II° INCONTRO EUROPEO DEI MOVIMENTI
INSIEME PER L’EUROPA
Il secondo incontro
ecumenico a Stoccarda “Insieme per l’Europa” dei movimenti cristiani cattolici,
evangelici, anglicani e ortodossi. Pur mantenendo la propria autonomia, essi
agiscono insieme per scopi condivisi, e intendono portare al nostro continente
il contributo del proprio carisma e della loro spiritualità.
Nello stesso giorno della storica firma della “Dichiarazione congiunta
sulla dottrina della giustificazione” siglata ad Augsburg (Germania) il 31
ottobre 1999, avvenne un primo incontro tra movimenti-comunità cattolici ed
evangelici presso il Centro ecumenico di Ottmaring (Augsburg), con il desiderio
di dare inizio a un cammino di comunione. L’8 dicembre 2001, a Monaco di
Baviera: i responsabili stringono poi un patto d’amore scambievole secondo il
Vangelo, che diventerà la base del cammino che si è sviluppato successivamente.
L’8 maggio 2004 si è celebrata la prima giornata Insieme per l’Europa, a
Stoccarda, che ha visto circa 9mila partecipanti, tra cui cinquanta vescovi di
varie Chiese.1
La seconda manifestazione europea ha avuto luogo il 12 maggio 2007 a
Stoccarda, preceduta da un congresso per responsabili di circa 240 movimenti e
comunità._2 L’obiettivo comune agli ottomila presenti è stato quello di contribuire
a incrementare l’anima cristiana dell’Europa, rendendo visibile la rete di
fraternità e l’impegno di rinnovamento spirituale e sociale. “L’Europa dello
spirito” è la domanda, rivolta a tutti i cristiani e ai credenti, di un impegno
perché si affermi la cultura del convivere. Questa manifestazione va letta
anche come contributo in preparazione al grande appuntamento che culminerà dal
4 al 9 settembre 2007 a Sibiu (Romania): la III Assemblea ecumenica europea,
dal titolo La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità
in Europa.
PER UN’EUROPA
DELLO SPIRITO
Di fronte ai due modi di essere uniti (“congelarsi” insieme o “liquefarsi”
insieme) i cristiani europei scoprono di sentirsi bisognosi di amore fraterno.
L’amore di Gesù è l’unico mezzo con il quale il continente, così differenziato
(per razze, lingue, fedi, denominazioni, economia) e oggi attraversato da un
forte scetticismo, può giungere a una visione comune.
Nicky Gumbel di Alpha International ha testimoniato come ciò sia possibile:
«Sono europeo. Mio padre era tedesco, nato a Stoccarda. Mia madre era scozzese
ed era nata nel Regno Unito. Nessuno dei miei genitori andava in chiesa. Mio
padre era ebreo di razza, agnostico di fede. Mia madre anglicana, non
praticante. Quindi sono cresciuto senza una formazione cristiana. Tuttavia,
quando sono entrato all’università, ho incontrato un gruppo di persone che
aveva fede vera in Gesù. Ho deciso perciò di fare una ricerca approfondita sul
tema della cristianità. Per caso avevo nella mia libreria una copia della
Bibbia, tutta impolverata, e così una sera l’ho presa in mano e ho cominciato a
leggerla. Ho letto tutto il vangelo di Matteo, Marco, Luca e metà di quello di
Giovanni. Poi mi sono addormentato. Al risveglio, ho finito il vangelo secondo
Giovanni e ho proseguito con gli Atti, le lettere ai Romani e le lettere ai
Corinzi. Ero totalmente preso da ciò che leggevo. Quando ho finito di leggere
il Nuovo Testamento, ho concluso che doveva essere vero. Subito ho sentito un
grande entusiasmo per Gesù. Quando poi ho sperimentato il potere del Vangelo
nella mia vita, ho avuto il forte desiderio di far conoscere Gesù ad altri; di
dire loro che era morto per i miei peccati, che era risorto alla nuova vita e
che io potevo avere un rapporto con lui oggi».
