DOPO LA CONFERENZA DEL CELAM

IN CAMMINO NEL SECOLO XXI

 

Da questa Conferenza provengono numerosi orientamenti e direttive destinati a imprimere nuovo slancio all’annuncio del Vangelo. Benché riservato, è già noto il documento finale, ma ora spetta a Roma dargli la forma definitiva.

 

Si è conclusa la celebrazione della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, che si è svolta dal 13 al 31 maggio 2007, nella città di Aparecida, in Brasile. Le informazioni della stampa su questo avvenimento ecclesiale sono state scarse. Ha fatto notizia il viaggio del papa Benedetto XVI in questo paese per l’inaugurazione dell’assemblea e per altre attività pastorali. Ma una volta che il papa è tornato a Roma, la Conferenza dei vescovi ha smesso di fare notizia e non ha trovato più spazio nei mezzi di comunicazione. Dal punto di vista del presente e del futuro della chiesa cattolica nel continente, tuttavia, questa riunione episcopale ha un grande valore e un grande impatto. Da questa conferenza infatti provengono orientamenti e direttive che influiranno sull’annuncio del vangelo di Cristo tra i popoli latinoamericani e, nello stesso tempo, sul contributo dei cattolici per il loro sviluppo e la loro liberazione.

 

LE QUATTRO

CONFERENZE PRECEDENTI

 

Questa quinta Conferenza, come dice il numero, è stata preceduta da altre quattro: la prima fu quella di Rio de Janeiro, Brasile, nel 1955, che attirò l’attenzione su tre preoccupazioni principali: la scarsità del clero, la necessi­tà di un’adeguata istruzione religiosa del popolo e l’urgenza di promuovere un autentico ed evangelico impegno sociale.

Le seconda si tenne a Medellin, Colombia, nel 1968. Ebbe come tema La Chiesa nell’attuale trasformazione dell’America latina alla luce del concilio. Medellin propose una nuova immagine di Chiesa: una Chiesa che desidera essere povera, missionaria e pasquale, al servizio del Regno. Una Chiesa di comunità di base, di agenti pastorali laici impegnati con il popolo, di una vita religiosa inserita negli ambienti poveri, e con una nuova riflessione teologica che cerca la dimensione storica e liberatrice della salvezza e una spiritualità in grado di unire la fede con la giustizia.

La terza conferenza si svolse a Puebla, Messico, nel 1979 e rappresentò una chiara conferma di Medellin. In questa conferenza prevalse la linea liberatrice dell’opzione preferenziale per i poveri. Furono rafforzate anche le comunità di base e fu sottolineata la dimensione sociale dell’amore.

La quarta fu celebrata a Santo Domingo, Repubblica Domenicana, nel 1992. Si riunì in occasione dei 500 anni della prima evangelizzazione dell’America. Ebbe come tema centrale Nuova evangelizzazione, promozione umana e cultura cristiana. Le tre linee assunte come impegno furono: una evangelizzazione nuova nell’ardore, metodo ed espressione; una promozione umana integrale dei popoli latinoamericani e dei Caraibi e una evangelizzazione inculturata.

 

LA V CONFERENZA

GENERALE

 

Il tema scelto per questa V assemblea è stato Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché i nostri popoli abbiamo in Lui la vita. Io sono la Via, la Verità e la Vita (Gv 14,6). In questi ultimi anni il panorama latinoamericano ed ecclesiale è cambiato. Ci sono governi democratici ma sono aumentati la corruzione e il discredito della classe politica. Il neoliberalismo economico provoca maggiore povertà e disoccupazione, fenomeni che hanno come conseguenza l’emigrazione, l’emarginazione, la criminalità, il narcotraffico, la violenza. Nascono nuovi agenti sociali legati a movimenti contadini, indigeni, afroamericani. La chiesa cattolica ha perso molti suoi membri che sono passati ad altre denominazioni cristiane o ad altre religioni.

Per preparare l’assemblea fu redatto un Documento di partecipazione che fu oggetto di molte critiche. Provocò sorpresa il fatto di aver nuovamente cambiato nel documento, come era avvenuto a Santo Domingo (1992), il metodo di lavoro: “vedere, giudicare e agire”.

Il Documento di partecipazione fu rielaborato tenendo presenti le 2.400 pagine di osservazioni e di suggerimenti e prese il nome di Documento di sintesi. Molti aspetti furono migliorati e tornò a integrare il metodo “vedere, giudicare e agire”. Il Documento di sintesi in vista di Aparecida affermava che le preoccupazioni fondamentali della chiesa latinoamericana nel campo dell’evangelizzazione dovevano essere: l’evangelizzazione della cultura, l’evangelizzazione del mondo della comunicazione sociale, la sfida della pastorale urbana, la promozione della dignità della persona, la ricostruzione del tessuto sociale, la risposta alle aspirazioni spirituali dei nostri contemporanei, l’espansione delle sette, la promozione del laicato attivo.

