UNA COMUNIONE
OLTRE OGNI FRONTIERA
I problemi immensi
delle nostre società possono alimentare il disfattismo. Scegliendo di amare
scopriamo uno spazio di libertà per creare un avvenire per noi stessi e per
coloro che ci sono affidati.
Molti giovani in tutte le parti del mondo sono pronti a rendere più
visibile l’unità della famiglia umana. Lasciano che una domanda li lavori
dentro:
come resistere alle violenze, alle discriminazioni, come superare i muri
dell’odio e della indifferenza?
Questi muri esistono fra i popoli, fra i continenti, ma sono anche molto
vicini a ciascuno di noi, fino nell’interiorità del cuore umano. Sta a noi fare
una scelta: scegliere di amare, scegliere la speranza.
I problemi immensi delle nostre società possono alimentare il disfattismo.
Scegliendo di amare scopriamo uno spazio di libertà per creare un avvenire per
noi stessi e per coloro che ci sono affidati. Con pochi mezzi, Dio ci rende
creatori insieme a lui, anche dove le circostanze non sono favorevoli. Andare
verso l’altro, talvolta a mani vuote, ascoltare, cercare di comprendere; e già
una situazione bloccata può trasformarsi. Dio ci aspetta dove ci sono persone
più povere di noi. «Ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me». Al nord come al sud, immense disuguaglianze
alimentano la paura dell’avvenire. Certuni, con coraggio, consacrano le loro
energie per modificare le strutture della ingiustizia.
Lasciamoci tutti interrogare dal nostro modo di vita. Semplifichiamo la
nostra esistenza. E troveremo una disponibilità e un’apertura di cuore per gli
altri.
Esistono oggi molte iniziative di condivisione accessibili ad ognuno. Un
commercio creativo e più equo o il micro credito hanno dimostrato che la crescita
economica può andare di pari passo con la solidarietà verso i più poveri.
Alcune persone fanno attenzione che una parte del loro denaro contribuisca a
ristabilire una giustizia più ampia.
Affinché le nostre società acquistino un volto più umano, donare il nostro
tempo è un gesto prezioso. Ciascuno può cercare di ascoltare o di sostenere
anche una sola persona: un bambino trascurato, un giovane senza lavoro né
speranza, qualcuno che è privo del necessario, una persona anziana.
Scegliere d’amare, scegliere la speranza. Perseverando su questo cammino,
scopriamo con stupore che, prima di ogni nostro passo, Dio ci ha scelto, ha
scelto ciascuna, ciascuno di noi: «Non temere, ti ho chiamato per nome: tu mi
appartieni. Io sono il Signore tuo Dio, tu sei prezioso ai miei occhi, e io ti
amo».
Nella preghiera ci poniamo, noi e coloro che ci sono affidati, sotto lo
sguardo benevolo di Dio. Lui ci accoglie come siamo, con ciò che abbiamo di
buono ma anche con le nostre contraddizioni interiori e persino con i nostri errori.
Il Vangelo ce lo assicura: le nostre fragilità possono diventare una porta
attraverso la quale lo Spirito Santo entra nella nostra vita.
Trenta anni fa, frère Roger scriveva da Calcutta: «La preghiera è per te
una sorgente per amare. In una gratuità sconfinata, abbandonati con il corpo e
con lo spirito. Ogni giorno medita qualche parola delle Scritture, per metterti
di fronte ad un altro che non sia te stesso, il Risorto. Nel silenzio lascia
nascere in te una parola vivente di Cristo per poi subito metterla in pratica».
E lasciando Calcutta, aggiungeva: «Ripartiamo dopo aver scoperto, nel cuore di
profondi sconforti, la sorprendente vitalità di un popolo e dopo aver
incontrato testimoni di un altro avvenire per tutti. Per contribuire a questo
avvenire, il popolo di Dio ha una possibilità che gli è propria: sparso su
tutta la terra, può costruire nella famiglia umana una parabola di
condivisione. Questa parabola conterrà sufficiente forza per propagarsi fino a
scuotere le strutture più inamovibili e creare una comunione nella famiglia
umana».
Questo appello di frère Roger acquista oggi una nuova attualità. Sparsi in
tutto il mondo, i cristiani possono sostenere una speranza per tutti vivendo
questo messaggio straordinario: dopo la risurrezione di Cristo, la nostra
umanità non è più frammentata.
Come essere testimoni di un Dio d’amore sulla terra se lasciamo perdurare
le nostre separazioni tra cristiani? Osiamo camminare verso un’unità visibile!
Quando ci volgiamo insieme verso Cristo, quando ci riuniamo in una preghiera
comune, lo Spirito Santo già ci unisce. Umilmente, nella preghiera, impariamo
incessantemente che apparteniamo gli uni agli altri. Avremo il coraggio di non
agire più senza tener conto degli altri? Più ci accostiamo a Cristo e al suo
Vangelo, più ci accostiamo gli uni agli altri. Attraverso la reciproca
accoglienza, avviene uno scambio di doni. L’insieme di questi doni è oggi
necessario per far udire la voce del Vangelo.
Coloro che hanno posto la loro fiducia in Cristo sono chiamati a offrire la
loro unità a tutti. E può risuonare la lode di Dio. Allora si realizza la bella
parabola del Vangelo: il piccolo granello di senape diventa la pianta più
grande del giardino, al punto che gli uccelli del cielo vi costruiscono i loro
nidi. Radicati in Cristo, scopriamo in noi una capacità di apertura verso
tutti, anche verso coloro che non possono credere in lui o che restano
indifferenti.
Cristo si fa servitore di tutti, non umilia nessuno. Più che mai, abbiamo
oggi le possibilità di vivere una comunione al di là delle frontiere dei
popoli. Dio ci dona il suo soffio, il suo Spirito. E noi lo preghiamo: «Guida i
nostri passi sulla via della pace».
Lettera di Taizé 2007