FORMARE PER TRASFORMARE
Siamo sempre più convinti che una sintesi equilibrata di psicologia,
pedagogia e teologia siano il vero servizio per il discernimento della
vocazione religiosa. Essa è iniziativa di Dio, radicata nel sacramento del
battesimo, che richiede una risposta libera. In questo processo le scienze
umane si rivelano utile supporto per sondare le disposizioni naturali e le
influenze socio-culturali, al fine di imprimere una direzione appropriata alle
forze interiori dei candidati alla VC. I documenti conciliari e post-conciliari
sono tutti coerenti sull’importanza centrale del compito di selezionare chi
bussa alle nostre istituzioni. Tuttavia si deve riconoscere che proprio il
compito del discernimento spirituale rischia facilmente di essere messo da
parte o attuato in maniera povera.
FORMARE CRISTO
NELLE PERSONE
Nel contesto del mondo attuale diversi sono i fattori di impedimento alla
vocazione religiosa: cultura dell’individualismo, vaghezza dei modelli,
difficoltà nella definizione di identità sacerdotale/religiosa, marginalità
della fede e del sacro, educazione centrata sui ruoli. In questo quadro allora
il compito dei superiori e dei formatori è fondamentalmente quello di far
scoprire il valore della persona di Cristo, intorno al quale ristrutturare la
propria vita. «Le motivazioni personali dei candidai devono essere inserite in
maniera esplicita nella motivazione dominante inclusa in un tipo di vocazione»
(cf. il volume di Charles Serrao, Il discernimento della vocazione religiosa,
Edizioni OCD, Roma Morena 2006, p. 47).
In questo senso la formazione è un processo in cui si realizza una mutua
esplorazione tra il carisma dell’istituzione e l’individuo. Si tratta di un
lavoro lungo tutta una vita e fa parte di una faticosa purificazione. Il
fondamento è comunque sempre la ragionevole conoscenza di se stessi per
canalizzare al meglio le energie psico-spirituali.
Perciò è necessario che i formatori conoscano i differenti stadi di crescita di
ciascuno, mettendo in essere una relazione triangolare tra Dio, il candidato e
i membri della comunità (Serrao, op. cit., pp. 56 e ss.). In questo modo sarà innanzitutto
favorita un’autentica formazione umana, in particolare all’integrazione dei
bisogni umani e alla comunicazione, snodi cruciali per i giovani di oggi così
bisognosi di promozione.
FORMARE PERSONE
A IMMAGINE DI CRISTO
La promozione integrale fiorisce poi nello sviluppo di uno spirito di fede
che genera uno stile di vita impregnato d’amore verso Dio e i fratelli. «Essere
cristiani significa pertanto saper amare in un modo costantemente dialogico,
che mai separi Dio dall’uomo o dalla donna, Cristo dal candidato, il Vangelo
dalla promozione umana» (p. 67). Perciò il tutto deve avvenire in un contesto
comunitario.
Il carmelitano p. Serrao privilegia la
definizione articolata di comunità come insieme di individui interagenti «in un
faccia a faccia intorno al fine comune», in una relazione che li influenzi
reciprocamente in modo da «stabilire una chiara identificazione di appartenenza
e da agire in maniera uniforme» (pp. 71 e ss.). Solo da qui si attiva una
educazione relazionale e motivazionale, a partire dallo specifico carisma di
ogni istituto.
Siamo fatti a immagine di Cristo e dobbiamo lavorare per crescere nella
somiglianza a lui. Ecco perché oggi parliamo di formazione “olistica”.
Essa cerca una integrazione delle dimensioni dell’io (inconscio, cosciente e
spirituale) e una transazione continua a livello comunitario tra gli stati
dell’ego (genitore, adulto e bambino). Così la formazione diventa spazio
prospettico di trasformazione delle personalità, che entrano in un processo di
svuotamento per accogliere l’Amore.
Le fasi della trasformazione normalmente sono le seguenti: a)
insoddisfazione (crisi: dubbi sulla fede, fuga nelle attività, fuga dalle
persone, ritualismo ecc.); b) lotta (abbandono dell’universo familiare come
esperienza di deserto); c) capitolazione (esperienza di pace); d) integrità
come chiamata alla realtà, alla radicalità e quindi alla vera trasformazione
(pp. 187-188)._
Serrao,1 nell’ultima parte del volume che abbiamo tra le mani,
affronta il delicato capitolo delle crisi di mezza età, che spesso sconvolge i
religiosi (grossomodo intorno ai 35-40 anni per le donne e 40-45 per gli
uomini). Qui si vede se c’è una comunità capace di dimostrare affetto e di
sostenere il necessario passaggio dall’esterno all’interno del proprio io. Si
tratta di un tempo prezioso per crescere, per sviluppare una filosofia di vita,
per smettere di compiacere gi altri e per irrobustirsi nelle scelte.
Se l’evangelizzazione della VC vuole essere efficace e significativa, i
formatori devono insegnare a condividere fede e talenti, nella coscienza che
ogni vocazione è insieme mistero e dono, ma anche che le buone intenzioni, in
questo campo di intersezione tra scelte personali e istituzione, non sono
sufficienti!
1 L’autore, ordinato sacerdote nel 1978 in India, è specializzato in
crescita umana e sviluppo delle relazioni. Formatore di seminario, con
esperienza di docenza e di direzione spirituale, attualmente è rettore del
Collegio internazionale San Giovanni della Croce a Roma.