PROFILO DEL CATECHISTA
TESTIMONE PIÙ CHE “INSEGNANTE”
Molti sono ancora
convinti che il catechista sia soprattutto un “insegnante”. In realtà egli deve
essere prima di tutto un testimone, un compagno di viaggio, una persona che
aiuta gli altri ad aprire dall’interno la porta del loro cuore a Dio. Deve
inoltre conoscere l’arte della comunicazione e saper giudicare tutto alla luce
della fede e del Vangelo.
Sono numerosi i religiosi e le religiose che si dedicano al ministero della
catechesi. Durante i mesi estivi molti sono impegnati nel seguire corsi di
formazione per perfezionare la loro preparazione che non è solo professionale,
oppure nelle attività dei campi scuola. La catechesi implica il coinvolgimento
di tutta la persona sia sotto il profilo individuale sia nel suo riferimento
alla comunità. In effetti, si tratta di un’attività essenzialmente ecclesiale,
non di un’azione particolare. Essa deve essere, inoltre, concepita come un
processo formativo, sistematico, progressivo e permanente che deve proseguire
per tutta la vita.
È opportuno allora chiedersi, come fa la rivista di spiritualità Grande
Sinal dell’Istituto teologico francescano di Petrópolis (Brasile), qual è il
profilo del catechista e, in senso più ampio, quali sono gli elementi da tenere
presenti nella formazione dei catechisti.1
Non è una domanda superflua, dal momento che sono ancora numerosi i
sacerdoti e i laici cristiani in generale – scrive il periodico – che
continuano a considerare il catechista come un “insegnante”. A loro modo di
vedere, sarebbero cioè abilitati a svolgere il ministero del catechista coloro
che hanno frequentato un corso di teologia o compiuto qualche itinerario
specifico di formazione. Sarebbero cioè persone preparate a insegnare
catechesi. In questo modo, la catechesi è considerata soprattutto come un
semplice insegnamento e il catechista come un “trasmettitore” di verità.
UN’AZIONE
DELLA COMUNITÀ
La catechesi, sottolinea la rivista, è un’azione della comunità ecclesiale
nel suo insieme. È infatti in seno alla comunità che la Parola può essere
trasmessa in maniera viva e attuale ed essere ascoltata e accolta nella fede. È
in seno alla comunità che la catechesi trova le condizioni della sua fecondità.
Per mezzo della catechesi non solo gli individui maturano, ma è la stessa
comunità che viene edificata. La catechesi ha tra le altre finalità lo scopo di
inserire in maniera sempre più attiva i destinatari nella comunità ecclesiale e
di educarli a una partecipazione sempre più responsabile.
È necessario dire che, prima di qualsiasi intervento del catechista, è Dio
che bussa alla porta del cuore umano: «Ecco, sto alla porta e busso. Se
qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con
lui ed egli con me (Ap 3,20). Il catechista è una persona convinta che Dio
nutre interesse per ciascun essere umano e si rende presente nel catechizzando
con amore e rispetto. La missione del catechista consiste pertanto nel fare in
modo che le persone aprano il cuore e la porta dall’interno.
Colui che si occupa di catechesi è come Giovanni Battista, l’amico dello
Sposo. Il catechista è stato scelto da Dio attraverso la comunità ecclesiale
per parlare agli uomini in maniera umana. È uno che ha percepito nella propria
vita la presenza di Dio. Egli avverte l’importanza vitale di questa “compagnia”
che l’orienta e lo sostiene. Nel suo cuore brucia il desiderio di far conoscere
questa presenza ad altre persone.
Egli non è, in primo luogo, il sapiente o il professore. È un testimone.
Annuncia la presenza del “Dio con noi” (Emmanuele). Vive personalmente la fede
in Cristo risorto. Comunica un’esperienza che affonda le sue radici nella fede
della comunità cristiana nella sua totalità. Per poter dare testimonianza, egli
si mette in ascolto costante della parola di Dio che risuona nella Chiesa e nel
mondo. Vive nella Chiesa in veste di discepolo. Sa di non aver mai compreso la
Parola nella sua totalità. Riconosce la Chiesa come sacramento attraverso il
quale il Signore risorto si mostra come “contemporaneo” di ciascun uomo. Sa che
Dio agisce e salva all’interno della storia.
Evidentemente il catechista è un missionario. La testimonianza specifica
che egli dà alla fede è quella dell’ “insegnamento”. Ma ciò che insegna è la
Verità viva, la ricchezza del mistero di Cristo. Sa che il Vangelo è una buona
notizia per tutti e per tutte le situazioni umane. Ha l’abitudine di riflettere
su queste alla luce del Vangelo. Non è uno che presenta al catechizzando un Dio
lontano. Sa che Dio lo precede. Dio gli chiede di dare visibilità alla sua
Presenza, di rimuovere gli ostacoli che rendono difficile questa presenza o
impediscono di riconoscerla come grazia e come buona novella.