Lo sfondo storico e culturale dell’evento di Stoccarda è stato descritto
efficacemente da Andrea Riccardi (
Se le nostre comunità saranno più sorelle, i popoli europei saranno più
fratelli. L’Europa a 25 paesi è un grande orizzonte di genti unite e diverse,
con il dono della libertà. Dono che va coniugato con la profezia: «Saremo
profetici se ci abbeveriamo alla parola di Dio e non alle chiacchiere di
dibattiti gridati e vuoti. Chi ascolta la Parola, può vivere da profeta».
Profeti con un destino comune da comunicare ai propri concittadini come una
visione e una passione in più. L’Europa infatti non è il centro del mondo, ma
ha valori preziosi di libertà, di fede, di solidarietà, di cultura, di
umanesimo, importanti per il futuro del mondo. «La letizia e la forza
dell’umanesimo dei cristiani, ha concluso Riccardi, è guardare con amore il
fratello. Per questo dobbiamo chiedere che in Europa cresca la giustizia: lo
scandalo di una troppo grande povertà deve cessare. Dobbiamo chiedere giustizia
verso la vita quando è debole: quella dei nascituri, quella dei bambini, quella
dei malati, quella degli anziani. L’umanesimo europeo non è solo quello di chi
sta bene in salute e denaro. Un’Europa unita vuol dire anche un’Europa che non
si separa, si allontana dai suoi piccoli, dalla vita debole e nascente, dai
suoi anziani, dai suoi poveri… Ma come essere lieti, quando il nostro grande
vicino sta male? Per noi cristiani l’Europa non può vivere sola o per se
stessa. Abbiamo un grande vicino: l’Africa, delle guerre (ancora conflitti
aperti, come in Darfour), dei 30 milioni di sieropositivi (sui 42 milioni del
mondo), dove più di due terzi sono esclusi dal benessere. Saremo uniti, saremo
lieti, come Europa, quando guarderemo con coinvolgimento l’Africa. L’Africa ha
un comune destino con noi: vivremo insieme o periremo insieme».
Per Chiara Lubich (fondatrice dei Focolarini) Dio sembra non essere più,
soprattutto in Europa, l’interlocutore a cui rivolgersi per risolvere i
problemi e i quesiti che ci stanno a cuore. Un mondo in cui, per così dire, Dio
sembra assente e il Vangelo non è più considerato fonte di riferimento, e in
cui la crescita delle scoperte scientifiche e tecnologiche è tale che l’etica
non riesce più a tenere il passo, ha bisogno di nuove reti di fraternità.
Occorre, ora più che mai, allargare queste reti e, nell’amore reciproco,
comporre una grande rete di fraternità universale. «La cultura della comunione
ha come via e modello Gesù crocifisso e abbandonato. C’è chi pensa a volte che
il Vangelo porti soltanto il regno di Dio inteso in senso religioso e non
risolva i problemi umani. Ma non è così. Ogni cristiano, come altro Cristo,
membro del suo Corpo mistico, può portare un contributo suo tipico a una
cultura di comunione in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella
politica, nelle comunicazioni e così via. E maggiore sarà la sua efficacia se
lavora insieme con altri, uniti nel nome di Cristo. Nasce così, e si diffonde nel
mondo, quella che potremmo chiamare “cultura della Risurrezione”: cultura del
Risorto, dell’Uomo nuovo e, in lui, dell’umanità nuova».
IL VANGELO
NOSTRA RADICE COMUNE
Il pastore evangelico Ulrich Parzany (movimento Pro-Christ) ha, dal canto
suo, sottolineato che per il cammino futuro dell’Europa si lotta e spesso si
litiga. Ricordando l’episodio evangelico culminato nella domanda di Gesù ai
discepoli, “Volete andarvene anche voi?”, ha ammonito le Chiese e le comunità
cristiane a non essere lo specchio della società frantumata
dall’individualismo. «Non potremo servire l’Europa e il mondo se ciascuno
guarda solo alla propria strada e ai propri interessi particolaristici…
Ciascuno di noi sa che l’entusiasmo delle persone per l’Europa, se mai c’è
stato, ha oggi lasciato il posto allo scetticismo, persino alla paura di subire
svantaggi. In questa situazione critica, noi cristiani dobbiamo chiederci se la
nostra adesione a Cristo è veramente più forte delle forze che ci dividono, le
quali si impinguano degli interessi economici, etnici, culturali e
confessionali».
