UDIENZA DEL PAPA ALL’UISG

COLTIVATE LA DIMENSIONE “MISTICA”

 

Ricevendo in udienza il 7 maggio scorso le partecipanti all’assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali, il papa, dopo aver commentato il tema scelto per la riunione, ha raccomandato loro in particolare di non dimenticare mai la dimensione “mistica” della vita religiosa.

 

«Il tema dell’Assemblea plenaria, che state tenendo in questi giorni, è particolarmente interessante: Chiamate a tessere una nuova spiritualità che generi speranza e vita per tutta l’umanità. L’argomento da voi scelto è frutto di un’ampia riflessione sulla seguente domanda: «Nel contemplare il nostro mondo, ascoltando le sue grida, i suoi bisogni, la sua sete e le sue aspirazioni, qual è il filo che noi, religiose, responsabili delle nostre congregazioni, siamo chiamate a tessere in questo momento, per divenire così “tessitrici di Dio”, profetiche e mistiche?». L’analisi attenta delle risposte pervenute ha fatto comprendere al Consiglio esecutivo della vostra Unione che il simbolo scelto, quello cioè del “tessere”, un’immagine prettamente femminile che viene usata in tutte le culture, rispondeva a quanto le superiore generali avvertivano come un’urgenza spirituale e apostolica del momento presente. Nelle medesime risposte sono stati evidenziati alcuni “fili” – la donna, i migranti, la terra e la sua sacralità, i laici, il dialogo con le religioni del mondo – che voi ritenete quanto mai utili per “tessere”, in questa nostra epoca, una rinnovata spiritualità della vita consacrata e avviare così un approccio apostolico più rispondente alle attese della gente.

Ed è appunto su questi temi che state riflettendo durante i lavori della vostra Plenaria. Voi siete consapevoli che ogni superiora generale è chiamata ad essere animatrice e promotrice, come opportunamente ha sottolineato la vostra presidente, di una vita consacrata “mistica e profetica”, fortemente impegnata nella realizzazione del regno di Dio. Sono questi i “fili” con i quali il Signore vi spinge, care religiose, a “tessere” oggi il vivo tessuto di un proficuo servizio alla Chiesa e di una eloquente testimonianza evangelica “sempre antica e sempre nuova”, in quanto fedele alla radicalità del Vangelo e coraggiosamente incarnata nella realtà contemporanea, specialmente laddove c’è più povertà umana e spirituale. Non sono certamente poche le sfide sociali, economiche e religiose con cui la vita consacrata si deve confrontare nel tempo attuale! I cinque ambiti pastorali da voi messi in evidenza costituiscono altrettanti “fili” da tessere e intrecciare nella complessa trama del vivere quotidiano, nelle relazioni interpersonali e nell’apostolato. Si tratta non di rado di percorrere inesplorati sentieri missionari e spirituali, mantenendo però sempre ben saldo il rapporto interiore con Cristo. Solo da questa unione con Dio scaturisce infatti ed è alimentato il ruolo “profetico” della vostra missione, che consiste nell’”annuncio del Regno dei cieli”, annuncio indispensabile in ogni tempo e in ogni società.

Non cedete pertanto mai alla tentazione di allontanarvi dall’intimità con il vostro celeste Sposo, lasciandovi catturare eccessivamente dagli interessi e dai problemi della vita quotidiana. I fondatori e le fondatrici dei vostri Istituti hanno potuto essere dei “profetici pionieri” nella Chiesa perché non hanno mai perso la viva consapevolezza di essere nel mondo, ma non del mondo, secondo il chiaro insegnamento di Gesù (cf. Gv 17,14). Seguendo il suo esempio, essi si sono sforzati di comunicare con le parole e i gesti concreti l’amore di Dio attraverso il dono totale di se stessi, sempre mantenendo lo sguardo e il cuore fissi in lui.

Care religiose, se volete ripercorrere fedelmente voi stesse le orme dei vostri Fondatori e delle vostre fondatrici e aiutare le vostre consorelle a seguirne gli esempi, coltivate la dimensione “mistica” della vita consacrata, mantenete cioè sempre unita la vostra anima a Dio attraverso la contemplazione. Come insegna la Scrittura, il “profeta” prima ascolta e contempla, poi parla lasciandosi permeare totalmente da quell’amore per Dio che nulla teme ed è più forte persino della morte. L’autentico profeta, perciò, non si preoccupa tanto di fare delle opere, cosa senza dubbio importante, ma mai essenziale. Egli si sforza soprattutto di essere testimone dell’amore di Dio, cercando di viverlo tra le realtà del mondo, anche se la sua presenza può talora risultare “scomoda”, perché offre ed incarna valori alternativi.

Sia quindi vostra preoccupazione prioritaria aiutare le vostre consorelle a ricercare primariamente Cristo e a porsi generosamente a servizio del Vangelo. Non stancatevi di riservare ogni cura possibile alla formazione umana, culturale e spirituale delle persone a voi affidate, perché siano in grado di rispondere alle odierne sfide culturali e sociali. Siate le prime a dare l’esempio nel rifuggire le comodità, gli agi, le convenienze per portare a compimento la vostra missione. Condividete le ricchezze dei vostri carismi con quanti sono impegnati nell’unica missione della Chiesa che è la costruzione del regno di Dio. Instaurate a tal fine una serena e cordiale collaborazione con i sacerdoti, i fedeli laici, e specialmente le famiglie per andare incontro alle sofferenze, ai bisogni, alle povertà materiali e soprattutto spirituali di tanti nostri contemporanei. Coltivate, inoltre, una sincera comunione e una schietta collaborazione con i vescovi, primi responsabili dell’evangelizzazione nelle Chiese particolari...».