DIO CI AMA CON CUORE D’UOMO
Fin tanto che Dio rimaneva un essere trascendente, infinito, lontano, il
«tutt’altro», l’uomo poteva non credere alle parole dei profeti che avevano
descritto Dio come amico, pastore e sposo, ma in Cristo egli si è fatto come
noi, si è messo al nostro fianco.
Un fatto storico ha provato inconfutabilmente l’amore di
Dio: l’incarnazione di Cristo. Il Figlio di Dio si è avvicinato all’uomo in
maniera inimmaginabile. Sembrerebbe una fiaba, sembrerebbe una storiella! Si è
fatto uomo. Ha amato con cuore d’uomo. San Giovanni introduce così il racconto
dell’ultima Cena: «Prima della festa di Pasqua avendo amato i suoi che erano
nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1). E quella “fine” vuol dire fino
all’esaurimento dell’espressione; ha dimostrato cioè in modo da superare
qualsiasi immaginazione e qualsiasi desiderio, che non si poteva amare di più.
Dice ancora Gesù: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici» (Gv 15,13).
E dobbiamo dire che lui ha dato la vita per i suoi
nemici, quando noi eravamo ancora in una situazione di ostilità con Dio. Ecco
allora perché Cristo dice anche che dobbiamo amarci gli uni gli altri come Lui
ci ha amati... Dio si è fatto come noi, si è messo al nostro fianco.
Padre Mollat dice che «in passato l’amore veniva dal
basso: era l’ignorante che amava la persona molto colta, l’erudito; era il
povero che si sentiva attratto dal ricco»... Pio XII, nell’enciclica Haurietis
aquas descrive così questo amore, che viene dal Padre e si incarna in Cristo:
«Dopo che il Salvatore nostro ascese al cielo e si assise alla destra del Padre
nello splendore dell’umanità glorificata, non ha cessato di amare la Chiesa,
sua sposa, anche con l’ardentissimo amore che palpita nel suo Cuore».
lI Vaticano II nella Gaudium et Spes afferma che «nel
Cuore di Cristo abbiamo Dio che ama, ma con cuore d’uomo». In lui palpita
l’amore divino e tutto l’amore umano. Comprendiamo allora perché questo amore
divino e umano debba come «scoppiare» nel Cuore fisico di Cristo. Ecco il
motivo del suo Cuore squarciato, il perché del suo Cuore trafitto.
Prosegue Pio XII: «Egli, infatti, ascese al cielo recando
nelle ferite delle mani, dei piedi e del costato i trofei luminosi della sua
triplice vittoria: sul demonio, sul peccato, sulla morte. Recò altresì nel suo
Cuore, come riposti in un preziosissimo scrigno, gli immensi tesori di meriti,
frutti del suo triplice trionfo, che adesso dispensa largamente al genere umano
redento».
Per questo tutti i santi si immergono nel mistero del suo
Cuore per attingerne gli incalcolabili tesori. Papa Luciani diceva spesso: «I
meriti di Cristo sono tuoi, saresti stolto se non te ne appropriassi, non li
facessi tuoi, quando lui li ha voluti esattamente per te!». Con queste parole
papa Luciani non faceva altro che inserirsi nel filone del più tradizionale
insegnamento ascetico. Meditiamo una pagina splendida di Santa Caterina da
Siena: «O Eterna Misericordia, che ricopri i difetti delle tue creature, non mi
meraviglio che tu dica di coloro che escono dal peccato mortale e tornano a te:
io non mi ricorderò che tu mi hai offeso. Misericordia ineffabile, non mi
meraviglio che tu dica questo a coloro che lasciano il peccato, quando tu dici
di coloro che ti perseguitano: Io voglio che mi preghiate per loro affinché Io
faccia loro misericordia».
Misericordia vuol dire amore compassionevole; un amore
che proprio perché ha un cuore umano, è capace di compatire, di mettersi al
livello di chi è miserevole.
«O Misericordia, la quale esce dalla tua divinità, Padre
eterno, la quale governa colla tua potenza tutto il mondo! Nella misericordia
tua fummo ricreati nel sangue del tuo Figlio. La tua misericordia ci conserva.
La tua misericordia fece giocare sul legno della croce al Figlio tuo le
braccia, giocando la morte con la vita e la vita con la morte. Allora la vita
sconfisse la morte nella nostra colpa, e la morte della colpa tolse la vita corporale
all’immacolato Agnello. Chi rimase vinto? La morte. Chi ne fu la causa? La tua
misericordia.
La tua misericordia vedo che ti ha costretto a dare
ancora di più all’uomo, cioè donandoti in cibo, affinché noi deboli avessimo
conforto, gli ignoranti, distratti, smemorati non perdessero il ricordo dei
tuoi benefici. E però lo dai ogni dì all’uomo, rappresentandoti nel Sacramento
dell’altare nel corpo mistico della santa Chiesa. Questo chi l’ha fatto? La tua
misericordia, il tuo cuore compassionevole».
Giorgio Bettan S.I.
da La ferita
dell’amore ed. ADP