UN COMPAGNO
DI VIAGGIO
Il catechista è un compagno di viaggio delle persone che gli sono state
affidate dalla comunità. Condivide con loro le gioie, le tristezze e la vita di
tutti i giorni. Egli adotta l’atteggiamento di Gesù con i due discepoli di Emmaus
(cf. Lc 24,13-35). Questi avevano lasciato i loro amici e si erano incamminati
pieni di tristezza verso un villaggio chiamato Emmaus, dopo che Gesù era stato
condannalo, era morto ed era stato sepolto. Gesù si avvicina loro, li
interroga, ascolta le loro parole piene di delusione. Soltanto allora il
Risorto interviene e gli occhi dei due si aprono. Come Gesù, il catechista
aiuta coloro che gli sono stati affidati a leggere gli avvenimenti alla luce
della fede e della Scrittura. In questa maniera i catechizzandi giungono a
scoprire l’azione salvifica di Dio nella loro vita.
Il catechista incoraggia i suoi compagni di viaggio a elaborare un progetto
di vita chiaramente cristiano e così a guardare al domani. Non è sua missione
avere solo la preoccupazione di rispondere agli interessi immediati di coloro
che lo cercano o gli sono affidati. La grande tela di fondo della catechesi è
la Pasqua di Cristo. Tutto si illumina a partire da questa.
Il catechista è fedele all’uomo. Impara a leggere il Vangelo a partire
dalla condizione di vita e dell’orizzonte mentale dei catechizzandi. La Chiesa
guardò ai Vangeli con gli occhi ebraici, greci, latini, dell’oriente e
dell’occidente e oggi guarda con gli occhi degli individui dei cinque
continenti. Abbiamo una catechesi di iniziazione cristiana, un’altra di
formazione della fede dell’adulto. C’è una catechesi che mira a risvegliare la
fede nelle persone che si sono indebolite interiormente. C’è un annuncio fatto
a coloro che non hanno mai ascoltato la buona novella e un altro rivolto a
quanti si mostrano soddisfatti delle risposte date ai loro problemi immediati.
Le diverse situazioni degli individui richiedono catechisti formati secondo un
profilo differenziato.
Una prima preoccupazione di coloro che si occupano della formazione dei
catechisti è che questi giungano ad acquisire una progressiva maturità umana e
cristiana all’interno della comunità ecclesiale e sociale. In questo modo essi
cresceranno come testimoni degni di fede.
Ci sono degli obiettivi specifici che dovranno essere tenuti presenti. Il
catechista dovrà integrare la propria personalità attorno al progetto di
Cristo. Parliamo di una maturità umana e cristiana del catechista. Essi
dovranno crescere come persone capaci di equilibrio, dialogo, iniziativa e collaborazione.
SENSO DI APPARTENENZA
ALLA COMUNITÀ
Di fondamentale importanza è che il catechista acquisisca un senso di
appartenenza alla comunità ecclesiale che si traduca in gioia e responsabilità.
È importante che vivendo nella comunità, egli sappia discernere i cammini che
questa percorre anche nei momenti di tensione.
Ricaviamo dal Direttorio Nazionale di Catechesi (261-268) alcuni tratti del
catechista. Questi deve essere:
–una persona che ama vivere e si sente realizzata; assume la sua chiamata
con entusiasmo; impegna la sua vita a favore di un di più di vita per il suo
prossimo;
– una persona di maturità umana e di equilibrio psicologico;
– una persona di spiritualità desiderosa di crescere in santità: egli si
pone alla scuola del Maestro, si nutre delle ispirazioni dello Spirito Santo,
si alimenta della Parola, di vita di preghiera, di Eucaristia e di devozione
mariana;
– una persona capace di leggere la presenza di Dio nelle attività umane:
scopre il volto di Dio nelle persone, nei poveri, nella comunità, nel gesto di
giustizia e nella condivisione e nelle realtà del mondo;
– una persona che si sforza di continuo di coltivare la sua formazione, a
cui piace leggere e partecipare agli incontri.
Il catechista è colui che fa passare tutto attraverso il vaglio critico.
Non accetta adattamenti alla moda. Non è connivente con il superficiale.
Esamina tutto con senso critico e alla luce della fede: denaro, politica,
matrimonio, famiglia.
Appassionato di Cristo, è uno che indica orizzonti pieni di ideali: sincerità
senza limiti, sforzo e impegno, passaggio attraverso la porta stretta, rispetto
del diritto di tutti, lavare i piedi agli altri, perdonare, accogliere senza
esclusioni, versare profumo sul capo, pregare nel segreto della camera.
