CONVEGNO DI STUDIO DEGLI
ASSUNZIONISTI
RITORNO A ORIENTE
Oriente come priorità per l’evangelizzazione, come
occasione di dialogo tra le Chiese e riscoperta del ricco patrimonio cristiano
dell’ortodossia. Sono i binari su cui gli Assunzionisti intendono riprendere e
incrementare la loro “Missione d’Oriente”.
La “Missione d’Oriente”
per gli Assunzionisti evoca una storia gloriosa soprattutto dal punto di vista
intellettuale. Dell’enorme lavoro di studio e conoscenza della Chiesa d’oriente
oggi tengono conto le numerose opere e riviste presenti nelle nostre
biblioteche. Tuttavia i religiosi che hanno dato la loro vita a oriente, sono
soprattutto degli uomini di fede, vicini alle genti con cui hanno vissuto». Per
questo, tutta la congregazione deve sentirsi “obbligata” a «ritornare in questi
luoghi, dove è presente la via di santità percorsa dai nostri padri, che ci ha
dato tre beati ed è fonte inesauribile per tutta la congregazione».
È a partire da questa
convinzione che gli Assunzionisti hanno organizzato un convegno di studio nella
città di Plovdiv, la seconda per importanza della Bulgaria, dal 26 agosto al 15
settembre. Si è trattato di un convengo pensato come risposta alla lettera del
superiore generale, p. Richard Lamoreaux, per incrementare le missioni in
oriente della congregazione e soprattutto quelle a Mosca, Plovdiv, Blaz
(Romania), Atene e Istanbul. All’incontro hanno partecipato 30 delegati da più
di 18 paesi ed erano incluse anche rappresentanti del ramo femminile dei padri
assunzionisti, le suore oblate.
UNA STORIA
DA RIPRENDERE
«Venire in Oriente –
rileva la lettera di presentazione dei lavori – in un luogo dell’Europa
orientale legato al primo slancio missionario delle nostre famiglie religiose,
vuol dire entrare in una realtà certamente complessa, ricca e misteriosa, allo
stesso tempo vicina e lontana. Oltre alle tematiche religiose e missionarie
specifiche, al centro dei lavori è stata posta consapevolmente anche la
questione dei rapporti con le altre religioni presenti nell’est Europa e
soprattutto con l’islam. Sempre nella lettera di presentazione dei lavori, si
rileva in proposito che dopo l’11 settembre, «le Chiese agli occhi di molti
musulmani non sono altro che delle pure e semplici emanazioni dell’occidente.
Si rinforza così lo schema di uno “scontro di civiltà” che porta
automaticamente i cristiani dentro uno scenario mondiale in cui diventano
schierati tra i nemici dell’islam. Così è urgente rinforzare le nostre comunità
e la loro credibilità, cominciando a prendere coscienza che oggi più che mai si
può essere orientali senza essere musulmani, e cristiani senza essere per forza
di rito latino».
Tra i conferenzieri che
si sono alternati, ricordiamo mons. Hristo Proykov, presidente della conferenza
episcopale bulgara, mons. Loius Pelatre, vicario apostolico di Istanbul e padre
Michel Kubler, caporedattore del giornale cattolico francese La Croix che è
diretto dagli Assunzionisti. Si è parlato in maniera approfondita del
significato del rito orientale e della liturgia orientale, del ruolo e
importanza del monachesimo, ed anche dell’ecumenismo spirituale, del
significato delle icone, senza trascurare sul piano politico e sociale le
diverse sfumature della situazione nei Balcani.
«Incoraggiare i fratelli
per lavorare all’est» – questo è stato uno degli scopi principali del convegno
sottolineato da padre Daniel Zilier, missionario assunzionista in Bulgaria.
