CAPITOLO
GENERALE STRAORDINARIO OFM
COME VIVERE IL
VANGELO OGGI
L’elemento più significativo emerso è la
metodologia di Emmaus per situarsi spiritualmente nel contesto dell’esperienza
di Dio nella vita, nella preghiera e nel lavoro. Essa può essere applicata ai
diversi ambiti della vita: formazione permanente e iniziale, vita fraterna, nel
lavoro e nei ministeri da condividere con i laici.
Come trasformare
la grazia delle origini in grazia di futuro? Se lo sono chiesti i frati minori
nel capitolo generale straordinario riunito alla Verna e ad Assisi dal 15
settembre al 1 ottobre 2006, convocato all’interno del cammino verso la
celebrazione dell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine, che avrà
luogo nel 2009, e solennemente iniziata a S. Maria degli Angeli il 29 ottobre
2005.
L’interrogativo
abbozzato e lasciato aperto avrà una risonanza più ampia durante il prossimo
triennio nelle province e custodie di tutto l’Ordine, ma già ora se ne
percepiscono le risposte. Esse lasciano intravedere la riaffermazione di una
scelta di itineranza verso la marginalità, la frontiera, la periferia, verso i
“chiostri dimenticati” abitati dai lebbrosi di oggi, a partire da fraternità di
fede, fortemente caratterizzate dal dialogo e dal discernimento, e tutte
orientate verso la missione.
UNA SCOMMESSA
SUL FUTURO
Sono trascorsi
35 anni dall’ultima volta in cui l’Ordine si era riunito per un capitolo
generale del genere. Ciò era avvenuto nell’ormai lontano 1971, a Medellín
(Colombia), allo scopo di rinnovare gli orientamenti della formazione nel
mutato clima inaugurato dal Vaticano II.
Oggi i tempi
sono cambiati. Diverso è il clima generale in cui siamo immersi e altre le
sfide da affrontare. È un clima che sembra ridimensionare lo slancio e le
attese per il futuro. Se nella stagione postconciliare la vita religiosa
appariva proiettata in avanti e quasi laboratorio vasto di sperimentazioni e di
speranze, oggi sembra che una sorta di stanchezza e di fatica la attraversino.
Se quello appariva un tempo di generoso investimento sul futuro, oggi sembra di
vivere più in un momento di semina paziente e silenziosa. Il paragone tra due
stagioni non è improprio.
È quindi una
vera scommessa sul futuro quella che il ministro generale e il suo consiglio
hanno lanciato proponendo all’Ordine questo appuntamento. Il capitolo è tappa
privilegiata del più ampio cammino di preparazione alla celebrazione dell’VIII
centenario dell’approvazione della Protoregola da parte di Innocenzo III a san
Francesco (1209-2009). L’itinerario di preparazione a questa data ha preso il
nome “la grazia delle origini”. Esso vuole aiutare tutti i frati a dare una
risposta creativa e adeguata alle sfide che vengono all’Ordine dalla Chiesa e
dal mondo.
In questo clima,
il capitolo generale è stato anzitutto pensato e vissuto come un tempo dello
Spirito, centrato sull’ascolto personale e comunitario della parola di Dio
nell’oggi della storia per rilanciare, anzi rifondare, la Fraternità dell’Ordine.
Questo
itinerario si è distribuito in due settimane di incontro e di lavoro. La prima
è stata dedicata alla lettura dei segni dei tempi in ascolto di voci esterne
all’Ordine: un filosofo laico, una religiosa francescana e un teologo hanno accompagnato
e illuminato la riflessione dei capitolari rispettivamente sull’attualità del
pensiero francescano oggi, sulle relazioni e sul dialogo interreligioso. La
tradizione francescana è stata rivisitata come un patrimonio vivo e attuale nel
cambio d’epoca che tutti viviamo, in particolare per aprirci a un confronto
nuovo con altre tradizioni culturali e religiose. Si è compreso meglio che la
rifondazione della vita consacrata sarà frutto di una capacità più ampia di
relazioni con l’altro da noi, evitando il rischio di restare troppo
autoreferenziali e chiusi nelle nostre origini e tradizioni, attività e
orizzonti di pensiero.
La relazione del
ministro generale al capitolo ha chiuso la prima settimana, conducendo i frati
capitolari attraverso una rilettura audace e lucida del Vangelo e delle nostre
fonti originarie.
La seconda
settimana è stata illuminata dal racconto dei discepoli di Emmaus. Il Documento
finale riassume così questo percorso: «Abbiamo imparato a esprimere le nostre
paure con libertà nel contesto della fede condivisa e a interrogare il nostro
stile di vita. Il nostro cuore si è aperto al mistero dell’altro quale luogo di
salvezza. Abbiamo accolto la sorpresa della forza interiore che scaturisce
dalla Pasqua, che ci fa ritornare ai fratelli con rinnovata fiducia. Il Signore
ci parla lungo il cammino è un ricordo, un’esperienza, un cammino, un mandato,
un invito che continua a risuonare. Emmaus è il cammino, antico e sempre nuovo,
che vogliamo compiere con ciascuno dei nostri fratelli».