 

CELEBRAZIONE

DELLA CONFERENZA

 

La V Conferenza generale fu inaugurata il 13 maggio con un discorso del papa Benedetto XVI. I lavori furono divisi in due tappe. La prima fu quella dell’organizzazione e degli interventi. Furono costituite le commissioni di lavoro. Furono ascoltate le aspettative delle Conferenze episcopali di ciascun paese attraverso la voce dei presidenti, e quindi in gruppi di lavoro, si discussero i temi da trattare e le messe a fuoco che avrebbe dovuto avere il documento finale. Come è normale ci furono punti di vista diversi in molti temi.

La seconda tappa fu dedicata alla redazione del documento con la presentazione di quattro diverse redazioni che, discusse in gruppi tematici, furono rielaborate alla luce dei suggerimenti ricevuti. Alla fine la redazione definitiva fu sottoposta alla votazione e approvata. È stata ora consegnata al papa e potrà forse essere resa pubblica fra uno o due mesi.

 

LE GRANDI LINEE

DEL DOCUMENTO

 

Nonostante si sia cercato di tenere riservato il testo provvisorio del Documento di Aparecida, approvato con 127 voti positivi e 2 contrari, questo è poi trapelato, come era avvenuto per le “proposizioni” segrete presentate al papa nei sinodi dei vescovi celebrati a Roma, ma che non furono mai segrete. Certamente il testo approvato dalla Conferenza di Aparecida dovrà essere riveduto dal Vaticano prima di essere promulgato. È molto probabile, come è avvenuto con il Documento di Puebla, che venga corretto e sia oggetto di cancellazioni, aggiunte e sfumature. In tutti i modi si spera che sia conservato nelle sue linee fondamentali e non scompaiano i suoi grandi orientamenti pastorali. Per questa nostra riflessione ci basiamo su questo testo provvisorio approvato e anche sulla sintesi ufficiale elaborata dal CELAM.

Il documento si apre con una introduzione in cui si afferma che il testo è frutto di un dialogo inteso a rinnovare l’azione della Chiesa in una continuità creativa con le precedenti Conferenze dell’episcopato, riconoscendo le luci e le ombre che sono presenti nella vita cristiana e nel compito ecclesiale.

Il testo è suddiviso in tre grandi parti e segue il metodo della riflessione teologico-pastorale “vedere, giudicare, agire”.

 

La prima parte si intitola La vita dei nostri popoli. Nel capitolo primo viene preso in considerazione il soggetto il quale guarda a questa realtà e benedice Dio per tutti i doni ricevuti, in particolare per la grazia della fede che lo rende seguace di Cristo e la gioia di partecipare alla missione ecclesiale. Subito dopo segue il secondo capitolo, il più esteso di questa parte, dal titolo Sguardo dei discepoli missionari alla realtà. Partendo da una prospettiva teologale e pastorale,_sono messi a fuoco i grandi cambiamenti che stanno avvenendo nel continente e nel mondo e che interpellano l’evangelizzazione. Vengono analizzati i vari processi storici complessi sul piano socio-culturale, economico, socio-politico, etnico ed ecologico, e vengono definite le grandi sfide come la globalizzazione, l’ingiustizia strutturale, la crisi nella trasmissione della fede e altre. Tra gli aspetti positivi di questi cambiamenti è evidenziato il valore fondamentale della persona, della sua soggettività ed esperienza.

 

Dal punto di vista economico si dice che la globalizzazione segue una dinamica di concentrazione del potere e della ricchezza in mano a pochi, non solo nelle risorse fisiche e monetarie, ma soprattutto nell’informazione. Nella dimensione socio-politica si constata come fatto positivo il rafforzamento dei regimi democratici di molti paesi. Si fa strada la democrazia partecipativa con una presenza più protagonista di nuovi attori sociali quali gli indigeni, gli afroamericani e le donne. Come fattore negativo si segnala una recrudescenza della corruzione nella società e nello stato, l’aumento della violenza, l’approvazione di leggi ingiuste a detrimento dei diritti umani. Nel campo dell’ecologia, si afferma che le decisioni riguardanti le ricchezze della bio-diversità e della natura sono state prese in base alla smania del lucro senza tenere conto delle popolazioni tradizionali.

 

La situazione della chiesa cattolica in quest’ora storica di sfide è difficile e complessa. Nonostante le sue deficienze e ambiguità ha continuato a testimoniare e ad annunciare il Cristo e il suo vangelo. Sono messi in risalto ­l’animazione biblica nella pastorale, il rinnovamento liturgico che ha accentuato la dimensione celebrativa e festiva della fede cristiana. Risalta la dedizione generosa di tanti missionari e missionarie e il fatto che crescono gli sforzi per il rinnovamento pastorale e della pastorale sociale. Fra le ombre della realtà della chiesa cattolica nel continente sono sottolineate la diminuzione dei suoi membri i quali passano ad altre confessioni o sette, un certo clericalismo e alcune tendenze a tornare a una ecclesiologia e spiritualità anteriori al Vaticano II, la discriminazione della donna e la sua assenza negli organismi pastorali, la mancanza di autocritica, una autentica obbedienza e l’esercizio evangelico dell’autorità, i moralismi che svigoriscono la centralità di Cristo. È notato anche lo scarso accompagnamento dei fedeli laici. Nell’evangelizzazione, nella catechesi e, in generale, nella pastorale persistono anche linguaggi poco significativi per la cultura contemporanea e in particolare per i giovani. Il numero dei sacerdoti continua a rimanere insufficiente e non è ugualmente distribuito.

