IL PAPA AI RELIGIOSI
ARDETE DI QUESTA FIAMMA
Cari fratelli e sorelle, la festa che oggi celebriamo ci ricorda che la
vostra testimonianza evangelica, perché sia veramente efficace, deve scaturire
da una risposta senza riserve all’iniziativa di Dio che vi ha consacrati a sé
con uno speciale atto d’amore. Come gli anziani Simeone e Anna erano desiderosi
di vedere il Messia prima della loro morte e parlavano di lui “a quanti
aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (cf. Lc 2,26.38), così anche in
questo nostro tempo è diffuso, soprattutto tra i giovani, il bisogno di
incontrare Dio. Coloro che sono scelti da Dio per la vita consacrata fanno
proprio in modo definitivo questo anelito spirituale. In essi abita infatti una
sola attesa: quella del regno di Dio: che Dio regni nelle nostre volontà, nei
nostri cuori, nel mondo. In essi brucia un’unica sete d’amore, che solo
l’Eterno può appagare. Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso
disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d’un senso, che Dio è il
Signore dell’esistenza, che la sua “grazia val più della vita” (Sal 62,4).
Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli,
mostrano che ogni attaccamento e amore alle cose e alle persone è incapace di
saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o
meno lunga dell’incontro “faccia a faccia” con lo Sposo divino, attesa da vivere
con cuore sempre vigile per essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo
quando verrà.
Per natura sua, dunque, la vita consacrata costituisce una risposta a Dio
totale e definitiva, incondizionata e appassionata (cf. Vita consecrata, 17). E
quando si rinuncia a tutto per seguire Cristo, quando gli si dà ciò che si ha
di più caro affrontando ogni sacrificio, allora, come è avvenuto per il divin
Maestro, anche la persona consacrata che ne segue le orme diventa
necessariamente “segno di contraddizione”, perché il suo modo di pensare e di
vivere è spesso in contrasto con la logica del mondo, come si presenta nei
mezzi di comunicazione sociale, quasi sempre. Si sceglie Cristo, anzi ci si
lascia “conquistare” da lui senza riserve. Dinanzi a un simile coraggio, quanta
gente assetata di verità resta colpita ed è attratta da chi non esita a dare la
vita, la propria vita, per ciò in cui crede. Non è questa la radicale fedeltà
evangelica a cui è chiamata, anche in questo nostro tempo, ogni persona
consacrata? Rendiamo grazie al Signore perché tanti religiosi e religiose,
tante persone consacrate, in ogni angolo della terra, continuano a offrire una
suprema e fedele testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, testimonianza che
non raramente si tinge del sangue del martirio. Ringraziamo Dio anche perché
questi esempi continuano a suscitare nell’animo di molti giovani il desiderio
di seguire Cristo per sempre, in modo intimo e totale.
Cari fratelli e sorelle, non dimenticate mai che la vita consacrata è dono
divino, e che è in primo luogo il Signore a condurla a buon fine secondo i suoi
progetti. Questa certezza che il Signore ci conduce a buon fine, nonostante le
nostre debolezze; questa certezza deve esservi di conforto, preservandovi dalla
tentazione dello scoraggiamento dinanzi alle inevitabili difficoltà della vita
e alle molteplici sfide dell’epoca moderna. In effetti, nei tempi difficili che
stiamo vivendo non pochi istituti possono avvertire una sensazione di
smarrimento per le debolezze che ritrovano nel loro interno e per i molti
ostacoli che incontrano nel portare a compimento la loro missione. Quel bambino
Gesù, che oggi viene presentato al tempio, è vivo tra noi oggi e in modo
invisibile ci sostiene perché cooperiamo fedelmente con lui all’opera della
salvezza e non ci abbandona.
L’odierna liturgia è particolarmente suggestiva perché contrassegnata dal
simbolo della luce. La solenne processione dei ceri, che avete compiuto
all’inizio della celebrazione, sta a indicare Cristo, vera luce del mondo, che
risplende nella notte della storia e che illumina ogni cercatore di verità.
Cari consacrati e consacrate, ardete di questa fiamma e fatela risplendere con
la vostra vita, perché dappertutto brilli un frammento del fulgore irradiato da
Gesù, splendore di verità. Dedicandovi esclusivamente a lui (cf. Vita
consecrata, 15), voi testimoniate il fascino della verità di Cristo e la gioia
che scaturisce dall’amore per lui. Nella contemplazione e nell’attività, nella
solitudine e nella fraternità, nel servizio ai poveri e agli ultimi,
nell’accompagnamento personale e nei moderni areopaghi, siate pronti a
proclamare e testimoniare che Dio è Amore, che dolce è amarlo. Maria, la Tota
pulchra, vi insegni a trasmettere agli uomini e alle donne di oggi questo
fascino divino, che deve trasparire dalle vostre parole e dalle vostre azioni.
Nell’esprimervi il mio grato apprezzamento per il servizio che rendete alla
Chiesa, vi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e di cuore tutti vi
benedico.
Benedetto XVI ai consacrati
2 febbraio, festa della Presentazione