LA PAROLA SORGENTE DI AMORE

 

Se ascolti la Parola e la custodisci, sentirai che la tua vita dimora nel cuore stesso di Dio. Dandoti ragioni di vita e di speranza, essa ti apre al domani di Dio e ti aiuta a tirarlo nel presente con la forza di umili atti di fede e di semplici gesti di carità.

 

Le parole del Dio Amore ci rendono capaci d’amare. È l’amore il frutto che nasce dall’ascolto vero della Parola: “Siate di quelli – avverte San Giacomo – che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi” (1,22). Chi si lascia illuminare dalla Parola, sa che il senso della vita consiste non nel ripiegarsi su se stessi, ma in quell’esodo da sé senza ritorno, che è l’amore. L’ascolto della Sacra Scrittura ti fa sentire amato e ti rende capace di amare: se ti consegni senza riserve al Dio che ti parla, sarà lui a donarti agli altri, arricchendoti di tutte le capacità necessarie per metterti al loro servizio…

 

Se ascolti la Parola e la custodisci, sentirai che la tua vita dimora nel cuore stesso di Dio, da dove nasce continuamente la fiducia per il presente e la speranza per il domani: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica – dice Gesù – è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24). Questa fiducia si nutre della gioia di sentirsi amati: “Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti” (Ger 15,16). Perciò i due discepoli, nel cammino da Gerusalemme ad Emmaus, nella spiegazione delle Scritture ritrovarono il calore del cuore, riscoprirono le ragioni della speranza, furono avvolti dalla gioia dell’incontro (cf. Lc 24,13-35). La Scrittura, narrazione della storia dell’alleanza fra Dio e il suo popolo, è memoria viva di questo grande amore, che suscita fiducia in Colui che porterà a compimento le sue promesse. Dandoti ragioni di vita e di speranza, la Parola ti apre al domani di Dio e ti aiuta a tirarlo nel presente con la forza di umili atti di fede e di semplici gesti di carità.

Dall’ascolto obbediente della Parola scaturisce, dunque, l’eloquenza silenziosa della vita: “Noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio che opera in voi che credete” (1Tess 2,13). Quest’esistenza abitata dall’Eterno si nutre sempre di nuovo dell’ascolto del suo silenzio, che ci raggiunge attraverso la Parola e ci apre al silenzio del desiderio e dell’attesa.

Chi ama la Parola, sa quanto sia necessario il silenzio, interiore ed esteriore, per ascoltarla veramente, e per lasciare che la sua luce ci trasformi mediante la preghiera, la riflessione e il discernimento: nel clima del silenzio, alla luce delle Scritture, impariamo a riconoscere i segni di Dio e a riportare i nostri problemi al disegno della salvezza che la Scrittura ci testimonia. L’ascolto è il silenzio fecondo abitato dalla Parola: “Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall’anima...” (S. Giovanni della Croce). Non pronunciare mai, allora, la parola della vita, senza aver prima lungamente camminato nei sentieri del silenzio, nell’ascolto meditativo e profondo della Parola che viene dall’Eterno!..

 

La preghiera di un monaco, esperto nell’assidua meditazione delle Scritture, ci aiuti a entrare nell’ascolto della Parola di Dio sull’esempio di Maria: “Ti preghiamo, Signore, di farci conoscere quello che amiamo, poiché nulla cerchiamo all’infuori di Te. Tu sei tutto per noi: la nostra vita, la nostra luce, la nostra salvezza, il nostro cibo, la nostra bevanda, il nostro Dio. Ti prego, o Gesù nostro, d’ispirare i nostri cuori col soffio del tuo Spirito e di trafiggere col tuo amore le nostre anime perché ciascuno di noi possa dire con tutta verità: Fammi conoscere colui che l’anima mia ama; sono infatti ferito dal tuo amore. Desidero che quelle ferite siano impresse in me, o Signore. Beata l’anima trafitta dalla carità! Essa cercherà la sorgente, ne berrà. Bevendone, ne avrà sempre sete. Dissetandosi, bramerà con ardore colui di cui ha sempre sete, pur bevendone continuamente. In questo modo per l’anima l’amore è sete che cerca con brama, è ferita che risana” (San Colombano).

Solo l’amore apre alla conoscenza dell’Amato: “Poteva comprendere il senso delle parole di Gesù, soltanto colui che riposò sul petto di Gesù” (Origene, In Joannem 1,6: PG 14,31). Poggia anche tu il capo sul petto del Signore, come il discepolo amato nell’Ultima Cena (cf. Gv 13,25), e ascolta le sue parole, lasciando che il Suo cuore parli al tuo! 

 

Mons. Bruno Forte

dalla Lettera pastorale per l’anno 2006-07,

La Parola per vivere