 

SECONDA PARTE

DEL DOCUMENTO

 

La seconda parte,_entra nel vivo del tema, La vita di Cristo nei discepoli missionari, a partire dallo sguardo all’oggi dell’America latina e dei Caraibi. Nel capitolo terzo si parla della “gioia di essere chiamati ad annunciare il Vangelo”, con tutte le sue ripercussioni come “buona notizia” sulla persona e la società: la buona notizia della dignità umana, della vita, della famiglia, dell’attività umana, della destinazione universale dei beni.

Il capitolo quarto si occupa della vocazione alla santità che abbiamo ricevuto in quanto seguaci di Cristo, per essere configurati a lui ed essere animati dallo Spirito Santo.

Il capitolo quinto tratta della comunione di tutto il popolo di Dio e di tutti nel popolo di Dio, e considera in questa prospettiva discepolare e missionaria i diversi membri della Chiesa con le loro vocazioni specifiche, il dialogo ecumenico, il legame con il giudaismo e il dialogo interreligioso. Vengono menzionati come luoghi per la comunione la diocesi, la parrocchia come comunità di comunità, le comunità ecclesiali di base e le piccole comunità, le conferenze episcopali; come vocazioni specifiche: i vescovi, i presbiteri, i diaconi permanenti, i laici, le persone consacrate.

Il capitolo sesto traccia un itinerario per i discepoli missionari e considera la ricchezza spirituale della pietà popolare cattolica, una spiritualità trinitaria, cristocentrica e mariana di carattere comunitario e missionario, e vari processi formativi, con i loro criteri e luoghi secondo i diversi fedeli cristiani, con particolare attenzione all’iniziazione cristiana, alla catechesi permanente e alla formazione pastorale.

 

TERZA PARTE

DEL DOCUMENTO

 

La terza parte entra nel cuore della missione attuale della chiesa latinoamericana e dei Caraibi. In conformità con il tema, ha come titolo La vita di Gesù Cristo per i nostri popoli. Senza trascurare il discernimento della realtà e dei fondamenti teologici, qui vengono prese in considerazione le principali azioni pastorali inerenti al dinamismo missionario. Nel capitolo settimo è presentata La missione dei discepoli missionari al servizio della vita piena che Cristo ci ha portato. Si incoraggia una missione continentale che abbia come agenti le diocesi e gli episcopati.

Nel capitolo ottavo: Il regno di Dio e la promozione della dignità umana viene confermata l’opzione preferenziale per i poveri e gli esclusi, si riconoscono nuovi volti dei poveri e viene promossa la giustizia e la globalizzazione della solidarietà. Sotto il titolo Famiglia, persone e vita il capitolo nono propugna una cultura dell’amore e del matrimonio e nella famiglia, una cultura di rispetto della vita nella società e invita a prendersi cura dell’ambiente come casa comune. Nel capitolo decimo, intitolato I nostri popoli e la cultura si tratta delle sfide pastorali dell’educazione e della comunicazione, dei nuovi areopaghi e centri decisionali, della pastorale delle grandi città, della presenza dei cristiani nella vita pubblica, in particolare dell’impegno politico dei laici, della solidarietà con i popoli indigeni e di discendenza africana e di una sezione evangelizzatrice che indichi cammini di riconciliazione, fraternità e integrazione fra i nostri popoli. Il documento si conclude chiedendo al Signore, per mezzo di Maria, che guidi e accompagni il cammino della chiesa latinoamericana e dei Caraibi.

 

Come avviene di solito per i documenti ufficiali, frutto del dialogo e del discernimento fra mentalità diverse e persino opposte, il Documento di Aparecida non può che essere un documento di compromesso, pieno di sfumature, per consentire un incontro di punti di vista diversi. L’importante è che nella sua preparazione ci sia stata la possibilità di discutere, benché con delle tensioni, ma anche con spirito di ricerca e di comunione. Inoltre, realtà e temi controversi come il metodo “vedere, giudicare, agire”, l’opzione preferenziale per i poveri, le comunità di base, il peccato sociale, la dimensione sociale dell’amore sono stati riaffermati e sono stati incorporati nell’insegnamento della Chiesa.

 

Ma più che il documento – che si spera sia rispettato nelle linee fondamentali dell’ultima revisione, che sarà fatta in Vaticano – ciò che in realtà interessa maggiormente è che la Chiesa dell’America latina e dei Caraibi, ad Aparecida, ha preso coscienza della sua identità e missione e ha cercato di rinnovarsi in dialogo con tutti i suoi membri per testimoniare e annunciare la Buona Novella di Cristo per far fronte in forza della fede alle grandi sfide di questo cambiamento di epoca.

 

Camilo Maccise