Non è un individuo angosciato dalle sfide dei tempi moderni. Ma non è
nemmeno un ingenuo. Accetta un certo disorientamento e il fatto di non avere
risposte a tutte le domande e a tutti gli interrogativi; accoglie la sfida di
continuare a esercitare il suo ministero nonostante le difficoltà. Sa che uno
semina e un altro raccoglie e sa di essere un servo inutile nel compiere il suo
lavoro. È uno che crea condizioni affinché il messaggio del Vangelo vivo, che è
Cristo, sia accolto. L’adesione del catechizzando è frutto della grazia e della
libertà di ciascuno. Il catechista sa, tuttavia, che Dio ha bisogno di lui. È
uno strumento. Ma il risultato ultimo del suo lavoro sfugge dalle sue mani.
L’ARTE
DELLA COMUNICAZIONE
Il catechista è uno che cerca di personalizzare ciò che riferisce. Il
Vangelo ci mostra spesso Gesù in mezzo alla folla. Lo vediamo a volte che
intavola un dialogo personalizzato tra l’“io” e il “tu”. Conosciamo quello con
la samaritana, con Zaccheo, con il giovane ricco, con Nicodemo e tanti altri.
Fondamentalmente la catechesi si compie più facilmente attraverso i contatti
personalizzati.
L’arte della comunicazione è una dimensione importante per saper fare il
catechista. Il Direttorio generale della Catechesi ricorda: «La formazione deve
mettere in grado i catechisti di trasmettere il Vangelo a coloro che desiderano
donarsi a Gesù Cristo. Lo scopo della formazione richiede, perciò, che il
catechista diventi il più idoneo possibile nell’arte della comunicazione:
l’obiettivo essenziale della formazione catechetica è di diventare capaci di
comunicare il messaggio cristiano» (235).
La catechesi educa la vita cristiana attraverso un modalità ben precisa: la
comunicazione e l’approfondimento della parola di Dio. Questa comunicazione,
tuttavia, possiede caratteristiche particolari. È una comunicazione religiosa
destinata a raggiungere l’uomo negli interrogativi più profondi che riguardano
il significato della vita, e a dare una risposta che vada al di là delle stesse
domande. La comunicazione catechetica raggiunge le sue finalità se aiuta la
persona a ricevere il messaggio cristiano come risposta definitiva alla sua
necessità di significato e di salvezza.
Questa capacità di comunicazione crea comunione. Il catechista coltiva
amicizie, presta attenzione alle persone, sta attento ai piccoli gesti che
favoriscono relazioni positive. In questo modo, esercitandosi nell’arte della
comunicazione e con la grazia dello Spirito, egli raggiunge il cuore di colui
che catechizza (Direttorio Nazionale di Catechesi, 268).
La comunicazione richiede anche di conoscere e di saper utilizzare i
diversi linguaggi attraverso i quali è possibile trasmettere il contenuto di
ciò che si vuole proporre. Forse nella catechesi abbiamo abusato del linguaggio
verbale e non abbiamo sufficientemente esplorato quello narrativo, simbolico,
musicale, audiovisivo, corporale e celebrativo. Il catechista dovrà essere
formato a saper scoprire modi di comunicare le esperienze della fede cristiana.
I catechisti dovranno essere formati a conoscere le tappe fondamentali della
storia della salvezza; a saper interpretare e attualizzare le pagine
fondamentali della Bibbia; a saper dire agli uomini d’oggi le verità enunciate
nel Credo; a spiegare i segni della vita liturgica e sacramentale; a saper
esprimere un giudizio sulla realtà alla luce della parola di Dio; a conoscere
il mondo moderno nelle sue dimensioni sociali e culturali; a comprendere i
dinamismi psicologici delle persone, le loro esperienze ed esigenze.
La formazione dei catechisti raggiunge il suo scopo se sarà nutrita di una
solida formazione ecclesiale favorita da una vita in gruppo all’interno della
comunità parrocchiale, Per prestare un servizio effettivo alla promozione umana
ai nostri giorni e per compiere un’azione evangelizzatrice efficace, i
catechisti devono crescere come persone aperte, in dialogo con gli uomini dei
nostri tempi; devono essere capaci di promuovere il dialogo, la comunione e la
partecipazione; essere aperti al mondo che ci circonda in un atteggiamento di
ascolto, di solidarietà e di servizio.
In conclusione, scrive Grande Sinal, noi desideriamo catechisti che vivono
la loro fede in comunità, e siano capaci di proclamare la buona novella del
Vangelo, siano coscienti della realtà che ci circonda, si facciano compagni di
viaggio degli altri, siano capaci di ascoltare e di dialogare, e sappiano
animare gruppi e parlare delle meraviglie di Dio; siano in grado di penetrare
sempre di più nel Mistero per scoprire il significato ultimo e la fonte di
tutto il significato che è Dio.
1 Perfil del catequista in Grande Sinal, maggio-giugno 2007