Un momento
centrale del cammino di Emmaus nel capitolo è stata la condivisione
dell’esperienza di fede. Tutti i ministri provinciali e i custodi dell’Ordine
si sono ritrovati quotidianamente ad ascoltare la parola di Dio e a
condividerla nei gruppi linguistici.
Un’altra
esperienza di fede è stato il pellegrinaggio ai luoghi che conservano il
fascino originario del carisma francescano (Assisi, Verna, Greccio e
Fontecolombo) e la comunione con i fratelli e le sorelle che condividono il
nostro stesso carisma. L’incontro pieno di gioia con le sorelle clarisse e con
alcuni membri della Famiglia francescana sono esperienze che nessuna parola può
compiutamente restituire.
BELLEZZA
DI OGNI POPOLO
In sintesi, si
può dire che la prima impressione che ha colpito i frati di tutti i continenti
riuniti alla Porziuncola è stata la bellezza particolare di ogni popolo, tutta
la sua ricchezza e splendore. Si è potuto constatare che, pur tra le notevoli
differenze e nonostante le distanze geografiche, i nostri popoli non vivono isolati,
ma legati dal complesso tessuto della interculturalità, della interreligiosità
e della intercomunicazione immediata che caratterizzano, insieme ad altri
fattori, la nostra società globalizzata. Si è riconosciuto, grazie ai
contributi in tante lingue diverse dei fratelli e ai collegamenti infiniti e
inaspettati che si vivono in questo cambiamento epocale, il dono della
diversità e la lieta notizia di un Dio sempre fedele all’uomo e al mondo.
Questa gioia di
fronte alla progressiva crescita di vicinanza dei paesi del nostro mondo, non
ha potuto, evidentemente, nascondere il dolore che ancora lo abita, in
particolare in tutte le forme di negazione e di oppressione dell’altro e della
sua insopprimibile bellezza. Abbiamo condiviso le nostre riflessioni sulle
forze culturali, sociali e politiche che cercano di imporsi nella nostra vita e
rendono difficile non solo la fede, ma anche la fiducia fondamentale negli
altri. Come frati minori, noi non ci sentiamo distanti da queste domande, ma ci
siamo riconosciuti, insieme a tutti, mendicanti di senso.
L’Ordine,
attraverso la condivisione del racconto delle nostre vite, è stato visitato
dalla speranza: non una speranza qualsiasi, ma quella che si radica in Cristo
povero e crocifisso1 e nei suoi rappresentanti, i poveri e i crocifissi della
nostra terra.2 Quando uniamo il Vangelo di Cristo con la vita vissuta in tutta
la sua densità, ci sentiamo liberare poco a poco dalla rassegnazione, ma anche
dai facili idealismi e dal pragmatismo superficiale, così da abitare la tensione
verso il Regno, nell’atmosfera feconda della sequela. Il Dio rivelato a
Francesco e a noi oggi, non si è mostrato indifferente o distante dal dolore
umano, ma, al contrario, si è rivelato come «Creatore, Redentore, Consolatore e
Salvatore nostro».3 Egli era, è e sarà «ogni bene, sommo bene, tutto il bene»,4
gioia e sicurezza dell’universo intero. Questa speranza guida la nostra vita
nell’impegno per la giustizia, la pace e il bene là dove siamo presenti. Ci
commuove riconoscerci come segni, umili e semplici, di quella stella che
continua a brillare in mezzo alla notte dei popoli, guidando tutti verso la
centralità della vita.5
SENTIERI
PER IL FUTURO
Ricchi di questo
percorso vitale, i frati capitolari hanno individuato alcuni sentieri per il
futuro da proporre a tutto l’Ordine.
L’elemento più
significativo emerso è la metodologia di Emmaus. Il processo di dialogo e di
discernimento è stato riconosciuto come la prima priorità. Questo processo deve
toccare sia la nostra vita umana che la nostra vita di fede, entrambe condivise
tra fratelli che seguono le orme del Signore Gesù Cristo. Questa metodologia di
Emmaus ha come scopo di aiutarci a superare l’individualismo e l’isolamento che
spesso caratterizzano la nostra vita e il nostro lavoro. Allo stesso tempo, e
in maniera ancor più importante, è concepita per poter tornare a situarci
spiritualmente nel contesto dell’esperienza di Dio nella vita, nella preghiera
e nel lavoro. Questa metodologia può essere applicata ai diversi ambiti della
nostra vita: nella formazione permanente e iniziale, nella vita fraterna a
tutti i livelli dell’Ordine, nel lavoro e nei ministeri che condividiamo con i
laici.
