XXII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
È POSSIBILE AMARE?
«Lo Spirito Santo –
scrive il papa – vi renda inventivi nella carità, perseveranti negli impegni
che assumete, e audaci nelle vostre iniziative, perché possiate offrire il
vostro contributo per l’edificazione della “civiltà dell’amore”. L’orizzonte
dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!».
In occasione della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà
celebrata nelle diocesi il 1 aprile,Domenica delle Palme, il papa ha inviato ai
giovani un messaggio sotto forma di meditazione sulle parole di Gesù: “Come io
vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).1
Il papa parte dalla domanda: è possibile amare? E risponde: «Ogni persona
avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppure quant’è difficile
amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell’amore! C’è persino
chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile. Ma se carenze affettive o
delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un’utopia, un sogno
irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L’amore è possibile e scopo di
questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete
il futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia nell’amore vero, fedele e
forte; un amore che genera pace e gioia; un amore che lega le persone,
facendole sentire libere nel reciproco rispetto».
Per esplicitare meglio il suo pensiero ha proposto un itinerario, in tre
momenti, alla “scoperta” dell’amore.
– Dio, sorgente dell’amore: Il primo momento, scrive il papa, riguarda la
sorgente dell’amore vero, che è unica: è Dio. Lo pone bene in evidenza san
Giovanni affermando che “Dio è amore” (1 Gv 4,8.16); ora egli non vuol dire
solo che Dio ci ama, ma che l’essere stesso di Dio è amore. Siamo qui dinanzi
alla rivelazione più luminosa della fonte dell’amore che è il mistero
trinitario: in Dio, uno e trino, vi è un eterno scambio d’amore tra le persone
del Padre e del Figlio, e questo amore non è un’energia o un sentimento, ma una
persona, è lo Spirito Santo.
– La Croce di Cristo rivela pienamente l’amore di Dio. Come si manifesta a
noi Dio-Amore? Siamo qui al secondo momento del nostro itinerario. Anche se già
nella creazione sono chiari i segni dell’amore divino, la rivelazione piena del
mistero intimo di Dio è avvenuta con l’Incarnazione, quando Dio stesso si è
fatto uomo. In Cristo, vero Dio e vero uomo, abbiamo conosciuto l’amore in
tutta la sua portata. Infatti «la vera novità del Nuovo Testamento – ho scritto
nell’enciclica Deus caritas est – non sta in nuove idee, ma nella figura stessa
di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti – un realismo inaudito” (n. 12).
La manifestazione dell’amore divino è totale e perfetta nella croce, dove, come
afferma san Paolo, “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre
eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Ognuno di noi può
pertanto dire senza tema di sbagliare: “Cristo mi ha amato e ha dato se stesso
per me” (cf. Ef 5,2). Redenta dal suo sangue, nessuna vita umana è inutile o di
poco valore, perché tutti siamo amati personalmente da lui con un amore
appassionato e fedele, un amore senza limiti. La croce, follia per il mondo,
scandalo per molti credenti, è invece “sapienza di Dio” per quanti si lasciano
toccare fin nel profondo del proprio essere, “perché ciò che è stoltezza di Dio
è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli
uomini” (cf. 1 Cor 1,24-25). Anzi, il Crocifisso, che dopo la risurrezione
porta per sempre i segni della propria passione, mette in luce le “contraffazioni”
e le menzogne su Dio, che si ammantano di violenza, di vendetta e di
esclusione. Cristo è l’Agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo
e sradica l’odio dal cuore dell’uomo. Ecco la sua veritiera “rivoluzione”:
l’amore.
– Amare il prossimo come Cristo ci ama. Ed eccoci ora al terzo momento
della nostra riflessione. Sulla croce Cristo grida: “Ho sete” (Gv 19,28):
rivela così un’ardente sete di amare e di essere amato da ognuno di noi. Solo
se arriviamo a percepire la profondità e l’intensità di un tale mistero, ci
rendiamo conto della necessità e dell’urgenza di amarlo a nostra volta “come”
lui ci ha amati. Questo comporta l’impegno di dare anche, se necessario, la
propria vita per i fratelli sostenuti dall’amore di lui. Già nell’Antico
Testamento Dio aveva detto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lv 19,18),
ma la novità di Cristo consiste nel fatto che amare come lui ci ha amati
significa amare tutti, senza distinzioni, anche i nemici, “fino alla fine” (cf.
Gv 13,1).
TESTIMONI
DELL’AMORE DI CRISTO
Vorrei ora soffermarmi su tre ambiti della vita quotidiana dove voi, cari
giovani, siete particolarmente chiamati a manifestare l’amore di Dio. Il primo
ambito è la Chiesa che è la nostra famiglia spirituale, composta da tutti i discepoli
di Cristo. Memori delle sue parole: “Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35), alimentate, con
il vostro entusiasmo e la vostra carità, le attività delle parrocchie, delle
comunità, dei movimenti ecclesiali e dei gruppi giovanili ai quali appartenete.
Siate solleciti nel cercare il bene dell’altro, fedeli agli impegni presi. Non
esitate a rinunciare con gioia ad alcuni vostri svaghi, accettate di buon animo
i sacrifici necessari, testimoniate il vostro amore fedele per Gesù annunciando
il suo Vangelo specialmente fra i vostri coetanei.
