UN MONACO STRAORDINARIO

PADRE BENEDETTO CALATI

 

È tempo di riconoscere il contributo che il monachesimo italiano ha dato al Concilio e alla sua applicazione in Italia, specie nel campo della liturgia e della spiritualità. Nomi come quelli di p. Cipriano Vagaggini, di p. Mariano Magrassi, p. Pelagio Visentin, p. Salvatore Marsili vanno ricordati come espressione di una cultura monastica, capace di innovazione a partire dalle solide radici della grande tradizione patristica e quindi da considerarsi promotori di un non superficiale rinnovamento nella comunità cristiana.

P. Benedetto Calati è un autorevole testimone di questo mondo, tanto da poter essere considerato, senza eccessive forzature, un Padre della Chiesa italiana del postconcilio. Se per Padre della Chiesa si intende una spiccata personalità che ha dato un contributo rilevante all’edificazione del Corpo di Cristo, padre Benedetto Calati lo è a pieno titolo.

Monaco camaldolese, ha esercitato un ministero spirituale non solo nell’ambito del monachesimo o della vita consacrata, ma anche presso i laici, praticanti e non praticanti, credenti e non credenti.

Vivacissimo e disarmante, incantava per la sua ricca umanità, oltre che per i suoi mai scontati riferimenti storici.

Studioso personalissimo dei Padri, fu il primo in Italia a richiamare con forza e determinazione la necessità di ricuperare la lectio divina, come strumento per antonomasia del nutrimento della fede, dopo secoli di esilio, una lectio come momento della storia della salvezza, in cui la Scrittura crescit cum legente.

Basterebbe questo per desiderare di conoscere meglio questo maestro che non si stancava di ripetere, con il suo Gregorio Magno, che Dio guida la sua Chiesa con la Parola e gli exempla sanctorum. Come pure non desisteva nel difendere con passione la legittimità, l’importanza e l’attualità della spiritualità del primo millennio, spiritualità ch’egli riassumeva nel trinomio: Scrittura - Padri - Liturgia, tenendo conto che egli parte dall’insegnamento dei Padri, vissuto nella liturgia per riscoprire la Scrittura e da questo insieme dedurne la spiritualità.

 

Una personalità ricca e originale, non facilmente catalogabile nei consueti schemi mentali e culturali, per le infinite sorprese delle sue posizioni, per la vastità degli interessi coltivati, per le sintesi geniali e inattese, per l’amore appassionato al mistero della Chiesa comunione, per l’allergia ai suoi ispessimenti istituzionali.

“Credo, osa ipotizzare il monaco camaldolese, che alla base delle anomalie, monastiche ed ecclesiali, vi fosse l’esilio delle Scritture sante nella tradizione cristiana, Scritture che sarebbero divenute senz’altro voce profetica educatrice al discernimento della coscienza”.

uomo di dio

amico degli uomini

Oggi abbiamo la fortuna di disporre di una guida attenta e sicura che ci introduce nell’ambiente, nel pensiero e nelle vicende di padre Calati (G. Paris, Uomo di Dio amico degli uomini. L’insegnamento spirituale di P. Benedetto Calati, EDB, Bologna 2007).

Chi lo ha conosciuto, si vede rivivere davanti agli occhi, l’uomo, il monaco, il maestro, in tutta la sua vivacità, con i suoi geniali apporti e le sue improvvise impennate.

Il lavoro ben documentato, frutto di una seria ricerca che porta alla luce tratti e momenti del tutto inediti, non è per nulla oleografico, anche se l’autrice non può nascondere la sua simpatia vigilante e a tratti critica, nei confronti di un soggetto tanto avvincente.

La lettura di queste pagine rappresenta una avventura intellettuale ghiotta e arricchente, anche perché permette una rivisitazione della storia della spiritualità nell’ottica personalissima di un monaco che si è confrontato senza complessi con le grandi correnti della spiritualità cristiana e con le diverse epoche della storia della Chiesa

Ma è anche una finestra aperta sui fermenti che hanno animato e scosso la riflessione e la vita della Chiesa, specie nella seconda metà del secolo appena lasciato alle spalle. Una finestra spalancata su ampi orizzonti che permettono di valutare l’incidenza delle diverse concezioni della liturgia e della spiritualità, per non parlare delle ecclesiologie, sulle strutture, sulle pratiche e persino sulle politiche della Chiesa, svelando nessi sotterranei e collegamenti insospettati tra “mistero” e “prassi”.

 

Un lavoro, tanto solido nella sua architettura quanto godibile nel suo dipanarsi, manifesta inoltre quanto stia crescendo in qualità e in acutezza l’apporto femminile alla riflessione e al sapere teologico in Italia, una crescita che va salutata come uno dei dati più positivi e rilevanti del nostro tempo.

 

p. Piergiordano Cabra