UNA CASA DOVE IL
PANE SIA L’AMORE
La casa intesa come nostra abitazione,
perché abbia un futuro, si richiede che sia solida, che sia “costruita sulla
roccia”. Gesù ci esorta a costruire sulla roccia e la roccia è lui: questo
significa che dobbiamo costruirla su Cristo e con Cristo.
Da pochi giorni
è uscita la lettera per questo anno pastorale che ha per tema: “Verso casa…”
[…] Questo tema riguarda tutti noi, perché la casa è la nostra, quella in cui
viviamo e intendiamo vivere; casa significa famiglia, cioè un luogo accogliente
in cui sia bello stare insieme ad altri, in cui poter vivere “familiarmente”.
Ma casa è anche la nostra vita alla quale vogliamo dare un senso di impegno, di
cammino, di pellegrinaggio verso la meta.
La casa intesa
come nostra abitazione, perché abbia un futuro, si richiede che sia solida, che
sia “costruita sulla roccia”. Gesù ci esorta a costruire sulla roccia e la
roccia è lui: questo significa che dobbiamo costruirla su Cristo e con Cristo
perché Cristo ci ha amati fino a dare la vita per noi. L’amore di Gesù
crocifisso continua a dirci: “Tu sei prezioso ai miei occhi… sei degno di stima
e io ti amo” (Is 43,4). Questo significa che Gesù, che è sempre fedele,
continua a volerci bene, non ci condanna, ma dall’alto della croce stende le
sue braccia per abbracciarci. Questo gesto di amore che non è di un momento, ma
che dura per l’eternità, ci deve spingere a ricercare e a fare la volontà di
Dio come d’altra parte ci ha raccomandato il nostro santo fondatore…
È vero che si
può costruire con meno fatica sulla sabbia e sulle sabbie mobili della cultura
contemporanea che ci inducono alla ricerca del benessere immediato e facile, ma
sappiamo già in partenza che potrebbe crollare tutto da un momento all’altro. È
vero che nella vita possiamo incontrare difficoltà, che non tutto quello che
costruiamo regge alle avversità e alle contrarietà, ma sappiamo anche che
Cristo non ci ha mai promesso la felicità su questa terra ma ci ha rassicurati
sul posto in cielo. Agli Apostoli ha detto: “io vado a prepararvi un posto” (Gv14,2).
Se il desiderio
di costruire una casa nostra è un desiderio buono, la nostalgia di questa casa
deve essere anche, come si è espresso papa Benedetto XVI parlando ai giovani di
Cracovia il 27 maggio scorso, «quello di avere una casa nella quale il pane
quotidiano sia l’amore, il perdono, la necessità di comprensione, nella quale
la verità sia la sorgente da cui sgorga la pace del cuore». Questo non vale
certamente solo per i giovani ma vale per tutti.
La casa intesa
come famiglia in cammino ha come meta quella che ci ha indicata il Cristo, la
patria celeste. Nel cuore di ogni uomo c’è il desiderio e anche l’orgoglio di
avere una casa che si possa sentire propria, in cui si possa vivere con gioia e
in cui si possa con gioia accogliere altre persone. Questa casa è sempre in
costruzione e dunque in cammino. Il desiderio che sgorga dal cuore fa crescere
l’amore così da accogliere, amare, perdonare e mantenere vive e fresche le
forze per poter camminare insieme. Il cuore è dunque l’organo più importante
che assicura non solo la vita materiale ma anche quella spirituale in Cristo.
Cristo che continua ad amarci spinge anche noi ad accoglierci, ad aiutarci, a
stare insieme, a muoverci insieme, ad aspettarci gli uni gli altri, a camminare
insieme verso la meta. Le difficoltà che incontreremo ad organizzare un
pellegrinaggio come quello di Loreto, certamente saranno inferiori alle
difficoltà che incontreremo giorno per giorno sul cammino della vita nel costante
impegno a operare sempre con amore.
Se non ci fosse
l’amore di Cristo questo sarebbe impossibile, ma con l’amore di Cristo tutto
diventa possibile. Cristo è la nostra speranza. Cristo è la speranza della
Chiesa che proprio in questi giorni si interroga su che cosa voglia dire
speranza per l’uomo d’oggi.
Teniamo dunque
aperto il nostro cuore perché il Cristo con la sua grazia possa farci sentire
quanto è grande il suo amore per noi e come valga la spesa affrontare il
pellegrinaggio verso la sua casa.
Sarotto Aldo
sup. gen. Società dei Sacerdoti
di san Giuseppe Benedetto Cottolengo