Questa decisione del superiore generale è anche una risposta alle priorità che
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno dato alle missioni all’est. «In un solo
corpo – si legge nella lettera inviata dal superiore generale – dopo un
centinaio di esperienze missionarie all’est, la nostra congregazione sia in
occidente che in oriente è riconosciuta come esperta dell’est». Perciò padre
Richard Lamoreaux consiglia di dedicare molte risorse da parte della
congregazione per le missioni nell’est, vale a dire l’impegno diretto verso
l’oriente, ma soprattutto verso l’ecumenismo. Una parte importante della nuova
strategia degli assunzionisti, perciò, è il progetto di costruire nella
capitale romena Bucarest un centro ecumenico con una biblioteca. In questo modo
dalla spiritualità orientale potranno attingere anche gli occidentali, secondo
quanto ha rilevato padre Michel Kubler, caporedattore del giornale cattolico La
Croix, che nell’intervento al convegno ha sottolineato come «la spiritualità
degli ortodossi, dei cattolici orientali e delle chiese precalcedoniane
contiene una ricchezza grande, la tradizione liturgica, patristica e la
vitalità attuale e specialmente la testimonianza di questi cristiani durante il
periodo comunista». In questo – ritiene padre Kubler – il ruolo dei media è
molto importante per favorire il dialogo, siccome ci sono molti pregiudizi per
il fatto che ci conosciamo poco e male».
IL PROBLEMA
DEGLI UNIATI
Nel suo intervento padre
Kubler si è inoltre soffermato ad analizzare e spiegare il quadro dei cattolici
di rito bizantino, i cosiddetti uniati. «Durante il comunismo gli uniati nei
paesi comunisti sono stati pesantemente perseguitati. Le due chiese uniate più
importanti, quelle di Ucraina e di Romania sono state soppresse da Stalin e
sono state integrate a forza nella Chiesa ortodossa. I beni della Chiesa sono
stati confiscati, i sacerdoti hanno dovuto celebrare insieme agli ortodossi o
passare alla clandestinità o essere perseguitati. Dopo questo dramma,
all’arrivo della democrazia queste Chiese hanno avuto la possibilità di
rinascere, ma la situazione rimane difficile, perché oggi nel dialogo
cattolico-ortodosso la situazione dell’uniatismo procura diversi problemi.
Infatti si ritiene che si tratti di un modello d’unità e d’ecumenismo che
appartiene al passato. Però queste comunità esistono e hanno il diritto di
esistere e come ha sottolineato Benedetto XVI devono diventare un segno di
speranza, sia per far conoscere la tradizione orientale presente all’interno
della Chiesa cattolica e per servire da ponte e da muro tra ortodossi e
cattolici».
L’ampio spazio dedicato
ai lavori, durati appunto tre settimane, ha permesso ai partecipanti di
alternare l’ascolto degli interventi programmati ai dibattiti e alla
possibilità di incontrare da vicino le diverse comunità cristiane del
territorio della diocesi di Sofia-Plovdiv. Non a caso, negli stessi giorni si
svolgeva a Belosém, un piccolo villaggio vicino a Plovdiv, un corso sulle
comunicazioni sociali per i giovani della diocesi in collaborazione con la
Radio Vaticana, in cui si è sottolineata la necessità di trovare un nuovo
linguaggio e quali tecniche sia necessario padroneggiare per riuscire a parlare
in modo significativo a uomini e donne del nostro tempo.
Tra le esperienze di
vicinanza con il mondo ortodosso, l’8 settembre, festa della Natività di Maria,
i 30 partecipanti all’incontro si sono divisi in gruppi sparpagliandosi per le
diverse chiese ortodosse di Plovdiv. «Accendiamo un piccolo cero e volgiamo lo
sguardo verso la porta al centro dell’iconostasi – ha scritto uno dei presenti
nel diario on line che ha accompagnato i lavori. I canti della corale quelli
dei preti dall’altra parte dell’iconostasi non cessano mai. La chiesa si
riempie a poco a poco, ci si stringe per lasciare libero il passaggio alla
parola di Dio e alle offerte portate in processione. Lo attendiamo e sappiamo
nel più profondo di noi stessi che anche lui ci aspetta da sempre, perché è lui
che per primo ci ha amati. Nella storia di un popolo, nella storia di ogni
uomo, un giorno, Dio ci ha incontrati, e quel giorno illumina ancora la nostra
vita. I nostri fratelli ortodossi celebrano la memoria di quest’incontro che è
anche il filo rosso delle nostre vite. Che sempre risplenda in ogni uomo la
luce del ricordo di questo incontro».
Quello stesso giorno, mons.
