INCONTRO CON IL RISORTO
UNA COMUNITÀ CHE RACCONTA
Dopo che Gesù ha
acceso il cuore dei discepoli di Emmaus, essi si mettono in cammino
immediatamente per tornare a Gerusalemme. Essi devono assolutamente raccontare
ai propri amici quanto hanno sentito e visto.
Non possono tenere per sé il proprio entusiasmo. Quando, ancora a sera
tarda, essi giungono a Gerusalemme, trovano radunati gli Undici e gli altri
discepoli, «i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a
Simone”. Anch’ essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,34s.). Quelli che erano
rimasti a casa e quelli venuti da fuori si raccontano reciprocamente quanto è
accaduto. E la loro narrazione diventa confessione: _«Il Signore è veramente
risorto». In poche parole si esprime l’essenziale dell’ esperienza: «Egli è
apparso e lo hanno riconosciuto». Simone ha visto il Risorto e i discepoli di
Emmaus lo hanno riconosciuto nello spezzare del pane. Il solo vedere non basta.
Si deve anche comprendere quanto si vede. Allora la risurrezione può accadere
anche per noi. Mentre i discepoli si raccontavano l’un l’altro quanto avevano
sperimentato, il Risorto stesso entrò in mezzo a loro e li salutò augurando
loro la pace.
La comunità narrativa dei discepoli è una bella figura della Chiesa. La
Chiesa è la comunità delle persone che si raccontano reciprocamente ciò che
hanno sperimentato, ciò che hanno visto e riconosciuto. Gli uni raccontano
quanto hanno sperimentato in prima persona, gli altri si richiamano alle
esperienze di terze persone, come i discepoli in Gerusalemme, che raccontano
l’apparizione del Risorto accaduta a Simone. Sul nostro cammino tutti noi
facciamo esperienze. Se sono esperienze che aprono gli occhi e fanno ardere il
cuore, allora il Risorto ci viene incontro in esse. Per Luca la risurrezione
accade ovunque il nostro cuore è toccato dal di dentro, oppure, come dice Paul
Tillich, dove ci «accade qualcosa di assoluto».
Sono esperienze quotidiane: colloqui, incontri, pranzi, spezzare il pane,
passeggiate, iniziative comuni. Noi parliamo molto gli uni gli altri e
incontriamo continuamente persone. Ma spesso il colloquio rimane un semplice
parlare e l’incontro un mero contatto. Dove veramente nasce un colloquio, dove uno
apre all’altro gli occhi, dove in un colloquio il cuore inizia ad ardere, lì
accade la risurrezione, lì noi incontriamo in fondo il Risorto stesso che ci
appare nella figura di un viandante che cammina con noi.
Oggigiorno alcuni raccontano in modo fin troppo terra terra le proprie
esperienze di Dio. Vien da pensare allora alla prostituzione spirituale. I
discepoli raccontano in un modo diverso. Sono parole molto contenute. Parlano
di quanto è accaduto. E quanto è accaduto è ben sobrio. Ma essi spiegano quanto
è accaduto a partire dalla fede, poiché in quanto hanno sperimentato essi hanno
riconosciuto Cristo stesso. Non impongono gli uni agli altri le proprie
esperienze. Ma riconoscono che il Signore è veramente risorto. Essi sostengono
le proprie esperienze. Per questo possono condividerle con gli altri. In questo
modo nasce una vera comunione tra i credenti, tra le persone che hanno
sperimentato Dio. Quando con serietà, ma nello stesso tempo con prudenza e
attenzione, le persone raccontano quanto hanno sperimentato sul proprio cammino
e come lo abbiano interpretato e compreso per loro stesse, d’improvviso il
Risorto stesso sta in mezzo a loro. Allora il colloquio diventa un’ esperienza
di risurrezione. Si dà una profondità nella quale noi tocchiamo la realtà,
nella quale la presenza di Dio diventa afferrabile. Agostino racconta in modo
simile di un colloquio con la madre Monica. D’improvviso si fece silenzio e
percepirono Dio. Luca si pone nella tradizione dei grandi narratori greci.
Riesce a raccontare in modo che i nostri occhi si aprano e il nostro cuore
diventi caldo.
Che cosa vorresti raccontare a quanti ti stanno a cuore? Nel tuo cuore hai
spesso meditato che cosa vorresti dire al tuo amico o alla tua amica, e subito
hai messo da parte quest’idea? La risurrezione potrebbe significare che tu
accogli l’impulso interiore che ti spinge a parlare con l’altro. Se osi dire
quanto già da tempo si è venuto formando nel tuo cuore, sperimenterai come
nasca una nuova relazione, come i cuori inizino ad ardere, come il Risorto
stesso parli in te.
Anselm Grün,
Gustare la gioia pasquale – 50
provocazioni,
Queriniana