DONNA DELL’UNITÀ

 

Una giovane ragazza sarda, forte, impetuosa, intelligente, vivace, volitiva, persino ostinata, entrata nell’austero monastero trappista di Grottaferrata, sui colli romani, all’età di 21 anni, lasciando per sempre la sua casa e la sua terra. Una vita semplice, nascosta, offerta e consumata in fretta, neanche cinque anni, come dietro l’urgenza di una missione da compiere; l’avverarsi, finalmente, un giorno, delle parole di Gesù nel vangelo di Giovanni: ut unum sint, che siano una cosa sola quanti credono in lui, che siano riunificate le confessioni divise. Questa, in sintesi, la vicenda biografica di Maria Gabriella dell’Unità,1 al secolo Maria Sagheddu, morta di tisi nel 1939, dopo essersi offerta per quella causa l’anno precedente, e beatificata da Giovanni Paolo II nel 1983, e di cui Mariella Carpinello raccoglie in questo volume le lettere. Una corrispondenza breve ma intensa, tutta legata a pochi nomi – la mamma, i familiari, il direttore spirituale, la madre badessa – che rompe a tratti il silenzio e il riserbo monastici e apre squarci sorprendenti sulla biografia interiore e sul variegato paesaggio dell’anima di questa coraggiosa, se non eroica, isolana, posta come lucerna sul monte per il cammino della Chiesa e dei cristiani.

 

DONNA

OBLATIVA

 

Che cosa l’avesse spinta al sacrificio estremo di sé è presto detto. Certamente fu l’eco, e più d’un eco, del movimento ecumenico giunto nella silenziosa trappa di Grotta. Ma prima ancora, e più ancora, l’intuizione semplice e immediata, per questa semplice ragazza, della “grandezza di Dio” e del suo Amore per noi (“come è grande e buono il Signore”, è il ritornello dei suoi scritti), a cui rispondere con la consegna a lui, e al suo disegno, della totalità indivisa della propria vita. Questo spinge M. Gabriella a chiedere alla sua badessa il permesso di quell’oblazione e Colui che ama gli uomini ad accettarla. Verrebbe la tentazione, come scrive la Carpinello nell’introduzione, di fermare quella mano che sacrifica e santifica, di “distogliere” quella giovane vita “dal calvario che l’attende”, di “contenderla a Dio”.

 

Ma in quell’immolazione si com­pie l’itinerario più alto e misterioso dell’incontro, e dell’unione, fra l’uomo e Dio, nella partecipazione intima e personale al Mistero che salva e redime l’intera umanità. Si compie, e giunge a pienezza, “un amore pienamente umano, costruttivo, fecondo, capace, in questa piccola isolana dagli orizzonti culturali limitati, di dilatazione universale”, e che è “ciò che più ci manca oggi”, come scrive un’altra conoscitrice profonda della b. M. Gabriella, Monica della Volpe, nella sua biografia della monaca trappista.2 Un amore che consente di unificare la vita intorno al suo centro, perchè certamente, come osservava Jean Leclerq, “non sarebbe stata in grado di dare”, questa piccola isolana, “nessuno contribuito a questa causa”, quella dell’unità fra i cristiani, “se non avesse prima raggiunto l’unità dentro di se stessa”,3 quell’interezza della persona che si realizza nell’incontro con Cristo e che solo rende capaci di dono autentico, e del dono supremo di sé.

 

L’ATTUALTA’

DELL’EPISTOLARIO

 

Di qui i molteplici motivi d’interesse che fanno di queste lettere il ricco documento di un’esemplarità di fede e di umanità fiorita e maturata nel quotidiano che si svela e si dona a chi legge, con la generosità e la delicatezza di un intimo pudore che si prolungano nell’atto di un’unica grande offerta, e insieme un tassello prezioso della storia del cammino ecumenico in Italia e del contributo dato ad esso dalla tradizione monastica in genere e dal monachesimo femminile in specie, di cui si traccia un quadro del suo fruttuoso proliferare nella storia della Trappa in Italia, dalle sue umili origini di S. Vito (TO) e Grottaferrata, agli attuali ceppi e propaggini dei monasteri di Vitorchiano (VT) e Valserena (PI), e delle loro numerose fondazioni nel mondo, segno di una vitalità che non si spegne e che tenta di rispondere alle diverse sollecitazioni culturali del nostro tempo.

 

Non si dimentichi, infatti, che con la pubblicazione dell’epistolario della B. M. Gabriella si inaugura, sotto la direzione di Mariella Carpinello, studiosa ormai nota di storia e spiritualità monastica, l’associazione Lettere dal monastero, costituita a Roma, nel 2006, presso il monastero benedettino di Santa Cecilia in Trastevere, allo scopo di sostenere e promuovere studi sul monachesimo femminile, e l’omonima collana editoriale con l’intento di ospitare opere mistiche, agiografiche, esegetiche, scientifiche, storiche, poetiche, e di qualunque altro genere, redatte da monache o a esse indirizzate, “espressione di una cultura spirituale omogenea” che appartiene alla “storia dello spirito” e depositaria di una sapienza in grado di parlare sorprendentemente ai nostri tempi.

 

Sr. Patrizia Girolami

1 Carpinello M., (a cura) Gabriella dell’Unità. Lettere dalla Trappa, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2006, pp. 151, €_10,50.

2 Della Volpe M., La strada della gratitudine. Sr. M. Gabriella, Jaca Book, Milano 19962, 110.

3 Leclerq J. , «Blessed Maria Gabriella Sagheddu: in Praise of ordinariness», in Cistercian Studies XVIII 3 (1983) 231-239.