Louis Pelatre, responsabile della diocesi cattolica di rito latino di Istanbul,
in base alla sua esperienza di rapporto con l’islam ha sottolineato una volta
di più che per superare i muri delle differenze, delle vecchie divisioni, i
muri della lingua e della cultura, non ci sia altro che varcare la porta
dell’amore, entrando per la porta del vicino, entrando nella chiesa di un’altra
confessione cristiana. «Come pretendete di conoscere l’altro – ha sottolineato
infatti – se non siete mai andati da lui e lui non è mai venuto da voi?».
PRIORITÀ
PASTORALI
Tra i diversi temi
toccati, alcuni sono emersi con maggiore chiarezza e sono stati indicati da
tutti i partecipanti come le priorità pastorali e le sfide cui occorre
rispondere con urgenza, sia all’interno del mondo cattolico, sia nei rapporti
con l’ortodossia e con le altre religioni. In primo luogo si è notato come il
problema più importante riguardi la sopravvivenza stessa delle comunità nelle
loro terre di origine, visto che la presenza storica del cattolicesimo è molto
antica, anche se ha rischiato di scomparire durante i decenni di regime
comunista.
In secondo luogo occorre
impostare un dialogo serio e profondo con il mondo musulmano, chiedendosi come
sia possibile salvaguardare la libertà religiosa in un contesto islamico e
quali forme di dialogo interreligioso siano possibili. Per l’inculturazione del
Vangelo, ci si chiede in che modo, da parte cattolica, poter valorizzare
l’esperienza e la tradizione del mondo ortodosso e del cattolicesimo di rito orientale,
riconoscendo la ricchezza di questo e frenando la tendenza a “latinizzare” una
tradizione che ha le sue peculiarità, soprattutto per quanto riguarda i
sacerdoti sposati, l’elezione dei vescovi da parte dei sinodi, maggiore
autonomia nella creazione delle diocesi.
Nel corso dei lavori è
stato anche ribadito che la ricchezza del mondo orientale cattolico è presente
all’interno di molte congregazioni religiose, tra cui appunto gli Assunzionisti
e da questa diversità deve scaturire un maggiore impegno verso quella “profonda
unità” che papa Benedetto XVI chiede a tutta la Chiesa, all’insegna di un
rapporto di comprensione e mutuo “scambio di doni”.
Sullo sfondo emerge il
cambiamento nei rapporti tra cattolici occidentali e mondo orientale, già ben
sottolineato nella relazione di Etienne Fouilloux nel colloquio storico sulle
missioni assunzioniste che si è svolto a Lione dal 22 al 26 novembre dell’anno
2000. In quell’occasione veniva focalizzata l’attenzione, per le missioni
d’oriente, sulla novità della situazione venutasi a creare dal 1989 con la
caduta del comunismo. Dunque, osservava Fouilloux, la Chiesa cattolica è stata
missionaria nell’ottocento, a favore degli uniati a partire dal 1920, è entrata
nel movimento ecumenico dalla fine del concilio Vaticano II. Giovanni Paolo II
dal canto suo ha operato a favore degli uniati e per la ricostruzione di una
gerarchia cattolica nei paesi dell’est. Oggi ci troviamo di fronte a una fase
nuova della storia: l’oriente cattolico chiede di venire riconosciuto nelle sue
caratteristiche e peculiarità e di non venire assorbito o latinizzato. D’altro
canto le reazioni ortodosse all’attività della Chiesa con l’accusa di
“proselitismo” – perché il patriarcato di Mosca rappresenta la vera chiesa di
Cristo – impongono che tutta la strategia missionaria e di presenza venga
accuratamente calibrata mettendo al primo posto le “relazioni tra le Chiese”,
anche per rispondere alla sfida portata dalla presenza dell’islam e da quella,
in questo oriente, del protestantesimo e dei nuovi movimenti religiosi. Basti
pensare che in Russia, su 600 mila cattolici stimati, i protestanti delle
diverse denominazioni sarebbero almeno il doppio. Da Plovidv, gli Assunzionisti
hanno dunque completato in qualche modo il lavoro di analisi iniziato con il
convegno del 2000, almeno per l’oriente, rilanciando a tutta la Chiesa europea
la sfida di riuscire a parlare in maniera nuova e coordinata per rispondere
alle domande che la nuova situazione pone a tutto il mondo cattolico.