L’AMORE  CALATO NEL QUOTIDIANO

 

Si impara ad amare attraverso l’esperienza concreta e ordinaria _di ogni giorno in cui si incontrano imprevisti, contrasti, frustrazioni, _gioie, conflitti, disagi relazionali. La capacità di amare si costruisce sulla capacità di mantenersi fedeli.

 

L’amore che costituisce una potente forza motivazionale della persona non è un dato acquisito e statico. L’amore teologale, cioè l’iniziativa di Dio, è all’origine di una chiamata specifica alla vita consacrata, ed è anche la meta significativa che orienta il cammino di chi risponde e decide di seguire Cristo, rinunciando a valori umani che possono dare senso alla vita di altre persone. La chiamata di Dio è però contestualizzata, è diretta cioè a una persona concreta, che ha una sua storia personale, che si trova a livelli diversi di integrazione delle proprie esperienze, che è collocata in un particolare contesto socioculturale. Occorre quindi tener presente la dimensione “incarnata” dell’ esperienza di consacrazione.

L’azione della Grazia non corrisponde a qualcosa di magico, di sovrapposto all’umano, ma si realizza umanizzando sempre di più l’umano. La percezione della chiamata risveglia il dinamismo dell’amore, nei suoi aspetti di attrazione, desiderio, gratitudine, di idealizzazione, di capacità di rinuncia. Occorre poi percorrere il cammino di ogni giorno, in cui è impossibile che permanga lo stesso livello di tensione ideale iniziale. Analogamente al fenomeno dell’innamoramento, l’attrazione iniziale, la scelta preferenziale deve concretizzarsi nel processo di crescita dell’ amore, calato nel quotidiano. Deve cioè attuarsi il passaggio dall’innamoramento, che dà l’illusione di essere capaci di vivere un’ esperienza di totale apertura e generosità e di poter risolvere ogni difficoltà, alla capacità di amare con perseveranza, con tutti i passaggi critici che ciò comporta.

Ogni persona consacrata ha predisposizioni ad amare, desidera e cerca di impegnarsi in questo campo così vitale per lei, ma non può illudersi pensando di possedere già una capacità attualizzata e duratura di amore. Si impara ad amare attraverso l’esperienza concreta e ordinaria di ogni giorno, in cui si incontrano imprevisti, contrasti, frustrazioni, gioie, conflitti, disagi relazionali. In queste circostanze possono riattivarsi ambivalenze, conflittualità precedenti, tendenze a far valere i propri diritti, al rifiuto e all’intransigenza nei confronti degli altri, che necessitano di essere gestite in modo adeguato. _Per Erikson, la capacità di amare si costruisce sulla capacità di mantenersi fedeli, cioè di saper affrontare le incoerenze che si possono riscontrare, dentro di sé e attorno a sé, nelle persone che condividono una stessa scelta di dedizione. L’amore implica, inoltre, di saper tollerare le frustrazioni, quindi di apprendere a superare le attitudini vittimistiche o le pretese irreali nei confronti degli altri, di saper convivere con le difficoltà di ogni giorno, senza sottolinearle continuamente e assolutizzarle. Per fare questo occorre però mantenersi in contatto con la realtà come è, evitando forme di accentuazione unilaterale, che fanno perdere di vista l’insieme e la complessità delle situazioni.

L’amore della persona consacrata ha quindi un fondamento teologale e una piattaforma umana. La persona si impegna ad amare Dio perché Egli, per primo, l’ha amata (1 Gv 4,19), a seguire Cristo nelle sue diverse forme di donazione preferenziale ai fratelli. Per concretizzare e verificare il suo impegno, deve però valutare le sue risorse, la sua situazione di partenza, accettare la realtà che incontra, riconciliarsi continuamente con il limite nelle sue varie manifestazioni. L’amore può così diventare una forza motivazionale permanente e operativa, capace di affrontare i conflitti e le frustrazioni, che stimola alla collaborazione e alla negoziazione con gli altri.

 

Milena Stevani

da La risposta d’amore, ed. LAS