Il secondo ambito, dove siete chiamati a esprimere l’amore e a crescere in
esso, è la vostra preparazione al futuro che vi attende. Se siete fidanzati,
Dio ha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è
quindi essenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi dal
pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi
divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore e impedisca in particolare di
gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro
reciproco amore. L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia
umana e la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel
disegno originario di Dio (cf. Gn 2,18-25). Imparare ad amarsi come coppia è un
cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo. Il
periodo del fidanzamento, fondamentale per costruire la coppia, è un tempo di
attesa e di preparazione, che va vissuto nella castità dei gesti e delle
parole. Ciò permette di maturare nell’amore, nella premura e nell’attenzione
verso l’altro; aiuta a esercitare il dominio di sé, a sviluppare il rispetto
dell’altro, caratteristiche tutte del vero amore che non ricerca in primo luogo
il proprio soddisfacimento né il proprio benessere. Nella preghiera comune
chiedete al Signore che custodisca e incrementi il vostro amore e lo purifichi
da ogni egoismo. Non esitate a rispondere generosamente alla chiamata del
Signore, perché il matrimonio cristiano è una vera e propria vocazione nella
Chiesa. Ugualmente, cari giovani e care ragazze, siate pronti a dire “sì”, se
Iddio vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio ministeriale o della vita
consacrata. Il vostro esempio sarà di incoraggiamento per molti altri vostri
coetanei, che sono alla ricerca della vera felicità.
Il terzo ambito dell’impegno che l’amore comporta è quello della vita
quotidiana con le sue molteplici relazioni. Mi riferisco segnatamente alla
famiglia, alla scuola, al lavoro e al tempo libero. Cari giovani, coltivate i
vostri talenti non soltanto per conquistare una posizione sociale, ma anche per
aiutare gli altri “a crescere”. Sviluppate le vostre capacità, non solo per
diventare più “competitivi” e “produttivi”, ma per essere “testimoni della
carità”. Alla formazione professionale unite lo sforzo di acquisire conoscenze
religiose utili per poter svolgere la vostra missione in maniera responsabile.
In particolare, vi invito ad approfondire la dottrina sociale della Chiesa,
perché dai suoi principi sia ispirata e illuminata la vostra azione nel mondo.
Lo Spirito Santo vi renda inventivi nella carità, perseveranti negli impegni
che assumete, e audaci nelle vostre iniziative, perché possiate offrire il
vostro contributo per l’edificazione della “civiltà dell’amore”. L’orizzonte
dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!
“OSARE L’AMORE”
SULL’ESEMPIO DEI SANTI
Cari giovani, vorrei invitarvi a “osare l’amore”, a non desiderare cioè niente
di meno per la vostra vita che un amore forte e bello, capace di rendere
l’esistenza intera una gioiosa realizzazione del dono di voi stessi a Dio e ai
fratelli, a imitazione di Colui che mediante l’amore ha vinto per sempre l’odio
e la morte (cf. Ap 5,13). L’amore è la sola forza in grado di cambiare il cuore
dell’uomo e l’umanità intera, rendendo proficue le relazioni tra uomini e
donne, tra ricchi e poveri, tra culture e civiltà. Questo testimonia la vita
dei santi che, veri amici di Dio, sono il canale e il riflesso di questo amore
originario. Impegnatevi a conoscerli meglio, affidatevi alla loro
intercessione, cercate di vivere come loro. Mi limito a citare Madre Teresa
che, per affrettarsi a rispondere al grido di Cristo “Ho sete”, grido che l’aveva
profondamente toccata, iniziò a raccogliere i moribondi nelle strade di
Calcutta, in India. Da allora l’unico desiderio della sua vita divenne quello
di estinguere la sete d’amore di Gesù non a parole, ma con atti concreti,
riconoscendone il volto sfigurato, assetato d’amore, nel viso dei più poveri
tra i poveri. La beata Teresa ha messo in pratica l’insegnamento del Signore:
“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me” (cf. Mt 25,40). E il messaggio di questa umile
testimone dell’amore divino si è diffuso nel mondo intero.
A ognuno di noi è dato di raggiungere questo stesso grado di amore, ma solo
ricorrendo all’indispensabile sostegno della grazia divina. Soltanto l’aiuto
del Signore ci consente, infatti, di sfuggire alla rassegnazione davanti
all’enormità del compito da svolgere e ci infonde il coraggio di realizzare
quanto è umanamente impensabile. Il contatto con il Signore nella preghiera ci
mantiene nell’umiltà, ricordandoci che siamo “servi inutili” (cf. Lc 17,10).
Soprattutto l’Eucaristia è la grande scuola dell’amore. Quando si partecipa
regolarmente e con devozione alla santa messa, quando si passano in compagnia
di Gesù eucaristico prolungate pause di adorazione è più facile capire la
lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità del suo amore che sorpassa
ogni conoscenza (cf. Ef 3,17-18). Condividendo il pane eucaristico con i
fratelli della comunità ecclesiale si è poi spinti a tradurre “in fretta”, come
fece la Vergine con Elisabetta, l’amore di Cristo in generoso servizio ai
fratelli.
Il messaggio si conclude attirando l’attenzione sulla XXIII Giornata
Mondiale della Gioventù di Sydney (15-20 luglio 2008), il cui tema sarà: Avrete
forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (At
1,8).
1 Il messaggio può essere letto con grande profitto anche dai
consacrati, poiché la loro vocazione è tutta costruita sull’amore. Esso offre
anche numerosi spunti, quanto mai indicati soprattutto per coloro che svolgono
un apostolato in mezzo ai giovani. Inoltre può essere anche un’ottima
meditazione per la quaresima.