In questa luce
si è sottolineata l’importanza del metodo di condividere la fede, nel rispetto
delle diversità culturali presenti oggi nell’Ordine. Si è rinnovato l’invito a
celebrare e incoraggiare legami di fiducia tra noi, elemento essenziale per la
nostra crescita umana come frati minori. Ciò si realizza con la creazione di
spazi comuni di dialogo nei quali condividere le nostre storie e la nostra
vocazione. A questo proposito il capitolo ha richiamato una serie di mediazioni
già presenti nella vita dei frati e da rivitalizzare perché cresca lo spirito e
la pratica dell’ascolto e del dialogo.
Un luogo particolare
per questo è costituito dalla dimensione del dialogo interculturale e
interreligioso, riconosciuto come sempre più urgente. L’Ordine stesso si
sperimenta come un luogo oggi più che mai abitato da tante culture e lingue
diverse, quasi laboratorio di incontro e di relazioni nuove.
VERSO I LEBBROSI
DEL NOSTRO TEMPO
Grazie a questi
orientamenti, secondo la parola di chiusura del ministro generale, il capitolo
«è stato un energico richiamo a migliorare la nostra fraternità vissuta in
complementarietà, fraternità in dialogo e missione, fraternità in cammino e
comunicazione, soprattutto a livello della fede e dell’identità vocazionale, a
“convertirci” gli uni agli altri, a demolire barriere e pregiudizi, ad
accoglierci partendo dall’ascolto reciproco, a superare provincialismi,
etnocentrismi, caste e regionalismi, ad allargare il cuore a una dimensione
mondiale. Il capitolo ci ha rivolto una chiamata urgente a non lasciarci
paralizzare dalla crisi e dalla paura, a non rinchiuderci in noi stessi, a non
ridurre le nostre presenza allo spazio comodo e sicuro dei nostri conventi, ma
ad uscire, a de-centrarci per ri-centrarci, a de-localizzarci per
ri-localizzarci, a de-radicarci a ri-impiantarci, a sentirci itineranti verso
la marginalità, la frontiera, la periferia, verso i “chiostri dimenticati”
abitati dai lebbrosi di oggi. In qualunque situazione, ci ricorda il capitolo,
noi frati dobbiamo stare attenti a non prostrarci agli idoli dell’attivismo e
dell’efficientismo, per poter conservare intatto il volto profetico della
nostra vita. In questo contesto il capitolo ci invita a de-centrarci
dall’urgente, per tornare all’essenziale e infondere qualità evangelica alla
nostra vita».
Abbiamo
riconosciuto che questo itinerario ci riguarda come fraternità. Fedeli nell’oggi
al dono dei fratelli accolto da san Francesco, riconosciamo ancora che la
comunione di vita in fraternità deve caratterizzare la nostra vita e missione:
fraternità di credenti, fraternità di uguali, fraternità internazionale e
interculturale, fraternità vissuta in complementarietà, fraternità in dialogo e
missione, fraternità in cammino. Fraternità di uguali in particolare, come
dichiarano le costituzioni generali: per questo il capitolo ha richiamato con
forza i passi necessari per valorizzare e qualificare la vocazione dei fratelli
laici nell’Ordine da una parte, per una formazione francescana al ministero
ordinato dall’altro e, infine, per essere riconosciuti dalla Chiesa come
istituto misto.
Sempre in
chiusura, il ministro generale ha richiamato i “segni concreti” del nostro
essere una fraternità universale richiesti nel corso dei lavori capitolari. A
questo proposito lo stesso ministro ha chiesto ai ministri e custodi frati
idonei per potenziare i progetti missionari e i centri di studio dell’Ordine;
altrettanto urgente la richiesta di creare “fraternità significative” che siano
un segno visibile del cammino di rifondazione, che crediamo realmente
possibile.
La celebrazione
del capitolo generale straordinario si è chiusa, ma nello stesso tempo vuole
restare aperta. Continua, infatti, nel corso del prossimo triennio nelle
province e custodie di tutto l’Ordine attraverso iniziative simili, per
giungere a celebrare la grazia delle origini del carisma, da accogliere in
verità come grazia di futuro, quel futuro che lo Spirito di Dio già anticipa
intorno a noi e tra di noi attraverso molti segni e barlumi di speranza e di
vita.
Fr. Massimo Fusarelli, ofm
1 Cf. II Vita di
Tommaso da Celano 105
2 Cf. Mt
25,31-46.
3 Parafrasi del
Padre nostro 1
4 Lettera a
tutto l’Ordine 11; cf. Regola non bollata 17, 17-18.
5 Cf. Mt 2,1-3.