PADRE MONKS AI CAMILLIANI

UNA LEADERSHIP  SPIRITUALE

 

Il papa, parlando di recente ai superiori generali ( 22 maggio 2006) ha detto: «Il servizio d’autorità richiede una presenza costante, capace di animare e di proporre, di ricordare la ragion d’essere della vita consacrata, di aiutare le persone a voi affidate a corrispondere con una fedeltà sempre rinnovata alla chiamata dello Spirito».

La leadership è più complessa oggi che nel passato e, malgrado tutta l’enfasi posta sulla responsabilità personale, non è mai stata più necessaria di ora, in cui i confratelli e i fedeli in generale chiedono di essere guidati. Il papa ha proseguito:«Questo vostro compito è spesso accompagnato dalla croce e a volte anche da una solitudine che richiede un senso profondo di responsabilità, una generosità che non conosce smarrimenti e un costante oblio di voi stessi. Siete chiamati a sostenere e a guidare i vostri fratelli e le vostre sorelle in un’epoca non facile, segnata da molteplici insidie. I consacrati e le consacrate oggi hanno il compito di essere testimoni della trasfigurante presenza di Dio in un mondo sempre più disorientato e confuso, un mondo in cui le sfumature hanno sostituito i colori ben netti e caratterizzati. Essere capaci di guardare questo nostro tempo con lo sguardo della fede significa essere in grado di guardare l’uomo, il mondo e la storia alla luce del Cristo crocifisso e risorto, l’unica stella capace di orientare “l’uomo che avanza tra i condizionamenti della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica». Questa è la realtà in cui siamo chiamati a esercitare la leadership. Essa può essere realizzata se siamo aperti al dialogo…

La spiritualità è una parte integrale della leadership. Dobbiamo spesso ricordare ai confratelli l’importanza dell’ essere sul fare. La testimonianza personale, una leadership basata sull’esempio, sull’integrità e onestà personale nello svolgere il nostro mandato sono aspetti molto importanti per un superiore, con delle enormi implicazioni sul piano puramente personale.

Cercate di vedere vedere la vostra attuale posizione come un’opportunità per fare del bene. Non è un caso se vi trovate a occupare questa posizione; piuttosto è un evento voluto da Dio. C’è uno scopo in tutto ciò. Egli ci invita a essere attivamente coinvolti nella diffusione del suo Regno, e c’è il rischio di rendere Dio impotente, laddove dovrebbe essere estremamente potente, a causa della nostra mancanza di collaborazione con la sua grazia e i suoi appelli.

I vostri atteggiamenti e metodi di leadership tenderanno a svilupparsi e a cambiare con l’andare degli anni. Imparerete a mano a mano che andate avanti e crescerete nel suo esercizio. Non occorre che siate del tutto integri per essere vicini a Dio. Non è necessario che siate perfetti per presentare l’ideale ai vostri confratelli. Dicendo questo, non intendo svalutare la necessità della testimonianza, di guidare con l’esempio, di ascoltare realmente anziché parlare della sua importanza. Ma ciò che dobbiamo fare prima di spronare gli altri è di essere fedeli al nostro cammino spirituale, mostrando a coloro che stimoliamo che li abbiamo veramente a cuore.

Dal momento che la spiritualità consiste, in sostanza, nel modo in cui viviamo, come agiamo, e cosa facciamo di ciò che diciamo di credere, va ricordato che il coraggio è una dimensione intrinseca della spiritualità. Dovete rimanere fedeli alla vostra integrità personale. Quando cominciate a sacrificare l’integrità per “fare contenti gli altri” andrete incontro a dei problemi. Non potete accontentare tutti, e se cominciate a sacrificare i nostri piani e programmi in questo modo siete sulla via del fallimento. La flessibilità è un dovere nel nostro ufficio: la capacità di sapere quando venire a dei compromessi e quando invece tenere duro richiede molto discernimento. A volte dovete essere disposti a perdere una o due battaglie per vincere la guerra. Per favore, insistete sui programmi e i progetti che sono sottoposti al discernimento comunitario.

Se un superiore sceglie di amministrare una casa senza consultazione, tutto ciò che ottiene rischia di essere distrutto dalla successiva amministrazione. Il dialogo e il dovuto procedimento sono mezzi necessari per l’amministrazione. Essi offrono la possibilità di animare, di presentare un’area di preoccupazione o di crescita e di chiarire nuove strategie, utilizzando il modello della domanda e risposta.

Ogni religioso è in definitiva responsabile della propria condotta e questa responsabilità non può essere assunta dai superiori. Ma questo non può diventare una scusa per non agire quando ci si trova in una situazione spinosa o scandalosa, o quando un individuo manipola o insiste nel controllare una situazione. A nessun religioso deve essere permesso di condizionare il modo con cui gli altri devono vivere. Questo genere di persone devono essere affrontate.

 

Fr. Frank Monks

dalla lettera alla provincia lombardo-veneta

“Camilliani” 3/2006