ALCUNI SUGGERIMENTI PRATICI

 

1. Pregare è un’arte: non ci si improvvisa “persone di preghiera”, ma come in ogni arte si impara anche qui con umile perseveranza.

 

2. A pregare si impara pregando, come a nuotare si impara nuotando. Occorre impegnarsi con costanza e regolarità, senza pretendere di vedere risultati rapidi. Pregare infatti è un gesto povero: sembra di sprecare tempo. Spesso fatichiamo a pregare perché non siamo poveri e non sopportiamo la povertà della preghiera. _Siamo abituati alla rapidità e all’efficienza, ma non valgono nella vita interiore, ove si fanno passi e non salti.

 

3. Più si prega e più si sente il bisogno di pregare, meno si prega e meno si desidera pregare: in questo campo succede il contrario di quanto avviene del cibo per il corpo.

 

4. Nelle prime tappe, il Signore lascia a noi l’iniziativa di cercare i mezzi e gli aiuti che riteniamo più opportuni e utili per noi, come se tutto dipendesse dal nostro impegno soltanto. Solo più avanti egli prende progressivamente l’iniziativa per sospingerci sempre più al compimento della sua volontà e all’abbandono fiducioso e filiale

 

5. I primi passi sono perciò difficili e un po’ complicati: come un bambino che comincia a camminare, l’anima ha bisogno di reperire strumenti e appoggi. Risultano importanti allora alcuni elementi concreti: trovare il luogo più adatto; scegliere il tempo più opportuno (e che sia di una certa durata: non meno di 20-30 minuti!); cercare una posizione che consenta al corpo di “fare la sua parte” senza essere d’inciampo; avvalersi di una icona del Signore che sia significativa per noi e tenerla davanti; procurarsi le letture della messa del giorno; imparare a “gestire” con umiltà le distrazioni senza innervosirsi e talora “valorizzandole” quali possibili indicatrici degli orientamenti del nostro cuore...

 

6. Lo schema della Messa, che è il vertice, la fonte e anche il paradigma di ogni preghiera nella Chiesa, si conferma pienamente valido anche per la preghiera personale: _– riti iniziali e atto penitenziale: silenzio – invocazione dello Spirito e della Vergine Maria, perché sorreggano la nostra preghiera – umile riconoscimento del nostro peccato; _– liturgia della Parola: letture della messa del giorno, con applicazione alla propria vita; _– preghiera dei fedeli: richiesta di aiuto per vivere la Parola e per altre necessità;_– preghiera eucaristica: lode, benedizione, ringraziamento...; _– Padre nostro conclusivo.

 

7. Curare sia la preparazione remota alla preghiera (non essere dissipati durante la giornata, controllare i pensieri e le fantasie, utilizzare la preghiera del Nome o quelle “aspirazioni” così familiari nella tradizione francescano-cappuccina per conservare viva in noi la memoria amoris), che la preparazione prossima (non “buttarsi” nella preghiera senza aver fatto uno stacco di raccoglimento, e predisporre per quanto possibile gli strumenti che si useranno).

 

8. Portare la vita nella preghiera e la preghiera nella vita, evitando le speculazioni astratte e le fantasie spirituali. Lasciarsi raggiungere dallo sguardo del Signore sempre colmo di tenerezza, e portare in lui tutta la nostra vita, compresa la nostra realtà povera.

 

9. Saper attendere con pazienza il Signore e la gioia che egli porta con sé, senza nutrire pretese d’alcun genere: stiamo in sua compagnia in primo luogo per fare piacere a lui e non per una nostra gratificazione. Non dobbiamo cercare le consolazioni di Dio, ma il Dio di ogni consolazione (2 Cor. 1,3).

 

10. Occorre aggiungere che se sapremo lasciarci guidare umilmente dallo Spirito, protagonista e solo maestro di ogni preghiera autentica, ciascuno giungerà progressivamente alla scoperta del “suo” modo di stare alla presenza del Signore.

 

Per finire, ma è proprio così importante la preghiera personale come l’abbiamo qui descritta? Non basta quella comunitaria, in particolare quella che viviamo con la Chiesa attraverso la liturgia e i sacramenti?

Una prima risposta ce la dà san Giovanni Crisostomo: «La preghiera personale e quella liturgica stanno tra loro come la brace e l’incenso: se non c’è la brace, non brucia l’incenso».

Un’altra risposta non sospetta ci viene da Y. Congar, il grande teologo domenicano considerato il padre della costituzione conciliare Lumen gentium. Egli diceva: «Con la preghiera riceviamo l’ossigeno per respirare, con i sacramenti ci nutriamo. Prima del nutrimento, c’è la respirazione; e la respirazione è appunto la preghiera».

Siamo in perfetta sintonia con quella tradizione francescana che ha sempre inteso la preghiera come respiro d’amore, e che mirabilmente – anche se sobriamente – è confluita nelle attuali costituzioni dei cappuccini, le quali aprono il bel capitolo III su La vita di orazione dei Frati con queste parole: Oratio ad Deum, ut respiratio amoris, initium sumit a motione Spiritus Sancti qua homo interior voci Dei ad cor loquentis attendit” (“L’orazione rivolta a Dio, come respiro d’amore, prende vita dall’azione dello Spirito Santo mediante la quale ci mettiamo interiormente in ascolto della voce di Dio che parla al cuore”).

 

Bibliografia essenziale sulla preghiera.

 

 1.        DE FRANCESCHI M., La beatitudine della preghiera, Dehoniane, Bologna 1995.

 2.        VOILLAUME R., Pregare per vivere, Cittadella, Assisi 1974.

 3.        SEVE A., Trenta minuti per Dio, Città Nuova, Roma 1978.

 4.        LAZZATI G., La preghiera del cristiano, A.V.E., Roma 1986.

 5.        CAFFAREL H., La preghiera interiore, Ancora, Milano 1991.

 6.        LARRAÑAGA I., Mostrami il tuo volto, Paoline, Milano 1986.

 7.        LOUF A., Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Magnano 1990.

 8.        PHILIPPE J., Un tempo per Dio, Edizioni RnS, Roma 2003.

 9.        PHILIPPE J., La pace del cuore, Dehoniane, Napoli 1992.

10.       LEHMANN L., La preghiera francescana. Percorsi formativi n. 4, Dehoniane, Bologna 1999.