Dunque, i movimenti e le comunità cristiane sono debitori a tutti gli
europei del vangelo di Gesù. Non si tratta di tornare a una posizione dominante
del cristianesimo, ma di contribuire alla venuta del regno di Dio.
Probabilmente l’ecumenismo ha per vocazione di smuovere ciò che la politica non
riesce a fare da sola: far sì che le varie confessioni si aprano le une alle
altre e riuscire ad affermare i fondamenti antropologici che determinano i
comportamenti delle persone e danno un’anima ai singoli popoli. Se si sogna una
Chiesa indivisa, si sogna parallelamente l’Europa.
Su questa linea il Presidente del Consiglio italiano Romano Prodi. «Tre
anni fa vivevamo l’entusiasmo dell’ingresso nell’Unione Europea di dieci paesi
dell’est Europa: quasi un compimento di uno straordinario processo culturale e
politico iniziato nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. A distanza di tre
anni la costituzione europea segna il passo, riemergono tentazioni
neonazionaliste, si punta da parte di alcuni ad avere stati nazionali forti di
fronte a una Europa debole, prospettiva assolutamente miope e di corto
respiro». Prodi ha indicato le sfide dell’Europa nel tempo che ci sta dinanzi:
l’Africa, il Medio Oriente, la pena di morte e i diritti umani, la lotta alla
povertà e l’impegno per la pace, l’ambiente, il clima e la famiglia. Sfide
rivolte anche al cristianesimo in Europa. «I cristiani europei non si
ripieghino su se stessi, ma aprano il loro cuore al mondo e al suo futuro.
Cerchino di essere non profeti di sventura, ma di speranza. Non guardino al
passato ma al futuro. Non usino la “verga della severità ma la medicina della
misericordia” come diceva papa Giovanni 45 anni fa all’apertura del concilio.
Abbiano una lettura amica della storia, attenta alla condizione concreta di
vita delle persone prima che alle dottrine».
Tutte queste riflessioni sono sfociate nel Messaggio finale, che sintetizza
in alcuni “Sì” il rinnovato il patto di amore scambievole dei cristiani
europei: «diciamo Sì alla vita e ci impegniamo a difenderne la dignità
inviolabile in tutte le sue fasi, dal concepimento alla conclusione naturale.
Diciamo Sì alla famiglia legata da un patto indissolubile di amore fra uomo e
donna, fondamento per una società solidale e aperta al futuro. Diciamo Sì al
creato difendendo la natura e l’ambiente, doni di Dio da tutelare con
rispettoso impegno per le generazioni future. Diciamo Sì a un’economia equa, al
servizio di ogni persona e di tutta l’umanità. Diciamo Sì alla solidarietà con
i poveri e gli emarginati vicini e lontani; sono i nostri fratelli e sorelle.
Chiediamo ai nostri governi e all’Unione Europea di impegnarsi con decisione
per i poveri e per lo sviluppo dei paesi svantaggiati, in particolare
dell’Africa. Diciamo Sì alla pace e ci impegniamo affinché nelle situazioni di
conflitto si possa raggiungere un’ intesa e la riconciliazione, attraverso il
dialogo. Diciamo Sì alla responsabilità verso tutta la società e lavoriamo
affinché le città, con la partecipazione di tutti, divengano luoghi di
solidarietà e di accoglienza a persone di origini e culture diverse».
1 La manifestazione “Insieme per l’Europa 2004” si è ripetuta, nei
mesi successivi, anche in vari paesi extraeuropei, gettando nuovi ponti e
suscitando speranze di pace e di soluzione ai conflitti sociali. Di particolare
rilievo “Insieme per il Venezuela” (19 giugno 2004) e “Insieme per il Centro
America” (11 settembre 2005) nel Salvador, presenti tutti i paesi della regione
dove è in atto un processo di integrazione economica, sociale e spirituale.
2 Tra i presenti ricordiamo alcune figure autorevoli: card. Walter
Kasper (presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani); Sarina
Märschel (YMCA Monaco); Herbert Lauenroth (Movimento Focolari); Günther Refle
(Immanuel Ravensburg); Jeann-Arnold De Clermont (presidente Conferenza Chiese
Europee); Inngolf Ellssel (presidente Comunione Pentecostale Europea); Lucia
Fronza Crepaz (Centro Internazionale Movimento Politico per l’Unità).