IL GRIDO DELL’AMORE

 

Caterina de’ Pazzi nasce a Firenze nel 1566, membro della nobile casata promotrice della congiura contro la famiglia Medici; gravemente ammalata (tubercolosi?) a diciotto anni emette la professione religiosa tra le monache carmelitane, iniziando le esperienze mistiche che affioreranno di tanto in tanto per altri vent’anni. Muore nel 1607 e viene proclamata santa nel 1669. «Afferrata da profonda passione per la renovatione della Chiesa, ella non opererà come santa Caterina da Siena, ma affonderà nel silenzio, nel buio di una vita comune, spoglia di tutto, ma non della grazia. In santa Maria Maddalena splende di luce singolare quello che deve essere proprio di ogni cristiano. Perché esiste un’unica, essenziale vocazione cristiana. La vita consacrata è un segno per tutti, è indicazione manifesta dell’impegno a cui ogni creatura è chiamata: aprirsi alla dimensione contemplativa in ogni settore del vivere, in modo che la vita diventi sempre più ricerca di Dio che ci sta cercando» (card. Silvano Piovanelli, dalla presentazione al volume di Paola Moschetti Il grido dell’Amore, Ed. Feeria, Firenze 2006, pp. 205, € 14,00).

 

SPOSA DI

UN DIO CROCIFISSO

 

Nella pienezza del Rinascimento, questa giovane nobildonna esprime i suoi voti alla Trinità: quello di castità al Padre che è “la purità medesima”, quello di obbedienza a Gesù che è “lo sposo”, quello di povertà allo Spirito Santo che è fonte di “ricchezze e tesori” (manoscritto I Quaranta Giorni citato a pag. 29). Si sente parte di una VC come specchio «nel quale debbano guardarsi tutte le creature» e, proprio per questo, il suo “abitacolo di Maria” (così chiamava il monastero che l’accolse) ne fissò tutte le immagini più segrete, arrivate sino a noi grazie alle consorelle che annotavano ciò che ella diceva durante i suoi rapimenti.

Alla luce dell’esperienza di santa Maria Maddalena, si può dire che in ogni vocazione cristiana esiste una dimensione mistica della fede. Anzi di una mistica “corale”, condivisa: la nostra carmelitana invitava tutti ad amare l’amore con un grido capace di raggiungere i lontani. Consacrazione e sposalizio sono un tutt’uno in questa donna innamorata dello sposo Crocifisso. Per la giovane monaca – sottolinea la Moschetti, l’autrice del volume da quarant’anni in un eremo – i doni mistici (partecipazione alla passione di Cristo, stimmate, corona di spine e anello come sigillo dello sposalizio mistico) sono stati come una sorta di tirocinio per entrare nella conoscenza viva del suo Signore.

 

Così la sua vicenda diventa invio a cercare un contatto reale col Signore, capace di afferrare la nostra persona nella totalità. Nella letteratura spirituale del 1500 era corrente l’espressione “amore puro” per indicare l’amore richiesto per potersi unire a Dio: i manoscritti ci dicono che Maria Maddalena l’ha usata. Nel corso di una lunga estasi del 1585 Dio le promise il dono della purità, purché ella si fosse resa adatta a riceverla. Sono necessarie quattro condizioni: perdere il proprio io e rivestirsi del Signore; orientarsi a Dio allontanando immagini, fantasie e peccato (beati i puri i cuore, perchè vedranno Dio); la verginità; l’umiltà. Si realizza così, è l’originale espressione maddaleniana, il tiro interiore che rende la persona libera di orientarsi nel suo vivere, seguendo una luce che le viene dall’interno per azione dello Spirito Santo.

 

NEL FUOCO DI DIO

PER RINNOVARE LA CHIESA

 

Siamo di fronte, secondo Paola Moschetti, a una mistica “oggettiva” che si avvicina a quella di Caterina da Siena, diversa da quella “psicologica” contemporanea di Teresa d’Avila e Giovanni della Croce (cf. pp. 65 e ss.). Gli scritti della nostra carmelitana manifestano infatti insieme una teologia e un’antropologia trinitarie, saldamente fondate sulla Scrittura ruminata giornalmente e sgorganti da un cuore reso capace di leggere il “consiglio di salvezza”. Il costo è quello di un’ascesi anche severa, radicata nelle “notti” della sensibilità e dello spirito, prove non di durezza bensì della tenerezza di Dio che lavora la sua amata con la croce. Cinque anni al centro della propria nichilità portarono suor Maria Maddalena a nuove estasi, stavolta però come spietate illuminazioni sullo stato della Chiesa.

Circa vent’anni dopo la fine del concilio di Trento (1563), sotto il pontificato del francescano Sisto V, ella vive un’estate sorprendente: in quaranta giorni (luglio-settembre 1986) la santa offre alle maggiori personalità religiose del tempo annunci di purificazione della sposa di Cristo. «Deh, sì, fate conoscere il prezzo di questo Sangue! E non posso però non manifestare quello che intendo, che oggi a molti è ascoso e a voi deve essere noto per il grado e potestà che tenete, dico del grande e indissolubil nodo che essi religiosi fanno con Dio nella loro professione... Esclama grandemente oggi il Sangue dello svenato Agnello dinanzi al Padre suo misericordia e vendetta per i consacrati suoi christi e ribelle spose, il qual invita voi suo Vicario, all’imitazione sua, a spogliarsi tutto di sé e di tue le cose che sono sotto Dio». Dalle parole audaci scritte a papa Sisto (p. 8), si evince una critica allo stile di testimonianza di tanti sacerdoti-cristi e tante religiose-spose, che con le loro infedeltà deturpavano il volto della Chiesa.

Per attualizzare il messaggio della santa fiorentina, ogni consacrata/o deve tenere vivo il paradosso cristiano, che sposta dall’esterno al cuore, passando attraverso il fuoco di Dio per essere voce di conversione e di rinnovamento.

Mario Chiaro

 

La pubblicazione raccoglie 15 schede a carattere pastorale volte a far conoscere il percorso di Maria Maddalena de’ Pazzi: una mediazione per entrare in un carisma ancora attuale.