IL PARERE DEL CARD. J. ZEN
Il quotidiano cattolico francese La Croix ha
chiesto al card. Joseph
Zen, vescovo di Hong Kong (nella foto), che cosa ne pensa della lettera del papa
ai cattolici della Cina. «Questa lettera, ha risposto, è molto chiara ed
esplicita. Essa raggiunge il perfetto equilibrio tra la chiarezza dei principi
e la benevolenza del tono. Non si può rimproverare niente a questo testo del
Santo Padre. Nella redazione di questo documento egli vi ha messo tutto il suo
cuore e il suo spirito brillante. Penso che per noi sia veramente una fortuna
avere un papa di una tale chiaroveggenza.
Potrei tuttavia criticare la traduzione di questo testo nella sua versione
cinese. Avrebbe potuto essere fatta meglio. Non ci sono dei grandi sbagli, ma
alcune imperfezioni. Per una lettera di tale importanza e portata, destinata ai
cattolici cinesi, si sarebbe dovuto avere una traduzione eccellente».
Interrogato sulle eventuali reazioni in Cina a questo testo, il card. Zen ha risposto: «Ho la grande speranza che tutti,
governo e autorità civili, vescovi, preti e laici accettino la lettera del
papa, che descrive con grande onestà la realtà cinese. Si tratta di un
documento storico su cui si può basarsi per aprire nuovi negoziati e migliorare
le relazioni tra la Santa Sede e Pechino».
Ma, gli è stato chiesto, il clero e i fedeli della chiesa clandestina non
proveranno un certo disagio ad accettare l’invito all’unificazione della Chiesa
in Cina? «Il papa, ha risposto Zen, non impone nulla. Egli sottolinea
semplicemente che i fedeli possono rivolgersi a dei vescovi illegittimi (ndr ordinati validamente, ma senza l’autorizzazione di
Roma) in caso di bisogno. Le consacrazioni di questi ultimi restano valide ed
essi possono anche ordinare dei preti. I vescovi ufficiali riconosciuti da Roma
non hanno più l’obbligo di concelebrare con i vescovi
illegittimi: la lettera non dice niente a questo riguardo. Il clero sotterraneo
(clandestino) non ha affatto ricevuto l’ordine di unirsi alla chiesa ufficiale.
I vescovi sotterranei possono decidere loro stessi, tenendo presenti i
contesti, se orientare i loro preti verso la chiesa ufficiale. So che le
condizioni sono spesso difficili, ma se si presenta la minima occasione di riunificarsi, il vescovo clandestino lo può fare. Allo
stesso modo, per i sacramenti i fedeli devono rivolgersi ai vescovi legittimi;
ma se la situazione è troppo difficile, possono recarsi dai vescovi o preti
illegittimi».
«La possibilità di unirsi alla chiesa ufficiale, ha proseguito il
cardinale, era già effettiva del 1980. Penso tuttavia che i preti sotterranei
troveranno disagio ad accettare questo passaggio verso quelli ufficiali. Tra i
preti clandestini, tuttavia, oggi molti desiderano la riunione. Ma ci vorrà
un’intesa con il papa. Se la situazione locale con l’Associazione patriottica
rimane troppo difficile, essi non sono obbligati a unificarsi, e molti
rifiuteranno di farlo».
È stato chiesto ancora al cardinale se la lettera del papa potrebbe
irritare Pechino o, al contrario, essere occasione di dialogo. «Ho
l’impressione, ha detto, che siano state poste le condizioni per un nuovo
dialogo. Le autorità politiche cinesi avevano ricevuto la lettera diversi
giorni prima della sua pubblicazione ufficiale, e fino a questo momento pare
che l’abbiano ben digerita, dal momento che non abbiamo avuto violente reazioni
da parte di Pechino. Si tratta di un buon segno. Bisognava dire delle cose
chiare a Pechino e, in tal modo, poter avviare un buon dialogo con delle
posizioni chiare. Il papa non può rinunciare a un certo numero di cose, ma io
sono convinto che rimane un margine assai ampio per poter negoziare. Inoltre,
la vicinanza dei giochi olimpici nell’agosto del 2008 potrebbe costituire una
buona occasione per avviare il dialogo».
Nella lettera Benedetto XVI cita spesso Giovanni Paolo II anche se con uno
stile molto personale. In effetti, ha sottolineato il card.
Zen, egli fa sì riferimento a Giovanni Paolo II, ma «non solo a lui, bensì al Vaticano
II, alle Scritture...». Il suo comunque è «uno stile meraviglioso. Questa
lettera ha dell’afflato. Non è una lettera di un uomo di affari. Si tratta di
una meditazione teologica».