzionalità e l’efficienza o disegnata per imitazione cieca da altri ordini e congregazioni, dovrebbe rispondere all’esigenza di attuare il carisma dal punto di vista organizzativo e del governo. Tutto ciò, evidentemente, tenendo conto anche dei cambiamenti in atto nelle varie aree del mondo e delle esigenze del momento attuale. La questione verteva principalmente sulla figura dei consiglieri e sulla determinazione della loro competenza geografica. La discussione, appassionata e partecipata sia nei gruppi linguistici che per aree geografiche oltre che in assemblea generale, è sfociata in una serie di votazioni di proposte, che hanno disegnato un consiglio più rispondente alla situazione del mondo in divenire. Ne è risultata un’immagine nuova del mondo, che ha superato l’eurocentrismo finora incontestato e ha riconosciuto nuove interdipendenze sfidanti e provocatorie (il collegamento dell’America del nord con quella centrale e quella del sud) e realtà emergenti, ricche di potenzialità e di problematiche a cui rispondere (Africa, passata nell’ultimo decennio da due a sette presenze e l’area orientale che raccoglie presenze in continua crescita in Asia, in Australia e in Oceania).
Le elezioni che hanno fatto seguito a questo momento decisionale, opportunamente introdotte da una preghiera di discernimento, hanno avuto un esito felice. Tutti sono stati eletti al primo scrutinio e, in genere, con una larga maggioranza. Il nuovo priore generale, Fernando Millán Romeral verrà dunque coadiuvato dal vice priore generale, il tedesco Christian Körner; come procuratore generale è stato riconfermato il ceco Josef Janc¬ár¬; nell’ufficio di economo generale è stato eletto l’inglese Kevin Alban. Il consiglio è poi completato dai quattro responsabili delle quattro aree geografiche: il congolese Désiré Unen Alimange per l’Africa, il peruviano Raúl Maraví per le Americhe, l’indonesiano Albertus Herwanta per l’Asia-Australia-Oceania, e infine l’irlandese John Keating per l’Europa.
Il terzo momento si è caratterizzato per la celebrazione dell’ottavo centenario della Regola carmelitana, festa di famiglia che ha avuto il suo culmine nella solenne eucaristia nella chiesa di S. Maria in Traspontina, la domenica 16, seguita da un pranzo fraterno presso la vicina Domus carmelitana e, per alcuni, da un rapido giro turistico per Roma con visita al Titulus Equitii nella basilica di S. Martino ai Monti. Il giorno successivo, il capitolo ha accolto con gioia il preposito generale dei Carmelitani Scalzi, Luis Aróstegui Gamboa, che ha contribuito alla riflessione con una conferenza sulla sete di spiritualità del nostro tempo, a cui occorre rispondere conoscendo e valutando le difficoltà e i rischi di scivolare in forme di spiritualismo intimista; inoltre ha invitato i capitolari a cercare sempre la gioia nel Signore. In alcune sessioni, alle quali hanno preso parte i membri della Famiglia carmelitana, sono state affrontate alcune questioni attinenti la stessa Famiglia, tra cui il lavoro della ONG carmelitana presso le Nazioni Unite. Interessanti anche le iniziative proposte dalla provincia olandese per un monumento in memoria del b. Tito Brandsma a Nimega.
Infine, l’assemblea capitolare si è dedicata all’esame delle proposte presentate per la votazione. Particolare attenzione è stata dedicata all’economia che, in spirito di autentica povertà, dev’essere sempre più “economia di comunione” ed “economia per la missione”. Helmut Rakowski, ofmCap, ha condiviso l’esperienza del suo Ordine per ciò che concerne l’organizzazione della gestione delle risorse economiche per l’aiuto missionario in modo trasparente, partecipato, equo, solidale e austero. L’esame delle proposte avrebbe forse richiesto più tempo, almeno per alcuni aspetti; comunque è un risultato positivo il fatto che la maggior parte dei quesiti proposti non è stata respinta, ma solo alcuni di essi sono passati come deliberazioni, mentre altri sono stati rinviati al consiglio generale come raccomandazioni da tenere in conto nell’attuazione del futuro progetto sessennale. Si potrebbe interpretare questa scelta come sintomo di poca responsabilità o di indecisione. Tuttavia, se si legge bene tra le righe delle motivazioni portate in proposito, si percepisce la volontà di non far cadere suggerimenti positivi, ma di volerli inserire in un quadro d’informazioni e di valutazioni più completo. Il consiglio ha gli strumenti per completare il discernimento e giungere a decisioni più mature e definitive.
CON GIOIA E SPERANZA
INCONTRO AL MONDO
Il clima sereno e costruttivo ha contribuito a sostenere la volontà di affrontare problemi e difficoltà con responsabile attenzione, così come il desiderio di proseguire il cammino assieme a tante sorelle e fratelli che riconoscono nel Carmelo un punto di riferimento sicuro per la loro vita spirituale. La consapevolezza dei continui mutamenti di cui siamo partecipi, con tutte le innegabili tensioni tra prospettive di estrema vitalità e apertura positiva a fronte di fenomeni forieri di morte, di violenza, di negazione cieca di diritti e libertà, spinge i Carmelitani a proseguire la ricerca del volto di Dio per diventare profeticamente provocatori, sperimentando possibili sentieri alla sequela di Cristo oggi. Si sentono chiamati a proseguire l’ardua, affascinante salita che porta all’ascolto della sottile voce di Dio. Essa risuona nel silenzio, nella notte, e continua a ripetere l’unica Parola capace d’illuminare ogni esistenza. Si sentono chiamati a camminare insieme alle sorelle e ai fratelli, imparando con loro a individuare la giusta domanda di senso e di vita che sgorga dal cuore.
Gioia e speranza sono le due parole chiave indicate dal nuovo priore generale nel discorso di chiusura del capitolo: pienamente inseriti nel mondo in profonda evoluzione, il Carmelo, forte dell’esperienza otto volte centenaria di vita secondo la Regola, può proseguire il suo cammino e la sua crescita nella fraternità per comunicare la gioia dell’incontro con il Risorto. Consapevole della propria debolezza e fragilità, del rinnovamento in atto al suo interno dal punto di vista vocazionale e generazionale, della necessità di approfondire la formazione iniziale e permanente, di adeguare le opere e gli impegni apostolici alle esigenze reali dell’ambiente e del tempo in cui viviamo, l’Ordine si sente comunque inviato a offrire ancora il proprio contributo per la crescita del regno di Dio nell’oggi.
Giovanni Grosso, O.Carm.