LA GIOIA DI CHI ERA LÀ

 

È ancora forte l’emozione e il conforto vissuti in questi giorni: anche alcuni giornali turchi non hanno nascosto la stima verso questo papa, i gesti che ha compiuto, le parole dette, senza nascondere la verità della fatica della Chiesa in Turchia, soprattutto ricordare il sacrificio di don Andrea Santoro. L’essere presenti in questo scorcio di storia diventa per noi uno stimolo a diventare testimoni credibili, a scrutare senza sosta i “segni” che ci inducono a gesti e parole di pace e fratellanza, a una vita quotidiana senza compromessi e senza paura.

Confesso che in quest’ultimo mese di novembre, quando uscivo dalla casa, nascondevo la croce che porto, per paura di qualche aggressione tanto era ostile il clima che si respirava attorno a noi. Una mamma catechista ieri sera mi confessava che non è venuta a Efeso per la visita del papa per paura di qualche attacco terroristico... e così altre persone.

La stessa poi aggiungeva: quando ho sentito il papa a Efeso che iniziava la santa messa in turco, sono scoppiata a piangere. Non è vero quello che dicono i giornali e le televisioni...questo è un grande uomo che ama la Turchia, che ci ama tutti.

La nostra giornata si svolge in un modo quasi nascosto. Una ragazzina che viene a catechismo mi disse la settimana scorsa: «Come fai a restare qui? Non ti stanchi? Non puoi fare tanto...», ma è contenta di poter trovare le porte aperte tutti i sabati e le domeniche per venire qui alla chiesa, a fare teatro, a studiare il vangelo, a giocare con altri compagni cristiani... Certo se noi suore quantifichiamo le attività diventa logica la domanda: «Perché ci state?.. ne vale la pena?».

Il papa ha ben intuito la situazione di chi resta qui nonostante tutto. Ci siamo emozionati quando ci ha chiamato “piccolo gregge”, quando ha superato tutti i protocolli e ci venuto vicino per salutarci, conoscerci, accettando la richiesta di benedire alcune corone del rosario mano nella mano. Quando gli ho detto “Santità, una benedizione per i nostri cristiani dell’Anatolia”, e Lui a mettere la mano sopra i rosari e le medagliette, a fermarsi per conoscerci. Tutto davanti alla casa della Vergine Santa a Meryem Ana... Le persone che sono venute con noi erano quasi tutte ortodosse, siriaco-ortodosse, maronite-cattoliche, armene. Due donne (mamme delle nostre ragazze che vengono alla parrocchia) sulla carta di identità hanno scritto “musulmane”. Ho chiesto loro il perché e mi hanno risposto che non hanno ancora avuto il coraggio (ma lo faranno) di scrivere “cristiano” perché i loro nonni sono stati massacrati (tragedia degli armeni del 1915), però hanno voluto venire con noi, facendo 1000 km in pullman per incontrare il papa e chiedere conforto, benedizione, coraggio per loro stesse e per i figli. Sono esperienze che toccano il cuore, che non si possono capire da “fuori” e che le statistiche non possono contenere.

Quando alla domenica partecipo alla messa con questi cristiani (la chiesa è quasi sempre piena) e li distinguo per le loro appartenenze diverse (armeni, cattolici, ortodossi, maroniti,...) non posso non lodare il Signore di metterci tutti insieme, a pregare e invocarlo con le stesse parole e gli stessi gesti... Non è questo il vero ecumenismo?

I giornali turchi di questo papa hanno scritto: «Da teologo è diventato diplomatico», chissà se è la parola giusta. Ieri sera alla nostra chiesa sono venuti 5 giovani musulmani con un grande sorriso.

Il nostro personale, quasi tutto musulmano, ci ha accolto al ritorno con abbracci e riconoscenza; sembrava che anche loro si sentissero parte della Chiesa che si apre e dà segni di fraternità e rispetto.

Anche alcuni del personale dell’aereoporto di Smirne ci hanno salutato con un grande sorriso, ci hanno riconosciuto come pellegrini del santo Padre. Chissà che lo Spirito soffi ancora forte su questa terra e su questo popolo.

Sabato mattina le scuole sono chiuse, ma alle 9,10 si è presentato un folto gruppo di alunni, tutti musulmani, credo un centinaio, con i loro insegnanti per vedere la chiesa cattolica, sentire alcune spiegazioni, capire come noi viviamo e preghiamo, con cordialità e rispetto. Era da tanto tempo che non si vedevano gruppi così numerosi. Certo, in questo ultimo periodo la nostra chiesa era sempre più vuota come partecipazione. I giornali turchi non hanno mai cessato di seminare tensioni e odio, rivalità e ostilità contro i cristiani. Ma questo papa è riuscito a superare anche quel pericoloso incidente del discorso in Germania.

Oggi tiriamo un forte sospiro di sollievo e di speranza. Non tutto vien per nuocere: l’umiltà e la semplicità, la chiarezza e la libertà di parola che nascono dal vangelo di Cristo sono e tornano a essere il vero strumento di evangelizzazione e di conversione, grazie anche a tutti voi che partecipate alle nostre fatiche e alle nostre gioie.

 

sr. Raffaella Martelozzo

suora di M.Bambina-Iskenderun